15/03/2014
4 recensioniIt’s always darkest before the dawn
(and I’ve been fool and I’ve been blind)
(and I’ve been fool and I’ve been blind)
Sta affogando nell’ombra.
Le sue mani sono premute sul legno che lo separa dalla libertà – e sente sui palmi la pressione della terra che lo seppellisce, ed insieme ad essa il buio.
Per alcuni minuti si è agitato nella bara, urlando e strepitando a pieni polmoni, ma poi si è calmato. Ichabod Crane è un uomo di scienza, si è detto, e un uomo di scienza non farnetica né strepita, non spreca energie preziose né consuma la poca aria rimastagli.
Così si è calmato, con le mani sul legno ruvido della bara, e l’ombra tutta intorno a lui, con il viso girato di lato e il mento nascosto nel tessuto della sua giacca.
Sta affogando e sente il buio colmare ogni istante, lo sente infilarsi nei suoi panni, attraversarne la trama, e bussare sulla sua gabbia toracica; lo sente trasudare e affondare nella sua pelle, lo sente stringere il suo cuore. Ichabod Crane ha paura, nonostante tutto quel che si è detto; ha paura che quelli siano gli ultimi momenti della sua vita – senza più nessuna luce a guidarlo, come ha fatto Katrina sino ad ora, senza nessuno scopo per cui vivere.
Dimentica tutto per un istante: dimentica la sua cieca razionalità e le promesse che ha fatto ad Abbie, dimentica sua moglie, dimentica suo figlio, dimentica e ha paura.
Ma poi volta la testa verso il soffitto della bara e stringe i pugni – e urla di nuovo.
L’incapacità di fare qualcosa, qualsiasi cosa, lo irrita e lo pungola nell’ombra; non vi è pena peggiore in questo momento. È rinchiuso lì, intrappolato nella rete dei suoi pensieri – e si odia per non aver notato, neanche una volta, la semplice verità: un segno di somiglianza tra lui e suo figlio, un qualsiasi dettaglio familiare, un indizio-
Lui lo credeva una persona perbene. Aveva assunto che lo volesse aiutare. Aveva accettato la verità che più gli faceva comodo, ignorando ogni altra futile complicazione. E adesso, dopo aver trascurato tutti i segni che avrebbe dovuto notare, si ritrova qui, seppellito dal suo stesso figlio. Gli si spezza una risata in gola, gli tremano le labbra mentre ripensa allo sguardo che lui gli ha lanciato intrappolandolo lì: odio, puro e vibrante e imperituro.
Suo figlio. Suo e di Katrina.
Ichabod Crane inspira pesantemente, mentre una tristezza che non può definire a parole (nessuna parola, Abbie sarebbe sorpresa) lo assale.
Deve essere il buio – pensa mentre gli si secca la gola e una lacrima incornicia la sua palpebra – sì, è colpa del buio. Non vi sono altre ragioni per cui un uomo come lui, razionale, intelligente, di scienza, si senta così impotente, inutile e solo.
Inizia a mancargli l’aria. Ogni respiro è doloroso, mentre sente le mani dell’ombra tappargli la bocca e gli occhi.
Ichabod Crane sta affogando e non sta facendo nulla per impedirlo.
~
EVVIVA L’ANGST.Frase che riassume la mia vita da scrittrice di fanwriter.
Aspetto con ansia la seconda stagione... e per ammazzare l’attesa (e provare a tornare a scrivere), sono finita qui. Si vede un sacco che Livia mi ha influenzato.
Bene, dopo il nonsense: addio.
Kò