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Autore: Margaritas_    21/02/2014    3 recensioni
Guardai la vettura allontanarsi, mentre pensai a una famiglia, e a un poliziotto.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1:02 della notte.
Sospirai, ringraziando Dio per avermi fatto finire anche questa giornata lavorativa.
Sfrecciavo con la mia Cadillac sulla grande strada che tagliava i campi della periferia, lasciandomi alle spalle un’altra monotona, straziante, e quanto più inutile giornata lavorativa.
Avevo appena finito il turno in un’azienda di scarsa qualità, ma l’economia era al limite, e quegli stupidi stipendi, se così possono essere chiamati, erano quanto bastava per mantenere, a corde tese, la mia famiglia.
Ero solo quella notte, io e la mia Cadillac.
 
1:34 della notte.
Mi piaceva viaggiare con lei nelle strade libere, sentire la dolce melodia del motore aumentare di potenza, l’adrenalina stringere sul volante, i capelli inondarsi di fredda aria.
E così feci anche quella notte, percorrendo chilometri che sembravano interminabili, ma sempre più vicino a casa.
Dovetti rallentare però alla vista di luci lontane.
Inchiodai allo scenario che si stava presentando sotto il mio sguardo quasi terrorizzato.
Sangue, schegge, vetri ovunque. Una macchina completamente distrutta.
Scesi dal mio veicolo, cercando di mantenere la calma, e di capire quello che stava accadendo davanti a me, con occhi colmi di terrore, spavento, paura.
“Signore, mi potrebbe aiutare?” La voce di un povero uomo, che giaceva sul ciglio della strada, mi chiamò in soccorso. Il suo volto era ricoperto di sangue, come, d’altronde, il resto del suo gracile corpo.
L’unica cosa che riuscii a fare fu chiamare l’ambulanza.
“Stanno arrivando i soccorsi.” Mi accucciai affianco all’uomo mal ridotto per rassicurarlo in qualche modo.
E mentre aspettammo, iniziò a piovere, bagnando ogni singola parte dei nostri corpi spaventati, delle auto, dell’asfalto freddo e ruvido.
Dieci minuti dopo l’ambulanza lo issò a bordo, portandolo successivamente al Riverside.
 
1:47 della notte.
Guardai la vettura allontanarsi, mentre pensai a una famiglia, e a un poliziotto, bussare alla porta fra meno di qualche ora, e comunicare alla moglie di non aspettare il proprio amato, perché non sarebbe più tornato.
Mi lasciai scivolare ancora per qualche momento quella pungente pioggia, fattasi più fitta, tagliente, per poi ritornare per la mia strada.
 
1:34 della notte, qualche mese a venire.
E qualche notte mi sveglio, in preda al panico, sudato da far schifo. Mi asciugo la fronte con il lembo del lenzuolo, per poi guardare la luna, che con i suoi deboli raggi argentei bacia il volto di mia moglie. La avvicino a me, accarezzandole piano i capelli, cercando di tranquillizzarmi col suo profumo roseo. Le bacio la spalla nuda, sapendo che lei è lì con me.
E resto sveglio, infine, nelle tenebre squarciate dai raggi lunari, ripensando a quell’incidente.

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Ci ho messo tanto per scriverla; più che altro perché non mi soddisfava mai pienamente e, ovviamente, nemmeno questa mi soddisfa.
Fatemi sapere cosa ne pensate voi invece.
Grazie in anticipo per il vostro tempo,
a presto,
Olga.
   
 
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