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Autore: Clockwise    21/02/2014    0 recensioni
Teneva gli occhi chiusi quando cantava, ma se li avesse aperti, se avesse potuto vedere quel momento, allora l’avrebbe vista con i suoi occhi, oltre a sentirla, l’alchimia che li legava. Era proprio lì, in loro, nei piedi che battevano lo stesso tempo, nelle vibrazioni sugli strumenti, nel riverbero che echeggiava dentro ciascuno di loro alla stessa frequenza, nelle note che ciascuno di loro creava e che si intrecciavano in armonie meravigliose e così, insieme, solo insieme, erano qualcosa.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Panic because of The Unforgettable Fire

Scosse la testa, incredulo. Jonny era sempre stato quello timido, fra loro, quello impacciato, che non si sbottonava mai e si lasciava andare raramente e solo con pochi amici, invece adesso eccolo lì, a parlare e ridere con una ragazza conosciuta neanche un quarto d’ora prima. Anche carina per giunta.
Abbassò la testa, dando una fugace occhiata alla ragazza bionda – tinta – , amica della mora con cui parlava Jonny, seduta accanto a lui, che lo aveva platealmente ignorato, aveva distrutto tutti i suoi tentativi di fare conversazione e adesso guardava il palco con aria annoiata. Chris sospirò, tornando a guardare Jonny e la ragazza, seduti qualche tavolo più in là.
Oh, andiamo, non sarà mica stato geloso? Scacciò subito il pensiero. Diamine, no. Si trattava di Jonny. Era ovviamente felice che il suo amico stesse finalmente imparando a lasciarsi andare; forse, rifletté, non mi va giù che lui abbia una ragazza e io no, ecco. Scosse la testa e strabuzzò gli occhi: che razza di meschino! Prese un altro sorso della sua bibita, tentando di non pensare a quale ragazza avrebbe voluto lì accanto a lui, e sintonizzò le orecchie sulle parole che stava dicendo Will.
«… Non posso proprio sabato prossimo, mi dispiace. Non possiamo fare venerdì?»
«Perché, che dobbiamo fare sabato prossimo?» domandò Chris, guardando Will e Guy.
«Stanno organizzando la tua festa di compleanno, genio» disse la ragazza bionda, continuando a guardare il palco. I ragazzi la fissarono con tanto d’occhi. Will non era nemmeno sicuro potesse parlare.
«Ma il mio compleanno è martedì.»
«Giusto, ma dato che il martedì è in mezzo alla settimana, è meglio festeggiare nel week-end, no?» disse Guy, con l’aria di chi spiega l’ovvio.
«Oh, ok» fece Chris, corrugando le sopracciglia. «E perché tu non puoi sabato?» chiese rivolto a Will. Il ragazzo si mosse sulla sedia a disagio.
«Devo andare dai miei a Southampton, per, hem… Mia madre sapete» disse, i lineamenti tesi e gli occhi fissi sul bicchiere che stringeva fra le mani, le nocche bianche. Chris e Guy si scambiarono un’occhiata.
«Be’» iniziò Chris, senza staccare lo sguardo «Potremmo festeggiare venerdì e poi andare tutti a Southampton; lasciamo te lì dai tuoi e noi ce ne andiamo al mare. Eh?»
Will alzò gli occhi verso di loro, corrugando le sopracciglia.
«E perché dovreste farvi tutta quella strada fino a lì? Non si può nemmeno fare il bagno, con questo freddo.»
Chris si strinse nelle spalle, assumendo quel suo sorriso da santarellino.
«Perché ti vogliamo tanto bene. E vogliamo andare al mare consumando la tua benzina.»
«Oh, certo» ridacchiò Will, mentre Guy scuoteva la testa. Probabilmente si sarebbero annoiati e sarebbero morti di freddo, eppure Chris seppe di aver fatto la cosa giusta quando vide le nocche di Will riprendere colore e il loro proprietario rilassarsi e tornare a parlare del più e del meno. Ovvero di cosa regalare a Chris per compleanno.
«Magari una parrucca. Quei capelli sono indecenti.»
«Calzini e mutande e la facciamo finita. Tanto quelli servono sempre» disse Guy, sfoggiando tutta la sua scozzese tirchieria.
«O un po’ di gel…»
«Sei geloso perché lui ha più capelli di te?»
Chris scosse la testa ridendo e solo allora si accorse che anche il posto accanto a quello di Jonny era vuoto. Una spiacevole sensazione si impadronì del suo stomaco.
«Hey, avete più visto Julia? è sparita, che fine ha fatto?»
Will e Guy si scambiarono un’occhiata e si strinsero nelle spalle, interrompendo la loro lista di regali.
«Non è andata in bagno?» chiese Guy.
«Quanto le ci vuole per andare in bagno? Sono quasi venti minuti che è via.»
«Chris, stiamo parlando di una ragazza» gli disse Will, mettendo una mano sul suo braccio con aria saputa. «Non si è mai vista una ragazza che è veloce al bagno.»
«Sì, ma è il bagno di un locale! È un miracolo se c’è il sapone, che dovrà mai fare? Dobbiamo andare a controllare» disse, preoccupato, alzandosi in piedi.
«Potrebbe aver trovato qualcuno con cui ballare» fece notare la ragazza bionda, gli occhi rivolti verso la pista, che altro non era che un rettangolo di spazio vuoto sotto il palco. Chris la fissò allibito, tornando a registrare la sua presenza.
«Stanno suonando una bella canzone, lei è una ragazza sola, qualcuno potrebbe averla invitata a ballare» continuò, alzando gli occhi verso Chris, vagamente accusatori. «Loro stanno ballando» sputò, indicando col pollice Jonny e la ragazza, chiaramente invidiosa. Chris spostò lo sguardo verso l’amico, dimenticando per un secondo il panico che l’aveva invaso al pensiero di Julia e uno qualsiasi dei giovanotti londinesi che affollavano il locale; Jonny aveva le mani sui fianchi della ragazza che gli stringeva la braccia al collo, e sorridevano guardandosi negli occhi. Chris sentì una strana fitta allo stomaco.
«Suppongo che con te non ci siano speranze. Dovresti davvero farti spiegare come si parla con le ragazze» disse lei, alzandosi e allontanandosi con sussiego. Chris la fissò sbalordito, mentre gli altri ridevano.
«Oh, questa sì che è una batosta!» rise Will. Chris gli rivolse uno sguardo truce. Guy sbarrò improvvisamente gli occhi, il sorriso scomparso. Chris si voltò, in tempo per vedere Joanna entrare nel locale. Mark e Joanna.
 
♪♬
 
«Vuoi qualcosa da bere o da mangiare? Non ci metterò molto…»
«No, grazie, sta’ tranquilla.»
Sentì Delilah armeggiare nel bagno.
«Hanno di nuovo chiuso l’acqua, possibile? Perché? No, era il turno di Anne di pagare, si è dimenticata… Merda…» si lamentò da dietro la porta chiusa.
«Chi è Anne?» domandò Julia, piegando la testa di lato per leggere i titoli dei libri sullo scaffale.
«Mia cugina, abita qui con me. Ed è anche partita per il Galles, la furba, toccherà pagare a me un’altra volta! Giuro che appena torna…» le sue minacce si persero nei fruscii ovattati dei vestiti.
Julia finì il suo giro di ricognizione nel piccolo salotto, chiedendosi dove altro potesse curiosare senza risultare indiscreta. Adocchiò la porta della camera e vi si avvicinò, storcendo il naso. Cosa diamine c’era lì dentro, una coltivazione di tabacco? Spinse delicatamente la porta e corrugò le sopracciglia. Entrò piano, tentando di ignorare l’odore di sigaretta, e si avvicinò alla finestra. A terra giaceva un libro da cui usciva un sottile filo di fumo. Piegò la testa di lato e fece per chinarsi a raccoglierlo quando si ritrovò all’improvviso nel buio.
 
♪♬
 
«Perché io?» sibilò, seguendolo.
«Perché quando canti hai una voce acuta.»
«E allora? Tu canti in falsetto. Scusa, hai davvero bisogno di tutti e due?»
«
Will roteò gli occhi. I tre ragazzi si fermarono davanti alla porta.
«Ok, ora che si fa?» chiese Al, guardando gli altri due. Chris e Will si scambiarono un’occhiata.
«Ci serve un piano. Dobbiamo agire con prudenza, senza farci scoprire dal nemico. Potrebbero essere ovunque; nella peggiore delle ipotesi, dietro la porta. Quindi, io suggerisco di mandare qualcuno in avanscoperta, mentre un altro…»
«Chris, siamo tre ragazzi davanti al bagno delle signore, cominciano a guardarci male. Possiamo fare in fretta?» gli disse Will, mascherando il disagio sotto uno sguardo annoiato.
«Spie!» spalancò gli occhi Chris «Dobbiamo combattere contro delle spie, dobbiamo essere più furbi di loro…»
«Perché quel tipo è bagnato?» domandò Al, riferendosi ad un ragazzo appena uscito dalla toilette, bagnato da capo a piedi.
«Le Spie uscirono dall’acqua…  Si nascondono in ogni angolo…»
«Chris. Stai farneticando» gli rammentò Will, incrociando le braccia.
«No, sto componendo.»
«Una canzone sulle spie? O su noi davanti al bagno delle donne?»
Una ragazza uscì dalla porta e li squadrò sospettosa, passandogli accanto. Al e Will abbassarono la testa, mentre Chris esibiva un sorriso angelico. La ragazza affrettò il passo.
«Ok, diamoci una mossa. Al, tu fai il palo. Inventati qualcosa, non far entrare nessuno. Will, andiamo.»
«Non voglio…» piagnucolò il ragazzo. Chris lo afferrò per la manica, accostandosi alla porta. Lentamente, allungò una mano verso la maniglia, quando la porta si spalancò di colpo, prendendolo in pieno.
«Oh, Dio! Scusa, ti ho fatto male? Non ti avevo visto, io…» si scusò la ragazza che aveva aperto la porta, mortificata. Chris scosse la testa, tenendosi una mano sul naso, mentre con l’altra le faceva cenno di lasciar stare. Will e Al, dietro di lui, facevano di tutto per non ridere.
«Mi dispiace, davvero, ma… Cosa ci facevate davanti al bagno delle donne?» chiese, corrugando le sopracciglia, improvvisamente sospettosa.
«Delle donne? Oh, che scemi! Chris pensava fosse quello dei maschi! Che idiota!» improvvisò Will, con aria poco credibile, sostenuto da Al. Chris era troppo occupato a pensare al dolore sul suo naso per fare altro che annuire con veemenza. La ragazza rivolse loro un’ultima occhiata sospettosa e un po’ spaventata, poi si allontanò in fretta.
«Muoviamoci» borbottò Chris, mentre gli altri due scoppiavano a ridere apertamente. Si accostò di nuovo alla porta e la aprì di pochi centimetri. Nessuno. Afferrò Will per una manica e lo trascinò dentro. Si portò un indice alle labbra intimandogli di fare silenzio.
«Julia!» squittì nel suo migliore falsetto. Silenzio, eccetto per Will che non sapeva se scoppiare a ridere o sbattere la testa sul lavandino. Chris sventolò una mano verso di lui e si mise a carponi sul pavimento. Le porte dei gabinetti non arrivavano fino a terra, sperava di riconoscere le scarpe di Julia…
«Che scarpe aveva Julia? Rosse?» sibilò. Vuoto, stivali, vuoto, tacchi, mocassini…
«Chris…»
Con orrore, il ragazzo vide l’ultima porta aprirsi e un paio di mocassini dell’epoca di sua nonna venire verso di lui. Si sentì strattonare il retro della camicia, si tirò su e corse fuori insieme a Will, inseguiti dalle urla della signora e da un rotolo di carta igienica.
Julia non c’era.
 
♪♬
 
Joanna abbassò la testa, stringendosi le mani.
«Mi dispiace, Guy, non avrei voluto ferirti. Solo…»
«Volevi scoprire come sarebbe stato con lui? Mh? Capire cosa ha in più di me, dargli una chance, no?»
«Sei saltato subito alle conclusioni, lasciami parlare…»
«No! Non c’è niente da dire. Preferisci lui a me? Bene.» Deglutì a fatica, stringendo i pugni. Non osava alzare lo sguardo sui due davanti a lui, fissava il legno del tavolo. Curioso come, intorno a lui, Jonny continuasse a ballare con la sua ragazza, Tim e la sua band continuassero a suonare, mentre lui era lì, fermo, immobile, tutta la sua vita ridotta a niente più che schegge di vetro sul tavolo.
«Guy…»
«Sta’ zitto, Mark.»
«Senti…»
Le gambe della sedia di Guy stridettero quando il ragazzo si alzò all’improvviso. D’istinto, anche Mark e Joanna si alzarono.
«Julia è sparita!»
Il grido di Chris squarciò l’aria fra loro.
 
♪♬
 
«Sta’ tranquilla, Julia, non è niente! Sarà andata via la luce, lo fa spesso, c’è qualche problema con il collegamento, lo fa in tutto il palazzo. Fra acqua e luce, qui dentro… Aspettami, arrivo.»
Julia si raddrizzò e rimase immobile, un sottile refolo di vento che le accarezzava la nuca. La finestra, accanto a lei, era aperta. Sentì dei passi e dei rumori ovattati, dei gemiti e delle imprecazioni borbottate fra i denti: Delilah che sbatteva contro i mobili.
Finalmente, dopo quelli che parvero secoli, sentì la porta cigolare e una fiammella farsi avanti nella stanza. Delilah alzò il fiammifero che aveva in mano, tentando di fare più luce possibile, allegra, nonostante tutto. Non vedeva l’ora di poter parlare con Chris. Curiosamente non era spaventata.
«Tutto bene? Ho delle candele, qui da qualche parte…»
Julia annuì, rendendosi conto troppo tardi che l’altra non poteva vederla.
«Perché questa puzza di fumo? Io avevo lasciato la finestra aperta…» mormorò Delilah, guardandosi intorno.
«Il libro.»
«Che libro?»
«Qui… Attenta.»
La ragazza si avvicinò a Julia e piegò la testa, socchiudendo gli occhi nell’oscurità. Julia si chinò e raccolse il libro, notando distrattamente un mozzicone di sigaretta che scivolava via dalla copertina. Alla luce tremolante della fiammella, Delilah vide la copertina bruciacchiata e fumante del suo Grandi Speranze, con un grande buco nel mezzo. E la sua mano tremò.
 
♪♬
 
«Ok, ok, calmiamoci, dove può essere andata?»
«Non lo so, non lo so, non lo so! È stata colpa mia, io…»
Will poggiò le mani sulle spalle dell’amico.
«Chris, calmati. Tranquillo, ti prego. Respira e ragioniamo con calma.»
Chris indietreggiò gettando all’indietro il capo, le mani fra i capelli. Al era sbiancato, fissava il vuoto completamente paralizzato.
«Dove può essere andata?» domandò Will, guardando i ragazzi intorno a lui, tentando di mantenere la calma. Si rivolse a Jonny.
«Tu l’hai vista per ultimo. Di che stavate parlando? Perché sarebbe scappata via?»
«Noi… parlavamo di.. di Chris e Delilah» disse flebilmente Jonny, deglutendo colpevole quando l’amico gli rivolse i suoi occhi addolorati.
«Ok.» Will si schiarì la voce, cercando di distogliere gli occhi di Chris dalla loro muta accusa a Jonny. «Può essere da Delilah…»
«Non credo sappia il suo indirizzo» disse velocemente Chris, la voce dura, spostando finalmente lo sguardo.
«In effetti… E allora, non so, in albergo dai tuoi?»
«Ma perché dovrebbe?»
«Non ne ho idea, è tua sorella… Non so… Magari è sempre qui a Camden, sarà uscita per una boccata d’aria…»
«Non ha senso, non ha senso…» gemette Chris, tornando a nascondere la testa fra le mani. Guy gli posò una mano sulla spalla.
«L’unica soluzione è dividerci e cercarla. Non possiamo fare altro. Magari avvertiamo Tim, se dovesse tornare qui. E noi usciamo a cercarla» decise Will, guardando gli altri risoluto. Guy, Mark e Jonny annuirono; Chris e Al erano totalmente assenti, Joanna assorta nei suoi pensieri.
«Bene. Io, Chris e Al andiamo da Delilah; Guy, Jonny, cercatela qui a Camden, qui intorno; Mark, Joanna, voi andate ad High Street…»
Guy trattenne il fiato. Il pensiero di Joanna e suo fratello…
«Posso aiutarvi anch’io se volete.»
Tutti si girarono verso la ragazza che aveva parlato. Lunghi capelli castani incorniciavano il viso dai lineamenti decisi di Eydìs, la ragazza che Jonny aveva conosciuto quella sera.
I ragazzi la guardarono stupiti per un po’, nessuno più di Jonny.
«Sicura? Bene, allora tu vai con Jonny e…»
«Io vado con Mark e Joanna» concluse Guy. Gli altri annuirono, ciascuno perso nei propri pensieri.
«Cominciate ad andare, io avverto Tim. Ci rivediamo tutti qui fra mezz’ora» disse Will, allontanandosi. Gli altri si diressero in gruppetti verso l’uscita, scambiandosi poche parole. Chris crollò su una sedia, accanto alla figura immobile del fratello.
 
♪♬
 
Furono pochi, terribili istanti.
La piccola fiamma tremò al buio e cadde.
Julia avrebbe detto che si fosse spenta, se non che poi la tenda aveva incominciato a fumare.
Un altro istante, e un bel fuocherello divampava fra le pieghe della stoffa.
«Merda!»
«Oh, Dio.»
Le fiamme crescenti si specchiavano negli occhi sbarrati di Delilah, pietrificata.
«Spegnerlo… dobbiamo…»
«Oh, Dio, oh, Dio…»
«Dobbiamo spegnerlo, fa’ qualcosa, Delilah!»
L’urlo di Julia sembrò riscuoterla. La ragazza deglutì e indietreggiò.
«Acqua» mormorò con voce roca. Camminando a ritroso, cercò la porta a tentoni e uscì, cozzando contro i mobili nel tentativo di trovare la cucina al buio. Julia, intanto, agitata, tentò di spegnerlo soffocandolo con il libro. Si rese conto troppo tardi che la carta era estremamente infiammabile e lasciò cadere il romanzo in fiamme a terra.
«Delilah!»
Osservò immobile il disastro che si stava consumando sotto i suoi occhi, troppo sconvolta e spaventata per pensare. Il fuoco si arrampicava veloce sulla tenda, che si gonfiava sotto l’ala del vento. Merda.
«Delilah!»
 
♪♬
 
Eydìs Óscarsdóttir era islandese, la sua famiglia abitava a Reykjavík, ma lei aveva vinto una borsa di studio per la University College di Londra – la sua stessa università -, studiava medicina, voleva specializzarsi in ricerca. Adorava gli Smiths, Björk, i Radiohead, il Grande Gatsby, 1984 – uno dei suoi libri preferiti! -, il Giovane Holden, il tè nero con un po’ di limone, i biscotti al burro di sua nonna  - un giorno glieli avrebbe fatti assaggiare – quindi si sarebbero visti di nuovo! -, i mirtilli, i lamponi, il profumo di cannella, l’aurora boreale, le estati a Reykjavík.
La conosceva da neanche un’ora ed era già lì al suo fianco.
«Eydìs, davvero, se vuoi ti riaccompagno a casa, non c’è bisogno che tu venga, davvero, posso cercarla da solo… In fondo è colpa mia, non avrei dovuto lasciarla andare così. Però, Julia è fatta così, è impetuosa, istintiva, non puoi fermarla. Quindi se vuoi…»
Aveva gli occhi scuri, penetranti. In quel momento parevano trafiggerlo.
«Pensi davvero che ti lascerei da solo? Ti perderesti, caro il mio Jonny» avvampò nel dire questo, ma il suo sguardo era fermo. E Jonny sapeva che era il momento più sbagliato, mentre tutti i suoi amici erano sparsi per Londra e la sorella del suo migliore amico era sparita chissà dove, eppure non poté farci nulla: sorrise e il suo cuore si scaldò.
«Comunque, ci lamentiamo dell’Islanda, ma non è che qui faccia così caldo, eh…» disse lei, incrociando le braccia sul petto. Jonny spalancò gli occhi preoccupato.
«Oh, hai freddo… Aspetta» mormorò, si sfilò la sciarpa che portava al collo e gliela tese, impacciato. Lei lo guardò sorridendo con un accenno di malizia, alzando impercettibilmente la testa. Lui, allora, arrossendo, si avvicinò e gliela mise al collo.
«Ora hai anche i colori del Tottenham, portali bene» disse goffamente. Lei rise; Jonny infilò le mani in tasca e continuò a camminare. Si rese conto d’un tratto che si era totalmente distratto: per diversi minuti si era completamente dimenticato di Julia. Colpevole, affrettò il passo e imboccò il vicolo alla loro destra. Si rese conto tardi di stare andando verso casa di Delilah.
 
♪♬
 
Raggiunse il lavello e aprì il rubinetto, le mani tremanti. Poche gocce caddero lente. La ragazza fissò il buio terrificata. Perché? Il black out aveva interferito con l’acqua, non aveva senso… Le sovvenne improvvisamente che le avevano tolto l’acqua! Annaspò, portandosi le mani fra i capelli. E adesso? Oh, Dio, Dio, Dio…
Sentì il suo respiro farsi più affannoso, la schiena ricoprirsi di sudore.
«Delilah!»
Aveva lasciato Julia da sola! Deglutì a fatica e arrancò verso il telefono, insensibile ai mobili contro cui sbatteva. Pigiò i bottoni sperando fossero quelli giusti, alzò la cornetta, chiamò i pompieri. Era sul punto di piangere o vomitare. Lasciò cadere il telefono e tornò in camera.
Ormai le fiamme illuminavano la stanza.
«Julia, dobbiamo andare… Julia…»
Le fiamme divoravano le sue tende con terribile grazia, brutale meraviglia; faticò a distogliervi gli occhi.
Julia era rannicchiata contro la parete, abbracciava le ginocchia con le braccia, gli occhi fissi sulle fiamme, le guance bagnate, terrorizzata oltre ogni dire. Delilah si accucciò accanto a lei e le prese le mani.
«Andiamo via, Julia…»
«Ho paura» sussurrò, senza guardarla. Le fiamme brillavano nei suoi occhi.
«Anch’io
Davvero, non aveva mai avuto tanta paura in vita sua. Terrore puro, panico: il suo mondo, il suo piccolo riparo le stava bruciando intorno. Quel romanzo, quel maledetto e adorato romanzo che Chris le aveva consigliato, dalle cui pagine lui saltava fuori in continuazione, quel libro ora ardeva, niente più che cenere.
«Dobbiamo andare, forza, è pericoloso, Julia, andiamo. Dai» disse piano, facendo forza a lei e a sé stessa, prendendole il viso fra le mani. Julia la guardò, deglutì e fece un gran respiro, ma fu costretta poi a tossire. Poi annuì, asciugandosi il viso.
Le fiamme crepitavano, danzavano sinuose, le scintille volavano, il fumo grigio nuotava nella stanza. Julia si alzò e volse loro le spalle, strinse i pugni. In quegli istanti, Julia crebbe: c’era una vibrazione nuova nella sua voce, quando disse con decisione:
«Andiamo.»
 
♪♬
 
A dire la verità, non aveva idea di quando né perché tutto quello avesse avuto inizio, o come avessero fatto ad arrivare a quel punto. Sapeva semplicemente di avere incontrato Mark per caso mentre andava a casa, un giorno, di aver cercato di evitarlo, di avergli pestato un piede nel tentativo di chiuderlo fuori, di averlo lasciato entrare riluttante e di essere finita a parlare davanti ad un tè.
“Non voglio portarti via a mio fratello” erano state le sue parole “Vorrei solo che tu… mi veda.
E da allora si erano visti. Vuoi per un tè, vuoi per qualcosa di più forte, vuoi in un locale, vuoi ad Hyde Park, Mark e Joanna avevano passato innumerevoli pomeriggi così, parlando, conoscendo l’un l’altra e sé stessi. Joanna aveva schivato come meglio aveva potuto le avances di Mark che, dopo un po’, avevano cessato di essere così pressanti. A pensarci bene, erano cessate del tutto. Non era stato nient’altro, davvero.
Eppure, le suggerì una vocina maliziosa mentre correva per tenere dietro a Guy lungo High Street, se davvero non ci fosse stato nient’altro, non avresti certo evitato Guy il più possibile, da parecchie settimane a questa parte. Una morsa spiacevole le contrasse lo stomaco.
«Guy, vuoi ascoltarmi, per favore?» ansimò Mark, cercando di stare al passo con il fratello, che camminava veloce.
«No, non c’è niente da dire.»
«Smetti di comportarti come un bambino, Guy.»
«Tu mi dici di smettere?» Guy si fermò a fronteggiarlo. «Tu, che non fai altro che comportarti come un bambino e sbattere i piedi e piagnucolare finché non hai ottenuto quello che vuoi?» disse, indicando Joanna con il pollice.
«Io non ho toccato la tua ragazza neanche con un dito» rispose freddamente Mark, assottigliando gli occhi.
«Julia.»
«Cosa?»
I due fratelli si voltarono verso Joanna, che alzò gli occhi dal marciapiede.
«è a casa di Delilah.»
Non può essere altrimenti. Julia è una che non sta ferma al suo posto e ama così tanto Chris che farebbe di tutto per vederlo felice. Anche andare a casa della sua non/quasi/forse-un-giorno fidanzata – alias Rossa Testa Bacata – da tutti nota come Delilah. Julia è lì, fine.
«E tu che ne sai?»
«Oh, andiamo, non ci vuole un genio. Basta guardare vuoi due» disse enigmatica, per poi precederli lungo High Street. Mark guardò il fratello sollevando un sopracciglio, il suo indelebile ghigno sulle labbra.
«Quella è la tua ragazza, coglioncello.»
Joanna si voltò e gli sferrò un pugno sul braccio.
 
♪♬
 
Julia corse fuori senza altra esitazione; Delilah sostò un attimo di più sulla soglia, guardandosi indietro. Poi chiuse la porta sul fuoco - il suo passato - e corse dietro Julia.
Picchiarono alle porte degli altri appartamenti sul piano, gridarono a tutti di uscire, si precipitarono giù per le scale, seguite dagli altri inquilini sbigottiti e in pantofole. Delilah e Julia corsero a rotta di collo per tre rampe di scale, una corsa che sembrò infinita come quelle degli incubi, finché finalmente non arrivarono nell’atrio, e poi fuori, nell’aria fredda che le sommerse, tolse da loro l’odore del fumo. Il resto degli inquilini uscì dalla palazzina e si raccolse intorno alle due ragazze, chiedendo spaventati che cosa fosse successo. Delilah deglutì e alzò la testa. Fumo e fiamme uscivano ancora dalla finestra della sua camera. Con un sorriso amaro, pensò che Anne l’avrebbe uccisa. Scrollò le spalle e seppellì il viso fra le mani, scossa da un riso improvviso che sapeva di disperazione. Solo un grido le fece sollevare la testa, il cuore in gola, i sensi all’erta.
Chris.
Correva verso di loro seguito da Will e un ragazzo che non conosceva, ma che gli assomigliava molto. Si fece largo tra la folla e si gettò su Julia, la seppellì fra le sue braccia, ringraziando Dio, poi la allontanò tenendole le mani sulle spalle e la riproverò, preoccupazione che grondava dalle sue parole, poi la strinse di nuovo a sé; dopo fu il turno dell’altro ragazzo di abbracciarla stretta, mentre Will si limitava a sorridere sollevato. Sembravano non averla vista. Quasi inconsapevolmente, Delilah indietreggiò, cercando di farsi piccola piccola fra la folla, ma gli occhi inquieti di Chris la scovarono e il ragazzo non esitò un secondo ad abbracciarla.
«Grazie a Dio, stai bene» mormorò sui suoi capelli, prima di lasciarla andare troppo presto. Delilah rimase lì, stordita, ricevette insensibile l’abbraccio di Will, venne avvolta in una coperta dagli infermieri che arrivarono con l’ambulanza, i pompieri e la polizia, sentì la folla disperdersi, vide Jonny arrivare correndo verso di loro, con una ragazza, poi Guy, Mark, Joanna. Si fecero tutti intorno a Julia, guardando sconvolti il fumo che ancora usciva dalla finestra. Delilah indietreggiò, non vista, si sedette sul bordo posteriore dell’ambulanza, dando loro le spalle e alzò lo sguardo al cielo. Neanche una stella.
 
♪♬
 
«Grazie al cielo stai bene, Julia!»
Julia sorrise, stretta fra le forti braccia di Jonny. Quando la lasciò andare, Guy fece capolino da dietro di lui, insieme a Mark e Joanna.
«Come stai?» le chiese, guardandola preoccupato. Con la coda dell’occhio, Julia vide le spalle di Delilah avvolte in una coperta accanto all’ambulanza poco più in là. Nessuno sembrava essersi accorto di lei, tranne Chris, i cui occhi saettavano senza sosta dalla ragazza a sua sorella, combattuti.
«Tutto bene, solo un po’ affumicata» sorrise debolmente.
«Mi dispiace così tanto, non hai idea, è stata colpa mia, non avrei dovuto lasciarti andare» si scusò il ragazzo, sinceramente preoccupato. Julia piegò gli occhi in un sorriso. Dolce Jonny. Stava per dirgli qualcosa, forse una battuta, quando notò una ragazza mora in disparte, dietro di lui, che li guardava apprensiva. Non l’aveva mai vista prima. Aveva al collo la sciarpa di Jonny. In un lampo, capì. Il ragazzo forse vide quel lampo nei suoi occhi, perché lanciò un’occhiata ad Eydìs dietro di lui e poi tornò a guardare Julia.
«Mi dispiace davvero, io…»
«Non hai nulla di cui scusarti» sorrise stanca, ma sincera. Non poteva scusarsi per qualcosa che non era mai esistito, di cui non aveva colpe, giusto? Sorrise e guardò il cielo, reprimendo uno strano groppo in gola, impedendosi in ogni modo di lasciarlo andare. Non sei più la piccola Julia, adesso.
Si liberò dell’abbraccio di Jonny e venne attorniata dagli altri, che le chiesero a gran voce cosa fosse successo, se stesse bene, se aveva freddo e chissà che altro. Vide Jonny abbassare la testa e la ragazza mora mettergli una mano sulla spalla. E vide Chris allontanarsi con discrezione.
 
Arrivò lì, dietro le sue spalle, e si fermò, senza sapere bene cosa dire o fare. Lei si alzò e si voltò, stringendosi la coperta addosso. E fu un istante, in cui Chris lesse le stelle e la musica e l’amore e il rimpianto in quegli occhi, e il dolore e l’amarezza per un passato che aveva lasciato tante cicatrici sulla schiena, e lesse paura e pena e una richiesta d’aiuto sussurrata con la voce rotta di pianto, e la disperazione del naufrago, di chi si è visto il mondo crollare intorno ed è rimasto solo. E decise, lì, in quell’istante, sotto quel cielo nero e quel fumo e i bagliori spenti di quel fuoco indelebile, che non poteva ignorare quella richiesta d’aiuto. E l’abbracciò con foga e la tenne stretta, perché voleva che si sentisse protetta e al sicuro, per quanto ne fosse capace. E lei si aggrappò forte a quei muscoli tesi, a quel grande corpo che la teneva al caldo, affondò il viso nel suo petto come se volesse farne parte e sentì il suo respiro fra i capelli e poté lasciarsi andare, piangere, sciogliere i muscoli e abbassare la guardia, e tutte le sue stupide armi andarono in frantumi.
Il suo cuore batteva forte contro l’orecchio, lo sentiva echeggiare in tutto il suo corpo, e intorno a lei e dentro di lei, come se fosse la musica stessa della terra. Fece un gran respiro tremante e fu come respirare per la prima volta, anche se, probabilmente, allora non aveva sentito quell’adrenalina correrle per le vene, quel profumo indecifrabile e dolciastro che era lui e sapeva di casa, ma si era sentita, forse, ugualmente viva e spaventata e tremante. In un fugace attimo vide i suoi occhi e i bagliori dell’indimenticabile fuoco che era stato che vi risplendevano. Ed ebbe fiducia e smise di tremare.







***
The Smiths e gli U2, due grandi, meravigliose canzoni per un capitolo infinitamente meno buono. Ma tant'è. La buona notizia è che manca poco alla fine - siamo agli sgoccioli. 
Ho davvero bisogni di pareri, non solo quelli della dolce e gentile e stupenda H, magari anche quelli di qualcun altro... Ma comunque. Grazie a chi ha letto, siete coraggiosi.
Stay tuned, non mollate proprio adesso!
E.
  
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