Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    21/02/2014    5 recensioni
(DragonIce ~ Elsa x Maleficent)
I know you, I walked with you once upon a dream
I know you, the gleam in your eyes is so familiar a gleam
Yet I know it’s true that visions are seldom all they seem
But if I know you, I know what you’ll do
You love me at once
The way you did once upon a dream...
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Elsa, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note Autrice:
Raccolta di momenti incentrati sulla DragonIce, nome della ship che vede Elsa e Malefica protagoniste!
Ci tengo a specificare che l'immagine presente appartiene a SelenaWhiteWolf, su Deviantart, e della stessa autrice vi consiglio la visione di questo VIDEO, che tratta questa coppia :3
Pubblicherò regolarmente, massimo una volta a settimana (anche prima).
Faccio presente che il titolo di ogni capitolo è una frase appartenente ad uno dei due film ("La bella addormentata nel bosco" e "Frozen") che meglio si addice al suo contenuto ;)
Buona lettura :D


 
…then you’ll be afraid
 
























Quell’inquietante foresta di rovi sembrava aprirsi davanti a lei, quasi a darle il giusto spazio per arrivare sino al cancello della Fortezza Oscura.
Si stringeva nel mantello bluastro, il cappuccio calato a nascondere il volto nonostante una leggera brina si posasse sulla vegetazione al suo solo passaggio: aveva freddo, maledettamente freddo.
Assurdo, considerando che lei era la regina dei ghiacci, eppure quell’aria tetra, quell’oscurità avvolgente le penetravano sino nell’animo, opprimendola.
Quella era la forza del male più infimo?
Quella la spaventosa grandezza di chi governava le tenebre?
Il vestito si strappò in alcuni punti per via delle spine ma la Regina cercò di non badarci troppo: prendere la decisione di andare lì, nell’ultimo posto al mondo dove chiunque –con un po’ di sanità mentale- non avrebbe mai messo piede, era stato difficile, molto difficile.
Ma non si sarebbe tirata indietro, inspirò profondamente e si decise a raggiungere l’enorme cancello nero.
Ne sfiorò le lunghe aste metalliche ma questo si aprì autonomamente, con un cigolio sinistro che la fece sussultare: avrebbe potuto cambiare idea, lì, in quel momento, tornare indietro e dimenticare quell’assurdo tentativo.
Si sentiva osservata, studiata, scrutata da una delle fate più temute e pericolose esistenti, come se dal singolo istante in cui avesse deciso di andare proprio da lei la sua mente ed i suoi pensieri non le fossero più appartenuti.
Entrò in quell’enorme castello nero, il picchiettare dei tacchi cristallini era l’unico suono udibile: silenzio, solo un inquietante silenzio l’avvolgeva, la costringeva ad avanzare perché il solo pensiero di tornare indietro la faceva rabbrividire.
Buffo, che per non essere più un mostro si stesse per rivolgere proprio ad uno di questi, forse il peggiore.
Chiunque sarebbe già divenuto uno scheletro, o un cadavere, o un mucchietto di cenere poiché la Signora del Male non concedeva a nessuno di mettere piede lì. Vivo naturalmente.
Salì una lunga rampa di scale, una volta in cima Elsa si ritrovò dinnanzi ad un immenso salone, probabilmente se fosse stata in un castello normale l'avrebbe trovato ben pulito e decorato, magari con un tappeto rosso e lampadari ad illuminarlo.
Invece quel luogo era tetro, sempre più tetro: andando verso l'alto invece che incontrare la luce ci si immergeva nelle tenebre.
Il pavimento era di marmo nero, le pareti umide e scure, l'aria rarefatta e la forza di gravità pareva pesare il doppio.
«Benvenuta nelle tenebre, regina di Arendelle.» La voce le ghiacciò il sangue nelle vene, tanto era profonda e al contempo maligna.
Quel gelo profondo dedito solo a lacerare gli animi.
Le iridi celesti si posarono su di una figura autorevole affacciata alla finestra, la debolissima luce esterna ne delineava un profilo deciso e al contempo raffinato, labbra rosse e carnose, occhi gialli e maligni come unico faro nelle tenebre.
«Voi… voi siete…» Balbettò intimidita. Lei che non conosceva il mondo e le sue sfumature, lei che non aveva mai vissuto lontana dai suoi cristalli immobili e dalla paura di se stessa, trovarsi davanti tanta sicurezza ed autorità racchiuse in un’unica persona l’aveva disorientata.
L’aveva disorientata più che il lungo mantello nero a celarne le forme, più che quelle spaventose corna sulla nuca, più che quella pelle tanto simile ad un verde oliva.
«Potresti averne paura.» Tagliò corto l’altra, senza rivolgerle veramente lo sguardo.
Il suo volto era impassibile, austero, velato di una tremenda eleganza.
«Io… avrei una richiesta.» Disse debolmente, facendosi coraggio.
Soltanto il silenzio spadroneggiò per qualche attimo, sin quando una risata malefica e del tutto ironica non si levò nell’aria.
«Una richiesta?» Domandò metaforicamente la Signora del Male, volgendo il proprio sguardo verso di lei: profondo, maledettamente profondo, tanto tagliente che Elsa si sentì perforata da parte a parte.
«Un’anima buona e candida che viene a fare una richiesta a me? A me, signora di ogni male?!»
Questa volta gridò, e nell'attimo esatto in cui si voltò completamente verso di lei colonne di un fuoco verdastro si innalzarono tutte intorno al salone, percorrendone il perimetro con fare minaccioso: alte, aggressive.
Non era un fuoco naturale, non era nulla di normale: la natura piegata alla volontà della più tetra oscurità.
Eppure, nonostante la presenza delle fiamme, era ancora maledettamente freddo... freddo come quelle iridi che non lasciavano scampo alla regina, la minacciavano ed aggredivano in ogni modo.
Elsa si strinse a sé istintivamente, indietreggiò rispetto a quel fuoco malsano, prima di tornare a volgere lo sguardo a Malefica: continuava a fissarla con un’intensità disarmante, quasi non volesse lasciarle scampo.
«Insegnatemi a controllare il mio potere…» Bisbigliò di nuovo, cercando di farsi coraggio.
«Ve ne prego…» Era una richiesta, una supplica, una preghiera.
Non si era rivolta a Malefica casualmente, ma perché sapeva che con quella dark fairy avrebbe potuto veramente dare sfogo a tutte le proprie potenzialità senza ferire né distruggere.
La Signora del Male era potente, molto potente, e per quanto Elsa sapesse quale rischio fosse mettersi nelle sue mani, era altrettanto consapevole che sarebbe stata capace di contenerla, contrastarla tanto da aiutarla a controllarsi.
Di nuovo quel silenzio angoscioso invase il salone, almeno fino a quando la Signora del Male non aprì lentamente le labbra carnose, lasciando che un sorriso sadico e tremendamente ironico si palesasse sul suo volto.
Poi d'un tratto scomparve, si dissolse nel nulla per poi riapparire alle spalle di Elsa, ad una manciata di centimetri: un'ombra oscura e prepotente dietro di lei, che incombeva minacciosa.
Le si avvicinò appena, quanto bastava per arrivare con le labbra dinnanzi alle sue orecchie, con gesti tanto lenti da far gelare il sangue nelle vene.
«Voglio la tua anima.» Le bisbigliò. Elsa rabbrividì, gli occhi cercavano nel vuoto una risposta a quella richiesta.
Darsi in mano ad un mostro come Malefica significava, di fatto, rinunciare a se stessa, rinunciare alla possibilità di essere ciò che più desiderava…
Eppure era consapevole che soltanto in quel modo avrebbe imparato a controllarsi, senza essere più un pericolo per la sua gente e le persone che amava.
Una vita per tante vite.
«D’accordo.»
E Malefica sorrise, di nuovo, ghignando sommessamente.
I suo corpo, dette quelle parole, tornò a divenire ombra ed investì Elsa completamente, senza provocarle alcun danno se non qualche istante di faticoso respiro.
Riapparve sul suo trono di rovi oscuri: gelida, immonda, tremendamente soddisfatta.
«Benvenuta all'inferno, Regina di Arendelle.»
Aveva emesso la sua sentenza.
  
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