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Autore: EtherStream    22/02/2014    1 recensioni
Ratatosk non sarebbe rimasto debole per sempre. Per ogni giorno, ogni ora, ogni minuto passato incontrastato, il potere di Ratatosk aumenta e, prima o poi, brucerà tutto.
Di fronte ad una decisione dalle conseguenze impossibili da prevedere, Lloyd decide di raccontare cosa sta realmente accadendo ai suoi amici. Tutto cambia.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Finalmente ci si rivede dopo una luuuunga assenza della sottoscritta.

Quella che avete sotto gli occhi è una riscrittura totale della mia precedente storia Tales of the New World, di cui pubblicai solo il primo capitolo anni fa. Ne avevo altri, ma non li ho mai aggiunti e, alla fine, la storia è caduta nel dimenticatoio.

Ashes of this World riprende da dove mi ero fermata e va oltre. Cosa sarebbe accaduto se Lloyd avesse raccontato a tutto il gruppo cosa stava realmente succedendo? Questa è l’idea di base da cui sono (ri)partita. L’ispirazione mi è arrivata rigiocando a Tales of Symphonia – il Lloyd che conosco di quel gioco non si sarebbe comportato come il Lloyd nella prima metà di Dawn of a New World, secondo il mio parere.

Vi lascio al prologo – per il primo capitolo, vi posso solo dire che lo pubblicherò quando sarà pronto. Non sono velocissima a scrivere.

DISCLAIMER: Qualora non vi sia indicato, questi personaggi sono proprietà di NAMCO-BANDAI. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

EDIT 14/07/2017: Il capitolo è stato parzialmente riscritto e corretto.

 

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PROLOGO

 

Flora posò il bicchiere ormai vuoto sul tavolo con un sospiro sofferente. Si spostò sulla sedia, facendola raschiare contro il pavimento alla ricerca di una posizione più comoda, poi si versò un altro bicchiere di vino.

Sia suo marito Alba che suo nipote Emil erano usciti di casa per il resto della giornata. Alba era andato in perlustrazione insieme ad una pattuglia presso il lago prosciugato, ancora una volta alla ricerca di ogni possibile traccia di sabotaggio, suo nipote… Probabilmente vagava senza meta per Luin, evitando quanta più gente possibile.

Aveva la casa tutta per sé, però non aveva alcuna idea di cosa fare con essa. Il pavimento e i muri erano già puliti, non c’erano piatti da lavare e il bucato era già stato steso fuori sul ballatoio.

Per una donna come lei, ciò non era sufficiente ad impedirle di trovare qualcosa da fare sul momento. Ma attività in precedenza a lei care richiedevano che lasciasse la casa e che vedesse Luin, la Città sull’Acqua, priva del suo celebre lago, principale risorsa e fonte di ricchezza.

Gli abitanti di Luin e suo marito incolpavano suo nipote per questo. Onestamente, l’idea che un sedicenne che si eclissava non appena qualcuno gli gridava contro potesse essere responsabile dell'essiccazione del lago era davvero stupida. Non solo, nel peggiore dei casi era un vero e proprio insulto all’intelligenza di chiunque.

Tuttavia quella non era l’unica ragione per cui suo nipote era persona-non-grata a Luin; a questo pensiero Flora chiuse gli occhi e chinò la testa, perché Emil non era stato l’unico a perdere la casa natale in Palmacosta.

No, suo nipote odiava Lloyd l’Eroe senza alcuna ragione.

Flora ignorò il fazzoletto e si pulì la bocca direttamente sulla manica del vestito. Non aveva importanza. Cosa importava era che non svuotasse completamente la bottiglia davanti a lei.

A Flora non piaceva nemmeno bere così tanto. Le persone dicevano e facevano le cose più stupide sotto l’influenza dell’alcool. Però lei non aveva alcuna idea di cosa avrebbe potuto fare per far passare la giornata.

Come faceva suo nipote a sopportarlo?

Si fermò dal versare altro vino nel bicchiere. Quando l’aveva svuotato? Cinque minuti fa o una manciata di secondi fa –un altro bicchiere di vino che aveva riempito e bevuto inconsciamente?

Ah sì, suo nipote. Che cosa avrebbe dovuto fare con lui? Alba si era lavato le mani di lui una settimana dopo averlo incontrato per la prima volta.

Era giunto a Luin e il lago si era prosciugato. Flora si era già data una risposta a proposito –un tempismo incredibilmente sbagliato. Solo perché il fratello più piccolo di Raine Sage poteva far cadere meteore dal cielo alla tenera età di dodici anni –o almeno così aveva sentito, non si ricordava né dove né quando- non significava che suo nipote potesse replicare tale prodezza a sedici anni.

Emil odiava Lloyd l’Eroe. Questo fatto lo lasciava perplessa. Poteva comprenderlo all’inizio – Lloyd l’Eroe aveva attaccato e dato Palmacosta alle fiamme! Lloyd l’Eroe aveva ucciso sua sorella maggiore!

Solo che non era stato Lloyd l’Eroe. Il vero Lloyd era impegnato ad Asgard per colpa di arroganti nobili di Tethe'Alla. Quelle stesse persone avevano visitato Luin e avevano insinuato che lei, Flora, fosse una puttana che potessero comprare con una manciata di Gald!

Chiunque fosse il falso Lloyd non le importava più di tanto. Ogni abitante di Luin lo odiava per aver cercato di infangare la reputazione del loro Eroe. Per quanto le riguardava, la faccenda si era sistemata con un annuncio ufficiale da parte della Chiesa di Martel, la quale aveva condannato la mostruosità dell'atto.

Nonostante ciò, l’odio di suo nipote nei confronti di Lloyd l’Eroe non era affatto diminuito. Flora non riusciva a capire che ragioni potessero celarsi dietro il suo odio, e questo la turbava. Era possibile che Emil fosse stato traumatizzato dagli eventi a Palmacosta al punto di essere incapace di ragionare?

Non poteva essere davvero un sostenitore dei Vanguard. Non solo non aveva la spina dorsale per quello, non aveva mai dimostrato di aderire alla loro politica od azioni.

"Se solo fossi ancora qui con me…" mormorò Flora guardando un vecchio quadro del matrimonio di sua sorella. Lo aveva ritrovato in un comodino abbandonato in quella che ora era la camera di suo nipote e lì dimenticato. Vi erano troppi ricordi dolorosi legati a quel ritratto.

I loro genitori avevano adorato quel quadro. Come avrebbero potuto non farlo, avevano speso una quantità non indifferente di Gald per assumere l'artista migliore di tutta Palmacosta per immortalare il giorno più felice di Lana, e il risultato era evidente. Se non avesse saputo che sua sorella era morta e sepolta, Flora avrebbe creduto che Lana la stesse osservando in quel preciso momento.

Vecchi sussurri che aveva stipato in un angolo della sua mente ripresero prepotentemente vita, riempiendo la sua testa di orribili dicerie e veleno. Reysol non le era mai piaciuto, lo aveva sempre trovato debole di volontà e incapace di tenere passo alla tempra di ferro di Lana. Sì, Emil era tutto suo padre.

Sapeva che non avrebbe dovuto, ma non riusciva a non provare del disprezzo verso di lui per aver ripreso più da quell'uomo che da Lana. Ogni volta si rimproverava di comportarsi così irrazionalmente nei confronti di Emil; non era certamente colpa sua per aver solo ereditato solo il colore degli occhi di sua sorella e non la sua forza di volontà.

...Tutto suo padre...

Flora sbatté le palpebre. Cosa era stato…? Poggiò il quadro sul tavolo e si strofinò gli occhi. La bottiglia di vino, vuota da chissà quanto tempo, la derideva con la sua presenza.

Che ironia, come Emil fosse così simile a suo padre nella personalità laddove non gli somigliava neanche un po' fisicamente.

Quello era davvero l'unico punto a favore di suo nipote. Flora non aveva dubbi: non sarebbe mai stata in grado di guardare Emil in faccia se fosse stato anche un clone in miniatura di Reysol. Martel aveva concesso a Lana questa piccola vittoria, almeno.

Sia Reysol che Emil erano biondi, sì, ma Reysol – che mai, mai nella sia vita aveva mai cambiato pettinatura, sempre capelli corti e pettinati nella stessa identica riga, mica spettinati e caotici come quelli di suo figlio – in testa aveva avuto un secchio di sabbia. Emil, invece, risplendeva sotto la luce del sole. Lana aveva conosciuto donne che avrebbero ucciso per sfoggiare qualcosa del genere.

E parlando di donne, ma quanto era minuto ed effeminato suo nipote? Aveva un viso che a Flora ricordava delicate nobildonne di Meltokio e, almeno quelle poche volte che non aveva visto Emil ingobbito in un vano tentativo di passare inosservato, si muoveva con una grazia che né sua sorella né Reysol avevano mai posseduto in vita.

Che peccato però, che tale benedizione fosse stata sprecata su suo nipote.

Fu in quel momento, quando si accorse che no, non era possibile versare vino da una bottiglia vuota e che si sarebbe dovuta alzare ed aprirne un'altra, che Flora ripensò al giorno in cui vide suo nipote per la prima volta. Una cosetta delicata che vagava da una porta all'altra di Luin, chiedendo a tutti se conoscessero suo zio Alba e sua zia Flora.

Era così timido e schivo, incapace di guardare la gente negli occhi e che trasaliva ogni volta che qualcuno alzava la voce, così disgustosamente simile a Reysol –non importa che sua sorella le avesse sempre detto che Reysol era un brav’uomo e che ciò fosse la caratteristica più importante in una persona-, che non ci pensò due volte e lo portò a casa con lei.

Insomma, cosa altro avrebbe dovuto fare? Lasciarlo per le strade di Luin a dare fastidio ad ogni passante? Era una brava persona, dannazione. E Alba non si meritava di essere sparlato alle spalle.

Incespicando verso la credenza alla ricerca di altro vino, si risvegliò un'improvvisa fiamma di rancore nel suo stomaco. Era una donna buona e pia, aveva sempre pregato Martel e partecipato alle festività religiose, aveva aiutato a ricostruire Luin al fianco di Lloyd l'Eroe, non aveva mai commesso alcun crimine e mandava avanti la casa. Suo marito si distruggeva ogni giorno per far sì che la milizia di Luin fosse sempre vigile e pronta per qualsiasi minaccia, e con la recente siccità del loro prezioso lago si era anche addossato la responsabilità di mantenere le scorte di riserva sempre alte, cosa che lo costringeva a rimanere lontano da casa per intere giornate.

E cosa faceva suo nipote? Si rintanava in qualche buco per sfuggire da tutto e tutti. Non dava nemmeno una mano per le faccende di casa. Come ha potuto un essere così inutile e patetico fuoriuscire da sua sorella?

Perché l'impostore si è portato via Lana e non Emil?

"Z-zia Flora...?"

Flora sussultò; il bicchiere le sfuggì di mano. Con mani tremanti rimise a posto la bottiglia prima che le potesse cadere e si voltò.

Suo nipote era in piedi sull’uscio, deglutendo qualunque cosa gli fosse venuta in mente alla sua vista; un livido gli adornava la guancia destra. I suoi occhi si fermarono immediatamente sulla bottiglia vuota sul tavolo e sul bicchiere ormai in frantumi sul pavimento.

"S-sto interrompendo qual-?"

Perché sei così!

Flora fece un passo verso suo nipote -e Emil fece immediatamente un passo indietro. Ah, c’era paura in quegli occhi. Occhi così verdi e puri che nessuno dei suoi pochi gioielli poteva reggere il confronto. Occhi che non le ricordavano minimamente di Lana.

Perché!

In una parte remota della sua mente, notò che torreggiava sulla figura pietosa di Emil. Quel patetico, tremante ragazzo non poteva far altro che indietreggiare; solo la ringhiera dietro di lui gli impediva di allontanarsi ancora.

“Z-zia Flora..."

"Perché sei sopravvissuto!" lei gridò questa volta, attirando su di sé l’attenzione della folla fuori dalla locanda. "Perché tu, e non mia sorella...! Saresti dovuto morire tu!”

Emil sbiancò.

Vattene da casa mia!”

Suo nipote non si mosse in tempo per evitare il suo pugno. Flora lo mandò quasi oltre la ringhiera e sul selciato sottostante, ma fortunatamente non si ribaltò sul corrimano. Sangue iniziò a scorrere dal naso, colando sulle labbra e sul mento.

"Vai via!" Flora strillò di nuovo, cercando alla cieca il manico della scopa che giaceva contro il muro con la mano. "Via, via, VIA!"

Questa volta Emil non aspettò la sua reazione. Corse giù per le scale, quasi inciampò e finì contro un muro, e corse via prima che le persone attorno potessero sopraffarlo.

Le urla di Flora lo seguirono lungo tutta la via fuori di Luin.

 

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Voci e dicerie si diffusero rapidamente dopo l’accaduto.

All’improvviso fu come se tutta Luin stesse bazzicando attorno alla casa di Alba quando Flora cacciò via Emil, gridando e strillando che sarebbe dovuto morire a Palmacosta. Si scoprì subito che Flora aveva bevuto troppo, ma il danno era già stato fatto.

Rimanere a Luin diventò una tortura. La gente sussurrava insulti ed insinuazioni quando capitava loro di vederlo o contribuivano a peggiorare la sua vita quando non era presente per ascoltarli. Anche i pochi mercanti provenienti da fuori paese avevano iniziato a squadrarlo con sospetto.

I bulli non lo lasciavano mai solo, anzi, lo cercavano attivamente per spingerlo e deriderlo su come nemmeno la sua famiglia rimanente lo volesse ancora in vita, ben coscienti che nessuno sarebbe intervenuto a meno che non l'avessero attaccato per davvero. Qualcuno aveva preso a tirare sassi contro la sua finestra, al punto che Emil doveva tenerla sempre chiusa e lasciare la stanza al buio.

Non che ora passasse molto tempo a casa. Alba non lo aveva mai picchiato prima, solo maltrattato di tanto in tanto, ma il suo sguardo ora prometteva dolore. Emil sapeva già che suo zi- Alba non aveva mai nutrito affetto per lui, ma sentire tutto quell'odio rivolto a lui – faceva male.

Flora… Flora, invece, lo ignorava. Faceva del suo meglio per evitarlo: si alzava prima del solito per svolgere i lavori di casa e rientrava solo quando Emil era già uscito. Se le capitava di voltarsi verso la sua direzione, guardava in qualunque altra direzione così da non dover vedere lui.

Impossibilitato a rimanere in casa o a Luin, Emil iniziò a disobbedire agli ordini di Alba e ad uscire fuori da Luin per la maggior parte della giornata. Mangiava sempre di meno con i suoi parenti, preferendo invece raccogliere il proprio cibo e cucinarlo nella foresta. Cancellare le sue tracce diventò una seconda natura, così come l’essere sempre consapevole dei suoi dintorni nel caso dei viaggiatori o l'ennesima ronda si avvicinassero troppo a lui.

Al contrario degli uma-abitanti di Luin, mostri ed animali non cercavano minimamente di fargli del male. Gli portavano qualche preda che poteva cuocere e condividere con loro, e l'avevano avvisato della presenza di altri umani nei dintorni. Alle volte gli sembrava di poter persino percepire le loro emozioni.

Come in questo momento.

Emil appoggiò un secchio pieno d'acqua davanti a Lucrezia, un orso che aveva trovato ciondolare nei pressi del lago prosciugato qualche giorno prima. Lo annusò con cautela, ma Emil già sapeva che avrebbe bevuto senza problemi- povera Lucrezia era stata alla ricerca di acqua potabile per una giornata intera, ed aveva molta sete. Le accarezzò il muso con un sorriso.

Un sorriso che si spense un attimo dopo.

Se solo gli umani fossero un po’ più simili a coloro che chiamano mostri e animali. Ma no, erano troppo occupati a combattere fra di loro e ad adorare falsi idoli. Sentirli tessere le lodi di Lloyd, il figlio di quel- Emil trasalì e si strinse la testa fra le mani, sibilando a denti stretti contro un'improvvisa fitta di dolore.

Traditore.

Respirò lentamente ed a fondo una, due, tre e quattro volte prima che il dolore scomparisse, e continuò per un buon altro minuto prima di sospirare. Quegli attacchi improvvisi, accompagnati di solito da immagini vaghe e sfogate, ormai lo accompagnavano nella vita di tutti i giorni. Non ne passava uno senza intravedere facce di gente che non conosceva, e che eppure risvegliavano profondo disgusto dal profondo della sua anima.

Lloyd l'Eroe -una smorfia gli storse il volto- era solo la punta dell'iceberg.

Eppure provava pena allo stesso tempo per quegli esseri. Non riusciva a capacitarsi del motivo; gli umani erano impossibili da trattare, non si sarebbe dovuto aspettare nulla di positivo da loro - o da mezzelfi, gli sussurrò una voce nell’orecchio. Guarda soltanto agli abitanti di Tethe’Alla, così alteri e superbi perché il loro mondo non era stato devastato come Sylvarant. Non avevano bisogno di alcun motivo per inimicarsi chiunque e per distruggere qualunque cosa fosse sul loro cammino. Un capriccio era per loro più che sufficiente.

“Li odio…” mormorò Emil. “Li odio tutti…”

Occhi rossi scintillarono nei recessi della sua mente.

 

 

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Voglio ringraziare qui mia sorella per aver accettato il ruolo di beta-reader per questo capitolo, visto che ne avevo tanto bisogno <3 Il tuo aiuto è stato preziosissimo!

Sono disponibile a rispondere a domande attinenti alla storia e segnalazioni di qualunque errore nel testo purché si rimanga su toni civili. Ovviamente non rivelerò cosa ho pianificato per capitoli successivi o cosa accadrà a Tizio e Personaggio.

Possibile dubbio del prologo: sì, Flora è ubriaca e non ragiona lucidamente. Il ritratto del matrimonio le è stato dato dalla sorella maggiore prima che la distruzione di Palmacosta avesse luogo.

Spero vi sia piaciuto!

EDIT 14/07/2017: Per coloro che non hanno mai letto il capitolo originale, il ritratto aveva ben più importanza. Adesso non più di tanto.

  
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