20/02/2014
3 recensioniGlass
Ben alzó lo sguardo annoiato dal suo bicchiere di Scotch.
Tutta la sua attenzione era stata catturata da un piccolo iceberg, residuo di quello che un tempo era un cubetto di ghiaccio ormai sciolto, che galleggiava solitario nel liquido ambrato.
Tom, ormai al terzo bicchiere, continuava a lagnarsi con la sua parlantina inarrestabile.
Ben tentava di seguire il discorso, davvero, ma non avvertiva altro che uno sfocato ronzio.
Un incessante e confuso mormorio.
<< Capisci Ben? Mi ha piantato, così di punto in bianco!! >>
Tom lo guardava spalancando i grandi occhi e distendendo le mani davanti a se.
Quando un discorso lo infervorava, tendeva a gesticolare in maniera eccessiva, quasi ridicola.
<< Mi ha detto che la trascuravo per via del lavoro! Cosa avrei dovuto risponderle seconde te? >>
Chiese Tom esasperato.
Ben sospirò, non era mai stato bravo in certe cose, i suoi rapporti interpersonali erano sempre stati pochi e seri.
Tom era un collega e un amico, uno dei pochi che aveva e dei quali si fidava, e certo non poteva abbandonarlo in un momento così nero.
La verità però, era che non poteva fare a meno dall'essere infastidito dalla facilità con cui esternava i propri sentimenti, dalla genuina fiducia che riponeva negli altri senza un attimo di esitazione, in questo erano diametralmente opposti.
<< Tom, lascia perdere, avresti dovuto capirlo da subito che non avrebbe funzionato... >>
Rispose lui pragmatico.
Non voleva sbilanciarsi troppo.
Nella fioca luce dell'irish pub dove si trovavano era difficile distinguere l'espressione dell'amico.
<< Ma Ben... >> Continuó Tom lamentoso.
<< Sembrava che le cose potessero funzionare! Si ok, non era esattamente una ragazza facile da gestire ma... >>
Gli occhi di Ben guizzarono nel buio.
<< Una ragazzina viziata di 24 anni, figlia di papà , che ancora stava tentando di finire un infruttuosa carriera accademica in scienze politiche, non la definirei "non facile da gestire" Tom. >>
Rispose lui rude.
<< Sarebbe più opportuna definirla, un'inetta, un'incapace, o meglio una fastidiosa spina nel fianco. >>
Sputó fuori Ben annullando qualsiasi filtro del buon costume.
Tom era abituato al poco tatto dell'amico, e decise di non offendersi.
Lo osservó per un momento, l'espressione grave sul viso.
<< Da quando la storia con Olivia è finita sei diventato ancora più disfattista vecchio mio. >>
Replicó Tom con un tono sconsolato.
Ben si rabbuió ancora di più al suono di quel nome.
La sua passata relazione era un capitolo chiuso.
Un lungo e sofferto capitolo certo, ma ormai era archiviato.
Lasciò correre lo sguardo verso il resto del locale.
Per essere fine agosto era ancora piuttosto affollato.
Il pub non era molto grande, ma aveva un aria piuttosto accogliente, e i pochi tavoli disposti agli angoli del locale donavano una certa intimità agli avventori, i quali animavano il locale con il loro incessante chiacchiericcio.
Sentì dal fondo del locale una cristallina risata femminile, che suonò come una campanella alle sue orecchie.
Per qualche strano motivo quel suono lo rasserenò, e decise così di ritornare a prestare attenzione all'amico, che con il mento appoggiato al palmo della mano non aveva un aspetto dei migliori.
<< Dai Tom sappiamo tutte e due che è stato meglio così... >>
Tentó con scarsa convinzione di rassicurarlo, senza però accennare minimamente ad un tono di scusa.
<< E poi con l'inizio del nuovo anno accademico saremo pieni di incombenze, riunioni...saremo molto occupati. >>
Continuó lui con la sua voce profonda.
Tom lo guardó con sorriso canzonatorio, e alzando il mento dalla propria mano disse facendogli il verso:
<< Benedict lo stacanovista! >>
Condì il tutto con una strana espressione del viso, che a parer suo voleva assomigliare al cipiglio dell'amico, ma scoppió rovinosamente a ridergli in faccia.
Forse era meglio pagare ed andare via.
Thomas era il medico più serio di questo mondo, il professionista a cui avrebbe affidato la sua vita ad occhi chiusi, da sobrio.
Ma quando alzava il gomito diventava un tantino ingestibile alle volte.
Lo scacciapensieri appoggiato alla porta di ingresso, che annunciava l'ingresso e l'uscita dei clienti del locale tintinnò.
Ben si voltò verso la porta e vide due ragazze uscire dal locale, intente evidentemente a raccontare qualche aneddoto divertente.
Una delle due, con lunghi capelli ramati, rivolgeva un sorriso sincero all'altra, facendo brillare i grandi occhi scuri, ed evidenziando due graziose fossette.
Chissá, forse era stata lei a ridere prima.
Ben sorrise appena e riportó l'attenzione sull'amico, che sembrava essersi vagamente assopito.
Li diede una pacca sulla spalla e sentenziò.
<< Forza vecchio mio, e proprio arrivata ora di andare... >>
Tutta la sua attenzione era stata catturata da un piccolo iceberg, residuo di quello che un tempo era un cubetto di ghiaccio ormai sciolto, che galleggiava solitario nel liquido ambrato.
Tom, ormai al terzo bicchiere, continuava a lagnarsi con la sua parlantina inarrestabile.
Ben tentava di seguire il discorso, davvero, ma non avvertiva altro che uno sfocato ronzio.
Un incessante e confuso mormorio.
<< Capisci Ben? Mi ha piantato, così di punto in bianco!! >>
Tom lo guardava spalancando i grandi occhi e distendendo le mani davanti a se.
Quando un discorso lo infervorava, tendeva a gesticolare in maniera eccessiva, quasi ridicola.
<< Mi ha detto che la trascuravo per via del lavoro! Cosa avrei dovuto risponderle seconde te? >>
Chiese Tom esasperato.
Ben sospirò, non era mai stato bravo in certe cose, i suoi rapporti interpersonali erano sempre stati pochi e seri.
Tom era un collega e un amico, uno dei pochi che aveva e dei quali si fidava, e certo non poteva abbandonarlo in un momento così nero.
La verità però, era che non poteva fare a meno dall'essere infastidito dalla facilità con cui esternava i propri sentimenti, dalla genuina fiducia che riponeva negli altri senza un attimo di esitazione, in questo erano diametralmente opposti.
<< Tom, lascia perdere, avresti dovuto capirlo da subito che non avrebbe funzionato... >>
Rispose lui pragmatico.
Non voleva sbilanciarsi troppo.
Nella fioca luce dell'irish pub dove si trovavano era difficile distinguere l'espressione dell'amico.
<< Ma Ben... >> Continuó Tom lamentoso.
<< Sembrava che le cose potessero funzionare! Si ok, non era esattamente una ragazza facile da gestire ma... >>
Gli occhi di Ben guizzarono nel buio.
<< Una ragazzina viziata di 24 anni, figlia di papà , che ancora stava tentando di finire un infruttuosa carriera accademica in scienze politiche, non la definirei "non facile da gestire" Tom. >>
Rispose lui rude.
<< Sarebbe più opportuna definirla, un'inetta, un'incapace, o meglio una fastidiosa spina nel fianco. >>
Sputó fuori Ben annullando qualsiasi filtro del buon costume.
Tom era abituato al poco tatto dell'amico, e decise di non offendersi.
Lo osservó per un momento, l'espressione grave sul viso.
<< Da quando la storia con Olivia è finita sei diventato ancora più disfattista vecchio mio. >>
Replicó Tom con un tono sconsolato.
Ben si rabbuió ancora di più al suono di quel nome.
La sua passata relazione era un capitolo chiuso.
Un lungo e sofferto capitolo certo, ma ormai era archiviato.
Lasciò correre lo sguardo verso il resto del locale.
Per essere fine agosto era ancora piuttosto affollato.
Il pub non era molto grande, ma aveva un aria piuttosto accogliente, e i pochi tavoli disposti agli angoli del locale donavano una certa intimità agli avventori, i quali animavano il locale con il loro incessante chiacchiericcio.
Sentì dal fondo del locale una cristallina risata femminile, che suonò come una campanella alle sue orecchie.
Per qualche strano motivo quel suono lo rasserenò, e decise così di ritornare a prestare attenzione all'amico, che con il mento appoggiato al palmo della mano non aveva un aspetto dei migliori.
<< Dai Tom sappiamo tutte e due che è stato meglio così... >>
Tentó con scarsa convinzione di rassicurarlo, senza però accennare minimamente ad un tono di scusa.
<< E poi con l'inizio del nuovo anno accademico saremo pieni di incombenze, riunioni...saremo molto occupati. >>
Continuó lui con la sua voce profonda.
Tom lo guardó con sorriso canzonatorio, e alzando il mento dalla propria mano disse facendogli il verso:
<< Benedict lo stacanovista! >>
Condì il tutto con una strana espressione del viso, che a parer suo voleva assomigliare al cipiglio dell'amico, ma scoppió rovinosamente a ridergli in faccia.
Forse era meglio pagare ed andare via.
Thomas era il medico più serio di questo mondo, il professionista a cui avrebbe affidato la sua vita ad occhi chiusi, da sobrio.
Ma quando alzava il gomito diventava un tantino ingestibile alle volte.
Lo scacciapensieri appoggiato alla porta di ingresso, che annunciava l'ingresso e l'uscita dei clienti del locale tintinnò.
Ben si voltò verso la porta e vide due ragazze uscire dal locale, intente evidentemente a raccontare qualche aneddoto divertente.
Una delle due, con lunghi capelli ramati, rivolgeva un sorriso sincero all'altra, facendo brillare i grandi occhi scuri, ed evidenziando due graziose fossette.
Chissá, forse era stata lei a ridere prima.
Ben sorrise appena e riportó l'attenzione sull'amico, che sembrava essersi vagamente assopito.
Li diede una pacca sulla spalla e sentenziò.
<< Forza vecchio mio, e proprio arrivata ora di andare... >>
Angolino dell'autrice:
Saaaalve!
Inanzitutto ringrazio tutti coloro che hanno perso quei pochi minuti del loro tempo a leggere questo piccolo sprazzo di vita del nostro Professor Cmberbatch.
Per tutti coloro che se lo stanno chiedendo, si, quel Thomas è proprio lui, Tom Hiddleston :)
Ringrazio in particolar modo la mia amica Uchi, che è colei al quale devo pagare il copyright per questa AU ( che ripeto è inedita su EFP).
Questa oneshot è stata una piacevole distrazione durante le crisi di stesura della mia longfic su Tom.
Detto questo.. vi saluto!
Ancora grazie mille!
xx Ruka