Film > Don Camillo e Peppone
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Autore: Cam17    23/02/2014    1 recensioni
Don Camillo e Peppone si trovano a pedalare insieme lungo la via del paese. I guai iniziano quando Peppone sorpassa il parroco.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la storia di due rivali. Due uomini che spesso sono in disaccordo, ma che, in fondo, sono grandi amici.

 

Don Camillo era di ritorno dalla casa di Antonio Verza, giovane quasi trentenne che gli aveva fatto benedire casa poco prima del matrimonio che si sarebbe celebrato la settimana successiva. Pedalava lentamente sulla sua bicicletta, godendosi lo splendido paesaggio decorato dai campi coltivati dai contadini e dalle mucche che pascolavano.

<< Hei Don Camillo! >>.

Una voce da dietro lo fece girare: era il sindaco del paese, nonché capo del partito comunista, Giuseppe Bottazzi, da tutti chiamato Peppone. Era anche lui in bicicletta.

<< Oh ma guarda chi si vede! Il compagno Peppone! Da quando in qua vai in bicicletta? >>.

<< Da qualche giorno >>. La grossa mole di Peppone si avvicinò al parroco << Ho intenzione di mantenermi in forma. Ai miei compagni serve un leader forte ed in salute! >>.

<< Ai tuoi compagni rossi serve un leader vivo. Non sforzarti troppo, che non sei abituato >>.

<< Ah sì? Ma adesso ti faccio vedere io! >>.

Peppone accelerò, superando di slancio Don Camillo il quale, imbronciato, iniziò a pedalare più forte. Non gli andava giù che Peppone lo superasse così.

<< Il primo che arriva alle porte del comune vince! >>. Disse il parroco.

<< Allora mangia la mia polvere, pretino! >>. Ed iniziò a pedalare più velocemente.

<< Viva la monarchia! >>. Disse il prete, per irritare il Peppone che, si sa, la monarchia proprio non la poteva vedere.

I due arrivarono a cinquecento metri dal traguardo, ma poi Peppone cadde a terra, Mentre Don Camillo avanzava vittorioso, ridendo a crepapelle. Raggiunte le porte del Comune, Don Camillo alzò le braccia in pugno in segno di vittoria, poi si diresse subito in chiesa, euforico più che mai.

Stava per entrare in sagrestia, ma una voce lo bloccò.

<< Don Camillo >>.

Il parroco si fermò e, lentamente, si avvicinò al Cristo sulla croce: << Salve >>.

La voce del Cristo era serena e sul suo volto c’era un leggero sorriso: << Ti vedo contento. Tutto bene? >>.

<< Si, Gesù >>.

<< ma sei anche tutto sudato. Avevi fretta oggi? >>.

<< Beh… in verità ho disputato una piccola gara con Peppone ed ho vinto con nettissimo vantaggio! >>.

<< E ti sembra giusto averlo abbandonato lì per terra? >>. Chiese il Cristo con dolcezza.

<< Gesù era solo una gara. Ci avrà pensato qualcun altro ad aiutarlo a rialzarsi. C’era in gioco una sfida tra me e lui. Non potevo perderla >>.

<< Che senso ha vincere, se poi non dimostri sportività verso il tuo rivale? E’ forse bello arrivare primo, mentre l’altro è a terra e si è fatto male? E se avesse battuto la testa? Lo lasciavi lì a morire? >>.

<< Ma vede… quando si tratta di sport io non ci vedo più. Agonismo sportivo, non so se riesco a spiegarmi come si deve >>.

<< Ti capisco, ma la salute di un uomo viene prima di qualunque altra cosa. Abbandonare Peppone a terra non è stata una gran bella cosa >>.

Don Camillo abbassò il capo: << Vede… la verità è che proprio contro di lui non mi andava di perdere. Ma lei ha ragione: mi sono comportato da vigliacco, anche perché lui riusciva a tenere il mio passo ed avevo seriamente paura che potesse battermi >>.

<< Dovresti accertarti delle sue condizioni >>. Suggerì il Cristo.

<< Ci andrò subito. Chiedo perdono per la scarsa umanità che ho mostrato >>.

<< Non abbatterti, Don Camillo. Spesso gli uomini fanno degli errori, ma la consapevolezza di aver sbagliato e la volontà di porre rimedio sono due grandi virtù. Ora vai >>.

Il prete sorrise e si avviò nuovamente verso la sua bicicletta. Arrivò in dieci minuti alla casa del sindaco. Vicino alla porta c’erano gli uomini di Peppone.

Lo Smilzo, uno dei suoi uomini più fidati, lo guardò e gli disse con ironia: << Complimenti, padre >>.

Don Camillo lo guardò storto: << Attento che due sberle non te le leva nessuno >>.

Ed era vero, Don Camillo non si tirava certo indietro quando si trattava di dare sberle. Grosso com’era, solo Peppone riusciva a bilanciare la sua mole.

Gli uomini si spostarono ed il parroco salì in casa. La moglie lo fece entrare di malavoglia. Don Camillo raggiunse la camera da letto, dove era disteso il grosso sindaco. Vicino a lui c’era suo figlio, il piccolo Antonio Camillo Lenin, che fu invitato da suo padre ad uscire dalla stanza.

<< Miseriaccia, padre! >>. Disse adirato Peppone.

<< Come stai? >>.

<< E come dovrei stare? Zoppico. Sei qua per prendermi in giro? Guarda che non ci vuole un genio per capire che hai vinto tu >>.

<< Non sono qui per questo, anche se non mi dispiacerebbe >>. Disse sorridendo.

Peppone abbassò il capo: << Tu e la tua stupida gara… >>.

<< Hei, tu mi hai sorpassato! >>.

<< Ma che la strada è tua? Sei stato tu a proporre questa stupida gara >>.

<< Mi spiace per l’incidente >>. Disse il parroco, stringendo le labbra.

<< Fa niente >>. Disse sbuffando << Adesso arriva il dottore e, come se non bastasse, mi si è rotta la bici. L’avevo appena comprata. Ammetto che era di terza mano, ma girava che era una bellezza >>.

<< Io… ti prometto che accenderò un cero al Cristo, affinché tu guarisca presto >>.

Peppone non sapeva che farsene del cero al Cristo, ma guardò Don Camillo e rispose: << Grazie >>.

Don Camillo si congedò. Il dottore disse al sindaco Peppone che per due settimane avrebbe dovuto utilizzare una stampella per camminare, ma che poi si sarebbe rimesso totalmente. Qualche ora dopo Peppone scese lentamente le scale con l’aiuto di un bastone. Arrivò fino alla porta d’ingresso e lì vicino trovò una bicicletta.

Vicino a questa c’era lo Smilzo: << Questa è per te, capo >>.

Peppone rimase senza parole: << E’ stato Don Camillo, vero? >>.

Lo Smilzo fece di sì col capo.

Don Camillo, intanto, era in procinto di uscire nuovamente, quando il Cristo lo chiamò a sé.

<< Dove vai di bello? >>.

<< Vado a comprare qualcosa da mangiare >>.

<< La bottega è piuttosto lontana. Ci andrai in bicicletta? >>.

Don Camillo sorrise: << No, oggi ho voglia di fare due passi. Camminare fa bene, si sa >>.

Il Cristo sorrise: << Allora vai e buona passeggiata >>.

Don Camillo uscì, mentre il volto del Cristo era intriso di gioia per il grande, amorevole atto del suo sacerdote.

 

Questa è la storia di due rivali. Due uomini che spesso sono in disaccordo, ma che, in fondo, sono grandi amici.

 

 

   
 
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