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Autore: BindaYay    20/02/2014    1 recensioni
Gerard, vittima di una routine stressante che lo ha reso cinico e scostante con gli altri, una mattina come tante altre verrà infastidito da qualcuno, che forse lo aiuterà a riscoprire quello che si sta perdendo del mondo e delle relazioni con gli altri.
"Quando arrivarono nelle vicinanze della casa di Frank, erano zuppi; Gerard si era arreso: la corsa sotto la pioggia lo aveva distrutto, non riusciva più a opporgli nessuna resistenza.
O forse non voleva."
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti voi sciagurati che come me siete parte di questo fandom di sofferenza! E' stata dura finire questa fanfiction, anche perchè proprio la sera in cui stavo scrivendo il finale è uscita Fake Your Death. Sappiate che sono vicina al dolore di ognuno di voi: dobbiamo solo ricordarci che le idee non muoiono mai :) Comunque, credo che la Frerard sia stata una delle mie prime OTP, per questo ho deciso che la mia seconda fan fiction doveva essere su di loro: spero di essere riuscita a rendere giustizia!
Buona lettura :)
p.s. sarò ripetitiva, ma grazie mille mary (EvilMary), per tutto quello che fai per me e per ste cagate che ti mando senza tregua e alle quali non dici mai di no :)

 
 

Unexpectedly

 
 
La pioggia continuava a scendere senza sosta dalla sera precedente; forse era proprio questo che lo rendeva più nervoso e suscettibile del suo solito.
Ormai si era abituato a quella noiosa routine che continuava a perseguitarlo da 5 anni a questa parte: ogni mattina sveglia alle prime ore del mattino ( troppo, veramente troppo presto per il suo fisico e la sua psiche ) e via, verso quella schifosissima fermata del pullman. Il pullman era una delle cose che lo disturbava di più in assoluto: sedili duri e scomodi, sui quali avrebbe dovuto passare quasi più di un'ora cercando di ingannare il tempo, mentre il resto della gente metteva a dura prova il suo livello di sopportazione, già basso in partenza.
E così, anche quella giornata era cominciata come sempre. Gerard era salito, si era seduto al suo solito posto, quello con il riscaldamento sotto che, anche se mezzo distrutto e scassato, restava lo stesso l'unica preziosa fonte di calore sul mezzo. Quella mattina si sentiva abbastanza riposato, ma quella fottuta pioggia lo tormentava: prese l'iPod e si infiló le cuffie di volata, pronto a perdersi nei suoi pensieri confusi. La scelta della playlist era sempre molto importante per lui: ne aveva una per ogni umore e momento della giornata. Solo che quel giorno non si sentiva di ascoltare la musica “da-giorno-piovoso”: avrebbe solamente aggravato le condizioni del suo umore. Dopo averci pensato su qualche secondo, decise di lanciarsi sulla playlist delle sue band preferite: un mix di musica movimentata e frizzante era proprio quello di cui aveva bisogno per rilassarsi un po'.
Premette play; il volume era giusto, sempre al solito livello, alto quanto basta per apprezzare a pieno la melodia e la voce senza sentire il rumore di quel catorcio che ad ogni minima buca sembrava sul punto di cadere a pezzi, da un momento all'altro.
Perdersi nel paesaggio lo rilassava: adorava scrutare le distese dei campi, alla costante ricerca di qualcosa che lo potesse far stupire, anche per poco. Vedere gli animali che rapidamente correvano per tornare nei boschi lo aveva sempre esaltato: fugaci e misteriosi, gli piaceva pensare di essere stato l'unico a notarli, la considerava un'esperienza unica e preziosa, anche se in realtà non era poi niente di così speciale. Ma ovviamente, a causa della pioggia, quel giorno gli fu impossibile distinguere qualcosa oltre ai rivoli di acqua che colavano lungo il finestrino.
Ormai il pullman era vicino alla zona cittadina, e i campi stavano lasciando il posto ai negozi e alle case; ciò significava solo una cosa: stavano per salire gli "altri". Gerard aveva il vizio di mimare con le labbra le parole delle canzoni quando le ascoltava, non poteva farne a meno: ciò lo aiutava ad apprezzare la canzone fino in fondo, però aveva sempre avuto paura che la gente guardandolo pensasse che fosse strano. Quindi, anche se controvoglia, si autoimpose di smettere, in previsione dell'imminente invasione.
Il pullman si fermò di fronte alla pensilina, dove la gente stava tutta ammassata e pigiata, cercando di ripararsi dalla pioggia. Appena le porte si aprirono, la gente iniziò a riversarsi all'interno del pullman sguaiatamente, in preda all'agitazione. Una persona attirò l'attenzione di Gerard: un ragazzo, non troppo alto, era rimasto immobile e tranquillo ad aspettare civilmente di poter salire, senza accalcarsi come un animale sul resto della folla. Infatti, il piccoletto salì per ultimo, quando ormai quasi tutti i posti erano già occupati. Si guardò con calma intorno, cercando un posto libero, ma senza successo. Poi però si accorse del posto accanto a Gerard: lui aveva la brutta abitudine di sedersi volutamente nel posto lungo il corridoio, lasciando vuoto il posto vicino al finestrino per evitare che qualche scocciatore gli si sedesse di fianco. Ma ormai era troppo tardi: il ragazzo si avviò con aria trionfante verso Gerard e gli pose la fatidica domanda:
- È libero?
- Ehm... Sì. - rispose Gerard sospirando, ormai sconfitto, mentre si spostava sul posto di fianco al finestrino.
Lo sconosciuto si tolse lo zaino e si mise a sedere, il tutto nella maniera più goffa che Gerard avesse mai visto. Ecco, era finita: la sua mattinata tranquilla era stata ormai scombussolata; non c'era modo che adesso Gerard riuscisse a concentrarsi sulla sua musica, lo sconosciuto lo distraeva troppo: se ne stava lì, tutto soddisfatto di sé, però al tempo stesso rilassato, pronto a godersi il suo viaggio verso una qualche destinazione ignota. Infastidito, Gerard riavviò l'iPod, fingendo di non far caso a quel ragazzino; solo che quando lui iniziò a fissarlo apertamente, con gli occhi che brillavano come se avesse appena visto un pony volante sotto un arcobaleno, Gerard non poté più sopportarlo e sbottó:
- Qualche problema?
- Stai ascoltando Wishing Well dei blink-182, vero?
In effetti, la canzone che si sentiva dall'unica cuffia rimasta al suo orecchio, era proprio quella. Si decise a rispondergli, infastidito dalla sua faccia sorridente:
- Beh, sí, è quella. Perché?
- È la mia canzone preferita della band. Nessuno ha apprezzato l'ultimo album, ma secondo me è geniale. Un tantino diverso dai grandi classici, però comunque una gran svolta in positivo.
Cazzo, quanto aveva ragione: Gerard la pensava esattamente come lui. Un momento: stava veramente conversando tranquillamente con uno sconosciuto?
- Lo credo anche io. Sai, pens-
- Posso ascoltarla con te? Non ho l'iPod con me, e mi sto annoiando.
Quel faccino impertinente lo scrutava, pieno di aspettativa. Gerard odiava essere interrotto mentre parlava, ma decise di passarci sopra per questa volta. Prese la cuffia destra e la allungò al ragazzo, senza guardarlo in faccia.
- Sai, - continuò il ragazzo - sono convinto che dalla musica che una persona ascolta nel suo mp3 si possa capire un sacco della sua personalità.
Gerard lo guardò perplesso; la canzone stava finendo e lui non aveva intenzione di cambiare la sua playlist.
- Oh lascia fare, sentiamo cosa offre lo shuffle - come se gli avesse letto nel pensiero, il ragazzo riattaccò bottone di nuovo.
-Woah, senti un po'! I Paramore, cazzo quanto li adoro! Ah, comunque io sono Frank - e nel dirlo, gli porse la mano, coperta da un guanto nero senza dita.
Titubante, Gerard si presentò: - Io mi chiama Gerard, piacere.
Si strinsero la mano e notò che la stretta di Frank, diversamente da come si era immaginato, era ben salda e forte.
Ancora non riusciva a spiegarsi come mai avesse accettato di conversare con uno sconosciuto. Probabilmente la curiosità aveva avuto il sopravvento: quel ragazzino, con i capelli neri spettinati sulla fronte, infagottato nella sua felpa e seminascosto dal suo cappuccio, aveva qualcosa di interessante.
Perso nei suoi pensieri, non si era accorto che Frank era diventato improvvisamente silenzioso; si voltò verso di lui e notò che si era appisolato. Mentre sonnecchiava, sbuffava regolarmente, ma era anche un tantino instabile: la sua testa iniziò lentamente a penzolare, dondolando finché non si accasciò sulla spalla di Gerard. Da parte sua, Gerard stava iniziando ad entrare in crisi, non sapeva assolutamente cosa fare in una simile situazione: avrebbe dovuto svegliarlo, ma c'era qualcosa in quella faccia angelica completamente abbandonata e persa nel mondo dei sogni che gli impediva di interrompere il suo riposo. Così, Gerard se ne stette fermo e rigido per un po' cercando di non muoversi per non svegliarlo.
La musica continuò a cullarlo, e gli fece dimenticare la situazione imbarazzante in cui si trovava. Lentamente, sentì le palpebre appesantirsi ed abbassarsi; a poco a poco, anche a Gerard scivolò nel sonno.
 
  
- Hey ragazzi, siamo al capolinea. Dovete scendere!
La voce dell'autista rimbombò nelle orecchie di Gerard, che si riscosse immediatamente dal sonno, rendendosi subito conto di essersi addormentato con la testa appoggiata su quella di Frank. L'altro si stropicciò gli occhi e biascicò: -Ma quanto abbiamo dormito?
- Non saprei, - rispose il conducente - fatto sta che dovreste scendere dal pullman.
- Okay okay, scendiamo subito.
Frank si alzò prontamente e scese dal mezzo, sghignazzando, seguito da un Gerard stordito e spaesato.
- E ora che cazzo faccio? Avevo un compito di recupero importante oggi, e adesso non ho la più pallida idea di dove mi trovo! Spiegami che ci trovi di così divertente!
Frank gli sorrideva, prendendolo palesemente per il culo; gli stava facendo saltare i nervi.
- Dai su, calmati. Casa mia non è molto distante da qui.
- No, forse non hai capito: ho delle cose da fare, devo assolutamente tornare indietro e prendere un altro pullman!
- Questa zona è poco servita; il prossimo pullman non passerà prima di paio d'ore. Tanto vale che inganni il tempo in qualche modo, no?
- Assolutament-
Frank non lo fece finire, lo prese per mano e si mise a correre sotto la pioggia, che non accennava a smettere, tirandolo dietro a sè.
- AHAHAH sei proprio un rompipalle! Zitto e corri, se non vuoi infradiciarti completamente!
Gerard sgranò gli occhi: come si permetteva questo nanerottolo di chiamarlo rompipalle?
Quando arrivarono nelle vicinanze della casa di Frank, erano zuppi; Gerard si era arreso: la corsa sotto la pioggia lo aveva distrutto, non riusciva più a opporgli nessuna resistenza.
O forse non voleva.
Frank infilò la chiave nella serratura e aprí il portone verde del palazzo.
- Dai, saliamo.
Dopo quella che a Gerard parve una serie infinita di rampe di scale, giunsero finalmente all'appartamento di Frank. Entrarono; l’appartamento era piccolo, ma accogliente. Frank si tolse la felpa completamente fradicia; il resto dei suoi vestiti non era da meno.
- Hey, vieni di qua, ti presto dei vestiti asciutti.
Appena finì queste parole, sparì dietro una porta, che portava direttamente nella sua camera da letto. Gerard lo seguì: un letto, una scrivania, qualche poster spiegazzato alle pareti… Insomma, le solite cose.
- Vado in bagno a cambiarmi, torno subito. Tieni, mettiti questi intanto – e così dicendo, gli lanciò addosso una maglia enorme con il simbolo di Batman disegnato sopra e un paio di pantaloncini. Appena la porta si richiuse dietro Frank, Gerard si spogliò: si tolse le converse nere, i jeans e la felpa, gettando il mucchio bagnato in un angolo, e si infilò i vestiti asciutti e tiepidi; non erano niente male. Si scompigliò i capelli rossi umidi e si gettò sul letto. C’era qualcosa di familiare in quella casa, in Frank: si sentiva stranamente a suo agio, non era teso come con il resto delle persone. E soprattutto non sentiva di doversi trattenere: sentiva di potersi rilassare e mostrarsi per quello che veramente era, per un qualche ignoto motivo.
E così se ne restò lì, stanco morto, disteso sul letto, in  attesa che Frank tornasse nella stanza.
 

 
- Il bagno è libero adesso, puoi andare! – esordì vivace Frank mentre rientrava nella sua stanza. Ma mai si sarebbe immaginato quello che stava per pararglisi di fronte: Gerard, lo sconosciuto del pullman, si era addormentato profondamente, raggomitolato in posizione fetale sul suo letto.
“E ora che faccio, lo sveglio o no?” Frank non sapeva che pensare. Conosceva a malapena il nome del ragazzo, non sapeva nient’altro di lui; avrebbe potuto essere un pusher, un serial killer, qualunque cosa. “Naaah, lo lascio riposare, in fondo è carino. E poi, ormai sono le 10: come glielo spiego che c’è sciopero dei mezzi fino alle 12 di domani?”
Così, smise di preoccuparsi, appoggiò i vestiti bagnati sulla scrivania e si distese sul letto di fianco a Gerard.
 


Quando Gerard aprì gli occhi, fu invaso da una strana sensazione: aveva dormito tanto profondamente che si era risvegliato nella stessa posizione nella quale si era addormentato; non gli succedeva spesso, aveva un sonno abbastanza agitato di solito. Si stiracchiò, ma mentre lo faceva improvvisamente si immobilizzò: non era né nel suo letto, né in camera sua. E per di più, accanto a lui, raggomitolato come un micino, c’era un ragazzo.
Dopo il panico iniziale, Gerard si ricordò della mattinata disastrosa: l’incontro con Frank sul pullman e la loro fuga sotto l’acquazzone dopo essere giunti al capolinea. Ma l’aver realizzato dove si trovava non lo tranquillizzò nemmeno un po’.
Non sapeva come comportarsi, ma doveva assolutamente svegliarlo: da solo non sarebbe riuscito a tornare alla fermata del pullman, dato che a causa della pioggia non era riuscito a memorizzare la strada.
Si voltò verso il comodino, dove nella penombra lampeggiava una sveglia digitale con le cifre di un rosso accecante: le 17:46. Oh merda, ciò significava che avevano dormito per tutto il pomeriggio! Mentre il panico iniziava ad assalirlo, Frank si mosse. Impercettibilmente, Gerard si girò a fissarlo: stava mugolando mentre si stiracchiava, quando lentamente aprì un occhio. Appena Frank vide il suo ospite, reagì con massima tranquillità, biascicandogli un “buongiorno” di rimando.
Gerard fu colpito dalla naturalezza con la quale Frank stava affrontando la situazione: lo avrebbe quasi trovato tenero, se solo non fosse stato un completo estraneo con il quale aveva dormito tutto il giorno, saltando quello stramaledetto compito di recupero.
- Ehy, ehm, senti… Io dovrei tornare a casa, non è che mi accompagneresti alla fermata del pullman?
- Bè, - Frank sorrise, continuando – non so veramente come dirtelo, ma… Non ci sono altri pullman fino almeno a domani alle 12. Hanno indetto un cazzo di sciopero dei mezzi pubblici, almeno per quanto ne so io…
Frank, ancora mezzo intontito dalla lunga dormita, si alzò dal letto e si diresse verso il bagno, senza fare caso alla reazione di Gerard, che adesso era ufficialmente nel panico più totale.
Cosa poteva fare adesso? Non aveva nessuno che potesse andare a prenderlo, e non aveva soldi a sufficienza per un taxi. Doveva inventarsi qualcosa, e alla svelta. Prima di tutto, si vestì, rimettendosi i suoi vestiti, anche se ancora umidi. Poi si sedette nuovamente sul letto, con la testa fra le mani, in preda all’ansia.
Pochi minuti dopo, Frank rientrò nella stanza, cambiato e con una tazza di caffè in mano. – Ascoltami, capisco che la situazione non sia delle migliori, ma prendi questo e bevine un po’, così almeno rimettiamo in ordine le idee e troviamo un modo per accompagnarti a casa.
Gerard non avrebbe mai rifiutato una tazza di caffè in vita sua, quindi senza farselo ripetere una seconda volta, si allungò verso Frank, che gliela passò.
- Scommetto che non hai abbastanza soldi per un taxi, vero?
Gerard si limitò a scuotere la testa mestamente, continuando a fissare il vuoto con aria sconsolata.
- Allora, facciamo così: io devo andare a fare la spesa adesso. Tu potresti accompagnarmi e appena abbiamo finito, chiamo i miei amici e sento se qualcuno può darti uno strappo dopo cena. Non posso fare di più, mi dispiace. Può andare come soluzione?
Una scintilla di speranza si riaccese in Gerard: anche se Frank lo conosceva da malapena da 15 ore, nelle quali avevano per lo più dormito insieme, era comunque disposto a disturbare i suoi amici per aiutarlo.
- Se non è un problema, sarebbe la soluzione perfetta. Grazie, davvero.
- Tranquillo, non c’è nessun problema.
“Ma quanto cazzo può essere tenero questo tizio? Dice cose del genere in tutta tranquillità, e il tutto sorridendo come un cretino. Sul serio, mi sto facendo coinvolgere…C’è qualcosa che non va.” Gerard si stava perdendo nei suoi pensieri contorti, quando Frank interruppe i suoi complessi.
- Forza, sbrighiamoci: prima facciamo la spesa, prima te ne torni a casa.
E detto questo, Gerard si affrettò a seguirlo fuori dalla porta.
 
Il supermercato non era troppo distante, e comunque ormai aveva smesso di piovere da un pezzo, quindi arrivarono abbastanza in fretta.
C’era solo un unico problema: Frank era lentissimo a fare la spesa. Veramente lentissimo. Gerard non aveva mai visto nessuno di più lento e indeciso di lui: forse anche un bradipo avrebbe fatto più in fretta. Non faceva altro che scegliere un prodotto e metterlo nel carrello, per poi tornare indietro a cambiarlo con quello di un’altra marca dopo nemmeno 5 minuti.
- Ti prego, spiegami di nuovo perché non riesci a deciderti. Sono solo biscotti al cacao, quale differenza vuoi che ci sia tra questa o l’altra marca?!?
- Shhh, sto cercando di fare la spesa, preferirei non essere interrotto.
Frank continuava a rispondergli così ogni volta, con il volto corrucciato, immerso nella concentrazione, che a quanto pare gli era vitale.
Ormai gli altoparlanti avevano già annunciato che il supermercato era in chiusura un paio di volte, e loro erano ancora fermi al reparto degli utensili da cucina, con Frank che non riusciva a decidere se fosse meglio prendere una tazza azzurra o verde.
- Andiamo, prendi quella del tuo colore preferito, no?
- Senti, Gerard, io sono il tipo che le cose le fa con cal – All’imporvviso, Frank fu interrotto da uno strano ronzio.
Improvvisamente, le luci si spensero, e i due ragazzi rimasero nell’oscurità più totale.
- Cristo, non può essere…
Gerarad non voleva crederci: erano rimasti chiusi nel supermercato, e sicuramente non sarebbero mai usciti prima del mattino seguente.
- Beh, che vuoi che ti dica, sono esperienze. Vuoi dirmi che non hai mai sognato di restare chiuso dentro ad un supermercato?- Mentre parlava, Frank accese la torcia del suo Iphone. -Cazzo, quanto è emozionante!!!
Frank iniziò a saltellare, tutto felice, mentre Gerard cercava di incenerirlo con lo sguardo, senza però avere alcun risultato. Era sconvolto: come cazzo avrebbero fatto ad uscire da una situazione del genere?
- Gerard, ascoltami, non serve arrovellarsi più di tanto: ormai siamo chiusi qui e fino a domani mattina nessuno verrà ad aprire. Tentare di forzare le porte farebbe solo scattare i vari allarmi. Tanto vale cercare qualcosa da fare per ingannare il tempo. Perciò… CHI ARRIVA ULTIMO AL REPARTO BEVANDE E’ SCEMO!
Quel nanerottolo iniziò a correre, portandosi via l’unica fonte di luce. “ Cazzo, è proprio un bambino…”, pensò Gerard sbuffando, mentre accendeva la sua torcia e iniziava a correre.
Quando arrivò, vide Frank che tentava di arrivare allo scaffale più alto, sulle punte dei piedi. Gerard cercò di trattenere una risatina, invano.
- Ehy, ce l’hai fatta finalmente! Dammi una mano a prendere quelle birre!
- Ahahah, sei uno spettacolo da qui, mentre cerchi di arrampicarti!
Gerard non ce la faceva più: scoppiò a ridere; era una risata vera, di gusto, una di quelle che non faceva ormai da un bel pezzo.
- Aaah, è così quindi, ci piace prenderci gioco dei più deboli eh? Dammi retta, INZIA A SCAPPARE!
Così dicendo il piccoletto schizzò verso di lui, che prontamente scattò verso reparto più vicino. Era il reparto “zona notte”: c’erano almeno 6 letti di grandezze diverse, sui quali giacevano enormi cuscini colorati. Gerard allora si affrettò a prenderne uno e si nascose dietro allo scaffale separatore, aspettando che Frank arrivasse.
- Dove cazzo ti sei nascosto, nemico dei diversamente alti?
Gerard ridacchiò, e appena la lucina di Frank lo illuminò, gli urlò un minaccioso “BUBUSETTETE!” e gli tirò una cuscinata che gli fece quasi perdere l’equilibrio.
- Maledetto!! Allora vuoi la guerra!?!?
Frank corse il più velocemente possibile verso uno dei letti e agguantò un cuscino, ma nel frattempo Gerard era già arrivato alle sue spalle, e lo colpì di nuovo; Frank rispose all’attacco con cuscinate altrettanto violente. Dopo 10 minuti buoni di battaglia coi cuscini, nessuno dei due aveva più fiato.
- Basta, ti prego, sono esausto! Tregua!
Frank riuscì ad ammansire Gerard, ormai stremato, che si placò e abbassò il suo cuscino, riprendendo fiato per un attimo.
L’altro, con una faccetta angelica, lo guardò e gli sorrise, malefico.
- Sai Gerard, nella vita non bisogna mai fidarsi delle persone… SOPRATTUTTO DEI NANEROTTOLI! AAAAH!
Il piccoletto gli saltò addosso a tradimento, e lo spinse sul letto più vicino. Lo aveva immoblizzato: anche se non sembrava tanto forzuto, aveva una presa molto salda, che non dava vie di scampo ai poveri polsi di Gerard.
- Ho vinto! AH! SUPREMAZIA DEI NANETTI!
Gerard lo guardò, cercando di fare l’offeso con la faccia contrariata, ma non passò molto che entrambi scoppiarono in una fragorosa risata, iniziando a rotolarsi su quel letto soffice. Appena ripresero fiato, si voltarono e si guardarono a lungo negli occhi, alla luce dell torcie dei telefoni.
- Sai, - cominciò Gerard, - era una vita che non riuscivo a lasciarmi andare così con qualcuno.  Con te, invece, chissà perché, non ho problemi. Cazzo, mi era mancato tutto questo.
Con lo sguardo perso nell’oscurità, Gerard non notò lo sguardo di Frank, che lo scrutava confuso e curioso allo stesso tempo.
- Gerard, sono felice di esserti utile, in qualche modo. Non ho fatto altro che metterti nei casini per tutta la giornata…
- Ahah, chissà, forse era proprio quello che mi serviva.
Un silenzio rilassato aleggiò tra i due per qualche minuto, finchè Frank non cominciò a frugarsi in tasca, alla ricerca di chissà che cosa. Alla fine, estrasse un pacchetto di sigarette.
- Ne vuoi una? – gli propose, con un sorriso gentile ed invitante.
- Yep, grazie mille.
Frank porse la sigaretta a Gerard, che se la appoggiò sul bordo delle labbra; allora l’altro prese l’accendino, si avvicinò al volto di Gerard e gli accese la sigaretta. Poi, con fare disinvolto, Frank si accese la sua, avvicindandola a quella del suo compagno e aspirando con forza. Gerard era come paralizzato: il tempo si era dilatato, e durante tutto il procedimento, nessuno dei due aveva mai interrotto l’intenso contatto visivo. La tensione era palpabile; qualcosa, nell’aria tra i due ragazzi, stava in sospeso.
Frank sputò una boccata di fumo, girandosi lateralmente, ma comunque senza smettere di guardare Gerard. I loro sguardi erano ipnotizzati, come stregati: lentamente, come se ci fosse stata una calamita tra i due, iniziarono ad avvicinarsi, lentamente. Nessuno dei due ormai pensava più a nulla: erano immersi in quello strano momento, magicamente attirati da qualcosa dell’altro, mentre intanto dalle sigarette consumate cominciavo a cadere piccoli mucchietti di cenere.
Ormai, i loro nasi erano uno ad un soffio dall’altro; i loro respiri, irregolari e rapidi, si sovrapponevano, accrescendo ancora di più l’attesa.
“ Ci siamo”, pensò Frank.
“ Sta per succedere”, pensò Gerard.
Quest’ultimo aveva appena chiuso gli occhi, quando di colpo tutte le luci si accesero: immediatamente, le loro orecchie furono aggredite da un assordante sibilo e, pochi attimi dopo, furono investiti dall’acqua.
“ Non posso crederci: abbiamo fatto scattare l’allarme anti incendio! Porca puttana!”
“ Gerard, questo significa che le porte d’emergenza sono aperte adesso! Cazzo, corriamo!”
Simultaneamente i due si alzarono ed iniziarono a correre verso l’uscita di sicurezza più vicina. Ormai, Gerard si era abituato a tutto questo: passare una giornata così, piena di imprevisti e di stranezze, lo aveva per così dire “temprato”; adesso, non si sentiva più in ansia. Forse perché la cosa in realtà lo divertiva; forse perché l’adrenalina della situazione lo stordiva; o forse, perché aveva capito che, se stava con Frank, non aveva nulla da temere.
Arrivati fuori dal supermercato, i due si ritrovarono sotto un cielo stellato mozzafiato.
Gerard si rese conto che, durante la corsa, aveva preso Frank per mano, per non lasciarlo indietro; a quanto pare, nessuno dei due sembrava essere infastidito dalla cosa, e non accennavano a lasciarsi.
Così, mano nella mano, i due si incamminarono con calma verso la loro prossima meta, o chissà, la loro prossima avventura. Non importava dove fossero diretti: a loro bastava essere insieme, il resto ormai non contava più.
  
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