Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: MusicDanceRomance    03/03/2014    27 recensioni
"Era quasi l’ombra di un gioco. Lottavano sul filo della scacchiera ed erano giunti alla casella finale. L’ultimo anello della catena, il fulcro della partita, il mattone di vetro di un amore che stentava ad esplodere.
Hermione non aveva cercato altro che un rifugio personale, e la sua barriera di cristallo che la proteggeva dai conflitti del mondo corrispondeva alle braccia di Harry."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
Nda:
Questa è una semplicissima raccolta di flashfic scritte in periodi diversi, le ho volute riunire qui in un’unica shot. Non sono collegate tra di loro, ma in teoria un filo logico e una continuità temporale ci possono stare tranquillamente. Le prime due sono ambientate durante il sesto anno ad Hogwarts, le ultime due durante la ricerca degli Horcrux.
La terza flashfic è tutta quanta per roxy_xyz, che mi ha assegnato il prompt da seguire, uno dei prompt scelti dal gruppo su facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling”, ed è la frase “Vieni, posa la testa sul mio petto e io t’acqueterò con baci e baci”. Un gran bel soggetto, molto romantico.
Il titolo proviene da una frase di Byron.
Spero che vi piaccia, consideratela una raccolta di bozze scribacchiate nei momenti più improbabili.
 
 
 
 
 
Di anelli e catene
Harry/Hermione
 
Si era sempre considerata l’anello debole della categoria femminile.
Hermione aveva contemplato con astiosa superiorità gli intrecci amorosi di Lavanda, Calì, Cho, Daphne e Astoria, che si prodigavano nel ruolo di conquistatrici di Hogwarts e sembravano ambire alla cattedra di “Seduzione istantanea tra i banchi”.
Poi aveva guardato Harry e gli aveva confessato di non sentirsi pronta per superare l’esame di Antiche Rune. Lui doveva vedersi con Ginny, ma ancora una volta si era soffermato a tranquillizzarla e a sostenere che lei non aveva motivo di preoccuparsi.
Hermione avrebbe scoperto solo due giorni più tardi che Ginny aveva atteso il fidanzato per quaranta minuti in Sala Comune, e che mentre la piccola Weasley aspettava il suo legittimo ragazzo quest’ultimo invece aveva preferito intrattenersi con lei e ascoltare per un’ora intera le sue traduzioni impeccabili. Giusto per confortarla per l’esame.
Una frase tradotta da Hermione bollava una sentenza crudele: “Dal morso della timidezza ti devi guardare, con occhi di vanità il cuore degli altri potrai interpretare”.
Che sciocca era stata. La verità le sfuggiva perché troppo evidente. E perché lei non si reputava vanitosa, non lo aveva mai capito, non era capace di decifrare l’alfabeto degli innamorati ritrosi.
Ma tutto appariva ormai evidente, compresa la sua condanna taciuta: tra le mille piccole seducenti intriganti di Hogwarts lei era senza dubbio la peggiore.
Perché nell’umiltà si accecava, non sapeva di essere l’ostacolo più grande all’amore della sua cara amica.
Sarebbe potuta essere di Harry in un battito di voci, spezzando il cuore a quella che era come una sorella per lei. Avrebbe potuto rivendicare lo scettro della donna innamorata, della principessa che strappa via alla sua dama di compagnia il cavaliere valoroso.
Hermione lo comprendeva solo adesso. Lei non era l’anello debole della categoria femminile, ma la catena che si rifiutava di agire e si appoggiava ai rozzi anelli affiliati per non crollare mai.
La catena regina che si nascondeva dietro la vanità dei suoi sottoposti.
La fanciulla che conquistava senza volerlo, senza saperlo, senza chiederlo.
 
 
Il mondo dei matti
Ron/Luna
 
Quella era tutta matta, lo si sapeva da un pezzo.
Lui ci aveva riso sopra a non finire.
Ma lui in fondo non era altro che un Weasley, no? E quanti lo denigravano e avevano spesso riso di lui?
L’avrebbe anzi dovuta capire, per non dire compiangere.
Lui stava male se rifletteva sulle considerazioni, sui bisbigli, sulle battutine affrettate dei Serpeverde che lo pedinavano per i corridoi con la speranza di umiliarlo.
Lei viveva benissimo tra le occhiate storte e le risate beffarde dell’intera Hogwarts: ci aveva ricamato il suo stile di vita.
Perché mai Ron Weasley avrebbe dovuto provare interesse per una biondina che camminava a piedi scalzi e leggeva libri al contrario definendosi assolutamente normale?
Perché mai, dopo la battaglia diretta coi Mangiamorte e la loro incursione al Ministero, lui aveva cominciato improvvisamente a distinguere nei suoi tratti e nella sua personalità gli schizzi di una guerriera?
Una valchiria che combatteva nel suo mondo, certo. Che magari quando dormiva sfidava teste di Gorgosprizzi con una spada fiammeggiante e durante le lezioni escogitava piani per scovare i nascondigli delle Vipere Dormienti, che diceva fossero i fiori più profumati del globo. E che poi avrebbe resistito alle torture di un Mangiamorte e non avrebbe esitato nello scagliare una Maledizione Senza Perdono a un avversario assetato di sangue.
Luna e il suo coraggio invisibile, Luna e la sua fantasia sfrontata, Luna e le sue contraddizioni armoniose. Stretta nella sua fortezza inaccessibile, lei andava predicando che era uno spasso sopravvivere in mezzo a mille matti. E si deliziava delle sue stesse parole quando dava a Ron del matto.
E lui per ripicca le dimostrava di essere gioiosamente meno insano di lei mentre inventava nomi di folletti e insettini sconosciuti e lei scriveva poesie sulle foglie per divertimento.
Le altre ridevano di Luna, ma Ron aveva smesso di ridere di Luna da un pezzo.
Anzi, con Luna rideva sempre di più.
Che male c’era a fingersi matti e a rintanarsi in un’illusione comune, se loro due sapevano mantenere da soli il segreto?
 
 
Nella notte dei baci
Harry/Hermione
 
 Vieni, posa la testa sul mio petto e io t’acqueterò con baci e baci.
Avrebbe richiesto troppo, lei, la sovrana della solitudine e del sacrificio personale, nel recitare la frase ad alta voce, nello scandire quelle parole che ardevano di pace e serenità e che si discostavano totalmente dal loro vero obiettivo.
Un bacio casto sulla fronte, tre abbracci. Una lacrima, mezzo sorriso.
La foresta di Dean, la morte in agguato, lo spettro di una missione che scemava contro il loro destino.
Era quasi l’ombra di un gioco. Lottavano sul filo della scacchiera ed erano giunti alla casella finale. L’ultimo anello della catena, il fulcro della partita, il mattone di vetro di un amore che stentava ad esplodere.
Hermione non aveva  cercato altro che un rifugio personale, e la sua barriera di cristallo che la proteggeva dai conflitti del mondo corrispondeva alle braccia di Harry.
C’erano unicamente loro, in quella tenda, in quella notte, in quella foresta buia che non aveva mai coperto l’indecisione di due, quattro, venti baci roventi che non chiedevano altro se non di esistere e concedere tregua ai sogni frenati di una ragazzina troppo crudele con se stessa e con le regole del reame femminile.
Hermione era accanto a lui, poteva ascoltare i suoi palpiti regolari, si sarebbe potuta dannare per vivere in quel modo, lasciandosi cullare dai battiti di quella paura nascosta. E dal suono di quel respiro sommesso.
E dalla tensione incrostata di desideri che cominciava a scatenarsi e infuriare dentro di loro.
Soli, sempre loro. In lotta col mondo, ma mai contro loro stessi.
Vieni, posa la testa sul mio petto e io t’acqueterò con baci e baci.
Era una poesia magica che amava. L’aveva tradotta appositamente, si trattava del verso di una canzone che si intonava durante la preparazione dell’Amortentia. E adesso la ripeteva fievolmente solo per lui, nelle note di un azzardo represso.
Harry le accarezzava i capelli, lei si sentiva al sicuro. Erano svaniti i problemi della guerra ed era andato dissolvendosi il ricordo tartassante dei suoi genitori che erano salvi grazie ad una menomazione dei ricordi.
Le mancavano. Ma sapeva che le sarebbero mancati di più i baci di Harry. Era l’unica cosa di cui avesse bisogno. I baci di Harry, anche se avessero potuto respirare per una notte a termine, le sarebbero potuti bastare per sempre.
Per questo Hermione era avanzata fino alle spalle del ragazzo, la testolina abbattuta e i capelli scompigliati avevano raggiunto il collo e infine le sue labbra avevano chiesto di sfiorargli la pelle.
Che la guerra andasse nel dimenticatoio, almeno per quella notte.
Quella che sarebbe stata ricordata come la notte dei baci.
 
 
Ciò in cui credi
Ron/Luna
 
Certe volte Luna sapeva diventare imperdonabile.
Imperdonabile perché rimaneva indimenticabile.
Ron vagava tra le strade di un villaggio poco abitato, fioccava una lenta danza di neve contro di lui. Pensava ad Harry ed Hermione che erano insieme e alla gelosia che lo aveva travolto spesso in passato quando li aveva visti seduti troppo vicini. Una gelosia ormai sbiadita, spenta, inconcludente.
Lui aveva abbandonato amici e Horcrux perché diceva di avere qualcuno da cui tornare. E forse sapeva che non si riferiva alla sua famiglia.
La sua attenzione era scivolata in fretta su un ciondolo che portava al collo: un cuore dentro un cerchio, che gli aveva regalato Luna al matrimonio di Bill e Fleur, dicendogli che se avesse portato il ciondolo all’orecchio vi avrebbe udito all’interno le risate dei Girrifrilli.
Cosa fossero i Girrifrilli non aveva importanza, ma si trattava pur sempre di creature alle quali Luna credeva.
E Ron credeva a Luna.
E insieme si credevano a vicenda.
Aveva teso l’orecchio per cercare disperatamente di udire un mormorio confuso provenire dal cuore del ciondolo, ma dal suo interno non si era diffuso alcun suono, neppure un'eco.
Perché i Girrifrilli non esistevano, e nella tomba della guerra il mondo fantasticato con Luna non aveva spessore, cantava muto.
E anche i giochi cantavano muti, ma lui ne poteva rammentare la piacevolezza. E sorrideva.
Imperdonabile. Per non dire indimenticabile.
Luna aveva inventato i Girrifrilli perché lui comprendesse, nei momenti di difficoltà, che pensare a lei e a ciò che creavano insieme avrebbe potuto sostenerlo.
Perché Ron non credeva ai Girrifrilli e neppure Luna ci credeva, ma sapevano entrambi ormai che bastava credere in loro due per sopravvivere.
Forse quello era il tempo delle lacrime. Eppure Luna aveva dichiarato una volta che chi si impegnava con forza in qualcosa non aveva attimi da perdere dietro ai pianti e alle lamentele. Appunto, chi aveva da fare non poteva badare anche alle proprie lacrime.
E Ron in quel momento aveva la possibilità di concentrarsi su una serie di promesse: sorrideva e realizzava di avere qualcosa di immensamente importante da recuperare.
Era consapevole di stare per ricominciare ad aver fiducia in ogni essenza, per lei.
Avrebbe ripreso la marcia e non avrebbe interrotto più nulla per sé o per gli altri.
Harry ed Hermione gli mancavano, erano i suoi migliori amici. Avrebbe trovato loro, e avrebbe poi cercato e raggiunto di nuovo Luna.
Ron Weasley aveva molte persone che confidavano nel suo ritorno.
E quando si affrontava una battaglia non ci poteva essere spazio per le lacrime.
 
 
 
   
 
Leggi le 27 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MusicDanceRomance