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Autore: crazy_k    20/02/2014    1 recensioni
Vivo nell’America dei movimenti antindustriali e ambientalisti. Vivo gli anni ‘50 di questo dannatissimo, ormai vecchio, secolo. Gioco a rifiutare il materialismo, sperimentando quello che sperimentano tutti, la droga e la cosiddetta “sessualità alternativa”, rinnovando continuamente il mio stile sullo sfondo dell‘underground newyorchese.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BEAT-GENERATION




Vivo al quinto piano di un pidocchioso parallelepipedo in cemento che ha la pretesa di farsi chiamare palazzo.
Il mio appartamento è una stanzetta cubica con un divano al centro sul quale il gatto dei vicini ha pisciato il mese scorso. C’è ancora la macchia, e la puzza.
Ho un tavolino comprato al banco dei pegni per cinque dollari; gli mancavano già tre gambe e così, una volta portato a casa gli segai anche la quarta. Adesso ho un tavolino molto basso, così basso che tra lui e il pavimento non ci passerebbe nemmeno la piscia di quello schifoso gatto.
Al barbone della diciottesima strada invece ho rubato un ventilatore. D’estate lo lascio acceso tutto il tempo, d’inverno pure. Gli appendo davanti i vestiti ad asciugare: tutti i miei calzini spaiati, i boxer bucati, le camice senza bottoni e l’unico paio di pantaloni che ho, a righe arancioni sbiadite.
Non ho il cesso in casa ma c’è il bagno pubblico del quartiere. La carta igienica so che devo procuramela prima di entrare in quello schifo, lì non c’è mai. Stessa storia per il sapone, in caso voglia lavarmi, anche se lavarsi in quel posto è come attraversare a nuoto un porcile e aspettarsi di uscirne puliti. 
Per mangiare vado da Sally. Ci vado quando ho fame e me la sento di alzarmi dal divano. Sally non è uno scadente fast-food di quinta mano, né il negozio di alimentari all’angolo e neppure la mia fidanzata, sono finocchio. Sally è la vecchia che vive al terzo piano. Parla con accento russo anche se la sua famiglia la Russia non l’ha mai vista, beve vodka piccante e cucina solo sanguinaccio. A me il sanguinaccio non piace ma lo mangio lo stesso perché se vado da Sally è perché ho davvero bisogno di riempirmi lo stomaco.
La sera mi piacerebbe guardare fuori dalla finestra mentre faccio il figo fumandomi uno spinello. Guardare fuori dalla finestra con lo sguardo assente e la faccia da ritardato sembra che dia un certo qual tono a un uomo. Purtroppo, nel mio quartiere stiamo tutti bene attenti a non avvicinarci alle finestre la sera. Le lasciamo aperte, che faccia caldo o freddo, ci sediamo sul pavimento, così le pallottole si conficcano nel muro e non nella nostra testa, così evitiamo i coriandoli di schegge di vetro impazzite in giro. La gente che fuma gli spinelli e guarda fuori dalla finestra muore. Danny è morto così l’anno scorso… O forse era per l’AIDS.

Lavoro a Wonder Street, anche se di meraviglioso lì c’è solo il sedere di Gas. Ha un culo da mordere, l’ha detto Giselle giusto l’altro giorno. Eravamo in giro e lei ad un certo punto ha detto - Cazzo, il ragazzo dell’edicola ha un culo da mordere! -. Io l’ho guardata e mi sono messo a ridere. Giselle è una donna a cui piacciono le donne ma di culi se ne intende, che siano maschili o femminili.
A Giselle piace anche il mio di sedere. Le piace dipingerlo. Lei è un’artista.
Mi fa spogliare e mi fa girare di schiena. Posso essere in piedi, seduto, sdraiato, in ginocchio o in qualsiasi altra posizione che le viene in mente ma sempre di schiena. Lei deve vedere la mia schiena, e il mio sedere. Mi guarda, mi tocca, mi studia e poi mi disegna. I quadri che fa cerca di venderli ad eccentrici uomini che vestono vestiti da quattro cifre assolutamente ridicoli. Un tale in completo rosa e cravatta verde acido si è comprato ben quattro diverse vedute del mio fondoschiena, non so quanto le abbia pagate ma spero tanto.

Vivo nell’America dei movimenti antindustriali e ambientalisti. Vivo gli anni ‘50 di questo dannatissimo, ormai vecchio, secolo. Gioco a rifiutare il materialismo, sperimentando quello che sperimentano tutti, la droga e la cosiddetta “sessualità alternativa”, rinnovando continuamente il mio stile sullo sfondo dell‘underground newyorchese. Ascolto il jazz perché è quello che si suona adesso. Arrangio il bop perché mi piace farmi prendere dalla frenesia dei suoi ritmi e perché al nero del casolare di fronte non sembra dar fastidio avere qualcuno che lo accompagni mentre sputa l’anima nella sua conn.
Ho vent’anni, ne dimostro di meno, ne vorrei di più. Sbarbatello senza ancora i peli sul petto, sono convinto di poter cambiare il mondo quando il mondo non lo conosco nemmeno. Sono convinto che la mia generazione sarà la generazione che reinventerà la storia, che cambierà le sorti della civiltà in meglio. Farò parte della golden-age!
Rinchiusi nel cassetto terrei dei sogni megalomani, se solamente ce l’avessi un cassetto, e una chiave per chiuderlo. Sono un adolescente con l’animo ancora bambino, abbandonato con le spalle contro il muro all’angolo della strada, mi diverto a parlare della fine del mondo e del mondo nuovo che aiuterò a far sorgere.
Mi sento un Dio, o forse è solo l’effetto degli acidi che mi danno la sensazione di essere intrappolato in un merdosissimo caleidoscopio.
Io sono il ribelle. Sono colui che crede nel futuro, un futuro diverso che posso aiutare a creare, rifiutando tutti i valori della nostra società e proiettando i miei ideali negli altri, ispirando chi come me non ha nulla in mano se non la speranza e la voglia di mettersi in gioco. Sono colui che senza saperlo darà l’imput creativo ai pacifisti, alle femministe, agli afroamericani che lotteranno e verranno ammazzati nel centro delle strade per le loro rivendicazioni sociali.
Sono colui che morirà credendo di aver aiutato la società a scoprire se stessa, la vita a contatto con la strada e il mondo reale, i valori umani e la coscienza collettiva.
- Tu sei fatto. - mi ripete ancora e ancora e ancora Giselle. E io rido e penso che sì, sono fatto.  




THE END









Ave popolo di EFP.
Giunti infine… Alla fine! Chi l’avrebbe mai detto che alla fine ci sarebbe stata la fine… Chissà! Fatemi sapere cosa ne pensate ricordando che le recensioni sono il pane quotidiano per un autore e NON creano dipendenza!
Goodbye!
   
 
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