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Autore: Obsydian    03/03/2014    2 recensioni
Quella sera sarebbe accaduto qualcosa, qualcosa che avrebbe sconvolto la sua vita, Miranda lo sentiva nel profondo del suo essere. Chiusa nella sua camera, le luci spente, rifletteva pacatamente sul senso della sua vita, sulla sua fragilità, mentre fuori imperversava un violento temporale. Con gli occhi lucidi Miranda guardava le luci della strada che filtravano debolmente, intermittenti, tra le stecche delle persiane.
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera sarebbe accaduto qualcosa, qualcosa che avrebbe sconvolto la sua vita, Miranda lo sentiva nel profondo del suo essere. Chiusa nella sua camera, le luci spente, rifletteva pacatamente sul senso della sua vita, sulla sua fragilità, mentre fuori imperversava un violento temporale. Con gli occhi lucidi Miranda guardava le luci della strada che filtravano debolmente, intermittenti, tra le stecche delle persiane.

La situazione era così semplice, eppure così maledettamente irrisolvibile… era semplicemente troppo, troppo per essere affrontato. Così si sedette sul letto, con lo sguardo vitreo, e languidamente scivolò nel delirio del sogno. O almeno, quello che sembrava essere tale.

Il sogno sulle prime sembrava confuso,  come generato da una mente folle in preda a frenetiche allucinazioni. Miranda avanzava sotto la pioggia, in uno squallido vicolo sconosciuto della città in cui da sempre viveva. Avanzava in uno stato di disperazione tale da rasentare la follia, incespicando e cadendo nelle pozze scure, fino a perdere del tutto conoscenza.

Il mattino seguente la ragazza si risvegliò nel suo letto, ma comprese subito che qualcosa non andava, un qualche elemento di anormalità che le causava un enorme disagio. Aprì gli occhi e scoprì con turbamento di essersi coricata vestita, i suoi vestiti erano fradici, come se fosse uscita sotto la pioggia battente. Ma lei ricordava di essersi addormentata come al solito, la sera precedente, e di avere fatto un sogno molto angosciante, che era ben lieta di non ricordare..
Il resto della giornata trascorse tranquillamente, anche se questo senso di inquietudine non la abbandonava mai e man mano che la sera si avvicinava non faceva che aumentare questo senso di oppressione. Aveva la sgradevole sensazione che quella notte avrebbe sognato di nuovo e aveva paura. Così, dopo avere cenato, cercò di rilassarsi sul divano del suo salotto, ancora una volta riflettendo sulla sua vita. Dopo la morte dei suoi genitori era cambiato tutto, doveva gestire da sola la casa ed essere disoccupata di sicuro non semplificava le cose. Il crollo nervoso che aveva seguito il terribile incidente che aveva coinvolto e ucciso i suoi genitori l’aveva portata ad uno stato depressivo terribile, odiava le persone che la circondavano, odiava tutto e tutti, aveva paura di tutti e di se stessa in particolar modo.

Da quel maledetto giorno aveva iniziato ad avere visioni che la esasperavano, allucinazioni di angeli e demoni che la portavano a credere di essere del tutto impazzita, lei che non aveva e non avrebbe mai creduto né agli uni né agli altri, né a Dio né al diavolo, trovava queste visioni assurde, ridicole, grottesche. Nella sua vita aveva sempre cercato di perseguire il bene, questo era l’insegnamento che le era stato impartito, ma ora, ora sentiva di non avere più niente se non l’ausilio di psicofarmaci e alcool, sempre più spesso uniti a droghe. In fondo era quello che andava cercando, la distruzione, l’annientamento di se stessa e in sé del Bene e del Male, che entrambi sapeva di possedere in egual misura. Solo le sue scelte, solo la sua coscienza avrebbe fatto prevalere l’uno o l’altro, anche se questa lotta, eternamente riproposta, non faceva che annoiarla, nel suo perenne stato di semiincoscienza autoindotta.
Involontariamente,  immersa in questi pensieri, in parte aiutata dall’effetto dell’alcool, cadde in un sonno profondo.

“Devi prendere una decisione, devi seguire il tuo istinto e lasciarti andare alle sensazioni, ai desideri..”. Seguendo questa voce la ragazza si immerse nella profonda oscurità di un quartiere che non conosceva, in stato confusionale, senza più neanche la coscienza della propria identità.
Era sera, ma non ancora del tutto buio. Gli ultimi raggi di un sole impallidito filtravano debolmente attraverso una fitta coltre di nebbia grigiastra, soffocante ma con un’aura di mistero quasi attraente. Lentamente avanzò nella direzione da cui sentiva provenire le voci che gridavano, in impeti di rabbia. Un circo, con i suoi bizzarri personaggi, si parava alla sua vista, un circo piuttosto decadente, immerso in questa semioscurità, nella luce incerta del crepuscolo.
“La vita, questa è la vita, è odio, stranezze, deformità, pazzia. La vita. E’ l’odio”.

Questa voce continuava ad echeggiarle nella testa, ancora ed ancora, la faceva impazzire. Continuava a scuotersi e dondolarsi, inerme, come in preda alle convulsioni, non riusciva a capire, a comprendere, non voleva capire. Non doveva farlo. Lasciarsi andare all’irrazionale, all’istinto, questo doveva fare. Una sottile pioggia aveva iniziato a cadere, debole e insistente. La ragazza iniziò a cullarsi dolcemente, mentre avanzava verso quelle strane e inquietanti presenze, del tutto incuranti della sua intrusiva persona, che aveva iniziato con un filo di voce a mormorare una filastrocca, forse una canzone popolare di cui, in quel momento, non era in grado di capire neanche le parole. La sua flebile voce si alzava e abbassava, come in un attacco di isteria, mentre in questo scenario quasi surreale si sentivano in lontananza i rintocchi di una campana.

All’improvviso, fragorosa e cristallina, scoppiò la risata di una giovane ragazza. No, questo non doveva succedere, non ora, questa ragazza non aveva il diritto di essere felice, non glielo avrebbe permesso, stava ridendo di lei e questo non doveva accadere. Avrebbe posto fine a questa risata. oh sì, questa risata così innocente e pura. No, in questo mondo non c’è posto per la purezza, andava eliminata, distrutta stroncata sul nascere, com’era giusto che fosse. Era questa la cosa da fare, sì, era questa. Lentamente, inesorabilmente, avanzò verso il suono che tanto la turbava e le si parò davanti l’immagine di una ragazza molto giovane, vestita da ballerina, con i lunghi capelli castani sciolti sulle spalle. I suoi occhi esprimevano una gioia primordiale, semplice e profonda, e un lieve stupore per l’improvvisa apparizione di un’estranea. E così, fulmineo, un lampo di terrore balenò nei suoi occhi, la paura si palesò nei suoi occhi nel vedere di fronte a sé il ritratto della follia.

“Non devi avere paura, è giusto così, lo sai anche tu..” sussurrava dolcemente all’orecchio della vittima, mentre con un nastro di raso nero le toglieva l’unica cosa per cui la ragazza sapere gioire in ogni istante. Ora era stata compiuta giustizia, la quiete era tornata e così il piacevole senso di oppressione che la circondava e che, ormai, aveva imparato ad amare.



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Nda. Ed eccomi a pubblicare la mia prima fanfiction... grazie (o per colpa?) di alcune persone che mi hanno suggerito caldamente di provare... e dopo anni di totale assenza dalla scrittura per giunta! Non me ne abbiate se il tutto sarà risultato illeggibile, pesante, insensato, le critiche e i suggerimenti sono più che bene accetti... che aggiungere.. buona lettura e spero che vi possa piacere almeno un po'!
   
 
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