Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Katnip_GirlOnFire    07/03/2014    3 recensioni
Mostro.
Quella parola rimbombava nella testa della regina mentre scappava lontano dal castello.
Per dove stesse scappando non lo sapeva, esattamente.
Sapeva solo che non c’era più posto per lei ad Arendelle.
//Salve a tutti, questa è la mia prima FF in assoluto.
Visto che il film era principalmente incentrato sul viaggio di Anna, ho pensato di sviluppare la stessa storia del film, solo incentrata su Elsa. E, per rendere la storia interessante, perché lasciarla sola? Perché non metterci qualcuno simile a lei? Credo abbiate già capito di chi parlo, e spero che la mia storia vi piaccia.
E.
-IN SOSPESO
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Elsa arrancava nella neve. La foresta intorno a lei era tetramente illuminata dalla luce pallida della luna. Il vento ululava forte e scuoteva le cime verdi degli alberi.
Ovunque I suoi piedi toccassero nasceva nuova neve soffice. Dal nulla.
Corse più veloce che potè, nonostante le gambe le dolessero e le sembrava che  i suoi polmoni stessero per scoppiare. Doveva allontanarsi il più possibile da Arendelle, portandosi dietro tutto il gelo che aveva creato e lasciando il suo popolo al sicuro.
Si appoggiò al tronco sottile di un albero e chiuse gli occhi un istante, cercando di regolarizzare il respiro affannoso.
Non passò neanche un secondo, che della brina scaturì dalla sua mano, formando arabeschi delicati e avvolgendo interamente il tronco fino ad arrivare alla chioma.
«No» Elsa si allontanò immediatamente dall'albero, nascondendo le mani dietro la schiena come una bambina colta in flagrante durante una marachella.
«No, ti prego. Fermati!» implorò, non capendo neanche lei se stesse parlando a se stessa o a qualche forza sovrannaturale.
Era comunque troppo tardi: le foglie rinsecchirono all'istante, diventando marroni e cadendo al suolo.
Man mano che l'agitazione prendeva il sopravvento, tutti gli alberi intorno a lei cominciarono a ghiacciare.
«No, basta!» urlò di nuovo. Ma non c'era niente da fare. Ormai la neve si distendeva a predita d'occhio tutt'intorno a lei.
Un singhiozzo proruppe dalle sue labbra. In preda allo sconforto si lasciò cadere sul terreno ghiacciato stringendo le ginocchia al petto e nascondendo il volto tra e braccia.
Avrebbe solo voluto sparire. Avrebbe solo voluto che il terreno la risucchiasse.
Avrebbe voluto che la maledizione non fosse mai esistita, che i suoi genitori fossero ancora accanto a lei.
Della lacrime sfuggirono al suo rigido autocontrollo, solcandole le guance e cadendo sul suolo innevato.
Elsa le asciugò rabbiosamente con il dorso della mano. Era stanca di essere debole, stanca di essere sola.
Un rumore di foglie secche calpestate la indusse ad alzare la testa di scatto.
«Chi è la?» domandò rivolta verso l'oscurità.
Si mise in piedi velocemente, guardandosi intorno.
«Chi c'è?» domandò di nuovo, con più veemenza.
Dal buio emerse una figura slanciata. Un ragazzo.
Doveva avere più o meno la sua età, forse qualche anno più grande. Aveva capelli così chiari da sembrare bianchi alla luce della luna e avanzavva con innata eleganza sulla neve appena caduta, stringendo in mano un bastone dall'estremità ricurva.
Elsa si sentì sollevata: era solo un ragazzo, non sembrava pericoloso. D'altra parte il fatto che fosse un ragazzo la preoccupava. Avrebbe potuto fargli del male, e non voleva.
Perciò indietreggiò, tendendo in avanti la mano guantata.
«Sta' lontano» ordinò cercando di mantenere la voce ferma e di imprimervi un tono autoritario.
Il ragazzo spalancò gli occhi. Erano di un blu profondo, un po' più scuri di quelli di Elsa. Girò la testa da una parte e dall'altra, come cercando alle sue spalle qualche altro possibile individuo a cui Elsa si stesse rivlgendo.
Avanzò cauto, ignorando l'avvertimento ricevuto.
«Tu...puoi vedermi!» esclamò, la voce piena di sorpresa.
Elsa alzò gli occhi al cielo: Perfetto, era sola e spaventata in una foresta, con buone probabilità di perdere il controllo e di ghiacciare un'intera nazione, e con un ragazzino matto che credeva di essere invisibile. Era tutto davvero troppo, troppo strano.
Riuscì comunque a rispondere con una certa dose di sarcasmo. «Non mi dire!»
Il ragazzo avanzò ancora ed Elsa ebbe l'occasione di notare che i suoi capelli non sembravano bianchi, lo erano; che indossava dei pantaloni vecchi e strappati alle caviglie e una strana maglia blu con un cappuccio. E che camminava a piedi nudi.
Decisamente strano.
Elsa cercò di mascherare il suo stupore. «Non fa un po' troppo freddo per camminare a piedi nudi, giovanotto?» chiese con finto disinteresse, cercando di comportarsi in modo più adulto per intimidirlo.
Lui alzò le spalle. «Il freddo non mi ha mai infastidito granchè»
Elsa rimase colpita da quelle parole, e non potè fare a meno di notare come la voce del ragazzo fosse piacevolmente profonda e leggermente roca. La tensione cominciò inconsciamente ad abbandonare il suo corpo.
Il giovane dai capelli bianchi incrociò le mani sull'estremità arcuata del suo bastone, pogginadovi sopra il mento. «Non è un tantino tardi per passeggiare tutta sola in un bosco, per una bella fanciulla?»
Si, lo era. «La solitudine non mi ha mai infastidita granchè» disse, imitandolo.
Lui ammiccò. Aveva denti bianchi come la neve e sorrideva alzando leggermente un lato del labbro superiore.
Cominciò a girarle intorno, disegnando con la punta del bastone casuali arabeschi sulla neve.
«Allora...da dove vieni?» domandò studiandola con interesse.
«Smettila di girarmi intorno come fossi un cavallo da comprare!» sbottò irritata. «E smettila di fare così tante domande»
Il giovane piegò la testa di lato, producendosi di nuovo nel suo sorriso sghembo. «Ti rendo nervosa» affermò divertito.
Elsa si accorse solo in quel momento di quanto la situazione fosse paradossale. Come faceva a stare lì a chiacchierare con un completo sconosciuto, mentre avrebbe potuto perdere il controllo da un momento all'altro. Che stava facendo?
«Smettila di parlarmi così. Santo cielo, io neanche ti conosco! Ora devo andare, se vuoi scusarmi, e tu saresti pregato di...»
La mano di lui sulla sua bocca interruppe il suo sproloquio.
Elsa si agitò cercando di liberarsi dalla sua stretta. La situazione stava precipitando. Forse si era sbagliata, forse quel ragazzo non era così innocuo come sembrava. Stava cercando di formulare un'idea decente per sfuggire, quando lui si posò l'indice sulle labbra sottili. «Stai in silenzio e resta dietro di me, ok?»
La sua voce era così seria che Elsa annuì concitata e, quando lui la liberò dalla stretta, al posto di scappare obbedì alle sue istruzioni.
Il ragazzo le si parò davanti, e impugnò saldamente il suo bastone, facendo saettare gli occhi da una parte e dall'altra.
E allora Elsa li vide.
Emersero silenziosamente, una decina di lupi ringhianti con la bava alla bocca e gli occhi gialli.
Si strinse al braccio del ragazzo davanti a lei, il cuore che palpitava velocemente. «Lupi» sussurrò terrorizzata.
«Non correre» sussurrò lui. «Indietreggia, lentamente»
Elsa obbedì, cercando di frenare l'istinto di darsela a gambe.
Fece qualche passo indietro.
Fu un secondo. Il rumore di un ramo rotto sotto al suo piede.
Tutti i lupi gli furono addosso.
Elsa cadde a terra, urlando e cercando di tenere lontane le fauci irte di zanne del lupo che l'aveva atterrata.
Che modo stupido per morire. Sbranata da un lupo. Non avrebbero neanche ritrovato il suo corpo, ma probabilmente neanche gli interessava, agli abitanti della sua città.
Nel momento in cui si arrese un lampo di luce bianca balenò sopra di lei, scagliando il lupo contro il tronco di un albero.
Il ragazzo dai capelli bianchi era in piedi davanti a lei, l'espressione fiera e il bastone teso in avanti.
Scaglie di ghiaccio colpivano precisamente i lupi, mettendoli in fuga.
Elsa era troppo spaventata, persino per sentirsi stupita.
Sentì la magia premerle dentro.
Urlò, tentò di fermarla, ma quella uscì lo stesso.
Un'accecante luce bianca la avvolse e stalattiti di ghiaccio comparirono dal nulla e senza che lei potesse evitarlo.
Spararono in tutte le direzioni, schiantandosi contro agli alberi e agli animali.
E dopo, tutto fu silenzio.
La neve cadeva fitta su di loro.
Il ragazzo guardava allibito lei e i lupi stesi a terra, trafitti dalle stalattiti.
Elsa si coprì il viso con le mani, inorridita. Cosa aveva fatto?
Si lasciò cadere a terra, singhiozzando come una bambina.
Si sarebbe meritata la morte. Avevano ragione.
Era un mostro.
Delle mani forti spostarono le sue che teneva sul viso.
Attraverso il velo di lacrime, vide il ragazzo dagli occhi blu accucciato davanti a lei.
«Ei» disse lui prendendole il viso tra le mani e asciugandole le lacrime dalle guance. «Ei, va tutto bene»
Elsa scosse la testa. «No, non va tutto bene!» urlò tra le lacrime.
«Sono un mostro. Un'assassina. Avrei potuto uccidere delle persone innocenti con la stessa facilità con cui ho ucciso quelle povere bestie. Sono maledetta»
«No, non lo sei»
Elsa alzò gli occhi, incontrando quelli del ragazzo.
«Non è una maledizione, è un dono. Devi solo imparare a scoprirne la bellezza»
Le prese una mano e vi poggiò sopra la sua. Quando le separò, tra esse vi era un fiocco di neve grande quanto la mano di Elsa. Volteggiò nell'aria e si trasformò in un cerbiatto. La figura zompettò intorno alla coppia lasciando una scia delicata dietro di se.
Elsa lo guardò stupita. Era la cosa più bella che avesse mai visto.
Allungò un dito per sfiorarlo, ma questo si dissolse.
«Tu sei speciale. Non devi sentirti in colpa per questo» le disse il ragazzo. «Imparerai a controllarlo, te lo prometto. Ti aiuterò. Non avere paura»
Si mise di nuovo in piedi e le tese la mano.
Elsa esitò.
«Non avere paura» ripetè lui.
E in quel momento, lei non ne ebbe.
Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e si fece tirare su.
Il ragazzo sorrise. «Andiamo»
E Elsa lo seguì, senza voltarsi indietro.
Non si accorse nemmeno che, in quel momento, la neve smise di scendere.
Un fior di leone spuntò fuori dalla neve.
 
 
Eeeeeeei
                                                                    Mi scuso, mi scuso, mi scuso davvero con quelli che mi seguono (se esistono c':) per l'immenso ritardo.
                                                                                Ho avuto molti problemi con la scuola.
                Ma ora eccomi qui, con un capitolo super lungo.
     Ho trovato molto difficile scrivere questo capitolo, perchè Jack non ha ancora rivelato la sua identità. Quindi è probabile che troviate un sacco di ripetizioni ed errori, anche perchè ero così stufa di aspettare che l'ho pubblicato senza rileggerlo.
Questo capitolo era un po' tutto incentrato su un POV di Elsa, principalmente, ma nel prossimo spiegherò un po' più di Jack, promesso.
                                      Non so esattamente quanti capitoli avrà la storia, ne se la lunghezza dei capitoli sarà sempre la stessa. Vedremo.                                                                    Mi scuso ancora per il ritardo, e spero che mi diciate cosa ne pensate.      Significherebbe molto per me.                                                                            Graaaazie <3                                                                                                                         E.
P.S. E non mi chiedete perchè lo Spazio Autore venga in questo modo, perchè non ne ho la più pallida idea -.-
P.P.S. The_Sky_Is_Awake, how dare you! Non provare a fare quello che so che tu sai di voler fare. Altrimenti ti affogo nell'arsenico e ti brucio Gasa (cit. appositamente presa dalla famosa lettera minatoria inviatati da te stessa). Considerati avvertita <3  

 
  
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