La femmina di capriolo brucava tranquilla nel prato, un leggero vento estivo miticava la calura del pomeriggio e muoveva l’erba alta che nascondeva i suoi due cuccioli. Ma la Lupa sapeva lo stesso dove erano, il vento le portava il loro odore e quello della madre.

Nonostante una piccola parte di lei le dicesse di non farlo, cominciò ad avanzare verso gli animali. A metà strada si fermò, la voce si era fatta più forte e le impediva di concentrarsi nella caccia. Scosse il muso cercando di scacciarla e senza accorgersene emise un piccolo ringhio.
La femmina scattò sull’attenti, le orecchie alzate a cogliere ogni rumore, il naso fremente mentre annusava l’aria per sentire l’odore del predatore.
L’istinto prese il sopravvento e soffocò la vocina. La Lupa scattò all’inseguimento, le zampe che mangiavano rapidamente il terreno accorciando la distanza che la separava dalla sua preda.
Anche essa si mise a correre, la Lupa la inseguì fino al limitare del bosco dove improvvisamente si girò e tornò indietro dove stavano i cuccioli. Ne afferrò uno per il collo e lo trascinò lontano dal fratello superstite.
La madre tornò a proteggere il cucciolo rimasto, leccando il pelo maculato per tranquillizzarlo.
La Lupa tornò nel bosco soddisfatta, finché quella voce non tornò, ignorandola finì il suo pasto e trotterellando andò al fiumiciattolo che scorreva lì vicino a bere.
Appena si specchiò nell’acqua sentì la voce urlare dei suoni che non comprendeva : “ Cosa mi è successo? Perché sono un lupo?”.