Drowning in a wave of Sadness

“Caro diario,
ancora non l’ha capito nessuno. Ancora non hanno notato nulla. Mi chiederò per quanto tempo andrà avanti questa storia.
Quanto tempo dovrà passare prima che si accorgano di tutto, eh?
Quanto tempo?!
Per quanto ancora dovrò fingere? Fingere che.. che vada tutto bene. Fingere di essere felice. Fingere che non ci sia niente che mi preoccupi.
Perché è questo che faccio. È tutta una finzione.
…
Devo essere davvero molto bravo, a non far capire nulla a nessuno… Nemmeno mio fratello l’ha notato. Nemmeno lui, la persona di cui mi posso fidare di più al mondo.
D’altro canto, non posso dargli torto.
Fingere di essere felice è l’unica cosa che mi riesce bene. Vero?
Credono tutti che uno stupido come me non possa essere triste, per cose che vanno al di là il non avere più pasta.
Sono davvero così idiota per loro, uh?
…
Già, per loro sono solo un bambino…”
 
Era da tempo che Feliciano pensava queste cose. Si sentiva tremendamente solo, ma non riusciva a non fingersi felice con gli altri. Il motivo, lo sapeva solo lui. Probabilmente non ce la faceva più a sentirsi dire che i suoi non erano “veri problemi”. Forse pensava che per tutti fosse solo un bambino capriccioso. Sotto sotto era Feliciano stesso a sminuire ogni volta ciò che sentiva dentro. Solitudine, paura, ansia. Da quanto era diventato cosi?
Da quando aveva smesso di essere felice sul serio?

Quel giorno, probabilmente, l’ennesimo rimprovero di Ludwig era bastato a far traboccare il vaso. Non era certo la prima volta che il tedesco si ritrovava a dover riprendere il ragazzo per qualche guaio da lui commesso. Feliciano aveva solo bisogno di un modo per sfogarsi.
“Farò vedere a tutti che non sono un bambino…”
L’italiano era in cucina, mentre scriveva quella pagina di diario. Si alzò. Tentava in tutti i modi di non far uscire le lacrime che minacciavano di scendergli lungo il viso.
Aprì il primo cassetto e tirò fuori un normale coltello. In cuor suo sapeva che ciò che stava per fare era sbagliato. Non avrebbe dovuto farlo.
Evidentemente era passato troppo tempo.
Piccole gocce di sangue colarono dalla ferita che si era appena fatto sul braccio.
Inizialmente tutta la tensione accumulata sembrò diminuire. Feliciano si sentì quasi sollevato.
Ma non era bastato.
Dopo pochi minuti l’italiano aveva già coperto la ferita con un cerotto.
Impugnò la penna e decise di finire di scrivere sul diario – unico suo “amico” in quel periodo –.
 
Peccato, pero’, che non riusciva a smettere di piangere.

Angolo dell'Autrice
... Sì, sì, so cosa state pensando. Non so nemmeno io cosa abbiate appena letto né come mi sia uscita una fic così.
Stavo ascoltando "Drowning in a wave of Sadness" di Len Kagamine, quando mi è venuta la brillante (per così dire) idea di scrivere una cosa così con Feliciano come protagonista. Mi scuso per l'OOC, ma sinceramente io non ci credo, che Feli sia così felice anche "dentro". Tutti abbiamo qualcosa che ci rende tristi o che ci butta giù.
Quindi ehm scusate se ho traumatizzato le vostre giovani menti.
Chiedo venia anche per la mia assenza in quest'ultimo periodo. Il nuovo capitolo di "A different school" l'ho già cominciato, ma è due settimane che proprio nel weekend non mi funziona il Wi-Fi e oggi la voglia di scrivere era poca (infatti questa l'ho scritta un paio di giorni fa).
Spero comunque che qualche santo abbia avuto la pazienza di leggere e che qualcuno (ancora più santo) sia disposto a darmi la sua opinione. Lo so che è una fic un po'.. strana, ma ultimamente ho le idee un po' confuse e di conseguenza ne esce sta roba (?).
Grazie ancora~

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