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Autore: imperfectjosie    06/03/2014    2 recensioni
“D'accordo. Perchè l'hai fatto?”
La mano, decisamente più grande di quanto ricordassi, di mio fratello sbattè violentemente sulla scrivania, facendo rotolare per terra le matite. Non lo guardai negli occhi, decisi di farmi trovare indifferente, scrollai le spalle.
“Non lo so.”
|Reese/Malcolm|
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC | Avvertimenti: Incest
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Fandom: Malcolm (in the middle)
Pairing: Reese/Malcolm
Rating: Arancione
Warning: Incest! (If you don't like it, then don't read it. Easy)

Note: Primissima FF su MITM! Beh che dire? Adoro questa coppia, e amo lo slash. Perciò prima o poi dovevo farlo! E' una slash, se non vi piace il genere, non leggete. Non possiedo alcun diritto sui personaggi. Divertitevi!

 

Sei un imbecille, Reese.




“REESE!”

L'urlo di mamma riusciva a fare vibrare persino le finestre di casa. Non che fosse così importante, dopotutto. L'abitudine che avevamo tutti, compreso papà, ai suoi decibel ci aiutava per sopportare evenienze come questa. Sentivo mio fratello tirare maledizioni da sotto le lenzuola. Mi spostai per capire meglio che ora fosse. La sveglia semi-distrutta, grazie a Dewey ovviamente, segnava le sette del mattino. Era domenica, cosa aveva mamma da strillare tanto? E perché Reese? Non feci nemmeno in tempo a raccimolare qualche nozione in più, giusto per cercare di far funzionare il mio superdotato cervello, che la porta della stanza si spalancò, rivelando il volto livido della vera padrona di casa. Mi alzai quel tanto che bastava per osservare la scena, Reese continuava a tenere il muso sotto alle coperte. Chissà che aveva combinato. Mamma stringeva tra le mani un vestito bruciato, puzzava di marcio, come se fosse rimasto in umido per un pezzo. Storsi il naso. Attraversò la stanza in poche falcate, scoprendo con furia il corpo infreddolito di mio fratello. Mi ritrovai a deglutire. Non capivo cosa diavolo mi prendeva da qualche settimana a quella parte. Non riuscivo più a stare nella stessa stanza insieme a lui se mancava un indumento, se dovevamo cambiarci, oppure al bagno. Qualsiasi cosa facesse, dovevo stargli lontano. Arrossii.

“REESE! ALZA IL SEDERE. OH, L'HAI FATTA DAVVERO GROSSA QUESTA VOLTA, HAI CAPITO COSA HO DETTO? BRUCIATO? TI SEI BEVUTO IL CERVELLO? VOLEVI MORIRE? INCENDIARE LA CASA? DI TUTTE LE BRAVATE CHE HAI COMBINATO QUESTA È SENZA DUBBIO LA PIÙ SCONSIDERATA, STUPIDA E GRAVE IN ASSOLUTO!” la sentivo respirare come un toro.
Mamma faceva davvero spavento quando entrava nella modalità “urla isteriche”, sopratutto perché a seguire arrivavano punizioni degne dell'Esercito degli Stati Uniti. Reese volse lo sguardo nella direzione del suo viso livido di rabbia.
“Mamma, che-?”
“Oh non ci provare nemmeno. Dewey era a lezione di piano, Malcolm da Stevie, tuo padre al poker settimanale pomeridiano. TU!”
Sentivo il respiro rassegnato di mio fratello, chiaro e tondo.
“Sì, d'accordo. Puniscimi.” dichiarò poi con voce atona. Era strano in quel periodo, strano davvero. Poi successe qualcosa. Non riuscii più a trattenere la voce, come se qualcun altro la comandasse al posto mio.
“Sono stato io!”
Gli occhi nocciola di mio fratello si spalancarono. Sapevo perfettamente che era colpevole. Oh, lo conoscevo fin troppo bene. Ghigno malefico, sguardo furbo, aria strafottente. Almeno finché non presi parola.
“Malcolm”
Mia madre era basita. Non che non abbia mai fatto niente di stupido, anzi, ma era così sicura della colpevolezza di Reese, che il mio nome uscì con un vago tono deluso. Incrociai lo sguardo di mio fratello e arrossii di colpo. Dovetti spostarmi dietro a mamma per non farmi notare.
Si leccò le labbra, indecisa sul da farsi, poi mi tirò su per l'orecchio sinistro, trascinandomi verso l'uscita.
“Ahia, mamma, ahia, mi fai male, piano, MAMMA!”
“Basta così giovanotto. D'ora in poi, per almeno un mese, niente TV, niente videogames, dovrai cambiare i pannolini a Jamie, e ti informo che ha la diarrea da almeno 3 giorni” storsi il naso disgustato, sperando che il sermone fosse finito. Ma mi sbagliavo. Mentre la sentivo lontana continuare il suo sproloquio su eventuali lavori da sbrigare in casa, vetri da pulire e mattonelle da spazzolare, osservavo Reese fermo sull'uscio della porta, guardarmi con aria confusa.
 

“D'accordo. Perchè l'hai fatto?”
La mano, decisamente più grande di quanto ricordassi, di mio fratello sbattè violentemente sulla scrivania, facendo rotolare per terra le matite. Non lo guardai negli occhi, decisi di farmi trovare indifferente, scrollai le spalle.
“Non lo so.”
“Dacci un taglio genietto e dimmi cosa vuoi.”
Mi spostai per guardarlo. Del bambino di 12 anni che era, non sembrava ci fosse più rimasto nulla. Era alto, molto più alto di me e da poco maggiorenne. Il viso più squadrato, con un velo di barbetta appena tagliata, i capelli sempre sparati in aria, gli occhi più vispi del solito. Un po' lo invidiavo. Un po' invidiavo anche Alyson.
Ma che?-
“Malcolm? Sai come vanno le cose qui dentro. Nessuno si prende una colpa per bontà d'animo. Che diavolo vuoi in cambio?”
Oh, ce n'erano cose che volevo. Eccome. Mi leccai le labbra, cercando di mantenere la calma, poi mi alzai dalla sedia girevole e tentai con tutta la mia altezza di eguagliarlo.
“Reese, lascia perdere. Ti andranno in fumo i due neuroni che hai.” conclusi con un sorrisetto, non trovando di meglio da dire.
Di certo non potevo spiattellargli che avrei voluto fare l'amore con lui. Lì e subito. Feci per raggirarlo, tentando di uscire dalla stanza. Ma non me lo permise. Purtroppo era sempre stato una testa calda. Sempre violento, sempre impulsivo, sempre eccitante. In poco tempo mi ritrovai schiacciato contro il muro e il suo corpo. I miei occhi azzurri saettavano in cerca di un riparo. Lontano da lì. Avvicinò la bocca pericolosamente alla mia. Sentivo il suo calore addosso
“Apri bene le orecchie, perché ne ho fin sopra i capelli dei tuoi atteggiamenti da superiore del cazzo!”
Avevo smesso di ascoltarlo, ma sapevo che stava continuando a parlare.
“Reese, non respiro...”
Ma sembrava non volere spostare il suo braccio dalla mia gola.
“Piantala di trattarmi come uno stupido, o ti assicuro che la costola che ti ho spezzato quando avevi 10 anni, sarà solo l'inizio.” concluse, piantando gli occhi nei miei. Sapevo che non scherzava. Reese non scherzava mai su questo argomento. Mollò la presa e mi ritrovai accasciato per terra a tossire, tentando di incamerare ossigeno.
“Sei uno stronzo.”
Ma il suo sguardo vagava molto più in basso.
“Fratellino?” fece, come se non avessi parlato affatto. Se aveva lasciato correre un insulto, doveva essere preso da qualcosa di parecchio più interessante.
“Sei eccitato.” dichiarò divertito.
“Cosa?” domandai spaesato, seguendo subito il suo sguardo.
Diventai viola, mi alzai di scatto, scostandolo malamente e uscendo dalla stanza sbattendomi dietro la porta, accompagnato dalla risata compiaciuta di Reese. Sapevo che aveva trovato qualcosa con cui torturarmi. Non si sarebbe fatto scrupolo. Gay, non gay. L'importante era mettermi sotto. E aveva trovato il mio punto debole.


A colazione non volava una mosca. Mamma tosava papà come di consueto, ogni fine mese. Dewey guardava Reese, tentando di accalappiarsi l'ultima focaccina. E io... beh, io fissavo il piatto come se fossi in coma.
“Hai capito Malcolm?”
“Cosa?” alzai la testa, come se qualcuno mi avesse rapito da un sogno.
“Tu e Reese raggiungerete Francis questo fine settimana e non voglio repliche” Intimò, agitando il rasoio elettrico.
“Ha bisogno di aiuto al ranch da quando Otto è stato così gentile da riassumerlo. E voi lo aiuterete! Non accetto obbiezioni.”
Mio fratello mi lanciò un'occhiata eloquente, mentre un pezzo di uovo mi andava di traverso.
“Sì mamma, posso andare?”
Ad un cenno di assenso, scostai la sedia, trascinandomi come uno zombie in camera. Ero finito. Reese sapeva. E mi avrebbe usato a suo piacimento.
“Ma che ha tuo fratello?”
“Ah non ne ho idea” fu la risposta serafica del ribelle maggiore.
 

“Spostati, questo è il mio posto!”
Quel treno sembrava un trasporto animali in piena regola. Puzzava di chiuso, e aveva un'aria tremendamente inquietante. Non quanto quella di Reese, intento a fissarmi spudorato.
“La finisci un po' per piacere? Piantala.”
“Oh ma fratellino, mi sto divertendo così tanto.” si sporse per osservarmi meglio e io di riflesso indietreggiai.
“Lo vuoi un bacio?” domandò, come se fosse la cosa più normale del mondo. Il bello di Reese era la totale noncuranza che aveva verso qualsiasi oggetto, persona, situazione, argomento. Lui agiva. Quasi mi strozzai con la saliva.
“Sei impazzito? Ok perfetto, bravo. Hai capito che sono gay. Ma siamo fratelli. Questo non potrà mai succedere.” conclusi, agitando le mani in senso di diniego assoluto. Si lasciò andare contro la poltrona strappata del treno, continuando a guardarmi.
“Ti fai troppi problemi.”
“Vuoi giocare? Giochiamo. Ti diverti a vedermi soffrire, o inspiegabilmente dopo mesi di sesso selvaggio con Alyson, sei passato all'altra sponda? Era così oscena a letto quella?” domandai, con una vena sarcastica che ebbe l'effetto contrario a quello che speravo. Non sembrava arrabbiato, ne offeso, anzi, sorrideva divertito lo stronzo!
“Che hai da ridere? E' il tuo compleanno?” chiesi, guardingo. Non c'era da fidarsi.
“Il sesso con Alyson era fantastico, non che te ne freghi qualcosa. Ma mi conosci, io non mi accontento, se posso, allargo i miei orizzonti” iniziò, portandosi le mani dietro la nuca “Sono bisex fratellino. Sai che significa? Raddoppi le possibilità di riuscita al sabato sera!” concluse, fissando con un sorriso fuori dal finestrino.
Ok, era troppo. Il rosso porpora della mia faccia non era affatto imputabile alla possibilità che vedevo di combinarci qualcosa. Vero? Certo che no!
“Chi se ne frega, non ce lo metti?” azzardai, sforzandomi di essere ironico.
Non sembrava mi ascoltasse. Continuava a guardare fuori, eravamo in galleria. Mi chiedevo cosa c'era di così interessante da osservare.
“Hai degli occhi davvero belli. Non me ne ero mai reso conto.”
Pensavo di morire in quel preciso istante.
“Ma che dici? Sei impazzito?”
Ero sconvolto. Conoscevo la reputazione di Reese. Tutte la conoscevano. Ma che non si facesse problemi ad andare con i maschi, mi era nuova. Certo, io ero gay, sapevo di esserlo, anche se non ero mai andato fino in fondo. Sembrava tutto così assurdo. Talmente assurdo che la domanda mi scivolò dalla gola quasi immediatamente.
“Sei vergine?”
“Direi di no, da un pezzo” rispose, abbozzando un ghigno divertito.
“Hai capito cosa voglio dire.”
“Ti ho già risposto.”
Nello scompartimento del treno calò il silenzio. Non sapevo cosa dire, non volevo nemmeno immaginarlo.
“Che c'è? Sei geloso per caso?” mi chiese, divertito come solo un bambino a Natale poteva essere.
“Ho detto finiscila!” ribattei nervoso, spostando velocemente la faccia di lato. Stavo quasi per rigirarmi, quando sentii le sue labbra premute sulle mie e una muta richiesta di entrata. Tentai di spingerlo via, puntellandomi sul suo petto, ma era decisamente più forte di me e non andò come previsto. Così mi lasciai andare. Durò qualche secondo, ma fu emozionante. Aveva il sapore della cannella sulla panna. Era inebriante e il fascino del proibito non faceva che alimentarne il gusto.
Mamma e papà ci avrebbero ammazzati.
“Ecco, visto? Non mordo” concluse, continuando a fissarmi ad una spanna dal viso. “Beh, non è propriamente vero. In effetti mordo. E parecchio, ma solo in certi ambiti. Appena arriveremo al ranch, capirai cosa voglio dire.” concluse, spostando divertito lo sguardo nuovamente al finestrino, non prima di compiacersi della mia occhiataccia.
"Non ti farò del male, fratellino. Ne io, ne mai lo permetterò a qualcun altro." dichiarò, serio.
“Sei un imbecille, Reese.” dichiarai, gonfiando un po' le guance come quando avevo 5 anni.
Ma la sua risata stava già riempiendo lo scomparto.




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