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Autore: Nat_Matryoshka    24/02/2014    8 recensioni
"Quando le parlano di buone maniere e galateo, Lyanna storce il naso.
Il principe Rhaegar suonava sempre un’arpa dalle corde d’argento. Un’arpa decorata con due draghi scolpiti, intrecciati tra loro come se si sussurrassero qualcosa all’orecchio a vicenda, stretti indissolubilmente.
Ogni tanto Jon pensa a sua madre, cercando di immaginarla."
[Serie di one-shot/flashfic R+L=J, solo teorie, nessuno spoiler]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Songs about Jon
 
 
 



I.

Quando le parlano di buone maniere e galateo, Lyanna storce il naso.

Quando sua madre – aiutata anche dalla septa e dalla sua incrollabile buona volontà – riesce a costringerla a restare seduta per una lezione di ricamo, o semplicemente per insegnarle cosa dire e cosa fare nel caso di una visita importante, scalpita come se la tenessero chiusa in una segreta, insofferente a tutto ciò che concerne il “diventare una vera lady”.
Invidia Eddard e Brandon che possono giocare tra loro e sporcarsi quanto vogliono. Invidia anche Benjen, sebbene lui sia decisamente più tranquillo… e sotto al tavolo, ben nascosta tra le pieghe dell’abito che è costretta ad indossare, continua a giocherellare con la spada di legno che ha fabbricato da un tronco spezzato, pregustando il momento in cui la sfodererà nel giardino, con i suoi fratelli pronti ad assecondarla nei suoi giochi.

 





II.


Il principe Rhaegar suonava sempre un’arpa dalle corde d’argento. Un’arpa decorata con due draghi scolpiti, intrecciati tra loro come se si sussurrassero qualcosa all’orecchio a vicenda, stretti indissolubilmente. Un’arpa del genere non si vede tutti i giorni, pensa la fanciulla, gettando un’occhiata all’oggetto che riposa sotto alla finestra che lo bagnava di luce, come a volerlo abbracciare. Nessuno vi si avvicinava: esisteva una sorta di tacito accordo tra la corte e quello strumento che impediva a chiunque di suonarlo, destinandolo unicamente al Principe Drago, che poi era l’unico a riuscire a trarne le note più belle. E quando Rhaegar vi si sedeva davanti, tutti restavano incantati dalla meraviglia delle note che ne fluivano, dimenticando per un attimo dove si trovassero. C’erano solo lui, e la sua arpa.


Lyanna lo ascoltava da un angolo della sala, senza sapere che nella canzone che il principe stava suonando c’era anche qualcosa di lei.







III.


Fuori è buio. Sola la luna fende con le sue lame di luce gentile la torre, senza insistere.

In alto, dove nessuno può giungere, dove neanche le guardie del re hanno il permesso di entrare, i corpi di due amanti si sfiorano, felici per il solo fatto di essere lì, l’uno accanto all’altro. Liberi, felici, e così sbagliati. Tanto sbagliati.
Le dita di Lyanna tremano mentre si afferra alle spalle del suo uomo, sospirando il suo nome tra un gemito e una lacrima, desiderando di conoscere un migliaio di magie che possano fermare il tempo, o fare si che nessuno sappia mai dove si trovano in quel momento. Le labbra di Rhaegar socchiudono le sue in un bacio e fermano almeno per il momento quel flusso di pensieri, sigillandoli coi suoi. Silenzio, sembra voler chiedere alla sua donna, nell’attimo in cui l’aria è così ferma da temere di spezzarla con un solo sospiro in più.

Lei lo fissa negli occhi d’ossidiana, morbidi come la seta della notte, e lo stringe più forte. Poi li chiude, e si lascia andare alle sue carezze, meravigliandosi di essersi trattenuta fino a quel momento.
Quella notte porterà qualcosa ad entrambi.







IV.


Jon Snow si gode il fresco sotto gli alberi del Parco degli Déi di Grande Inverno, felice per essere riuscito a sgattaiolare lì e a sottrarsi alla calca portata dalla visita della famiglia reale, con tutto il loro seguito di paggi, lord fedeli e servitori. Tanto sollevato da non accorgersi che qualcuno, dalla cima frondosa dell’albero, gli sta tendendo un agguato.
Le gambe snelle e veloci di Arya Stark scattano verso il basso, portandola ad atterrare con una certa goffa eleganza ai piedi del fratellastro, sorprendendolo: stava diventando davvero brava. Ancora un po’ di allenamento, e sarebbe riuscita a sorprenderlo completamente con la sua agilità.
 
“Non dovresti essere a tavola con gli ospiti e il re?”
 
Arya sbuffa, scuotendo la mano come per dire che quelle formalità non sono affar suo. Si fruga nella tasca e ne trae quello che ha tutta l’aria di essere un pezzo di pane ripieno di carne arrostita in salsa, o almeno ne ha l’aspetto: porge un pezzo di quella roba a Jon, un sorriso vivace ad illuminarle gli occhi.

“Se non ci sei tu, non posso chiacchierare con nessuno. Almeno qui possiamo starcene per i fatti nostri… e non sarò costretta ad ascoltare Sansa che fantastica ad alta voce su quando sarà regina e vivrà ad Approdo del Re con la famiglia reale!”

Jon ride, afferrando l’involto bisunto che la sorella gli porge e spettinandole i capelli con affetto, mentre Arya inizia a mangiare. In momenti come quello, il fatto di essere il bastardo di Ned Stark, allontanato dalle “occasioni mondane” mostrava i suoi piccoli pregi.






V.



“Robert è un bravo ragazzo, Lyanna. Ti amerà, ne sono sicuro. E ti rispetterà.”
 
Le parole di Ned sono gentili – quelle di un fratello che ama, di un amico che desidera solo il bene per il proprio migliore amico – ma la ragazza non sembra ascoltarle: le lascia volare via con la brezza che scompiglia i loro capelli, come le strofe di una canzone d’amore ascoltata troppe volte, tanto da diventare stucchevole, costretta. Scrolla i bei riccioli neri e si gira verso Eddard, rivolgendogli un sorriso dolce e triste.

“Oh, Ned… l’amore è un bel sentimento, ma raramente cambia il cuore degli uomini. Non penso che quello di Robert faccia eccezione.”

Vorrebbe dirgli che non può amare Robert perché sono troppo diversi, lei e lui, come due pezzi di un oggetto che non combaceranno mai. Vorrebbe parlargli del principe che le si è avvicinato un giorno nel parco di Harrenhal, silenzioso ed elegante, un’ombra bianca che le ha riempito il cuore di dubbi e di dolcezza, così diverso dall’uomo che suo padre vuole farle sposare. Vorrebbe rovesciare i suoi sentimenti ed esaminarli uno per volta, chiedere aiuto forse, riuscire a mettere ordine nel cuore e nella mente per capire davvero cosa prova e cosa deve aspettarsi da se stessa, ora che si è innamorata del Principe Drago e non riesce a trovare un altro modo di spiegarlo.
 
Vorrebbe davvero aprirsi con Eddard ma, per la prima volta, non ci riesce: si limita a posare lo sguardo sul paesaggio che scorre loro accanto, stringendo dentro di sé quello che prova.
 
 




VI.


Ogni tanto Jon pensa a sua madre, cercando di immaginarla.

Nella sua mente, il viso della donna che ha tentato suo padre non è definito, un’ombra che gli scappa dalle dita ogni volta che cerca di raggiungerla, senza una forma. Quando si sveglia al mattino cerca sempre di recuperare un frammento del sogno ma, per quanto ci provi con tutto se stesso, non ci riesce: la figura dai lunghi capelli neri e dal portamento fiero gli dà le spalle e non si volta, bella e irraggiungibile, come se non volesse mostrarsi. Sulle prime Jon si arrabbia, poi gli impegni di Guardiano della Notte finiscono per distoglierlo da quel sogno, portando la mente a focalizzarsi su altro, almeno per un po’.

Eppure ogni tanto la bella sconosciuta torna, ma non è sola: con lei c’è un altro uomo che Jon non conosce, un cavaliere silenzioso dai capelli argentei che gli sfugge quasi più di lei, mentre lo insegue cercando un nome con cui chiamarlo. Non si voltano, ma riesce a vedere un drago dipinto sull’armatura di lui, una corona di rose blu perde alcuni dei suoi petali e la dama se li lascia alle spalle, una sorta di scia che la segue.
Jon si sveglia e  cerca di dare un senso a quello che ha visto, prova a collegare la bella dama con una qualsiasi immagine del suo passato, ma le linee che lo legano a lei continuano a sfuggirgli, così come il volto del cavaliere dai capelli argentei, sempre sconosciuto, un mistero avvolto in una nebbia chiara.


Jon sogna di lupi, di draghi, di tornei e di rose blu. Ma non sa quanto quei sogni, apparentemente casuali, siano in realtà parte di lui.
 






VII.


Il parco di Harrenhal non è bello come quello di Grande Inverno, ma posso sempre abituarmi, pensa Lyanna. Dopotutto, ci sono alberi anche qui, il vento soffia e porta il profumo dei boschi, dell'acqua del fiume. E tra non molto torneremo al Nord.

E andrò incontro al mio destino.

La voce che continua a sussurrarle che tra non molto diventerà Lyanna Baratheon non vuole fermarsi mai, neppure quando è lontana dagli sguardi di Robert ed Eddard, immersa in quella natura che ha sempre amato più di ogni altra cosa. Lyanna scuote la testa e la mette a tacere, nervosa: non ha bisogno di ricordarglielo tutto il giorno. Ora è sola, il sole le accarezza la schiena, le fronde degli alberi si muovono con gentilezza, quasi un invito a sedersi alla loro ombra per godersi la bellezza che possono offrire. E lei ha tutta l'intenzione di accettarlo, quell'invito.

Si accomoda sotto all'albero-diga più grande del parco, spingendo i piedi di fronte a se e stendendo le braccia, arrivando a sfiorare appena l'acqua del ruscello sotto di lei, così fresca, diversa da quella gelida che scorre a Grande Inverno. Sorride e socchiude gli occhi, perdendosi nel tepore del sole e nel suono del vento che vibra tra le foglie, quando un altro suono cattura la sua attenzione, i suoi sensi vigili da giovane lupa: un'arpa.
La ragazza si alza di colpo, voltandosi incuriosita alla sua destra, da dove sembra averne origine la fonte. Chi può aver scelto un posto così solitario per suonare una canzone tanto bella e malinconica? Si fa strada tra gli alberi silenziosamente, incuriosita ma cauta, per paura che il musicista misterioso possa smettere disturbato da un'intrusione. Svolta lungo un vialetto fiancheggiato da pini soldato e lo trova lì, in una piccola radura non lontana dal corso del ruscello: un giovane dai capelli così chiari da sembrare d'argento fino, un abito nero ricamato con il drago emblema della sua casata, un'arpa scolpita tra le mani sottili. Il principe ereditario, Rhaegar Targaryen.

Le risatine di scherno di Benjen, che l'aveva presa in giro dopo averla vista commuoversi per le canzoni suonate dal principe, le riempiono di nuovo la testa, tanto da farle mettere un piede in fallo. Schiaccia inavvertitamente un rametto e il suono che si propaga è talmente forte alle sue orecchie da coprire il battito del suo cuore impazzito, talmente ben udibile da far voltare il principe, che smette per un attimo di cantare e le punta sul viso i suoi splendidi occhi color ossidiana, così particolari, inusuali per un membro della famiglia Targaryen.
La ragazza lupo non sa che fare. Normalmente si scuserebbe con una risata e una frase qualunque, tanto per superare l'imbarazzo del momento, ma sente di non riuscirci, non davanti all'uomo che si è inserito tra i suoi pensieri e li ha riempiti da qualche giorno a quella parte. Non riesce ad abbassare lo sguardo: lui la osserva, lei lo guarda, ma negli occhi del giovane Rhaegar non trova rabbia, né fastidio. La sta invitando, proprio come le fronde degli alberi, poco prima.
 
"Lady Stark? Vi è piaciuta la mia canzone?"
 
Lyanna si scioglie in un sorriso e fa un passo in avanti. Il primo di tanti che seguiranno.


 



VIII.


 Il torneo è finito, i lord e i cavalieri presenti si sono alzati, alcuni divertiti, altri stupiti, altri ancora decisamente infastiditi: com'è possibile che alcuni dei guerrieri più valenti siano stati sconfitti da un cavaliere misterioso, mai visto né sentito? Il cavaliere dell'Albero che Ride, una figura minuta in sella ad un cavallo troppo grande, ha chiesto che i cavalieri sconfitti insegnino l'educazione ai loro scudieri, dopodiché si è voltato ed è sparito, perdendosi per i meandri della foresta, senza fare più ritorno.

Nessuno lo ha visto svoltare verso le tende dei partecipanti e raggiungere l'ultima, quella sormontata dal metalupo di casa Stark: meglio così. Il giovane smonta da cavallo e si toglie l'elmo, rivelando una cascata di capelli corvini morbidi e mossi e un sorriso ancora più splendente di quello sul suo blasone, beffardo, divertito. Fresco come può esserlo solo il sorriso di una ragazza di quindici anni.

Accarezza la sua cavalcatura e getta l'elmo in un angolo, trionfante.

"Li abbiamo ingannati tutti. Hai visto? Ci sono cascati!"

Scuote la bella capigliatura e ride, chinando la testa all'indietro.
 
 
 



IX.


La chioma dell'albero diga assorbe l'oro del sole, trasformandolo in una pioggia di schegge rosse, rubini di luce che le pungono le palpebre e colorano i suoi capelli. Come quel giorno, il giorno in cui ci siamo incontrati, pensa Lyanna.

Il Principe Drago le sorride, spostandole una ciocca ribelle dagli occhi: ha scelto quel posto tra tanti perché sono legati entrambi alla sua ombra, alla quiete che ha donato ai loro incontri. Sa benissimo che non potrebbero celebrare quella cerimonia da nessun altra parte, che solo gli Antichi Déi possono accettare il loro amore per quello che è, senza giudicarli. E poi, forse vuole mostrare il suo rispetto per la religione della donna che ama davvero.

Una foglia le cade tra i capelli, lui sorride. Una decorazione, più bella di un fiore. Ti dona.

Rhaegar Targaryen si sfila di dosso il mantello con l'emblema del drago a tre teste e glielo poggia sulle spalle, sistemandolo addosso alla giovane lupa, ridendo appena delle sue guance rosse, delle dita di lei che tremano mentre scioglie il nodo del suo drappo col metalupo degli Stark e lo posa sopra l'abito nero e rosso di lui, l'inverno che incontra il fuoco, le fiamme che baciano il freddo della neve. Si osservano per un attimo, vestiti uno dei colori dell'altro e lui le sposta di nuovo i capelli dal viso, prima di afferrare le sue labbra e baciarle con dolcezza, con rispetto. Un bacio che dura un attimo, anche se sembrano passare inverni ed estati, stagioni che vorticano intorno a loro in quella frazione infinitesimale di tempo. Ma presto, troppo presto, tornano alla quiete del Parco degli Dei.

"Io, Rhaegar Targaryen, figlio primogenito di Aerys II Targaryen, ti prendo come mia sposa di fronte agli Déi. Possano benedire la nostra unione e proteggerla in eterno. Padre, Fabbro, Guerriero, Madre, Fanciulla, Vecchia, Sconosciuto. Lei è mia, e io sono suo. Fino alla fine dei nostri giorni.”

Lyanna sorride e si accarezza il ventre. Quel matrimonio potrà non valere nulla agli occhi degli uomini, ma gli Déi sono stati loro testimoni, e l'uomo che ama le sorride, le mani intrecciate alle sue. Questo le basta.
 
Guarda Rhaegar di fronte a se e prega che tutto possa restare com'è, che nulla sfugga dalle loro mani.
 
 




 X.


Il viso di Lyanna è pallido, come durante il loro ultimo incontro, in quella stanza nella Torre della Gioia che odorava di sangue e di disperazione. Eddard Stark tenta di raggiungerla, ma sua sorella sembra fatta di fumo, i lineamenti del viso e del corpo che iniziano a svanire, il profumo delle rose d'inverno misto a quello del sangue che si fa meno intenso, che sfugge.

"Prometti, Ned. Prometti che continuerai ad avere cura di lui. Prometti che gli parlerai di me e di suo padre un giorno, e di quanto lo abbiamo desiderato, e di quanto avremmo voluto amarlo... Ned..."

L'uomo le corre incontro e finalmente arriva da lei, ma è troppo tardi: Lyanna Stark svanisce in un filo di fumo, ricordi bruciati che si disperdono in una nebbiolina sottile, lasciando dietro di loro solo tristezza. L'uomo calpesta una coroncina di rose secche, mentre il profumo dolce della ragazza che duellava con lui con una spada di legno, la ragazzina lupo che non aveva paura di nulla, ormai è solo un ricordo lontano.
Non piange, Ned Stark: non ne ha più la forza. Nella cella in cui è stato rinchiuso, dolorante e tormentato dal suo passato, spera solo che un frammento dei suoi sogni raggiunga il ragazzo che ha protetto come un figlio e che sa di non poter rivedere mai più.

Un'arpa suona nel suo dormiveglia, ma Eddard è così stanco da non riuscire a capire se si tratti di un proseguimento del suo sogno oppure della realtà.











***

Come volevasi dimostrare, non riesco ad abbandonare per troppo tempo il fandom di GoT. E soprattutto non riesco ad abbandonare Rhaegar e Lyanna, due personaggi meravigliosi sui quali non riesco a smettere di scrivere e di immaginare, nonostante siano appena citati nella serie.
Tutto ciò che appare in questa storia è frutto di supposizioni partorite dalla mia mente (a parte la R+L=J, quella esiste davvero e speriamo diventi canon, prima o poi), uno dei tanti omaggi a questa ship che avevo scritto tempo addietro e che ho ritrovato e completato scavando nel mio computer. Prendetele pure tutte come licenze poetiche.
Come sempre, il grazie alla mia bae adorata TsunadeShirahime ci sta tutto: senza di lei, non sarei qui ad imbrattare scrivere in questo fandom. E penso non le sarò mai abbastanza riconoscente per avermi condotta nel mondo di Zio Martin col suo entusiasmo (lei e mio padre!). <3

Alla prossima, miei prodi lettori!

Nat
   
 
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