Dean si accorse di aver perso la lista della spesa, o peggio, di averla dimenticata a casa. Si guardò intorno con il cestino del supermercato in mano, sperando di ricordare cosa avesse scritto, sperando che anche Cas avrebbe potuto aiutarlo.
Si voltò per chiamarlo e non lo trovò nelle vicinanze. Fare la spesa con questo Castiel umano diventata sempre più faticoso. Certe volte si comportava come un bambino disubbidiente.
"Cas?" lo chiamò, ma lo vide subito dopo a qualche metro di distanza, nel corridoio parallelo al suo, intento ad osservare qualcosa su uno scaffale come un bambino curioso. Dean lo raggiunse a grandi passi e prima che potesse riferirgli il suo problemino con la lista, vide cosa stesse guardando l'altro e si ammutolì, confuso.
"Dean," iniziò Cas, senza togliere lo sguardo dall'oggetto che aveva catturato la sua attenzione. "Cos'è questo?"
"Erm," Dean si grattò la nuca. "E' una tintura per capelli, Cas. Perché?" Ti serve? Avrebbe voluto chiedere, ma Castiel non aveva capelli bianchi. A prescindere dal fatto che stesse guardando la tintura per donna.
Forse voleva semplicemente cambiare colore di capelli, visto che si era fermato davanti una scatola di tinta rosso fuoco.
"E a che cosa serve?"
Dean spostò il cestino della spesa nell'altra mano. "A... tingersi i capelli. Perché?"
"Tingersi i capelli?"
"Sì, Cas. Cambiare colore." Si fece coraggio. "Ho perso la lista della spesa."
Castiel lo guardò per la prima volta. "Perché gli umani dovrebbero cambiare il colore dei capelli?"
Dean sgranò gli occhi. Stavano davvero facendo quella conversazione? Era peggio di parlare con un bambino. Non poteva chiedere domande più normali?
"Cas," iniziò Dean, si guardò intorno disperato. Si schiarì la gola. "Be', per coprire i capelli bianchi." Castiel lo guardò confuso. "Sai, quando invecchiamo, i nostri capelli diventano bianchi con l'età."
"E allora?"
Dean prese un bel respiro. "Allora la gente li copre."
"Ma perché?"
Dean questa volta appoggiò il cestino per terra. Si grattò il naso, concentrato, pensieroso. "Perché a nessuno piace invecchiare."
"Ma è il processo naturale della vita mortale, Dean."
"Sì, ma alla gente non piace. Non piace a nessuno
invecchiare,
Cas. Così come a nessuno piace ingrassare." Castiel strinse
gli occhi nel modo caratteristico che gli apparteneva, quella che lo
faceva assomigliare ad un gatto curioso, oppure ad un gufo
spennacchiato. Era un
segno caratteristico del fatto che continuasse a non capire. Dean si
riempì di pazienza e cercò di essere
più chiaro e
sincero possibile. "Siamo umani. A noi non piace invecchiare. Non ci
piace sapere che non siamo più attraenti, o forti, o in
buona
salute. Anche se è il ciclo naturale di ogni essere vivente.
A
dire la verità molto spesso non ci piacciamo neanche quando
siamo giovani, non ci piace come appariamo allo specchio, come ci
stanno addosso i vestiti che compriamo, anche se li abbiamo scelti noi,
o come ci
vedono gli altri. Il nostro carattere, le nostre debolezze, a volte
anche i
nostri pregi. Guardiamo le persone intorno a noi e ci chiediamo
continuamente a cosa stanno pensando mentre ci fissano incuriositi, se
hanno dei giudizi positivi o negativi, se stanno lì ad
ascoltarci perché sono interessati oppure perché
sono fin
troppo educati per mandarci a fanculo. Non esiste essere umano che si
piace così com'è Cas, la gente vuole sempre
cambiare,
c'è chi si tinge i capelli perché si sente
vecchio e
c'è chi lo fa perché non si piace e vuole
apparire in
maniera diversa." Dean fece una pausa, sperando che Castiel lo
seguisse. Continuò: "La gente spende un sacco di soldi su se
stessa: donne che vanno dal parrucchiere, persone che si rifanno il
naso, bambini con l'apparecchio ai denti. Le diete. Sto parlando anche
di chi va da quei fottuti psicoterapeuti che devono aiutarti a trovare
cosa c'è di sbagliato in te." Rimasero in silenzio per un
momento. "Ci sono mattine in cui non vuoi alzarti dal letto
perché pensi a tutte le persone che ti giudicheranno. Ci
sono
volte in cui ti fai scappare alcune cose dalla bocca e te ne penti
nello stesso istante in cui le dici, ma sei troppo orgoglioso o
afflitto per avere la voglia di chiedere scusa. Ci sono volte in cui
chiedi scusa ma non basta.
"A volte fai del male alla gente senza accorgertene. E le persone
scappano via da te, senza una spiegazione apparente, e tu sei
così ferito da non riuscire a rincorrerle. Perché
in
fondo, dentro di te, sai quanto tu sia fottutamente sbagliato, allora
non
riesci proprio a biasimarle. Poi ci sono quelle persone che conosci da
una vita, amici, parenti, che da un momento all'altro ti ricordano
quanto tu faccia schifo. E non puoi fare niente per migliorarti
perché non sai neanche da dove cominciare. Ed è
come se
stessi affogando. Ti guardi allo specchio e non vedi nulla di buono."
Dean fece una risatina. "E pensi che colorarsi i capelli forse possa
aiutare un pochino... ma in fondo, lo sai che non è
così."
Dean prese uno spazzolino dallo scaffale, lanciandolo dentro il cestino.
"E' molto triste." Commentò Castiel. "Ti senti anche tu così? Vecchio e... inadeguato?"
Dean gli sorrise. "Certo. Sono umano anche io."
Si guardarono ancora, in silenzio, scrutandosi.
"Non so se può fare la differenza," Castiel prese il cestino della spesa accanto ai piedi di Dean. "Ma io ti trovo davvero bello. Non cambierei niente di te. Anche quando sarai vecchio e non ti potrai più muovere." E poi si diresse verso la cassa, senza prendere niente, senza ricordarsi di quella stupidissima lista della spesa smarrita.