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Autore: Alicecream    04/03/2014    5 recensioni
Ehi, facciamo gara a chi limona di più? Ho già vinto la sfida.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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NOTE:
Questa dolce storiella la dedico al mio caro amico M
‘Come erano le tipe che ti sei fatto ieri sera al Setai?’
‘Non lo so, non le ho viste in faccia’.

La vendetta è più dolce se scritta con carta e penna.
Buona lettura amore.
(PS. ‘farsi’ dalle mie parti indica il limonare).
 

 

Camminavo tra i corridoi pieni di studenti. Mi fermai un secondo per allacciarmi la scarpa, e lo sentii passare accanto a me. Stava parlando con i suoi amici. "Io me ne sono fatte una ventina" diceva sorridendo. Strinsi i pugni. "Penso fossero gnocche. Però non ne ho vista neppure una in faccia ". Forse avevo stretto un po' troppo i pugni. Mi rimasero i segni delle unghie sui palmi. Non importava. Mi rialzai, scura in volto. Incontrai il suo sguardo per un secondo, guardandolo con fierezza. Me ne andai.
L'avrebbe pagata cara.

Mi stavo vantando. Forse avevo esagerato un pochino, ma non me ne importava. La popolarità prima di tutto. "Quante te ne sei fatto allora?". Una decina. Cazzo, ero ubriaco marcio e non mi controllavo. Una decina di grassone obese dimmerda, più che limonare sembrava che volessero mangiarmi. "Una ventina" mentii. "Penso fossero gnocche". No che non lo erano, erano cessi ambulanti con tre chili di trucco e le tette troppo grandi. "Però non ne ho vista neppure una in faccia". Oh meglio si, ma volevo solo dimenticare quegli schifi. Sghignazzai. Intanto bastava mentire e avrei avuto tutti ai piedi. Soprattutto lei. Poi alzai lo sguardo e mmerda, era lì. Mi stava guardando, aveva sicuramente sentito tutto. Ma ormai non potevo tornare indietro. Mi guardò, incenerendomi sul posto, e se ne andò con la sua tipica camminata fiera.
Un solo pensiero.
Porca merda.

Tacchi alti, minigonna da urlo e canottierina striminzita. Impossibile che il suo sguardo non cadesse su di me. Sorrisi soddisfatta.
Avevo voglia di sangue.

Avevo saputo che ci sarebbe stata questa sera. Niente cesse a pedali da farmi per potermi vantare. Questa sera volevo solo portarmi a letto quella ragazza.

C'era un sacco di fila. Non che me ne importasse.
Avevo tutta la notte a disposizione.

Non arrivava più. Dove cazzo era rimasta? Avevo bisogno di bere. "Una Vodka Lemon!". Okey. Ora mi rimaneva solo la voglia di sesso. Ma per quello avrei dovuto aspettare. Certo, magari una pompa in bagno... no. Solo se lei mi rifiutava. Dovevo fare il bravo.

Finalmente entrai. Che la serata avesse inizio.

Quando la vidi non credetti ai miei occhi. Quei fottuti tacchi la facevano sembrare venti centimetri più alta. La mini... oh cazzo. Non riuscivo a distoglierle lo sguardo di dosso. Tutto ciò che mi veniva in mente era "gambe", "tette" e "sesso".
Sesso violento, per la precisione.

Avevo visto come mi stava guardando.
Come volesse scoparmi sul posto.
O mangiarmi.
Ma quello, quello era nel mio programma.

Non me ne importava un cazzo di come avrebbe reagito. Mi stava già venendo duro. Mi guardò con un sorriso malizioso. Fanculo a tutto. La presi per un polso e la trascinai fuori.

Tutto nei miei piani.

Mi serviva un posto in cui nessuno avrebbe potuto disturbarci. Mi serviva alla svelta, la voglia di metterglielo dentro e sentirla urlare il mio nome era sempre più forte. La trascinai per qualche metro nel viale. Non ce la facevo più.

Mi aveva portato in un vicolo buio, quello stronzo. Così aveva voglia di sesso, eh?
E sesso sia.

La spinsi contro il muro e la baciai con forza. Lavolevolavolevolavolevo. Porcammerda quanto mi attizzava. Le forzai le labbra e le cacciai la lingua in bocca, mentre con le mani cercavo di toccare il poco coperto che aveva.

Oh.
Finalmente.

Le nostre lingue stavano vorticando tra di loro. Aveva una lingua così lunga... chissà se era così abile anche con qualcos'altro in bocca.

Che le danze comincino.

Mi morse un labbro. Voleva violenza? L'avrebbe avuta. Cercai di togliere la mia lingua dalla sua bocca, ma la teneva stretta. Risi, ma sembrò più un verso di dolore. Poggia le mani sulle sue spalle per allontanarmi dal suo viso, ma ero come incastrato. Ma che cazzo...

Mi divertivo.
Molto.

La sua lingua teneva la mia. Come era possibile? Me la stava stringendo, tanto da farmi male. Il sapore del sangue mi riempì la bocca. Okey, quella storia era durata fin troppo, fanculo alla delicatezza. Le presi la faccia e la tirai indietro con tutta la mia forza, ma non si staccava.

Il sapore del sangue mi piaceva.

Non era divertente. La lingua mi faceva sempre più male. Poi finalmente si staccò. "Ma che cazzo..." non ebbi neanche il tempo di dire e quella mi mise una mano nei pantaloni. Oh... molto meglio. Avrei persino dimenticato il problema spiacevole con le lingue.

Mi piacque il suo sguardo, tra il dolore e l'estasi.

Le sue mani erano dappertutto.
Erano nei pantaloni e nella camicia e nella mia schiena e tra i miei capelli e nelle mutande.

Risi.

La sua lingua si mosse nella mia bocca, rapida. Mi toglieva il respiro. Stava ridendo.

Risi, più forte.

Un dolore acuto improvvisamente mi scoppiò in bocca. Non riuscivo a urlare.

Il sapore del suo sangue mi piaceva.

Mi aveva staccato la lingua.
Un morso secco.
Tanto sangue.

C'era rosso.

Mi aveva staccato la lingua, e ora ero intrappolato nel suo bacio feroce. Tanto sangue.

Adoravo il rosso.

Non respiravo. Le sue mani mi percorrevano tutto come se lei non fosse conscia di ciò che stava facendo... Le sue mani. Preso dal momento, non mi ero accorto di quante fossero le sue mani.

Quel ragazzo aveva così tanto corpo.

Una mano. Due. Tre quattro cinque. Cazzo era quella cosa? Iniziavo ad avere paura. Terrore.

Saggiavo il suo panico.

Dovevo staccarmela di dosso e fuggire.

Con due delle mani, gli strinsi la schiena.

Mi stava abbracciando.

Liberai la bocca, e la avvicinai le labbra al suo orecchio.

Mi aveva tappato la bocca. Con una delle sue mani.

Sorridevo.

Mi stava sussurrando qualcosa.

"Ti amo tanto"

Detto così, non sembrava proprio sincera.

Mi allontanai, in modo da avere gli occhi puntati sui suoi.

Mi stava guardando. Aveva gli occhi spiritati.

Un ultimo addio.

Mi osservava, come si osserva una preda già sconfitta.

"Sempre guardare negli occhi le ragazze che ti fai in discoteca".

La mia stessa frase. Il suo saluto finale.
Ebbi solo il tempo di fissarla un'ultima volta.

Lo abbracciai.
Così forte da togliergli il respiro.


Il suo cuore aveva un buon sapore.

  
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