Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Sagitta90    01/03/2014    2 recensioni
La guerra è finita. Le grandi casate che hanno un tempo segnato i confini di Westeros si sono divorate l’un l’altra fino ad estinguersi. Tutte, eccetto quella dei Lannister.
A spegnere le fiamme che lambiscono i resti di un continente in rovina giunge la Principessa di Essos, colei che sarà giudice dei peccati della famiglia dei leoni. E con lei cavalcano due fanciulle, provate dal dolore ma risolute nella ricerca della loro vendetta. Due fanciulle che i Lannister ricordano bene.
Genere: Fantasy, Fluff, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Daenerys Targaryen, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: i personaggi di "Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" o de "Il Trono di Spade" (scegliete la vostra versione, tanto è come nella proprietà commutativa: il risultato non cambia) non mi appartengono, ma appartengono a quel buontempone di George Martin!



IN WOLVES REVENGE


Approdo del Re attende. E’ immobile e tremante la città, e dentro le sue mura immobili sono i fabbri, i calzolai, i mercanti, le prostitute, gli orfani. Sono immobili i randagi nelle strade, i gatti sopra i tetti e i gabbiani sui pontili. Un’intera popolazione, piegata dalla fame e dalla miseria, attende quasi senza respirare questo nuovo annunciato miracolo. Nei loro cuori infuriano senza misericordia paura e rassegnazione, ma per la prima volta da mesi la speranza si fa spazio tra le pieghe dei loro animi spezzati; perché alla fine sono solo esseri umani, e non possono fare a meno di appigliarsi a questa flebile scintilla, a questo barlume di luce che proviene da Essos, e che sembra aver portato del bene ovunque sia arrivato.
E’ immobile l’esercito che è entrato in città alle luci dell’alba, così strano e disomogeneo, e altrettanto immobili sono gli uomini e donne al suo seguito, una vastissima schiera di persone vestite di bianco e azzurro, dalle espressioni così liete e serene da non sembrare reali.
E’ immobile Ser Jorah Mormont, la barba incolta, i capelli troppo lunghi ed una nuova spada -forgiata da un fuoco che nessuna fucina potrà mai produrre- al suo fianco. La sua postura è rilassata senza mai essere fiacca ed il suo sguardo oscilla tra il cielo ed i prigionieri.
Anche i prigionieri sono immobili. Come potrebbero non esserlo? Sono stati messi in piazza, trascinati fuori dalla Fortezza Rossa in un tripudio di sete e gioielli, da mani sporche e con le unghie rovinate dal lavoro. Lo stesso popolo li ha consegnati, incurante delle spade della Guardia Reale, e anzi felice di morire in nome della possibilità di ricominciare. Hanno affrontato i soldati del re per la speranza di vedere cibo nei loro piatti e un tetto sulle loro teste, con solo pochi stracci a separarli dalle lame e dalle fruste, ma ci sono riusciti.
Nessuno stendardo è stato appeso, nessun dispaccio emanato: soltanto delle voci, ad affermare che la nuova regina stava risalendo la costa, e veniva a risanare le ferite che i potenti avevano inflitto ai deboli. Pochi sussurri, che sono divampati in un incendio di aspettative, e hanno portato quegli uomini e quelle donne ad offrire di nuovo il loro cuore e le loro braccia agli dèi, vecchi e nuovi.  
Non c’è stato bisogno di espugnare la città, né di aprire le porte. Il solo compito che Jorah ha dovuto svolgere è stato quello di incatenare la famiglia e di scortarla lì dove si trova adesso: inginocchiata davanti alla Fossa dei Draghi, sulla collina di Raenys.
Ha qualcosa di poetico e di raccapricciante la decisione di portarli lì, dove piccole ossa di drago sono disseminate un po’ ovunque; di sicuro è il luogo adatto in cui accogliere l’ultima dei Targaryen.
 
Sono prigionieri i Lannister, ma orgogliosi. Sono guerrieri che attendono solo una breccia per poter colpire di nuovo, e forse è per questo che hanno resistito tutti quanti così a lungo.
Cersei ha le spalle dritte, l’odio negli occhi e le labbra strette in una linea sottile. L’hanno afferrata anche per i capelli pur di non farla scappare e della sua lunga chioma dorata restano ciocche ispide e spente, di lunghezze diverse, simili a fili di paglia aggrovigliati. L’umiliazione che prova è tale da non renderle quasi possibile ragionare lucidamente, ma le fa quantomeno capire che è la fine: se suo padre fosse ancora vivo non avrebbe mai permesso che arrivassero a quel punto, che una manciata di pezzenti usasse i suoi figli e suo nipote come fantocci da esibizione; sarebbe arrivato a capo di un’armata e avrebbe trucidato chiunque si fosse trovato sul suo cammino, come aveva già fatto.
No -pensa la ormai deposta regina reggente- la verità è che non esistono più alleati per i Lannister: i Tyrell sono morti dopo il matrimonio di Joffrey, in seguito alla scoperta del veleno nelle mani di Olenna; i Frey distrutti da quelle poche, restanti, dozzine di Stark che si sono sacrificate per vendicare l’affronto subìto alle Nozze Rosse. Ormai esiste un solo esercito ed è quello della puttanella Targaryen, che sta arrivando lì con i restanti membri della sua già imponente armata.
Tyrion a differenza della sorella non crede che quella sia la fine; è sempre stata troppo teatrale Cersei, troppo melodrammatica, per rendersi conto di quale sia la situazione: non è l’umiliazione il gradino finale. Ne sarebbe molto più che lieto, l’affronterebbe con gioia, abbracciandola come una vecchia amica; la vergogna non lo ha abbandonato mai, per tutto il corso della sua vita, e lui ha imparato a conviverci, sebbene non sempre serenamente. Ciò che la sorella ancora non comprende è che a decretare la loro sorte sarà la figlia di Aerys Targaryen, totalmente consapevole del fatto che la famiglia Lannister sia responsabile non solo della diretta morte del padre, ma anche della collaborazione nella morte del fratello Rhaegar: li scuoierà vivi lentamente, non esiste dubbio alcuno. Jaime sarà il primo e poi toccherà a loro.
Ancora una volta si chiede perché ha dato tanto per una famiglia che non ha mai mostrato una briciola di apprezzamento -figurarsi poi di affetto- per lui, e ancora una volta non sa rispondersi.
Ciò che Tyrion non ipotizza nemmeno è che suo fratello non è minimamente coinvolto in ciò che sta accadendo loro: è stato tirato giù da cavallo dopo essere rientrato in città, e scaraventato nella polvere, per poi essere trascinato nel fango fin sulla collina, ma non se ne è curato: i suoi pensieri sono troppo distanti. Forse dovrebbe riflettere su quanto tutti loro siano in pericolo e concentrare ogni suo sforzo nel tentativo di salvare Cersei e Joffrey, ma non ci riesce. Pensa invece che non ha mai visto Tarth, e che forse è davvero bella come gli è stata descritta. Pensa che non ha più uno scopo nella vita e soprattutto che non vuole averne uno. Ma ce l’ha avuto, per poco, accanto ad una donna sgraziata, che senza volerlo gli ha insegnato che cos’è la vera forza, che cos’è il vero onore…si chiede se forse, con un po’ più di tempo, senza volerlo gli avrebbe insegnato anche che cos’è il vero amore. Un amore che non sia malato e colpevole, che non lasci fitte di amarezza dentro il cuore.
Ma che importanza ha adesso? E’ tornato, ed in quel luogo lui sarà sempre Jaime Lannister, lo Sterminatore di Re.
I tre fratelli attendono insieme alla città trepidante, e ognuno di loro si prepara alla morte a modo suo; soltanto Joffrey resta convinto che tutto si risolverà a loro favore e continua a mormorare minacce, livido di rabbia, la mascella contratta ed il viso gonfio di ematomi ed incrostato di sangue secco.
L’aria vibra nell’attesa di un suono che non appartenga a quei confini: un colpo secco, un tuono roboante…basterebbe anche un sospiro. E poco dopo arriva, ma è qualcosa di inaspettato: è un suono cadenzato, costante, un “flap flap” che non somiglia a nessun altro suono che quella città abbia mai udito. Nessuno è saggio abbastanza da rendersi conto che è semplicemente un suono che quella città non ode da molto.
Non si sa di preciso chi sia il primo ad alzare gli occhi al cielo, né chi sia il primo a gridare di sorpresa, sgomento o paura, ma è certo che è Jorah a dire qualcosa in una lingua sconosciuta e a far muovere l’esercito in una formazione precisa. Circondano la Fossa dei Draghi -per quanto incredibile sia la cosa, il numero degli uomini lo consente- e aspettano con espressioni fiere il loro vero capo.
 
Il drago -la bestia immensa e leggendaria che dovrebbe ormai essersi estinta- è nero e le sue squame rilucono del sole alto nel cielo come se fossero fatte di ossidiana; è dieci volte più grande di qualsiasi animale di Westeros, una muscolatura imponente, e quando atterra al centro della grande cupola caduta, la terra trema. Le grida cominciano a risuonare nell’aria -i più sono troppo increduli per dar voce ai loro sentimenti- ma si spengono con velocità quando la creatura abbassa le ali, e tutti scorgono la figura seduta sul suo dorso.
Jorah si porta accanto all’animale e gli da una pacca sul fianco, poi porge le braccia al suo cavaliere.
Danaerys Targaryen scende nella città del Trono di Spade con eleganza e senza alterigia. Lo sguardo che rivolge ai prigionieri è insolitamente breve e disinteressato, ma quando guarda il popolo il suo viso si trasfigura: le sue labbra rosse si tendono nel sorriso che una madre rivolge ai suoi figli, che le raggiunge gli occhi e li fa risplendere di un viola più puro delle ametiste di Volantis. Il largo gruppo di donne e uomini che è entrato in città con l’esercito, le si stringe attorno. Ognuno di loro tende la mano, le sfiora i capelli o la veste, con riverenza, come se quella ragazza fosse la Vergine e la Madre insieme.
Dal punto più alto della collina, la diretta discendente di Raenys dà voce alle preghiere del popolo.
<<-Brava gente di Approdo del Re, la guerra è finita. E’ finita per i più forti e per i più deboli, e non ricomincerà. Dalle ceneri di questo continente in fiamme sorgerà una nuova reggenza, e in questo nuovo regno ogni uomo donna e bambino avrà quello che gli spetta e quello che merita. Vi prometto che tutto ciò che vi è stato tolto o che non vi è mai stato dato -cibo, cure, tranquillità- vi verrà restituito. Sarete padroni di voi stessi, sarete liberi di scegliere se sfruttare la vostra rinnovata dignità o gettarla al vento, ma la decisione sarà soltanto vostra.>> - Il silenzio che accoglie quella dichiarazione è tremulo di commozione e profonda gratitudine.
<<-Chiunque di voi abbia bisogno di un posto dove passare la notte si rivolga alla mia ancella. - Una giovane ragazza dalla pelle scura come l’ebano si fa avanti dalle file della gente della principessa. - Lei vi darà riparo. Domani cominceremo i lavori di costruzione. Sia chiaro questo: a nessuno verrà negato aiuto d’ora in avanti, ma nessun tipo di violenza o imposizione sarà tollerata.>> - In sostegno a quelle parole la coda del drago sferza l’aria e le fauci si socchiudono in una sorta di malevolo ghigno animale che fa trattenere il fiato a tutti, nessuno escluso.
La giovane scende il fianco della collina, accompagnata da due donne più anziane e seguita a breve distanza da tre guardie armate -Immacolati dell’altro continente- e si confonde in breve tra la gente.
E’ in quel momento che Daenerys dedica la sua attenzione ai Lannister.
Gli occhi di Cersei scintillano di rabbia sotto il pallore spettrale, ma nonostante il suo cuore perda un battito ogni volta che il drago si muove, la sua lingua tagliente articola:
<<-Intendi purificare questa cloaca di feccia e putridume con qualche pagliericcio? Non sei la prima ad avere questa idea, ti stupreranno come una troia e poi ti getteranno nei canali!>> - Jorah estrae la spada in meno di un secondo ma mentre Jaime chiude gli occhi, per risparmiarsi la visione della morte della sorella, Daenerys alza la mano per fermare il suo comandante. E’ un gesto lieve, appena accennato, e le dita che si posano sul polso dell’uomo sono leggere come il battito d’ali di una farfalla. Quando parla però la sua voce ha il suono dell’acciaio temprato.
<<-Ho saputo della generosità di Lady Margaery. Lei tuttavia non è stata stuprata e gettata nei canali, è stata uccisa dai soldati per vostro ordine, con tutta la famiglia. Sotto il vostro tetto. Come ospite. - La parola viene sottolineata e questo porta Cersei a diventare lievemente più pallida. - Mi è stato riferito che i Frey hanno agito nello stesso modo contro un’altra casata. Non meraviglia dunque la fine che hanno fatto.>> - Un istante dopo Joffrey si alza in piedi barcollando, l’espressione furibonda di un cane rabbioso. La spada di Jorah è sulla sua gola ancor prima che lui si alzi completamente. Cersei gli si aggrappa al farsetto, cercando di farlo tornare in ginocchio ma lui la scaccia con un gesto irato, e sibila a Daenerys:
<<-Quando mio nonno arriverà qui con il suo esercito farò squartare ogni uomo e violentare ogni donna, prima di staccar loro la testa per abbellire le picche di tutta Approdo del Re!>> - Tutto ciò che ottiene dalla ragazza è un sopracciglio inarcato. Jorah la guarda con trasporto.
<<-Posso ucciderlo ad un tuo comando.>> - Dany gli sorride.
<<-Certo che puoi, ma aspetteremo di essere tutti riuniti per prendere questa decisione.>> - Ed è allora che lo sentono di nuovo, il battito di ali. Questa volta la povere si alza dal suolo in un turbinio scomposto ed il sole si oscura per l’eccessiva grandezza di ciò che si staglia nel cielo.
Sopra la collina di Raenys appaiono altri due draghi. Uno scende in picchiata, scatenando un fuggi-fuggi generale nella città e fermandosi di colpo pochi secondi prima di impattare con il terreno; le sue squame sono di un verde brillante, il colore del muschio e delle fronde degli alberi al tramonto. Il secondo drago plana dolcemente prima di atterrare, con una grazia quasi impossibile per un animale di tale stazza; le scaglie che gli ricoprono il corpo sono di un uniforme color crema, ma le lunghe ossa delle ali hanno il colore dell’oro appena fuso.
I due cavalieri sono vestiti con identiche armature protettive, costituite da elmo, gorgiera, schinieri ed un solo mittene, quello con cui entrambi si reggono al pomello della sella su cui siedono. Il cavaliere del drago verde -più basso e tonico- lo porta al braccio sinistro, il cavaliere del drago bianco -più alto e snello- al destro.
Daenerys sorride ai due con calore, che smontano e le si inginocchiano davanti.
<<-In piedi. Ve lo ripeto per l’ultima volta: non dovete piegarvi davanti a me.>> - Dopodiché si volta nuovamente verso i prigionieri e, sebbene sia una cortesia non dovuta, presenta i nuovi arrivati.
<<-I miei consiglieri personali.>> - Quando i cavalieri si tolgono l’elmo le cose cambiano totalmente. E’ come se il tempo rallentasse, come se il vento soffiasse più forte per evidenziare la portata di quanto sta accadendo.
Gli occhi di Cersei perdono del tutto il loro astio, e la luce che sostituisce l’ira è quella dell’orrore quando i lunghi capelli rossi di Sansa Stark le ricadono sulle spalle. E quando anche il corto caschetto castano scuro di Arya Stark vede la luce, al danno si aggiunge la beffa. Nessuno si domanda che cosa ci facciano quelle due assieme all’ultima dei Targaryen; sono lì e tanto basta. Sono lì e assistono alla loro vergogna.
Il sorriso di Sansa è sottile, affilato come una lama e profondamente soddisfatto; i suoi occhi azzurri riflettono anni di umiliazioni, di minacce, di promesse a vuoto, di colpi messi a segno. Le labbra di Arya sono aperte in un ghigno che la ragazza non si premura di nascondere, elmo sotto il braccio e schiena dritta, ed il suo atteggiamento manifesta il desiderio di farla pagare a chi l’ha spinta alla fuga e all’anonimato, a rubare e ad ammazzare.  
<<-Arya…Lord Joffrey mi ha informata che intende ordinare all’esercito di Lord Tywin di uccidere e stuprare appena entrerà in città. Possiamo fare qualcosa per impedirlo?>>
<<-Tutte le fazioni dell’esercito di Tywin sono cadute. Banefort, Rayne, Westerling, Crakehall…non sono più una minaccia per nessuno.>> - Dany annuisce, senza staccare mai gli occhi da quelli del giovane rampollo dei Lannister.  
<<-E in quanto a Tywin Lannister in persona Sansa mia cara?>> - La voce di Sansa è fresca come l’acqua e dolce come il miele nel rispondere alla sua sovrana.
<<-La nostra migliore milizia lo sta portando qui Altezza. Mi spiace dirvi che forse dovremo attendere ancora qualche giorno: dopo aver distrutto l’intera flotta di Lannisport sono dovuti tornare via terra.>> - Lo sconcerto albeggia nelle iridi acquose del ragazzo, che con un sobbalzo violento finisce a terra in una posizione ridicola.
Non ci sono risate né versi di scherno che seguono la caduta e quel silenzio è già parte della vendetta che le sorelle Stark hanno nutrito con impegno e devozione nei loro cuori. La regina fa loro un cenno e le ragazze la seguono, incuranti dello sguardo spaesato e sconvolto di Joffrey e dell’ira di Cersei. 
  
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