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Autore: Mischa_Lecter    05/03/2014    1 recensioni
Una mini storia horror tratta dai miei incubi notturni.
Genere: Dark, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In fila, ammanettati come criminali e vestite solo di camici bianchi fin sotto le cosce le ragazze e pantaloni dello stesso colore i ragazzi, seguimmo l'infermiera nell'intricato labirinto di corridoi dell'ospedale. Ci dissero che era a scopo scientifico ma l'utilizzo di manette e di droga dava tutt'altra idea. 
Arrivati davanti ad una grande porta l'infermiera si voltò verso di noi e, controllando una lista, chiamò due nomi; si fecero avanti un ragazzo biondo ed una ragazza rossa visibilmente agitata. L'infermiera sorrise ad entrambi e si fece da parte per farli passare al di la della porta che si aprì dall'interno. Il ragazzo la attraversò per primo mentre la rossa esitò un secondo per poi procedere dopo una leggera pacca sulla spalla dall'infermiera. Dopo di che la porta si richiuse accendendo una piccola spia rossa sopra di essa e, per una buona mezz'ora, non sapemmo più nulla.
Ad un certo punto la luce si illuminò di verde e la porta si riaprì.
Si ripresentò l'infermiera di prima ma non era seguita dai due ragazzi, probabilmente erano stati fatti uscire da una porta secondaria.
Con il consueto sorriso rassicurante diede una rapida occhiata alla sua lista e sussurrò i nostri due nomi.
Ci scambiammo uno sguardo e ci facemmo avanti.
L'infermiera si fece da parte lasciandoci passare richiudendosi la porta alle spalle.
Ci trovammo in un’ampia stanza rettangolare in penombra; le luci filtravano solo da qualche finestra sul soffitto, dai monitor dei computer e da un macchinario che emetteva di tanto in tanto un "bip".
Alla nostra destra c’era una dottoressa in camice bianco seduta alla scrivania. Era snella, i capelli castani raccolti, ed il viso incorniciato da qualche ricciolo che si increspava agli orecchini pendenti illuminati dal monitor. Gli occhi erano scuri dietro la montatura sottile degli occhiali e le labbra rosse di rossetto. Stringeva con la mano sinistra un blocco per appunti mentre con l’altra muoveva il mouse cliccando qua e la. Al suo fianco, in piedi, stava un uomo anch’esso in camice bianco con le maniche raccolte che mostrano le braccia muscolose tatuate incrociate al petto. Aveva i capelli biondo cenere e l’aria seria. Come ci videro entrare, entrambi si girarono verso di noi. L’infermiera annunciò i nostri nomi e la dottoressa fece scorrere lo sguardo prima su di me  e poi su di te sussurrando all’assistente di ammanettarmi al muro.
Iniziai a protestare divincolandomi, ma la forza dell’uomo era tale che mi sollevò senza fatica e mi legò ad una sbarra nell’angolo affianco alla porta. Intanto vidi che a te erano state tolte le manette e fatto salire sopra una pedana alla sinistra. Ai lati, c'erano due sbarre d’acciaio da cui pendevano cinghie e tubi dotati di aghi alle estremità e collegati direttamente ad un grosso serbatoio unito al monitor che emetteva i bip.
Vidi le due donne legarti con le cinghie, iniettarti un liquido in vena con una siringa e dopo poco perdesti i sensi. A quel punto, l’infermiera iniziò ad infilare sottopelle i numerosi aghi che iniziarono a filtrare il sangue.
Urlai il tuo nome e cercai di liberarmi ricevendomi uno schiaffo dall'uomo muscoloso.
Dietro il tuo corpo inerte c’era una grande parete di vetro chiusa da una porta dove si trovava una sorta di forno crematorio gigantesco a chiusura stagna. Non capii mai il motivo del perché fosse li, ma non mi piaceva.
Dopo un quarto d’ora l’uomo muscoloso slacciò le cinghie che ti legavano braccia e gambe, sollevò di peso il tuo corpo privo di sensi e lo adagiò sopra un lettino; poi venne da me, mi sfilò le manette e mi legò alle stesse cinghie che poco prima avevano stretto i tuoi arti. La dottoressa mi iniettò lo stesso liquido nella vena e feci solo in tempo a vedere l’infermiera che azionava quello che a me era parso un forno. La porta stagna si spalancò come una grossa bocca di ferro ed una lama all’interno cominciò a roteare velocemente tritando sangue e pezzi di carne che sarebbero finiti chissà dove.
  
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