Una fresca mattina di autunno - e come ogni mattina -Violet Green, segretaria del direttore del giornale “The Realist” , era appena entrata in redazione, aveva appoggiato il cappotto e la borsa all’attaccapanni all’ingresso e stava aprendo le porte del corridoio che portavano alla redazione. Era il suo compito arrivare prima di tutti, preparare l’ufficio per l’arrivo del direttore, preparare il caffè e riscaldare le brioche. Le piaceva arrivare prima di tutti, a quell’ora nell’aria c’era ancora il profumo dell’inchiostro delle stampe della notte prima, gli altri odiavano quell’odore ma a lei piaceva da morire. Spalancata l’ultima finestra, prese la borsa e si diresse verso la sua scrivania, posizionata di fronte all’ufficio del grande capo. Attraversò la grande stanza rettangolare piena di scrivanie, scaffali e pacchi di fogli per le macchine da scrivere; girò l’angolo e lo trovò lì seduto alla sua scrivania, con i piedi sul tavolo e un grande quotidiano a coprirgli la faccia.

-Dirò al direttore di cambiare di nuovo la serratura- Violet  lo disse in tono quasi rassegnato
-Ed io riuscirò ad aprirla comunque, non si disturbi tanto-

Quanto le dava sui nervi quell’uomo. Jake Butler, così si chiamava. Era un giovane giornalista molto sicuro di sé e determinato a fare carriera. Se aveva un articolo scottante tra le mani usava ogni mezzo per avere informazioni, anche quelli più sconvenienti; ma aveva davvero molto talento ed era  forse l’unica cosa che le piaceva di quell’essere.

-Come sta signorina Green?- Jake ripiegò il grande giornale e lo appoggiò sulla scrivania.
-Prima di vederla magnificamente- lei sorrise

Jake si mise a sedere diritto e incrociò le braccia al petto appoggiandosi allo schienale. Lei era in piedi davanti a lui, lo osservò per qualche momento. Gli occhi color nocciola a contrasto con i capelli castano scuro tenuti perfettamente in ordine con il gel, la camicia bianca nascosta sotto un gilet grigio e arrotolata fino ai gomiti e il viso giovane che lasciava trasparire i suoi  vent’anni. Da fuori sembrava essere un così bravo ragazzo ma chi lo conosceva, come Violet, sapeva  bene che quella era solo apparenza. Lei invece era quel che mostrava. Una tranquilla ragazza di città che passava il suo tempo a studiare e a leggere, indossava sempre tailleur dai colori sobri e teneva i capelli neri raccolti in una crocchia  dietro la nuca.

-Potrei riavere il mio posto?- chiese lei sistemando i suoi appunti sulla scrivania

Il giornalista si alzò in silenzio e le passò vicino dandole una leggera spallata, si sedette alla sua scrivania e si accese una sigaretta.  Violet si mise al suo posto ed iniziò il suo lavoro.  Appena arrivato il direttore ed il resto dei giornalisti iniziò la solita ruotine giornaliera: la riunione con tutta la redazione, la raccolta di informazioni, la pausa per il pranzo, la stesura degli articoli e la preparazione del progetto di stampa. I primi ad arrivare erano anche gli ultimi ad andarsene, la giovane assistente restava fino a quando la prima copia del giornale era pronta, la controllava e la ricontrollava più volte facendo attenzione che tutto fosse al suo posto. Alla fine richiudeva tutte le finestre, si rimetteva il suo cappottino e prendeva il tram per tornare a casa.