Serie TV > Criminal Minds
Ricorda la storia  |      
Autore: nobodyishopeless    27/02/2014    2 recensioni
Izzie è il ghiaccio, Freema è la figlia di Izzie. Izzie ha una vita normale soggetta da routine continua, ma un giorno i due agenti federali che frequentano il bar in cui lavora per darle una notizia sconvolgente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Derek Morgan, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
crediti banner a @foodporv
(1).
"Tutti i segreti sono profondi,
tutti i segreti diventano oscuri,
e' questa la natura dei segreti.”
Cory Doctorow
 
Izzie era il ghiaccio, nella sua vita era stata all’altezza del suo nome, valorosa come i genitori volevano che fosse, forte e determinata pretendendo molto, forse troppo. La ragazza dai capelli biondi lavorava in una caffetteria da sette anni, uno dei tanti rimpianti della sua vita. Quando era una ragazzina era sola e ingenua, al liceo aveva tanti sogni e speranze, il suo talento per la recitazione le aveva fatto guadagnare ben due stage estivi alla Julliard in tenera età, ma spesso i giovani fanno degli errori e secondo la società, i genitori e la legge, una volta compiuti certi errori, vanno pagati per sempre. Izzie molte volte si era pentita di quel gesto sciocco e impulsivo fatto anni prima, nel capanno della spiaggia con l’amico Joseph, ma poi le bastava guardare la piccola Freema che dormiva, faceva un disegno o guardava i cartoni la mattina, che si pentiva solo di quei pensieri, Freema era la cosa più bella della sua vita. Quel mattino la routine non cambiò di una virgola, almeno all’inizio. Izzie andò a svegliare Freema alle otto, le aveva preparato già la colazione, il latte e i cereali stavano sul tavolo, la bambina era allegra come ogni mattina e Izzie era contenta di vedere la figlia serena, a scuola non facevano altro che parlare bene di lei, di come fosse intelligente ed equilibrata. Da quando era rimasta incinta ed era stata “costretta” a tenere la bambina, si era continuata a logorare la mente con il pensiero che avrebbe cresciuto la figlia da sola senza una figura maschile presente, ci aveva perso il sonno temendo di causare squilibri nella crescita e nella socializzazione della bambina col resto del mondo; in quel momento si congratulava con sé stessa di non aver ceduto a quelle paure irrazionali. Izzie viveva a Washington in un piccolo appartamento sola con la figlia, il padre biologico si faceva vivo una volta al mese, ma era spesso inaffidabile, stava studiando per un master e i rapporti tra i due erano piuttosto altalenanti, Joseph e Freema invece andavano molto d’accordo lui ci giocava e scherzava, la portava in giro, era un padre part time che vedeva la figlia un weekend al mese.
-Dai Free non vorrai fare tardi a scuola!- la chiamò a gran voce Izzy, la bambina le corse incontro con lo zaino arancione sulle spalle  e i capelli castani che ondeggiavano leggeri nell’aria. Izzie accompagnò la figlia a scuola e poi si diresse al lavoro.
La bionda lavorava in un locale in centro città molto piccolo ma molto frequentato aperto dalle nove di mattina fino a mezzanotte, era versatile, una caffetteria per fare colazione al mattino, che diventava una paninoteca al momento del pranzo e un disco pub la sera. Izzie era la cameriera che lavorava da “insomnia caffè” da più tempo, per questo Jerry, il gestore del locale, era molto attento alle sue esigenze e le considerava come la figlia che non aveva mai avuto.
-Buongiorno a tutte!- esclamò allegra Izzie alle colleghe, la sua amica Connie stava asciugando alcuni bicchieri, mentre la collega dai capelli rossi lunghi fino al sedere, Lissie, era appoggiata al bancone.
-Buongiorno a te Izzie… Jerry non è ancora arrivato.- la informò Connie posando un paio di bicchieri lucidi nella credenza.
-Sì aveva una visita dal dentista.- replicò lei agganciando la borsa sotto il bancone e allacciandosi il grembiule rosso in vita. Lissie aprì ufficialmente il locale girando il cartello.
-Credete che verrà Penelope stamattina? È da tre giorni che non passa a prendere il caffè sono preoccupata.- disse Connie.
-E’ da molto che non si vedono neanche i suoi colleghi.- notò Lissie
-Già, è parecchie sere che non vengono… avranno qualche caso importante.- costatò Izzie.
I clienti cominciarono ad arrivare per la colazione e il lavoro fu subito intenso per le tre ragazze.
-Anche perché ogni sera possibile il ragazzino magro con una cotta per Izzie si piazzava qui per parlare di star track o della teoria delle stringhe.- continuò Connie.
-Il ragazzino si chiama Spencer ed è sette anni più vecchio di te Connie, e non ha una cotta per me non essere ridicola.- rispose la bionda friggendo delle uova per il tavolo nove.
La giornata lavorativa passò tranquilla, nella completa routine, all’ora di pranzo le tre ragazze si diedero il cambio per mangiare e poco dopo arrivò Jerry molto più allegro dei giorni precedenti, aveva dolore ai denti ed era sempre di pessimo umore.
-Ciao mie belle donne, sono contento che non mi abbiate dato fuco al locale.- le salutò l’uomo tarchiato con la camicia a quadri e un paio di jeans larghi.
-Ciao Jerry.- rispose Izzie con un sorriso mentre asciugava un piatto.
-Ho il corso all’università tra meno di un’ora.- annunciò Connie lanciando un’occhiata al grande orologio con il logo della coca-cola appeso al muro.
-Vai.- l’autorizzò il capo.
Alle tre del pomeriggio arrivò la piccola Freema, ogni giorno dopo la scuola la zia le dava un passaggio fino al bar, poi la sera passava la tata a prenderla e stava a casa con lei fino alla fine del turno di Izzie.
-Come è andata oggi a scuola piccola?- le chiese la mamma posandole davanti un piatto con un cupcake alla fragola, il preferito di Freema.
-Bene, ho ottenuto quel credito extra per le divisioni… gli altri sono ancora  alle sottrazioni.- rispose la bambina afferrando il dolcetto sorridente.
-Non capisco come possa essere così intelligente con la mamma che ti ritrovi!- la prese in giro Lissie facendo ridere Jerry.
-Non ascoltare la zia Lissie!- esclamò divertita Izzie. La piccola Freema aveva un q.i. di 166 punti ed era qualcosa di straordinario era incredibilmente dotata, infatti era già un paio di classe avanti rispetto ai normali bambini di sette anni.
Ad un tratto due dell’FBI entrarono nel locale, gli agenti erano l’agente speciale Morgan e il dottor Reid. I due capitavano spesso nel locale la sera e Lissie, moriva dietro all’agente muscoloso da mesi ormai, ma lui era sempre stato troppo occupato a rimorchiare qualche ragazza che ballava in pista per notare la cameriera che gli versava da bere con sguardo sognante.
-Isobel Lawrence?- chiese Spencer ad Izzie.
- Dimmi Spencer, vi serve qualcosa?- rispose la bionda.
-Dovremmo parlarti puoi allontanarti dal lavoro per qualche minuto?- chiese ancora il dottore.
-Mamma?- la chiamò la bambina attirando lo sguardo di Spencer il quale si sorprese di come la figlia assomigliasse alla madre e al padre, che ormai conoscevano bene.
-Va tutto bene piccola, sono amici…-sussurrò amorevole Izzie poi si rivolse a Jerry - ..La tieni d’occhio tu finché non torno?- chiese al capo.
-Certo, vai pure.- affermò lui.
Izzie si tolse il grembiule e lo gettò sul piano bar per poi uscire seguendo i due agenti. Una volta fuori si accese una sigaretta domandandosi che cosa potessero volere quei due in veste ufficiale in orario lavorativo.
-Joseph Timmons?- chiese Spencer guardandola.
-Che gli è successo?- domandò allarmata udendo il nome del padre della sua bambina.
-Da quanto non lo vedi?- chiese ancora evitando di nuovo di rispondere alle domande di lei.
-Doveva venire a passare il weekend con la bambina, ma poi ha avuto un controtempo e non ce l’ha fatta perché?- disse Izzie.
-Ha ucciso sette donne nella contea di Ashburn.. e lo stiamo cercando.- rispose Reid finalmente.
-Non è possibile..- replicò lei mentre con la mente vagava cercando di ricordare atteggiamenti che la facessero pensare al fatto che fosse un omicida.
Rimase paralizzata, il telefono di Derek squillò e lui rispose, rimase al telefono per qualche minuto, lei aveva cominciato a piangere, non perché fosse innamorata di Joseph e sognasse ancora una vita con lui  le solite cazzate da ragazzina, ma per come avrebbe reagito Freema, come sarebbe cresciuta con un padre serial killer..
Spencer le accarezzò i capelli delicatamente, lui non aveva idea di cosa stesse provando la ragazza, ma sapeva come si cresceva con un solo genitore, e capiva il senso del dovere che questo genitore aveva nei confronti dei figli, per questo capiva la disperazione di lei e voleva aiutarla.
-Reid lo hanno preso… io torno in centrale tu accompagnala a casa.- ordinò Derek, il dottore annuì.
-Posso solo immaginare quello che stai sentendo ora, ma vorrei chiederti di vederci domani per parlarne se per te va bene… non puoi affrontare anche tutto questo da sola.- sussurrò Spencer all’orecchio della bionda. Lei alzò gli occhi azzurri lucidi e incrociò quelli screziati di verde di Spencer, annuì debolmente con le guancie bagnate.
-Ti ringrazio.- rispose semplicemente.

 
My corner:
Buonasera a tutti, ho scritto questa Os senza un vero motivo,
semplicemente è facile parlare di vittime e serial killer, ma mai ci si sofferma su coloro che li circondano, familiari, amici e nemici. Beh questa storia è stata un po’ diversa, spero che vi sia piaciuta, a presto, Mar.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: nobodyishopeless