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Autore: BlackKay97    28/02/2014    1 recensioni
[Sequel di "Only three days..."]
Neku è chiamato dal destino per riprendersi quel ricordo che gli è stato strappato.
Per ricordare un vecchio conoscente dovrà incontrare una nuova creatura, qualcuno che sa più di quanto non sembri.
Che "è" e "non è" al tempo stesso.
[By Black&Kay]
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neku Sakuraba, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il portale si aprì di colpo, scaraventandolo fuori con uno strano sibilo. Il ragazzo inciampò nell'arrivare e finì lungo disteso a terra, mentre il varco si chiudeva alle sue spalle. Neku si tirò a sedere con aria molto infastidita, sistemandosi le cuffie storte.
Sabbia. Sabbia ovunque. Era la sabbia bianca di una spiaggia deserta, con il mare che sciabordava piano e un castello protetto da alte mura in lontananza. Si alzò, spolverandosi i pantaloni: - Perfetto. E a questo punto che dovrei fare? - sbuffò incrociando le braccia e guardandosi in giro. Non pareva esserci anima viva nei paraggi. In quell’istante, da dietro un masso, fece capolino la testa di un bambino dai capelli neri arruffati e l’aria molto terrorizzata. Neku lo fissò con aria confusa poi, schiarendosi la voce e cercando di usare il suo tono più gentile chiese: - Uhm, è tutto a posto? Potrei sapere che posto è questo? -. Il ragazzino sussultò decidendosi ad uscire allo scoperto. Aveva vesti strappate sull’orlo e toppe un po’ ovunque:- Non sei un uomo-in-nero? - chiese timoroso.
- Uhm... No. Direi di no. - scosse la testa, anche se non aveva ben capito a cosa si riferiva. Il ragazzino parve rilassarsi un poco:- Senta, signore? Mi potrebbe riaccompagnare alla mia barca? I miei amici mi hanno lasciato solo ed ho paura di incontrare un uomo-in-nero. Non è lontana! - disse tutto d’un fiato.
Neku rimase in silenzio un secondo. La parte razionale di lui, quella cinica e legata alle sue esperienze negative del Game gli diceva di non fidarsi ad andare in un posto sconosciuto. Ma la sua coscienza gli faceva prepotentemente notare quando spaventato e disperato fosse il ragazzino. Sospirò: - Andiamo. - disse - E non chiamarmi signore. Potrei essere tuo fratello non tuo nonno. - aggiunse a mezza voce.
- Sei straniero? - gli domandò il ragazzino - Aspetta. Si! Lo si vede dai tratti del volto! Qui siamo tutti un po’ spigolosi. - sorrise - Benvenuto ad Atlantic Town, il borgo che vanta il più bel mare dei mondi! - e continuò a parlare e parlare senza misure.
Il rosso sbuffò, regolando il volume delle cuffie in modo da poterlo ascoltare ma non troppo. Continuarono a camminare sulla spiaggia vuota finché Neku notò un movimento alle sue spalle, vicino ad alcune palme. Aguzzò gli occhi, voltandosi di scatto. Era sicuro, sicurissimo di aver visto qualcosa di nero muoversi da quelle parti. - Ehi. - chiamò il ragazzino - Aspetta. - aggiunse, fissando gli alberi con la mano nella tasca dove teneva le pin. Il movimento si ripeté ed il ragazzino, che guardava da quella parte, urlò:- Un uomo-in-nero!! - forse era solo impressionato, tuttavia dalla zona verde uscì effettivamente allo scoperto un ragazzo con un mantello nero indosso. Li squadrò impassibile per una frazione di secondo prima di correre via, ma quell’istante bastò a Neku per avere un tuffo al cuore ed inseguirlo lasciando, senza pensarci, il ragazzino urlante. - Torna qui!! - esclamò, correndogli dietro lungo la spiaggia. Il ragazzo in nero si calò il cappuccio sul volto, poi si arrampicò agilmente sugli scogli trovando gli appigli senza nemmeno pensarci, quindi saltò dall’altro lato facendo frusciare la veste e riprese a correre gettandosi su un sentiero d’acciottolato. Era veloce ed agile: pareva conoscere bene la zona. Si fermò quando, da dietro le fronde, si intravide la cinta muraria. Si voltò con il volto celato e squadrò, riprendendo fiato, il suo inseguitore.
- Dannato! - ansimò Neku, a corto di fiato. - Fermati se non vuoi costringermi ad usare le armi! - esclamò conscio di stare bluffando. In realtà non aveva nessuna certezza che le sue pin funzionassero anche in quel luogo. L’altro allungò una mano come scacciando una mosca:- Vattene. - ordinò piatto. - No. - ribatté secco Neku, incrociando le braccia - Non finché non avrò una spiegazione. -
- Perfetto. - ribatté quello levando una mano al cielo e, venendo avvolto da fasci azzurri, fece comparire quello che aveva l’aria di essere un sitar azzurro e blu. Il rosso fece un mezzo passo indietro, simulando tuttavia una sicurezza che non aveva affatto, ma che nel Game aveva imparato a recitare bene. - Non mi fai affatto paura. - affermò - Mi hanno spedito qui per una ragione e dato che pare aver a che fare con te voglio vederci chiaro. -. L’altro parve ignorarlo e prese a suonare lo strumento mentre, tutt’intorno, gli si formavano copie d’acqua.
Neku prese fuori dalla tasca una delle sue pin e, mentalmente pregando perché funzionasse, ne attivò il potere. Un'impressionante fiammata scaturì attorno al ragazzo, vaporizzando gli esseri acquatici più vicini a lui. Il muro di fuoco si squarciò e Neku venne colpito dalla tastiera del sitar.
Il ragazzo vestito di nero lo squadrò dall’alto in basso e da quella posizione Neku ne poteva vedere il volto. - Vattene. - ripeté - Non cercare risposte se non vuoi saperle. -
- Chi ha detto che non voglio saperle? - ribatté fissando il viso che da poco riusciva faticosamente a ricollegare, nella massa confusa dei ricordi, a quello del suo ex-partner. L’altro sorrise con lo sguardo spento:- Non ti piacerebbe sapere. -
- Che ne sai?! - esclamò seccato, poi abbassò la voce - Come se non mi fosse mai morto qualcuno davanti agli occhi... Solo che questa volta non riesco a ricordarlo.  Voglio sapere come sono andate davvero le cose. -
- No, non vuoi. - si voltò ed allungò una mano creando un vortice nero - Torna a casa. Nessuno cercherà la tua memoria. - quindi attraversò il varco che si richiuse alle sue spalle.

Il varco si aprì nel Castello che Non Esiste ed il ragazzo si tolse il cappuccio slacciando la cerniera della veste nera. Si guardò allo specchio e si sistemò i capelli come faceva sempre quando sentiva un legame con il passato.
Si buttò sul letto, sapendo la cresta avrebbe resistito e rimase a fissare il soffitto pensoso. Era tornato alla spiaggia per ricordare, ma non si era aspettato fossero i ricordi a trovare lui. Più che altro lo avevano inseguito e tentato di fare arrosto. “Stupido ragazzino!” pensò “... Vorrei avere le tue cuffie.” aggiunse evocando il sitar e prendendo a strimpellarlo, schiena alla parete.
In un certo senso Neku era complice della sua creazione: non fosse stato per lui Myde non sarebbe mai morto dando origine a Demyx. Certo, doveva essere brutto non venire ricordati, ma Demyx aveva accettato la cosa già molto tempo prima. D’altra parte era un “Nessuno” e per definizione stessa, alla sua scomparsa, non sarebbe rimasto nemmeno nella memoria della gente. Essere un “Qualcuno” voleva dire avere un cuore, essere nei ricordi della gente ed avere un’ombra. Essere un “Nessuno” era esattamente l’opposto: privo di cuore, mai visto e riconosciuto, privo d’ombra. I Nessuno sono le ombre di “Qualcuno” molto potenti, ma null’altro che ombre di una vita scomparsa.
Bussarono con forza alla porta della camera e Demyx aprì con un sospiro a Xigbar sapendo già il motivo di quella visita: “Il tuo sitar mi infastidisce”.

- Dannato! -
Il ringhio seccato si sentì chiaramente sopra il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia. Poi il sibilo di una lama che veniva calata e che colpiva qualcosa.
- Maledizione a te! - esclamò ancora il ragazzo, muovendo la katana velocemente e con precisione - È solo colpa tua se sono incastrato in questo posto assurdo! -
Dopo aver calato l'ultimo colpo Neku si fece indietro, mentre la spada tornava ad essere la semplice pin Masamune. Diede un calcio a una delle strane piante simili a bambù su cui si era sfogato, come se la causa delle sue sventure fosse stata lì davanti e non l'avesse mollato da solo in un luogo sconosciuto senza sapere come tornare a casa.
“Quel Reaper mi ha detto che qui avrei trovato le risposte che mi mancano…” pensò ricordando la scena avvenuta quella mattina. Stava camminando nella piazza di Hachiko, come sempre, senza uno scopo ben preciso. Poi qualcuno l’aveva preso per un braccio, trascinandolo lontano dalla folla. La paura che aveva provato si era unita allo stupore vedendo la figura incappucciata di nero di uno dei Reapers che gestivano i Game.
- Neku Sakuraba? – aveva chiesto, con voce atona. Neku aveva annuito, sospettoso. Che ci faceva uno di quei tizi fuori dall’UG?
- Mi manda il Composer. -. Il suo cuore aveva saltato due battiti. Yoshiya Kiryu, il potente Composer, colui che poteva fare ciò che voleva delle anime dei morti, gestore del Game che, non visto, si svolgeva quotidianamente sotto quelle strade… Voleva ancora qualcosa da lui?
- Che cos… - venne interrotto dal Reaper, che gli mise in mano quella che pareva una pin. Una fitta gli aveva attraversato la testa, mentre immagini stranamente familiari gli balenavano davanti agli occhi.
Aveva fatto un passo indietro, confuso: - Cosa sta succedendo? -
- Manca qualcosa ai tuoi ricordi. Grazie a quella pin avrai tutte le risposte. – disse, atono il Reaper. Poi, inaspettatamente gli aveva dato una spinta, e Neku era precipitato in un vorticante abisso nero.
“Tutto questo non ha senso…” pensò il ragazzo, bloccato in quel mondo sconosciuto.
Si lasciò cadere sulla sabbia, tirando le ginocchia al petto e appoggiandovi sopra le braccia conserte. Aprì il telefono e la fotografia dello sfondo gli fece sprofondare ulteriormente l'umore:c'era  un sé stesso molto più felice insieme a Beat, Rhyme e soprattutto a Shiki. La ragazza dai capelli neri sorrideva raggiante da dietro gli occhiali, a braccetto con lui.
Mancava solo un'altra persona per completare il quadretto.

Le case dai tetti a punta che circondavano la stradina acciottolata erano fin troppo diverse dai grattacieli e dall'asfalto a cui era abituato. Tutto quello gli ricordava quanto fosse lontano dalla sua Shibuya. Neku camminava piano con le mani in tasca, perso nelle sue riflessioni. Doveva assolutamente trovare un modo per tornare a casa... Anche se non sapeva assolutamente come fare.
Di colpo due mani nere gli tapparono la bocca e lo bloccarono mentre una voce gli sussurrava:- Ssssht! Non agitarti. - quindi lo trascinarono all’interno di una casa abbandonata che s’affacciava sulla strada.
Il ragazzo spalancò gli occhi, con un soffocato verso di sorpresa. Istintivamente tirò un calcio agli stinchi della persona alle sue spalle, mentre il battito cardiaco gli accelerava esponenzialmente. L’altro singhiozzò qualche lamento da sotto il cappuccio nero:- Ma che ti viene in mente? Ti ho detto di non agitarti e tu mi tiri un calcio? - deplorò sottovoce.
Neku si spostò da lui con uno strattone: - Chiedi anche perché?! Mi hai fatto quasi venire un infarto, idiota! -. Demyx tacque: non sapeva esattamente cosa si provasse ad avere paura.  Infine si ricompose:- Se lo desideri me ne vado. -
- No. Voglio sapere cos'è successo quel maledetto giorno che non riesco a ricordare. -
- Dipende dal giorno a cui ti riferisci. Ne ricordo tanti e ne ricordo pochi. - passò una mano su un mobile della stanza guardando le tenebre che avvolgevano tutto all’esterno. Fece spallucce:- Dipende dai momenti. -
- Sto parlando del giorno in cui siamo stati cancellati entrambi dal Game. - precisò, fissandolo. Lui si portò l’indice alla bocca:- Il Game? - domandò confuso lasciando correre i ricordi - Ah, già. Strana cosa... non comprendo cosa fosse... - cominciò sul vago - però si, ho parecchi ricordi al riguardo. -
- Per esempio? - chiese Neku - Io ricordo tutto tranne i giorni in cui ho lavorato con te. -
- Con me? Sì e no. C’eri e non c’eri. Tutto è confuso e annebbiato. Perché tanto interesse? - gli occhi verdi brillavano di una luce vispa che contrastava con l’impassibilità della voce e del sorriso assente - Non sono più che quattro giorni. Quattro inutili giorni in un gioco che esiste ma non esiste. Non dovresti badare a ciò che non esiste: quello è campo mio. -
Il ragazzo distolse lo sguardo, con aria pensierosa. Gia, perché ci dava tanto peso? Forse era perché quella mattina era finito in un'assurda dimensione parallela e quella era l'unica pista che aveva per tornare a casa? No, non solo.
- Non è un motivo solo... - si ritrovò a parlare, dando voce a quelli che fino ad allora erano stati i suoi pensieri - Uno di questi è che, nel Game, ho sperimentato cosa vuol dire vivere senza ricordi. Ho sacrificato tantissimo per riaverli e adesso... Scoprire che me ne manca una parte è come tornare indietro. Avevo appena iniziato a credere che fosse davvero finita... - la sua voce si abbassò sull'ultima frase, per poi riprendere tono - Non credevo che stesse continuando a prendersi gioco di me. Pensavo che non ne avesse più motivo. - concluse con aria assorta, più rivolto a sé stesso che ad altri. L’ “uomo-in-nero” rimase a guardarlo impassibile senza dire una parola per tutto il monologo e quando comprese che Neku aveva terminato si voltò:- Se non sono più necessario devo andare. -
- Che cosa?! - trasalì il ragazzo, riavendosi dalle sue riflessioni - No! Cioè... - prese un respiro, imponendosi di rimanere calmo. - Non ho idea di come tornare a casa. Sono bloccato qui e l'unica cosa che posso ricollegare al mio mondo sei tu. Per favore, devi aiutarmi a tornare indietro. -
- Devi... - l’impassibilità sul suo volto si ruppe per un istante - ... farmi le domande giuste. -
Neku lo fissò un momento, cogliendo quel momentaneo cambiamento: - Ok. Posso provarci. - attese qualche secondo, decidendo di non pensare troppo alla domanda, o avrebbe rischiato d'impazzire. - Qual è la prima cosa che ti viene in mente su di me? - buttò lì. Gli pareva una domanda abbastanza innocua, che non avrebbe rischiato crisi o brutti ricordi. L’altro ragazzo inclinò leggermente la testa e le ombre dovettero giocare un brutto scherzo a Neku il quale credé di vederlo sorridere prima di chiudere gli occhi smeraldo. Era strano vederlo così impassibile, ma così identico fisicamente allo spensierato Myde.
- Ascolti Lullaby for you. - rispose. Neku lo fissò con un'espressione a metà tra lo sbalordito e il "mi stai prendendo in giro?!". Non era esattamente la risposta che si aspettava.
- S-si... si è vero. Continua. -
- Sai usare le Pin e combatti abilmente. - riaprì gli occhi e l’espressione risoluta mise un’aria di piombo nella sala della casa abbandonata:- Questo è un male. A noi non fa piacere. -
- N-noi? - chiese cautamente il rosso, notando senza allegria il cambio di registro. L’altro tornò impassibile:- Questa domanda fa parte di ciò che non esiste. Chiedi solo di ciò che esiste. -
- Ok... Ti ricordi Shibuya? -
- No. Nulla. -
Neku si azzittì. - Qual è l'ultima cosa che ti ricordi del Game? - si azzardò infine a chiedere, temendo seriamente la risposta. Per entrambi quel giorno non era finito affatto bene.
- Ricordo poco. Rosso e bianco. Due nomi, ma non quali fossero. Anzi, sì: uno era Neku. Non serbo emozioni. -
- L'unica cosa di cui sono sicuro è che... siamo entrambi stati cancellati quel giorno. Che nel Game è l'equivalente del morire. Non so come mai io abbia continuato il Game e tu sia finito qui. -
- Mi chiedi del passato di Myde. Ma lui non esiste e nemmeno il passato esiste più. Chiedi solo ciò che esiste. - lo rimproverò con tono atono il ragazzo con la cresta.
Neku gli indirizzò un'occhiata infastidita, sentendosi preso in giro da quelle continue frasi criptiche. - Perché non mi dici tu qualcosa, invece? Cos'è questo posto e chi sei tu, se non sei Myde? -
- Mi chiedi chi sono. Questa domanda fa parte di ciò che non esiste. Chiedi solo di ciò che esiste, ma se è un nome quello che vuoi udire allora è Demyx la risposta. Faresti meglio a dimenticarla, tuttavia. Nessuno parlerà a questo nome, poiché questo nome conduce a ciò che non esiste. - era inquietante mentre parlava, pareva privo di un qualsiasi briciolo di emozione - In quanto a questo posto, ti trovi ad Atlantic Town, parte terrena del Mondo di Atlantica, uno dei Mondi Esistenti. -
- Mondi esistenti? - chiese il quindicenne, cercando di sembrare calmo nonostante non ci stesse capendo nulla. L’altro annuì:- Ti trovi in una dimensione formata da più mondi, alcuni esistenti ed altri non esistenti. Alcuni leggendari prescelti esistenti possiedono l’abilità di maneggiare le “chiavi” per collegare questi mondi, ma anche coloro che non esistono hanno trovato il modo di passare da un luogo all’altro. Tu? Tu lo puoi fare con le tue Pin? Il tuo mondo deve essere scollegato dagli altri in questo momento. Se fossi in possesso di una Keyblade potresti farvi ritorno velocemente. -
- Io non... - scosse la testa, cercando di trovare un senso all'assurdità di quella situazione - Non ho la più pallida idea di cosa sia una Keyblade e l'unico salto dimensionale che ho sperimentato prima di questo... Beh, per avvenire è occorsa la mia morte. Non sono venuto qui di mia spontanea volontà. È stata opera del Composer, credo, ma non so a che scopo. -
- Credi che lo sappia io il perché? È questa la risposta che vuoi: non come, ma perché. Siamo uguali perché abbiamo gli stessi ricordi, forse ho qualcosa in più addirittura, ma non so risponderti. L’unica cosa che tu hai in più di me è un cuore. Dovresti cercare lì la risposta. Non è detto, ma potresti trovarla. -
Neku lo guardò come se avesse davanti un alieno. Rimase così qualche istante poi scosse la testa: - Tutto questo non ha senso! È ancora più assurdo del Composer, dei Reapers... è assurdo, punto e basta! - esclamò, stanco di tutti quei discorsi che non portavano a niente. Demyx rimase a guardarlo impassibile:- Nemmeno le emozioni sono razionali. Perché ti affidi a loro e dubiti delle mie parole, dunque? -
- Perché... Perché mi sembrano più sensate anche se comunque non vado da nessuna parte! -
- Capisco... - Demyx sorrise: non provava nulla per quell’umano, ma gli pareva corretto nei confronti di Myde agire così. Neku deglutì, incrociando le braccia: - Non sorridere così. Mi dava sui nervi quando lo facevi nel Game. -
- Io? - domandò squadrandolo - Io sono Nessuno. Non mi hai mai realmente visto e mai mi vedrai Neku. Non puoi vedere ciò che non esiste. Tu vedi in me il passato. Io sono futuro. Sono una brezza in mezzo al tornato, sono l’ombra celata nella caverna oscura, nessuno sa della mia esistenza poiché non esisto. Qualcuno non può opporsi alle mosse dei Nessuno: noi siamo i giocatori e voi le pedine di questa partita. Quando Qualcuno riuscirà a scorgere la goccia inesistente nel mare dell’esistenza allora sarà la collisione di due mondi e sicuramente uno dei due dovrà collassare. Sarai tu, forse, a scatenare la distruzione? -
Neku non fece in tempo a ribattere che un'esplosione squarciò la notte mentre una fiammata non troppo lontano da loro tracciava una scia rossa nel cielo scuro della notte.
Il ragazzo trasalì, mentre grida si levavano dagli abitanti della città, e una nube di fumo saliva a oscurare le stelle.
Il volto del Nessuno, prima impassibile, simulò spavento. Si scosse:- Stai qui. Devo compiere una missione. - quindi uscì dalla finestra arrampicandosi sul tetto dell’abitazione silenzioso come un gatto. Si guardò intorno e, avvistata una nuova fiammata, balzò di tetto in tetto con non troppa grazia, ma un’agilità felina.
- Ah, te lo scordi. - mormorò il ragazzo di Shibuya, dopo essersi ripreso dallo spavento. Corse verso la finestra che dava su un piccolo capanno più basso, salendo sul tetto e calandosi giù con una velocità che era convinto di non riuscire a replicare fuori dal Game. Nella sua tasca la sua mano incontrò il familiare metallo delle pin, mentre seguiva la scura figura del Nessuno.

- Hearthless di fuoco... - ghignò il Nessuno - Non hanno speranze contro di me. Vi farò assaggiare il potere della musica! Find your melody, descover the armony! - evocò in un fascio di luce azzurra il sitar cominciando a suonarlo. Repliche d’acqua comparvero respingendo le creature che s’avvicinavano pericolosamente a Demyx.
"Com'è che questo nel Game non lo sapevi fare?" pensò Neku, attivando la prima delle sue pin: una colonna ghiacciata eruppe dal terreno alle spalle del Nessuno, congelando e abbattendo due Heartless. Demyx sorrise:- Tutto qui quello che sai fare, Qualcuno? - lo stuzzicò prima di evocare cinque trombe d’acqua che eliminarono una decina di hearthless. Ansimò: quell’attacco era più faticoso da realizzare.
- Non essere esibizionista. - ribatté il rosso, estraendo la pin della telecinesi e sfruttandola per reindirizzare il flusso d'acqua evocato da Demyx contro altri mostri. L’altro gli si avvicinò squadrandolo di sottecchi:- E tu non manipolare i miei poteri, klar? - quindi si voltò di scatto sbattendo il sitar contro un hearthless che stava saltando loro addosso.
- Come siamo suscettibili per uno che dice di non provare emozioni. - disse Neku con un leggero sogghigno. Demyx gli diede le spalle immaginando di dover indispettirsi:- Ma le replico più che bene! - altri hearthless comparvero ed il Nessuno fece roteare il sitar - Qualcuno, vuoi darmi una mano a stendere questi cosi? Perché io non ho così voglia di lavorare... - sospirò. - Questo suona familiare. - sbuffò Neku. Tuttavia si posizionò alle sue spalle, schiena contro schiena, chiamando a bassa voce: - Masamune. - una katana argentata si materializzò nelle mani del giovane. - Quando vuoi, Nessuno. - disse, prima di scattare in avanti trafiggendo l'heartless più vicino. L’altro storse il naso:- Fosse per me, mai. Ma non dipende dal sottoscritto: il Superiore vuole così. - e, pizzicando le corde, materializzò delle copie di sé. - E chi è? Il tuo capo? - intuì, cercando di mascherare la sorpresa per quelle improvvise materializzazioni. L’altro:- Pensa agli scacchi: se ci fosse più di una persona a scegliere le mosse di uno stesso colore giocare sarebbe impossibile. Io sono solo uno che muove, non scelgo le mosse. E tu? Tu sei artefice della tua storia o ti lasci manipolare? Sei “qualcuno” o sei “nessuno”? -
Neku fece una smorfia, mentre il viso di Joshua gli tornava in mente. Non era certo il suo capo, ma alla fine, senza saperlo, il Composer l'aveva manipolato fin dall'inizio. Esitò: - È... una faccenda complicata. -
- No che non lo è. - distrusse l’ultimo hearthless dal suo lato - Contatore missione: completo. -
Neku sospirò piano, mettendo via le sue pin. Era davvero complicato. Tuttavia...: - Non so se sono "qualcuno" o "nessuno". Quello che so è che cerco sempre di decidere da me  la storia. Non sempre però posso farlo. - aggiunse, alludendo al fatto che ora si trovava in quella dimensione lontana, senza sapere come tornare. Il sitar scomparve trasformandosi in bolle d’acqua, Demyx si affiancò al ragazzino:- Forse so come farti tornare. -
Gli occhi di Neku si illuminarono all'improvviso e, mandati al diavolo il distacco e la sua solita apparenza annoiata, si voltò verso di lui: - Davvero? Come? -
- No, non qui. - replicò gettando un’occhiata circospetta intorno - Seguimi e non attirare l’attenzione, per quanto possa riuscirci un Qualcuno. - si avviò per le strade deserte guardando in lontananza: non mancava molto all’alba e presto lui avrebbe dovuto fare ritorno al Castello che Non Esiste.
Il ragazzo avrebbe voluto sbuffare con disappunto, ma si trattenne e seguì in silenzio il Nessuno lungo la strada.

Le onde si stendevano pacate sulla spiaggia con solo un leggero fruscio di sottofondo. Il vento agitava la veste nera del Nessuno e scompigliava i capelli del Qualcuno.
Demyx si fermò con gli stivali che sprofondavano nella sabbia. Lì era nato. Chiunque avrebbe provato nostalgia, ma non lui. A Nove sarebbe piaciuto provare emozioni: il suo Qualcuno era sempre stato molto emotivo, dunque Demyx non sentiva un vero e proprio legame con Myde, anche se avrebbe voluto averlo. Trattenne questi pensieri per lui e si tolse la giacca nera. Sotto portava stivali neri, pantaloni neri ed una maglia bianca con scritto “Listen my song”. La musica era l’unica cosa che gli dava l’illusione di essere come i Qualcuno. Allungò la giacca a Neku:- Indossala. -
Il ragazzo alzò un sopracciglio, tuttavia non fece domande e indossò il mantello nero. Gli stava leggermente lungo sulle maniche, ma non se ne curò troppo mentre tirava su il cappuccio a coprire le sue cuffie e i capelli rosso fuoco. Demyx lo guardò negli occhi:- Prima di aprire il portale... sei sicuro di volertene andare? Sei sicuro di non avere più domande? -
Neku abbassò gli occhi, restando in silenzio. Alla fine, senza guardarlo mormorò: - So che non sei Myde. Ma se puoi rispondi a questo: ce l'aveva con me per essere morto per salvarmi? - fece una piccola pausa - Ora i miei ricordi sono tornati al loro posto. Quel Noise stava per uccidermi, a Miyashita Park. Tu sei riuscito a eliminarlo ma a costo della cancellazione. Myde mi odiava per questo? Perché non sono stato abbastanza bravo da cavarmela? -. Demyx continuò a guardarlo negli occhi e ne riconobbe il bagliore dell’ansia. Nonostante avesse riconosciuto Myde e Demyx fossero due unità definite era comunque riuscito a confondersi ed a dire che Demyx aveva sconfitto il Noise. Tenerezza: Myde avrebbe sicuramente provato quello. Se Demyx voleva stabilire un legame con il suo passato doveva fare il possibile, così assecondò la luce che sta nell’ombra del suo corpo, la luce della realtà nel buio dell’irrealtà. Abbassò lo sguardo:- No. Non ti odiava. Al contrario, portava grande rispetto per te. Lo ha portato fino alla fine e oltre poiché ne ha trasmesso a me il ricordo. Anche nei suoi ultimi attimi ti ringraziava dell’aiuto e rimpiangeva ogni volta che non aveva potuto aiutarti a causa del suo prezzo d’entrata: la capacità di ricordare. Non rimpiangere il passato, Neku, ma guarda al futuro: lui vorrebbe questo. -
Ci fu un lungo silenzio, in cui Neku rimase con il capo chino a fissare il terreno, l'ombra del mantello e dei suoi capelli a nascondere l'espressione sul suo viso. Tristezza, nostalgia, commozione, tutte emozioni che aveva imparato a provare grazie alle persone incontrate nel Game, grazie agli amici che erano diventati parte di lui, erano mischiate assieme, indistintamente. E stavano tornando a colpirlo tutte insieme. Si portò una mano alla gola soffocando a forza un singhiozzo, mentre i ricordi della sensazione di combattere, cadere, vedere una persona morire e dissolversi a sua volta lo travolgevano con un dolore quasi fisico. Infine rialzò la testa, lentamente: - G-grazie... Demyx. - disse. - Grazie davvero. -
- Non pensi possiamo provare emozioni anche noi? - chiese il ragazzo in risposta, seppur la sua suonasse come una domanda retorica. Con un gesto della mano si aprì una colonna nera dai riflessi bluastri: il portale. Neku fece qualche passo verso il portale, ma si bloccò ricordando improvvisamente della pin del Composer. Era ancora nella sua tasca, al sicuro. Se la rigirò lentamente tra le dita: non sapeva a cosa servisse, ma darla al Nessuno gli pareva la cosa migliore al momento. Sorrise e con una mossa fluida la lanciò a Demyx: - Si. Dovreste. E forse questa potrà dare una mano. -
Il ragazzo la afferrò facendola saltare un paio di volte in aria impacciato prima di stringerla in una presa sicura. La guardò con diffidenza per ricondurla all’arma che anche Myde aveva posseduto, anche se il disegno che vi era riportato era differente. Guardò il Qualcuno ed annuì in segno di riconoscenza:- Pensa a dove vuoi andare ed il portale ti ci porterà, ma non lasciare quel pensiero o resterai bloccato nel meta-mondo delle Tenebre che Non Esistono. -
Neku annuì. - Ho capito. - si voltò verso il portale - Grazie di tutto. E se mai volessi venire a Shibuya... Passa a trovarmi alla statua di Hachiko. - disse, con un sorriso, prima di entrare nel varco e venire avvolto dalla luce.
 
I raggi del sole lo colpirono negli occhi, e il ragazzo dovette sbatterli più volte per riacquistare una visuale nitida.
Shibuya. La piazza della statua. La folla di gente lì intorno.
Era tutto uguale a prima, come se nulla fosse cambiato. Con un senso di agitazione mise mano al telefono e sgranò gli occhi. La data e l’ora erano le stesse di quando era stato scaraventato nel portale.
- Non è possibile… - mormorò Neku, guardandosi febbrilmente intorno in cerca del Reaper, ma non ce n’era traccia. Era come se fosse scomparso, o non fosse mai stato lì. Esattamente come il mantello di Demyx, sparito dalle sue spalle come un’ombra alla luce.
Il suo telefono mandò il segnale acustico di una nuova email. La aprì e il cuore gli saltò due battiti.
I miei complimenti per aver superato la mia piccola missione!
Ora tutti i tuoi ricordi sono al loro posto, e mi vedo costretto a ringraziarti per aver consegnato quella piccola pin da parte mia.
Non avevo dubbi che avresti fatto un lavoro eccellente, Neku Dear!

Non aveva firma ma Neku sapeva che solo una persona era in grado di chiamarlo “Neku Dear” in quel modo. Yoshiya Kiryu.
Voltando istintivamente gli occhi sulla statua che dominava la piazza, per un attimo gli parve di scorgere il ragazzo dai capelli color cenere, uno dei suoi sorrisi enigmatici in viso, che lo salutava con la mano con aria leggermente canzonatoria. Ma  quando corse in avanti per raggiungerlo anche lui era sparito come un’ombra, dissolto nelle strade di Shibuya.

Angolo di BlackKay97


Kay: Salve a tutti gente! Eccoci tornate con questo sequel! ^^
Black: Come promesso ecco la seconda parte delle avventure di Neku e "Myde", scirtto tra virgolette per ovvi motivi ;)
Kay: Eh, già... poverino. Comunque, prima che arrivino repliche, sì, Demyx è diverso rispetto a Kingdom Hearts... molto diverso, ma essendo un Nessuno non può provare emozioni. Dunque è privo di carattere. Direte: "Ma lui ha un carattere!!", eh, lo so! Ditelo a quell'assassino di Sora!! ... Diciamo che è uscito in questa maniera perchè:
1. Mi sono attenuta al "testo" secondo cui non prova emozioni.
2. Mi diverte troppo filosofeggiare! XD Insomma... fare queste frasi ad effetto che... ti fanno perdere un quarto d'ora ad elaborarle! XD
Black: vi assicuro che durante la stesura del testo sono stata confusa quanto Neku una o due volte! XD
Kay: Mi stimo! ^^ Poi, vabbè, il titolo è una traduzione in inglese di una domanda che... ad un certo punto (non ho voglia di contare le righe...) Demyx rivolge a Neku.
Black: che dire... direi che le note tecniche sono finite. Se avete letto la storia vi preghiamo di lasciare una recensione o un commento, dove ci dite cosa ne pensate! :)
Alla prossima!

Black & Kay
   
 
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