SPECIAL
NEEDS
Sorrideva,
seduta sul divano della sala dell’acquario.
Sorrideva
dolcemente, mentre accarezzava la testa del piccolo Chopper.
Era
morbida, proprio come quella di un peluche.
Di
sicuro la renna era quella che fra tutti loro si avvicinava meno alla
figura
del pirata.
Dolce,
indifeso, ingenuo.
Sembrava
proprio un bambino.
Gli
faceva tenerezza, tanto da farla sentire un po’ mamma.
Si
era addormentato accanto a lei, con la testa appoggiata sulla sua
gamba, il
cappello che giaceva pochi centimetri più in là.
Era
in quei momenti, quando si trovava di fronte ad un bambino, che il suo
lato più
dolce e materno prendeva il sopravvento.
Lei
non l’aveva avuta un’infanzia, non aveva potuto
godere delle carezze di una
calda figura materna.
Le
era stato negato.
Per
questo motivo desiderava che ogni piccola creatura potesse godere di
questo
privilegio.
Continuava
a passare la mano fra il pelo della sua testa, più soffice
rispetto al resto
del corpo, che non era comunque da meno.
Si
stava rilassando, abbandonandosi ai ricordi, quando dei passi pesanti
giunsero
alle sue orecchie, sempre più vicini, accompagnati da un
tintinnio metallico.
Nessun
dubbio su chi potesse essere, ormai il suo orecchio sapeva riconoscere
quei
suoni alla perfezione, anche in mezzo ad una folla.
Come
pensava, ecco apparire davanti ai suoi occhi lo spadaccino, di ritorno
dai suoi
allenamenti serali.
Era
venuto sicuramente a riposarsi, prima di andare a dormire, forse
attratto dalla
luce ancora accesa in sala.
-
Ѐ il tuo turno di guardia stasera?-
le chiese, senza accertarsi di abbassare i toni per non svegliare
Chopper.
-
Sssssh! - fece piano, accigliandosi
-
Non vedi che dorme?-
bisbigliò.
Lo
vide abbassare lo sguardo sulla renna, fissandola come se
l’avesse notata solo
in quell’istante.
In
effetti, le dimensioni normali di Chopper non erano colossali, e di
certo la
luce soffusa della sala non era di aiuto.
Si
soffermò con lo sguardo su di lui, per qualche secondo.
Se
solo avesse potuto immaginare cosa stava pensando, di sicuro le sue
guance si
sarebbero tinte di porpora.
Già,
perché il verde dal cuore freddo non lo avrebbe ammesso, ma
era invidioso di
quelle dolci carezze che la rossa stava riservando al piccolo animale.
Desiderava
anche lui che quelle candide mani si posassero sul suo capo, stanco e
affaticato dagli estenuanti allenamenti.
-
Non dovreste sempre coccolarlo così
tanto-
proferì severo, distogliendo lo sguardo e sedendosi accanto
a lei, a braccia
conserte ed occhi chiusi.
-
E perché?- chiese,
guardandolo.
-
Perché se continuate a trattarlo
come un
moccioso non diventerà mai un vero uomo, e avrà
sempre paura di tutto-
-
Non è vero! E poi Chopper
è ancora un
bambino…-
-
Certo, e finché lo tratterete come
tale
lo resterà. Deve capire che nella vita non
c’è sempre qualcuno pronto a
proteggerti, e che a volte bisogna cavarsela solo con le proprie forze-
-
Sei sempre così duro e scorbutico!
Tutti
hanno bisogno di sentirsi coccolati ogni tanto! E non dirmi che tu da
bambino
non hai mai ricevuto carezze!- si inacidì.
-
No, e non ne ho mai avuto bisogno-
Si
stupì di quelle ultime parole.
Zoro
non aveva mai parlato di un’ipotetica famiglia, ma lei aveva
sempre creduto che
avesse comunque ricevuto l’affetto di due genitori.
Invece,
si ritrovava a scoprirlo per l’ennesima volta così
simile a lei…
Forse
era diventato così gelido anche per questo,
perché non aveva mai conosciuto
l’affetto.
Spade,
sudore, fatica, sangue, sacrifici.
Questo
era stato quello che aveva conosciuto e vissuto.
Ma
non aveva idea di cosa fosse il calore di abbraccio, la morbidezza di
un palmo
che ti sfiora per una carezza, la sensazione di benessere che si prova
a
sentirsi amati.
Lei
si era sempre sentita al sicuro quando lui l’aveva protetta,
facendole scudo
con le sue braccia.
E
lui?
Lui
quando si era sentito al sicuro?
La
sicurezza se l’era sempre data da solo, imparando a
difendersi con l’aiuto
delle sue fedeli katane.
Disprezzava
i sentimenti perché non li capiva, ecco la verità.
Le
fece tenerezza pensare a questo, a quanto forse anche lui avesse
bisogno di
coccole.
Lo
sentì muoversi accanto a lei, mentre si sdraiava sul divano,
stravaccandosi,
con la testa vicino alla sua gamba, dalla parte opposta a quella di
Chopper.
Era
quello il suo modo di chiedere affetto.
Zoro
era un lupo solitario, e non amava troppo la compagnia.
Ma
nella vita, ci sono momenti in cui anche l’uomo
più solitario del mondo si
sente solo, e avverte la necessità di sentire una presenza a
fianco.
Lui
non chiedeva apertamente di fargli compagnia, ma si faceva capire a
gesti e
azioni.
Come
adesso.
Come
tante altre volte aveva fatto durante i loro turni di guardia.
Il
suo era un silenzio ricco di parole.
Un
silenzio che diceva “non voglio
stare
solo stanotte, lasciami qui con te”.
E
lei era felice di averlo accanto a sé, perché
ormai aveva capito di amarlo.
Un
amore che non era ancora pronto per essere dichiarato, che forse non lo
sarebbe
mai stato.
Ma
andava bene così.
Così
erano fatto loro.
Due
testoni orgogliosi.
Sorrise,
guardando prima Chopper e poi di nuovo Zoro.
Da
un lato, un bambino che doveva ancora diventare uomo;
dall’altro, un uomo che
non era mai stato davvero un bambino.
Sorridendo,
portò l’altra mano sul capo dello spadaccino,
passandogliela fra i capelli,
stupendosi di quanto fossero morbidi al tatto, nonostante apparissero
così
scompigliati.
-
Che stai facendo?!-
l’apostrofò.
-
Mi sembra ovvio. Ti faccio le coccole!-
rispose con naturalezza.
-
Ti ho detto che non ne ho bisogno! Non
sono un moccioso, e tantomeno il tuo cane!-
-
Su su, domani potrai fare il samurai
freddo e scorbutico. Ma per stanotte, puoi essere solo un moccioso che
si fa
coccolare- gli disse dolcemente.
Lo
sentì sbuffare, borbottando qualcosa di incomprensibile e
assumendo
un’espressione accigliata.
Odiava
mostrare le sue emozioni.
-
Se non ti piace, puoi sempre spostarti da
qui…- gli diede un ultimatum, sperando che non lo
prendesse troppo sul
serio.
Con
sua grande sorpresa, fece leva sui gomiti, portando la testa sopra la
sua
gamba, accomodandosi.
Per
la prima volta in vita sua, si era arreso.
Si
era arreso a sentimenti.
Si
era arreso ad essere solo un ragazzo.
Continuò
a passargli la mano fra i capelli, scendendo poi verso il contorno
spigoloso
del volto e ripercorrendolo, sentendo i muscoli rilassarsi al suo
passaggio.
Continuò
fino a quando non sentì il suo respiro farsi pesante, segno
che si era
addormentato.
Restò
a fissarlo dolcemente per minuti interminabili, fotografando nella
mente
l’immagine del suo volto rilassato e, forse, felice.
Probabilmente
non avrebbe mai più avuto occasione di rivederla, se non in
rari casi.
Ma
le bastava.
Le
bastava sapere che era stata lei a regalargli quel momento di
felicità.
Un
ultimo pensiero le attraversò la mente, prima che il sonno
cogliesse anche lei,
lasciandole quel sorriso che per tutta la sera non l’aveva
mai abbandonata.
Forse,
un giorno, anche Zoro l’avrebbe coccolata così.
ANGOLO
DELL’AUTORE
No,
solo il fatto di aver pubblicato due cose nello stesso giorno fa di me
un
essere superiore! U_U
Questa
cosa mi è uscita così, perciò
perdonate la poca serietà…
Volevo
descrivere un momento di fluff zonami, spero di avervi lasciato almeno
una
piccola emozione!
Il
titolo l’ho preso da una canzone dei Placebo
perché mi sembrava che queste due
parole descrivessero bene la trama, ma non è una song fic e
non c’entra nulla
con il reale testo della canzone.
Baci
Place