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Autore: Yeelah    03/03/2014    2 recensioni
Kosta non era cambiato di una virgola, stringeva una rosa tra i polpastrelli. Sorrideva mentre Sarah lo osservava da dietro lo spioncino.
-Allora, mi fai entrare o no, petaloùda?- chiese, sfoggiando una voce da uomo, che aveva conservato, però, il tono di quella di un bambino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tinos, 2000
I due bambini correvano tenendosi la mano attraverso il boschetto, mentre dietro di loro il mare sussurrava infrangendosi delicatamente sugli scogli. L’odore di salsedine si mischiava a quello delle piante della macchia, la quale  piano piano si sfoltiva, conducendo a una radura verdeggiante, punteggiata di fiori gialli, bianchi e rossi.
- Smettila, Kosta!- urlò ridendo la bambina dai capelli castani, superando l’amico.
- Mai, petaloùda!- rispose l’altro.
Continuarono a rincorrersi, finché si stancarono e decisero di sedersi sotto l’ombra di un salice. Iniziarono a mangiare pane e marmellata, mentre il sole splendeva e il vento faceva muovere i rami dell’albero, che sembravano narrare una storia attraverso i loro fruscii.
La vita a Tinos era modesta, per gente che viveva senza troppe pretese: pastori, contadini, pescatori e qualche negoziante. I turisti erano attirati dalla bellezza del mare, ma non ne conoscevano i segreti, al contrario degli abitanti dell’isola. Kosta era il migliore che Sarah avesse mai incontrato: sapeva dov’erano i posti migliori per pescare, tutti i trucchi per costruire al meglio una zattera con del materiale di fortuna, ma, soprattutto, era amico degli animali: essi sembravano attratti dalla sua voce, dai suoi modi delicati, dalle sue ciglia lunghe da matrioska. I gabbiani gli si avvicinavano per farsi accarezzare, così come anche il cane più feroce del villaggio, chiamato Argo. Sarah osservava stupita il carisma del suo migliore amico, e ogni volta era una sorpresa. I genitori di Kosta possedevano una capra, ed erano poverissimi. A stento riuscivano a mandare il figlio a scuola e a dargli di che vestire. A volte la madre di Sarah li aiutava come poteva, visto che era una maestra. Insegnava alla scuola elementare dell’isola. Sarah ancora ricorda il suo profumo di rosa e di talco, i suoi capelli raccolti in una coda di cavallo, le sue scarpette con la fibbia argentata, la sua figura austera e al tempo stesso rassicurante che ha giocato un ruolo importante in tutta la sua vita. Era di origine francese, si chiamava Rosalie Bernard. Il padre di Sarah era un pescatore. Spesso si assentava per giorni, settimane, e a volte tornava a casa senza niente. “Non sempre il mare è generoso, piccola mia”, diceva a Sarah prendendola sulle ginocchia e baciandola sulla guancia, facendole pizzicare il volto. Di lui, si ricorda solo gli occhi tristi, simili a due lapislazzuli incastonati in un viso invecchiato e forgiato dal vento. Sarah sapeva che i suoi genitori non erano felici; lo capiva dagli sguardi taglienti che si lanciavano, dal fatto che papà si assentasse più a lungo negli ultimi giorni. Perché Maman voleva che parlassero sempre in francese, e si arrabbiava tantissimo se Sarah tirava fuori una parola di greco? L’atmosfera in casa era sempre più pesante, ma la bambina trovava conforto in Kosta, il suo unico vero amico. Erano nati nello stesso giorno dello stesso anno, il 20 aprile 1990. Erano come fratelli, tanto che spesso uno finiva la frase dell’altra. Passavano i loro pomeriggi a giocare e a rincorrersi, e Kosta aiutava Sarah con i compiti di matematica. Oltre ad essere carismatico, era anche molto intelligente e sveglio; spesso Sarah si chiedeva se fosse giusto che quel cervello così buono fosse destinato ad essere sprecato in una vita da contadino. Kosta era lo zimbello del villaggio, a causa dei suoi occhi. Era addirittura visto come creatura maligna dai più anziani, con quello sguardo ibrido: infatti, mentre il suo occhio sinistro era nocciola, l’altro era come fatto di vetro: l’iride trasparente lo rendeva simile ad una biglia. Il suo unico difetto, quell’occhio cieco, che gli era costato il soprannome di Polifemo. Gli altri bambini dell’isola non amavano la compagnia di Kosta e Sarah, che formavano quindi un gruppo a sé stante.
-Che ne dici di raccontarmi una storia?- esordì il bambino, rompendo il silenzio in cui la compagna si era ritirata.
-Ancora?- chiese l’altra, fingendosi contrariata. Era il suo passatempo preferito, quello di inventare racconti.
-Solo uno … - supplicò l’amico.
-E va bene … - rispose Sarah, mettendosi a gambe incrociate e intenta ad intrecciare una corona di margherite.
-Allora, c’era una volta, proprio in quest’isola, una ragazza molto brutta, che non riusciva a trovare marito. Avresti dovuto vederla! Il suo volto era sempre corrucciato, il suo corpo avvizzito e piegato a causa del suo dolore e della sua rabbia. La sua disgrazia era la causa di un maleficio, che le era stato lanciato quando era molto piccola da una strega, gelosa di sua madre, una donna conosciuta per la sua bellezza: aveva capelli simili a fili d’oro e occhi ambrati, sembrava una fata, e per questo, spesso, era stata oggetto di malelingue e di pettegolezzo. In realtà, la ragazza non era affatto brutta: l’incantesimo consisteva in una sorta di gioco, la cui regola principale era quella di scoraggiare la giovane, ripetendole che non sarebbe mai stata all’altezza del mondo al di là del mare. Sua madre la teneva segregata in una stanza all’interno della sua casa; la figlia non aveva mai messo piede al di fuori di essa. Un giorno, decise di ribellarsi. Era una notte di luna piena, la luce pallida illuminava il mare, e, proteggendo Karis (era così che si chiamava la ragazza), vegliava su quel pezzo di mondo.
Karis si imbarcò su una nave di mercanti, stando bene attenta a coprirsi il viso. Viaggiò a lungo, ma quando l’alba colorò l’acqua di rosa, intravide una spiaggia.
“Quindi questa dev’essere la Grecia …” pensò tra sé e sé, stringendosi nel suo mantello scuro. L’idea di giungere in un posto nuovo la incuriosiva, ma allo stesso tempo la spaventava. E se avesse incontrato gente cattiva, che le avrebbe fatto del male? E se … -
Sarah fu interrotta dalle urla di un ragazzo che stava arrivando nella radura con grandi falcate.
-Sarah … Sarah … - chiamava il giovane.
-Cosa c’è?- chiese la bambina, sorpresa dall’irrequietezza di quel giovane.
-Mi manda tua madre … E’ successo qualcosa a tuo padre.- sentenziò l’altro, mentre le nuvole si addensavano minacciose sopra le loro teste, portando un cattivo presagio.
 
  
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