~When angels fly away~
 
I sentimenti e la reazione di John Watson sul suicidio del suo migliore amico, Sherlock Holmes.
 
Tutto quello che John vide fu il librarsi di un angelo. Così Jim Moriarty aveva denominato il suo nemico e la sua ossessione.
Le ultime parole di Sherlock risuonarono nella mente scioccata di John.
Addio, John…
E Sherlock, tra le lacrime, allargò le sue braccia come fossero ali e si buttò nel vuoto.
John non riusciva a credere ai suoi occhi. No! Non poteva essere. Non doveva andare in questo modo! Ma Sherlock Holmes, il suo migliore amico, il sociopatico, il supergenio che riusciva a risolvere i casi in poco tempo, era morto.
Era finita. Sherlock giaceva con gli occhi aperti, quegl’occhi di ghiaccio, in una pozza di sangue.
John rise nervosamente. L’aveva odiato per il suo modo di fare brusco, distaccato ed egoista ma solo ora si rendeva conto di tenere davvero a lui. Solo ora che l’aveva perso per sempre.
Non era mai riuscito a dirglielo apertamente, l’aveva pensato, ma sapeva che Sherlock non avrebbe mai apprezzato quel suo gesto. Si sarebbe messo a lavoro, come sempre, e avrebbe fatto finta di nulla. Come se il suo cuore fosse fatto di pietra.
Rimase solo su quel marciapiede, mentre portavano via il suo cadavere.
Aveva rischiato la vita per lui. L’aveva salvato da un pazzo psicopatico. L’aveva seguito in ogni sua indagine. L’aveva odiato e apprezzato per il suo talento.
Ogni secondo passato con lui, gli venne alla mente.
Il primo giorno in cui si conobbero, la loro prima indagine, la seconda, la terza, l’incontro con Jim Moriarty, con Irene Adler fino a quel dannato momento, quando lo vide in cima a quel palazzo.
Era stato furbo Sherlock: fargli credere che la signora Hudson fosse in pericolo quando invece quello che aveva più bisogno di tutti era solo lui, il grande Sherlock Holmes.
Doveva esserci anche una soluzione a quello, ma Sherlock aveva già deciso di uscire di scena e niente e nessuno l’avrebbe fatto cambiare idea.
Si maledisse per non averlo mai ringraziato, per non avergli detto quanto contasse per lui.
Era tutta colpa di Jim Moriarty e dei suoi stupidi giochi. Aveva sfidato Sherlock ed era riuscito a distruggerlo, a renderlo un impostore agli occhi della gente.
Ma John non aveva creduto a questa menzogna nemmeno un secondo. No! Sherlock non era un impostore, non gli avrebbe mentito in questo modo. Mai!
 
Tempo dopo si ritrovò insieme alla signora Hudson davanti la sua tomba, a parlargli. Era buffo leggere il suo nome su quella lapide nera: SHERLOCK HOLMES.
Fece per andarsene, ma poi ritornò. Doveva dirgli ciò che provava. Doveva farlo.
Sherlock fa che tu non sia morto.
Disse, tra le lacrime. Sperò in un vero e proprio miracolo ma non accadde nulla. Era stato solo uno sciocco a pensare davvero che potesse succedere qualcosa. Fissò, per ultimo, il suo nome e dopodiché andò via straziato.
Non si accorse di uno sguardo, nascosto tra gli alberi, che lo seguiva passo per passo. Non si era accorto del miracolo. Non si era accorto che il suo migliore amico era vivo.
 
 
*Angolo dell’autrice:
Salve a tutti.
Questa è la mia prima fanfiction che scrivo su Sherlock. Mi sono appassionata così tanto a questa serie, che ieri sera quando sono arrivata alla fine della 2x03 mi sono sentita piena di angoscia. Così mi sono messa a scrivere ed è uscita fuori questa piccola riflessione.
Spero vi piaccia e se volete, potete anche lasciarmi una recensione. Ve ne sarò grata.
Grazie anche a chi solo leggerà.
Un bacio, Roxy.