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Autore: yellowcrocs    24/02/2014    2 recensioni
Alcuni capitoli non possono essere chiusi in certi modi, altri non possono essere chiusi e basta.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ed Sheeran, Nina Nesbitt, Nina Nesbitt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon anno, Ed
 
A Sam, per tutto quello che ci sarà


“Un’altra, Bob.” Chiese Nina, rendendo la bottiglia vuota.
“Nessuno ti fa compagnia?”
“Lui se n’è andato.” Rispose con fare ovvio, lasciando in sospeso una frase che forse non avrebbe saputo completare.

Camminava di fretta, spedita, come al solito. Le sarebbe mancata solo una nuvoletta disfatta sopra la testa, per assomigliare ad una di quelle vecchie locomotive dei film in bianco e nero, che tanto le ricordavano i suoi adorati vecchi tempi. La chitarra le batteva a tempo dietro le ginocchia, i lacci si sporcavano sul marciapiede umido, il cappuccio le faceva riscaldare qualche verso in testa. Girava gli angoli, la faccia seria, il passo serrato.
Un aggettivo per Nina? Salda. Fragile, sotto l’espressione arrabbiata, ma salda e ferma come la più grande roccia.

“Ed, si parla di un film che farà milioni di soldi!”
“Mh-mh” Rispose lui, continuando a guardare il boccale ancora pieno di birra.
“Hey amico, non ti vedo convinto” Ricominciò Jake, “Quale migliore proposta potrebbe esserci per iniziare il nuovo anno?”
“Be’, lei basterebbe” Disse sottovoce, smorzando le parole bevendo.
Jake Bugg si alzò dal suo sgabello, s’infilò il giacchetto e batté una mano sulla spalla di Ed.
“Sei sempre in tempo, amico.”
Anche in tempo per il suo cuore rotto? Si domandò una parte di lui.

Quella sera faceva freddo, quel dannato freddo invernale che prendeva le ossa e le ghiacciava fino al midollo. Autobus del cazzo, pensò – o forse sussurrò? - accendendo la prima sigaretta dell’ennesimo nuovo pacchetto. Se ne stava seduto sotto una fermata qualsiasi, aspettando un autobus che molto probabilmente non sarebbe passato in orario, mentre i lampioni illuminavano il viale. Tra l’insegna del ristorante giapponese e una vecchia palazzina, la Luna lo guardava compiaciuta nel suo cielo bruno, pronta a passare con Ed l’ennesima sbronza a casa.
Te la passi sempre bene te, vecchia stronza.
Ed era l’uomo che alla fine di un viale, aspettava un passaggio che mai sarebbe passato. Ma qualche volta, in certe sere, bisogna aspettarsi qualcosa di migliore d’un vecchio autobus e qualche sigaretta spenta sotto le scarpe.

Nina era sola, nel bar che sempre l’aveva ospitata. Il tavolo nell’angolo del locale era vuoto, e lei più di lui. Quando poggiò la bottiglia e si abbandonò su una vecchia panca di legno, capì che forse era davvero tutto perso.
A dire il vero, Nina era stata lasciata, in malo modo, dopo una serata di urla e vetri di bottiglia sul pavimento di casa. Francamente, nemmeno si ricordava gran ché di quel fattaccio: l’alcohol, l’unico, fedele amico, aveva apparentemente cancellato –o perlomeno schiarito- tutto quel susseguirsi isterico di sentimenti. E anche se in cuor suo, Nina sapeva che sarebbe bastato concentrarsi un po’ per ripercorrere ogni minimo particolare della serata, si era convinta – o almeno credeva – che ogni fine, e in particolar modo quella fine, sarebbe stata l’inizio di un nuovo capitolo della sua vita.
Cazzate.
Capì che anche in una notte piena di festeggiamenti, lei doveva ancora rimettersi in piedi. Prima di accendere il petardo, lei doveva ancora (ri)imparare ad accendere un fiammifero.

Quando Nina incontrò Ed, il bus per la stazione stava partendo e il treno ormai era perso.
“Hey tu! Ferma quell’ accidenti di autobus!”
Ed se lo chiese, se si potesse trovare bello qualcosa di così imbronciato e travolgente.
Nina, rossa in viso per la corsa, balzò sopra in un baleno, Ed, ancora confuso, la guardava come si guarda la nuova chitarra sul proprio letto.

“Vieni per il conto alla rovescia, almeno?”
“Non lo so, non credo.”
“Non vorrai mica stare tutta sola qui, la notte di capodanno?”
“Non preoccuparti Bob, va tutto bene.”
Nina stava vivendo in bianco e nero la sua vita, non riconoscendo la profondità e lo scorrere del tempo. Per questo nei giorni prima di Capodanno, era rimasta a letto per giornate intere senza mangiare, e soprattutto senza suonare.
Nina è stata lasciata. In malo modo. In un giorno di pioggia. Dopo urla e insulti, colpi bassi, lacrime e vetri di bottiglia sul pavimento.
Ancora si risvegliava nella notte, urlando, perché Ed è scappato via, e una fine non c’è mai stata, o forse era talmente grande da non essere vista, da essere stata scambiata per il cielo di Londra.

A Ed piaceva guardarla dormire, stretta, in una delle sue felpe.
L’espressione corrugata che di solito aveva si distendeva in un quasi sorriso che lo faceva sentire felice. Nina era l’accordo giusto trovato dopo pomeriggi di prove, incazzature e corde rotte. Nina era viva e vita, era l’insulto reso più dolce da una bella risata, era quella che l’avrebbe aspettato anche per dieci anni, lì, alla finestra del suo appartamento, con una delle sue felpe addosso.
Ed non se ne rese conto, di quanto fosse vera quella frase sussurrata qualche mese prima, “Ti aspetterò sempre.”, e da una parte preferiva che non lo fosse. Non ora che lui partiva senza la sicurezza di tornare. Non ora che, davvero, non avrebbe potuto aggiustare più nulla.

Esistono momenti in cui si hanno due possibilità, poco tempo e il dovere di tirare fuori le palle e scegliere. Esistono momenti in cui né cervello né cuore hanno controllo su qualcosa, ma l’istinto prende posizione al centro del palco e inizia a cantarne di belle. Esistono momenti, anzi, esiste un momento in cui Ed Sheeran, abbandonando una qualsiasi bionda sul bancone, prende tutto il coraggio che ha in corpo, si stringe nel cappotto e, immerso nel gelo, decide di andare a riprendersi la sua bionda, ed anche la Nina che ha distrutto qualche mese prima. Alcuni capitoli non possono essere chiusi in certi modi, altri non possono essere chiusi e basta.

Nina lo sperava fortemente, che la rassegnazione fosse l’ultimo atto dell’orrenda opera chiamata “Abbandono”, scritta e diretta da uno stupido ginger inglese, e per qualche arrivò al punto di esserne convinta – perché diavolo, la logica è logica – ma rimaneva una sirena nella sua testa, che squillava continuamente, a ricordarle di quanto fosse ingiusto e azzardato quello che le era successo.
Ma al nuovo anno mancavano un paio di minuti, e mentre buttava giù sul vecchio quaderno qualche proposito –che in seguito sarebbe diventato canzone – decise di iniziare un anno in modo sereno. Triste, ma sereno. Nina sarebbe andata avanti, perché è ciò che gli inglesi fanno: vanno avanti, sempre e comunque.*


Sbattuta la porta dell’appartamento di Nina, a Ed sembrò di cadere nel vuoto. La gola era secca, scoperta, il fiatone marcato e la mano piena di tagli. Prima di girare l’angolo, si voltò verso la casa, domandandosi se quella sarebbe stata l’ultima volta che c’avrebbe messo piede, e trovò le luci spente e le tende tirate. Chiudendo gli occhi poté vedere Nina – quella che aveva lasciato scappare, quella non era più la sua Nina – arrabbiata, con le guance rigate e il trucco disfatto. Ripercorse involontariamente ogni suo particolare, ripensò a tutto quello che avevano passato insieme e a quello che avrebbero dovuto passare, e bastò una sola ora e quarantasette minuti e capire quanto grosso fosse stato il suo errore. Se Alice a suo tempo era stata una pugnalata alle spalle, con Nina si era conficcato da solo una spada in pieno petto – e la ferita non si sarebbe richiusa, la cicatrice avrebbe fatto male ogni giorno di più.
Jake, prima di fargli prendere una sbronza colossale, glielo fece capire che Nina era davvero quella giusta, anche se erano entrambi giovani e piccoli in un mondo tanto grande e spaventoso. Gli parlò con una calma spiazzante, interrotta solo da qualche tiro alla sua sigaretta, e Ed ascoltò e rielaborò ogni singola parola, tenendo gli occhi puntati nel vuoto.
“Questo è quello che penso, Ed” Concluse, schiacciando un mozzicone bagnato all’entrata del pub, “Adesso andiamo.”

A cinquantaquattro esatti secondi da un anno pieno di sorprese, Nina spense il cellulare che continuava noioso a vibrare e stappò un’altra birra, chiuse il suo quaderno pieno di canzoni unicamente dedicate a Ed e sbirciò fuori dalla finestra del locale. Decine di cameriere correvano da un tavolo all’altro con bottiglie di ogni colore in una mano e qualche bicchiere nell’altra, gruppi di amici si stringevano di più ai tavoli, e ridicole coppiette cercavano qualche comodo appoggio per evitare il rumore degli scoppi. Rimase a fissarli per un po’, finché non si accorse che mancavano solo cinque secondi all’anno nuovo.
Stappò la bottiglia, si mise comoda sullo schienale della panca e bevve l’ennesimo sorso, mentre la gente fuori iniziava ad urlare e ad abbracciarsi. Inorridendo al ridico ballo che un uomo stava improvvisando su un tavolo, non notò che qualcuno si stava avvinando con una birra in mano al suo tavolo, e quasi sussultò quando si ritrovò Ed accanto a lei, rosso in viso per il freddo e con lo sguardo fisso sui suoi occhi.
“So che sono in ritardo,” Disse, e Nina intuì che non si riferiva solo a qualche minuto dell’anno nuovo “ma davvero volevo iniziare l’anno con una scelta giusta.”
Non sapeva come avrebbe dovuto reagire a quella mano fredda sulla sua, che tanto le era mancata e che tanto aveva desiderato.
“Buon anno, Nina.” Le disse, facendo toccare le bottiglie insieme.
Lei bevve un lungo sorso, capendo che il loro capitolo, forse, doveva ancora iniziare.



Buon anno, Ed.”



 
 
*Citazione di Doctor Who (stagione4)










YELLOW CROCS
Oh yes, i'm back!
Non so cosa dirvi, più rileggo questa oneshot più capisco di essere irrimediabilmente arrugginita nello scrivere. Ma ma ma ma comunque, in questo momento sono in settimana bianca, con tanto di stinchi doloranti e una mente consumata da Doctor Who, gli Shesbitt e Teen Wolf (a proposito, per chi lo segue: che ne pensate?). Sto ricominciando a scrivere a bomba, ho tante idee (aka crossover tra Shesbitt e DW) e tanta voglia di scrivere, e in più queste montagne sono una fonte d'ispirazione fenomenale. Per qualsiasi cosa, mi trovate su facebook come Buddie Crocs, su twitter come @lanostracandela, su tumblr come buddiescrocs/lanostracandela/unvialedifogliemorte. Fatemi sapere che ne pensate, un mega abbraccio a tutti!

Sempre vostra,
Bud
  
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