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Autore: ChiaraLilianWinter    03/03/2014    1 recensioni
Tu eri l'unico che poteva starmi vicino in quelle ultime ore, perchè tu stesso eri stato una mina, una mina che era scoppiata tante volte e aveva ferito tante persone, ma la persona che più avevi ferito eri proprio te stesso.
[BreakxShelly]
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The one that got away


Used to steal your parents’ liquor
And climb to the roof
Talk about our future
like we had a clue
Never plan that one day
I’d be loosing you


'Non pensi che Parigi sia una città meravigliosa?' Quando ti avevo posto quella domanda, tu avevi alzato gli occhi su di me e mi avevi guardata perplesso. 'Le piace Parigi, mia signora?' Ogni volta che mi chiamavi così storcevo il naso, ma sapevo che era completamente inutile dirti di non farlo, tanto non mi avresti ascoltata. Perciò avevo lasciato correre. 'Molto. Ho letto e sentito tante cose su quella città...' 'Se vuole, un giorno, potrei accompagnarla lì.' 'Sarebbe stupendo' Così tante illusioni. Adesso che ci penso, sembravamo due bambini ingenui e sognanti, più che un giovane cavaliere e una duchessa. Spesso, di notte - nonostante fosse assolutamente disdicevole che una donna e un uomo, soprattutto se padrone e servitore, passassero insieme la notte - venivi a farmi visita rompendo tutte le regole che erano state imposte tra di noi e mi svegliavi con un bacio, per poi prendermi in braccio come una principessa e portarmi così fino al tetto, dove ci stendevamo uno accanto all'altra e ci raccontavamo di luoghi e di sogni meravigliosi, che non saremmo mai stati in grado di raggiungere.

And in another life
I would be your girl
We keep for our promises
Be us against the world


Una delle cose che preferivo fare, ad essere sincera, era stare seduta sulla 'mia' poltroncina, quella vicino alla finestra, che dava sul parco della villa Rainworth. Giusto davanti a me c'era un'altra poltroncina, ma tu non ti sedevi mai lì, sarebbe stato troppo normale, per te. Ti mettevi sul davanzale, raccogliendo un ginocchio al petto e lasciando l'altra gamba a ciondolare. Guardavamo fuori, entrambi in silenzio, lasciando scorrere pigramente lo sguardo su tutto quel verde - oppure sul bianco della neve, d'inverno. Talvolta, quando Sharon e Reim giocavano proprio nella zona su cui si affacciava la finestra, tu li osservavi per tutto il tempo, con un perenne sorriso sulle labbra quando guardavi mia figlia. 'La tua piccola sorellina', la chiamavi, e io sorridevo a quel soprannome, pur sapendo che non sarebbe mai rimasto così. Quella piccola sorellina che per te non sarebbe mai potuta essere nient'altro che quello, quel soprannome era un limite che tu stesso avevi imposto, per evitare che, un giorno, avresti potuto guardarla con occhi diversi. Quando io ti dicevo che non sarebbe rimasta 'la tua piccola sorellina' per sempre, tu mi sorridevi e rispondevi semplicemente 'perchè no?'. Oh, mio caro cavaliere, ti stavi illudendo.

And in other life
I would make you stay
So I don’t have to say
You were the one that got away


Se c'era una cosa che odiavo in assoluto, erano gli occhi lucidi delle persone che visitavano la mia stanza, in quegli 'ultimi giorni'. In particolare mia madre, che ero abituata a vedere sempre forte e sorridente, aveva dei crolli emotivi sempre più spesso, e vederla in quel modo mi faceva a pezzi il cuore. Era per questo che, spesso, quando era lei a farmi visita facevo finta di dormire, per non doverla affrontare. Mi sentivo terribilmente in colpa. Ero come una mina, pronta a scoppiare. E allora, quando sarebbe successo, non avrei solo ucciso me stessa, ma anche tutte le persone che mi erano vicine.* Quanto odiavo quel pensiero. Era per quello che non volevo parlare con nessuno, non volevo vedere nessuno, tranne te. Tu, eri l'unico che potevi starmi vicino in quelle ultime ore, perchè tu stesso eri stato una mina, una mina che era scoppiata tante volte e aveva ferito tante persone, ma la persona che più avevi ferito era proprio tu stesso. Proprio perchè eri riuscito a sopravvivere a così tante esplosioni, ero sicura che avresti affrontato e vinto anche quella, nonostante il pensiero di ferirti mi faceva odiare me stessa. Un altro motivo per cui acconsentivo a farmi visitare da te era perchè, anche se avessi rifiutato, sapevo che tu saresti arrivato anche a uccidere le guardie fuori dalla mia porta, pur di vedermi. Oh, perchè devi essere così? Perchè devi legare il mio cuore al tuo? Vuoi davvero farti male?

All these money can’t buy me a time machine
Can’t replace you with a million rings
Shoulda told you what you meant to me
Cause now i pay the price

'Mia signora...' Avevi detto così, e mi avevi guardato con occhi smarriti, l'ultima volta che eri venuto a farmi visita. In una settimana ero peggiorata terribilmente, tanto che i medici che mia madre chiamava a visitarmi il giorno prima avevano annunciato che era tempo di dirmi addio. Non c'era più nulla da fare. Io, sotto il tuo rimprovero, avevo insistito ad alzarmi dal letto e avevo camminato tremante fino alla finestra, fino alla mia poltroncina, e ti avevo pregato di concedermi un ultimo di quei nostri silenzi. Tu ti eri seduto sul davanzale, ma nemmeno una volta i tuoi occhi si erano posati sul paesaggio alla finestra, così come i miei. Ci eravamo guardati, in silenzio, e dopo un pò tu eri stato scosso da un fremito e ti eri piegato su te stesso, singhiozzando. Io avevo aspettato che quel pianto cessasse, prima di avvicinarmi a te e stringerti forte, posando le mie labbra sulla tua fronte. Tu avevi alzato il viso per unire le tue alle mie, per un'ultima volta, ma io avevo negato quel contatto. Come potevo fare altrimenti? Come potevo lasciare che tu ti legassi ancora di più a me? Mi ero specchiata in quello sguardo disperato e smarrito e, in un disperato tentativo, avevo tentato di allontanarti. Prima di scoppiare, avevo cercato di farti fuggire il più lontano possibile. Ma non aveva funzionato. Tu, nonostante tutto, mi avevi guardato con collera - sì, collera - e ti eri avvicinato fulmineo, intrappolandomi tra le tue braccia e baciandomi. Io avevo cercato di divincolarmi, ma tu non avevi mollato la presa. Quando mi avevi sussurrato 'ti amo', io, piangendo, ti avevo cacciato via. Ma nonostante ciò, l'ultima cosa che avevi fatto non era stato rivolgermi uno sguardo di disprezzo o di rabbia, ma sorridermi dolcemente e posarmi un bacio sulla fronte, dicendomi 'Ti prometto che, un giorno, ti rincontrerò. Tu aspettami.'

And in another life
I would make you stay
So I don’t have to say
You were the one that got away
The one that got away


*Preso da 'Colpa delle stelle' di John Green

Ancora non ho trovato un nome decente da dare all'angolo autrice. Quindi, per ora, lo chiamerò semplicemente angolo autrice.

Non so se la canzone ci azzecca qualcosa, temo di no. Ma mi piaceva, sono ossessionata da questa canzone, perciò.. Sì. Sinceramente non credo proprio ci azzecchi, ma fa nulla. U.U Non ho niente da dire, se non che sinceramente io non amo molto la BreakxShelly, ma ho scritto lo stesso questa fanfiction perchè Si. E che il ragionamento preso da 'Colpa delle stelle', della mina, mi ha colpito e amo quel pensiero, perciò l'inserito perchè sì. E... Basta. Ciao :3
  
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