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Autore: EOW    03/03/2014    2 recensioni
Questa è la vecchia versione di una fanfic che sto riscrivendo da zero.
L'altra la troverete sempre nel mio profilo.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Twilight Sparkle, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Un rintocco.

Due rintocchi.

Twilight sentì la campana del campanile di Ponyville suonare per nove volte.

Un suono che lei conosceva bene e che lei apprezzava, poiché la aiutava a scandire il tempo e sapere sempre quando completare un impegno e dedicarsi ad altro.

Era un suono leggero e rassicurante, che non disturbava mai i sonni dei pony, nemmeno quelli più vicini ad esso. Era un suono familiare e amichevole...

Si alzò a sedere, con la testa dolorante, mentre i suoi occhi ancora non mettevano a fuoco. Ripiegò il capo su sé stessa, ricadendo quasi nel sonno, quando un piccolo pensiero le balenò per la testa.

Nove rintocchi!

Aveva chiaramente sentito nove rintocchi nel dormiveglia.

Erano già le nove? Aveva dormito davvero così tanto la scorsa notte?

Scosse il capo, stordita.

La scorsa notte...

Già...

Cosa aveva fatto la scorsa notte?

Non se lo ricordava, cercava di fare mente locale, ma l'unica cosa che il suo cervello produceva era il vuoto assoluto, nero come la pece.

“Non è che ho bevuto un'altra volta troppo sidro? Accidenti a Dash, finisce sempre per tentarmi ed io l'alcool non lo reggo proprio...” pensò, massaggiandosi la tempia.

Spostò le coperte, afferrandole con la zampa destra.

Qualcosa la colpì, fermandole il cuore per quasi un istante.

Non erano le sue coperte, nemmeno il suo letto.

Anzi... non era nemmeno nella sua stanza!

All'iniziò pensò di trovarsi a casa di una delle sue amiche, magari Rarity, visto lo stile dell'arredamento della camera... sempre che quella fosse una camera. Riusciva a vedere pochissimo, non ne era sicura.

Scese dal letto e, a tentoni, cercò l'interruttore della luce.

Per essere le nove del mattino c'era anche fin troppo buio, possibile che dalle finestre non entrasse la luce del sole? Oppure Celestia, per la prima volta, si era svegliata in ritardo?

O la campana era malandata?

La sua testa continuò a proferire pensieri del genere, smentendoli poco dopo.

Finalmente premette l'interruttore e ciò che vide non fu affatto piacevole.

Si ritrovava in una stanza simile ad una cella, ma decorata immensamente meglio, con un gusto raffinato, quasi principesco. Le finestre erano serrate, ecco perché non entrava luce.

Il letto, disfatto, presentava una coperta di seta pura, color viola scuro, molto simile alle coperte del letto di Rarity. O a quelle della camera da letto di Celestia.

Forse la sera prima era stata convocata dalla principessa in persona per svolgere qualche incarico? Se si, come aveva potuto esserselo scordato?

Decise che doveva darsi una rinfrescata al viso con un po' d'acqua e provò ad afferrare la maniglia.

Il cuore le sobbalzò.

Cosa...

Cosa diavolo era quel... quel coso?

Schizzò indietro, terrorizzata.

Stavolta la situazione non era più solamente strana... Non riusciva a capacitarsi di cosa diavolo stesse accadendo, ora men che mai.

Perché aveva un bracciale di colore rosso attorno al polso?

Perché il display segnava le 9:00 in punto, ma non sembrava andare avanti?

Si era svegliata da almeno un paio di minuti, ne era sicura, non poteva...

No.

Scrollò la testa.

Doveva comportarsi in modo razionale.

C'era di sicuro una ragione a tutto ciò, le sarebbe bastato ricordare cosa era successo la notte prima e tutto avrebbe acquisito senso.

Così tutti quei dettagli strani – finestre chiuse, letto non suo, orologio al polso – sarebbero diventati normali e quel breve incubo sarebbe finito.

E invece...

Era solo iniziato.

 

“Forza Twilight, esci di qui, vai in bagno e poi vai dalla principessa!” pensò, sospirando.

Afferrò saldamente la maniglia e la abbassò, spingendo in avanti, ma finì solo per tirare una musata contro la porta, facendosi un gran male.

Forse aveva sbagliato senso?

Provò quindi a tirare, ma nulla.

La porta era serrata, chiusa a chiave. E la toppa era vuota.

E... e se fosse stata imprigionata? Se la sera prima avesse fatto qualcosa di male a causa del sidro? E se avesse offeso la principessa? E se fosse stata imprigionata per questo?

“No, Celestia non lo farebbe mai...” rifletté “...vero?”

La sua mente andò quindi alle sue amiche.

Bussò nevroticamente alla porta.

'PINKIE, DASH! SE E' UNO SCHERZO, NON E' DIVERTENTE!!!!' urlò, sperando che qualcuno dall'altro lato la sentisse.

E invece il nulla.

Fece retrofront e tornò vicino al letto.

Caricò quindi la magia nel suo corno per rifare le coperte, almeno era il caso di riordinare un po' la stanza, tanto presto sarebbero venute a prenderla.

'Lo scherzo è bello quando dura poco...' mormorò stizzita tra le labbra.

Ma le coperte non tornavano al suo posto.

Stranita, Twilight riprovò. Era una magia elementare di levitazione, non poteva non riuscirgli.

Ma niente. Il corno nemmeno si illuminava.

E fu in quel momento che l'unicorno indaco realizzò che la situazione era molto più disperata di quel che credeva.

Lanciò un urlo di terrore, in preda al panico, cadendo all'indietro. Lo sguardo le si posò nuovamente sull'orologio, il quale indicava ancora le nove in punto.

Iniziò ad ansimare e si tastò il corno.

Non c'era nessuna fascia anti-magia.

Semplicemente il corno non funzionava...

La testa, che prima si limitava solo a farle un po' di male, iniziò a causarle fortissimi spasmi. Urlò di nuovo e scalciò a destra e a manca, in lacrime.

Brevi flash mnemonici le ritornarono alla mente. Era rimasta in piedi fino a tardi a leggere un libro di Ponyman, luminare della parapsicologia.

Poi si alzò e guardò il suo piccolo assistente Spike, rannicchiato nella sua cuccetta.

Sorrise, tanto era carino in quel momento...

Poi sentì un rumore ai suoi piedi, come di qualcosa che rotolava. Essendo buio non capì cosa stesse succedendo, ma presto una nebbia bianca si alzò e ricoprì la stanza.

Quando capì che si trattava di gas soporifero era troppo tardi...

L'ultima cosa che vide fu il volto di un pony incappucciato, che indossava una maschera antigas.

Era irriconoscibile.

 

Ripresasi quindi dal rapido incubo, cercò di rimettersi in piedi, ma le gambe le tremavano e il suo equilibrio era compromesso.

'Andiamo Twilight, eheheh... sarà uno scherzo di Pinkie... lei è capace di tutto, no? Tranquilla Twilight!' cercò di consolarsi, mentre grosse gocciolone di sudore freddo le scendevano lungo la fronte.

La stanza, lo percepì solo allora, era piccola, claustrofobica. C'era solo un letto, la porta e un comodino con specchio. Sul comodino c'era una busta di colore viola.

La pony subito corse verso il mobile, rischiando di inciampare su sé stessa e afferrò raffazzonamente la busta. Sopra c'era impresso il suo cutiemark.

Fu in quel momento che si vide allo specchio.

La sua faccia era pallida, smunta e presentava due tremende occhiaie.

Se non fosse stata sicurissima della sua età si sarebbe data almeno quarant'anni e, preoccupata, si tastò le guance. Erano secche, stanche.

Cosa poteva averla ridotta in quello stato? Forse lo stress di quegli ultimi, tremendi minuti?

Le sembrò anche, per un breve attimo, di vedere dietro di sé il pony con la maschera. Si girò con scatto felino, senza però trovare nessuno.

Ansimò e sospirò, gemendo.

Decise quindi di non pensarci e tornò sulla busta.

Forse conteneva la chiave?

O forse era una lettera che le spiegava la situazione?

Magari le sue amiche erano uscite, sarebbero tornate e le avrebbero aperto... oppure... oppure...

Sperò, sperò, invano però.

La lettera spiegava sì la situazione, ma non era affatto piacevole.

Twilight deglutì vedendola, era scritta usando dei ritagli di giornale, non era possibile intuire la calligrafia quindi. Non era nello stile delle sue amiche, pensò, ma ormai iniziava ad esser consapevole che le sue amiche erano probabilmente innocenti.

Iniziò quindi a leggerla, rapidamente.

 

Cara Twilight Sparkle, benvenuta al Nonary Game. In questo momento lei si trova al piano terra dell'Edificio, in uno dei dormitori privati.

Immagino che lei abbia già notato che la porta sia chiusa, ma la invito a calmarsi, perché la chiave è in questa stanza, quindi avrò sicuramente modo di uscire, senza problemi.

Tuttavia, mi permetta di rispondere ad una domanda che certamente le sarà balenata in testa... Ma cos'è il Nonary Game? Beh, è un gioco in cui si mette a rischio la propria vita. Lei e altri otto pony siete stati scelti e ognuno in questo momento si trova in una stanza simile alla sua e sta leggendo questo stesso messaggio.

Le regole sono tanto semplici, quanto complicate:

1) Lo scopo del gioco è fuggire dall'Edificio entro 9 ore da quando tutti e 9 i giocatori si saranno riuniti (o almeno quelli che passeranno questo primo test). Per fuggire dovrete trovare la porta numero 9.

2) Il bracciale che porta al polso indica il tempo che le rimane. Se scende a zero sarà Game Over. Game Over significa morte.

3) Il premio per gli eventuali vincitori sarà incommensurabilmente prezioso.

4) Per poter giocare però deve prima passare il test: uscire da questa stanza.

Il test è persino più semplice del gioco. Dovrà solo trovare la chiave di questa stanza ed uscire. Per farlo ha 9 minuti. Se non ci riesce, è Game Over e non potrà partecipare al gioco. Gli altri otto non potranno contare sul suo prezioso aiuto... e lei non vuole questo, vero?

Nel momento in cui poserà questa lettera il conto alla rovescia partirà.

Buon divertimento.

P.S.: il resto delle regole verrà esposto dopo che avrà passato il test.

Firmato, il Pony n.Zero.

 

'Cosa...'

Twilight mosse solo le labbra, incapace di pronunciare parole.

Il suo cuore iniziò a battere forte nel petto e i suoi polmoni iniziarono ad andare in iper-ventilazione.

Poteva trattarsi di un incubo, pensò sulle prime, come scherzo era troppo di cattivo gusto. Provò a pizzicarsi invano, ovviamente senza svegliarsi.

Il cuore continuò a battere forte così forte che avrebbe potuto scoppiare.

Lanciò una nevrotica occhiata alla porta, si fece prendere dall'ansia.

Buttò la lettera sul tavolino e si fiondò contro la porta, lanciandocisi contro con tutta la sua forza.

Ci sbatté contro gli zoccoli, con tutta la forza che aveva in corpo, urlando come una pazza.

'APRITE! APRITE! APRITE!!!!!!'

 

L'orologio sul polso emise un leggero bip.

Il numero cambiò in 8:59.

Il gioco... era cominciato.

 

Era reale.

  
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