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Autore: LuxKatoUlisse    15/03/2014    1 recensioni
Nel 21° secolo sono passati 8 mesi da quando Lux Black, l'eroe che ha salvato il futuro, è ritornato a casa per ricominciare da zero una nuova vita.
Il ragazzo, cresciuto e maturato grazie alle esperienze ricevute, dirige uno stile di vita equilibrato insieme ai suoi nuovi amici, fino a quando un giorno viene richiamato dal futuro per affrontare una nuova terribile minaccia universale insieme ai suoi amici di sempre: Michelle, John e Alex.
Kim Arthur, il famigerato criminale della storia umana, sta formando un tremendo esercito di serial killer, intenti a distruggere su larga scala universale Human Nation e l'intera galassia; la posta in gioco è altissima stavolta.
Al gruppo di Lux si uniranno altre persone e altre alleanze militari, e insieme affronteranno nuove insidie, nuovi misteri e tanti colpi di scena.
Lo spazio e la tecnologia ritorneranno ad essere al centro della scena e questa sarà anche la volta buona in cui Lux conoscerà finalmente l'amore.
Il passato del ragazzo tornerà a farsi vedere, mostrando altri particolari nascosti e scomode verità che completerebbero il suo più grande puzzle della sua vita.
Un'altra grande battaglia (più terribile della precedente) sta per avere inizio.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ragazzo del futuro (LA TRILOGIA)'
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Capitolo 1

Kim Arthur: leggendario criminale del futuro



 

Prologo

Ogni cosa mutò da quando il 1° agosto del 3005 scoppiò la terza guerra universale su Human Nation: umani contro rettiliani, il bene contro il male.
Human Nation vinse la sua più grande battaglia grazie all’intervento di Lux Black, il ragazzo torinese del 21° secolo che mandò all’aria, ancora una volta, i piani diabolici di Dark Evon, il suo acerrimo nemico, ma la nazione registrò una grave perdita:
200 mila individui della nazione persero la vita lottando per il bene della loro patria; la guerra, oltre che nello spazio, si scatenò anche all'interno dei pianeti, distruggendo le città con una razzia di massa, sconvolgimenti climatici e con richiami di mostri sottomarini (enormi quanto le navi da crociera) che solo i rettiliani avevano la facoltà di chiamarli e di ammaestrarli per farli diventare perfette macchine omicide.

Lady Earth, l’amata presidentessa di Human Nation, investì alcuni dei suoi capitali per far costruire una casa famiglia per gli orfani di guerra, dove lì alcuni assistenti sociali e psicologi regalarono loro giornate lievi.
La terza guerra universale entrò ufficialmente nelle pagine della storia moderna, descrivendo come la più grave perdita di tutti i tempi della nazione (nonostante il numero fosse minimo: “200 mila vittime”).
Nacquero in seguito nuove Filosofie, ideologie politiche e nuovi conflitti sociali tra Neutralisti e Conservatori.
I rettiliani, diminuiti di numero a causa della guerra, decisero di firmare un trattato di pace molto particolare che si tenne su Venere il 24 settembre del 3005: “Il trattato di Syon Suette” nell’omonima capitale del pianeta.
Certamente i nemici non entrarono a far parte nella federazione di Human Nation, ma grazie a questo trattato essi iniziarono a rispettare gli umani e i loro alleati alieni.
Per di più su Clarion (una delle costellazioni dell’universo, dove i Clariani erano simili agli umani nell’aspetto fisico) fu legalizzato il matrimonio tra Rettiliani e Clariani.
Tutto, nonostante le mutazioni, tornò alla normalità… o quasi.
 

Venerdì, 12 settembre 3005

Il 12 settembre del 3005 fu arrestato e deportato su Plutone un super boss della criminalità organizzata di nome Kim Arthur, autore di innumerevoli stragi e genocidi su Human Nation, e capo assoluto di tutto il mondo criminale.
Kim era temuto non solo per il suo ceto criminale, ma anche per i suoi metodi cinici e grottescamente irrazionali; uno dei suoi metodi preferiti era il famigerato “cannibalismo di massa”.
La notizia dell’arresto immediato di Kim si espanse a macchia d’olio su tutta Human Nation, con un infinità di servizi mediatici, TG extraterrestri e documentari straordinari; ciò fu un duro colpo per il mondo del crimine.
 

Domenica, 9 novembre 3005

Kim Arthur era detenuto in uno dei famigerati penitenziari di massima sicurezza di Plutone, nominato “Askar”:
vigilanza 24 ore su 24, atmosfera gelida e deprimente, e l’edificio deteneva i criminali più violenti dell’universo (umani e non).
Quel giorno era una mattina come tutte le altre:

  • alle 7:00 colazione con i Cornflake spaziali in cella; 
  • alle 8:00 uscita dalla cella per cambio d’aria; 
  • alle 13:00 mensa nel salone del carcere.
Nella cella “L 698”, però, con la porta d’ottone – battuto, uscì Kim Arthur, alto m 1,90 e avente i capelli biondi e tinti con strisce bianche, un po’ di peluria sul viso, occhi verdi e minacciosi e uno sguardo da mettere i brividi.
 

Verso le 15:30, Kim fu convocato all’interrogatorio dal capitano delle forze dell’ordine:

Charles Serafyn, alto 1,86 m e avente i capelli neri, corti e ben pettinati, un viso maturo col naso sottile, pizzetto sul mento e indossava un'uniforme bianca con varie medaglie di riconoscimento al petto.
Kim e Charles, una volta che si erano scrutati con gli sguardi, si sedettero faccia a faccia, con un tavolo che li divideva a distanza, e continuarono a fissarsi negli occhi;
nei loro sguardi non c’era altro che odio e vecchio rancore di rivalità.
Dopo qualche secondo il capitano, giocherellando con il suo accendino, disse al detenuto:

- Sei sempre il solito Kim! La nostra partita non termina mai. -
- Mio capitano… - disse ironicamente lui - … Le rammento che ciò è solo l’inizio; il bello deve ancora arrivare. -
- Mi dispiace deluderti, Kim ma credo che questa volta tu sia arrivato al capo linea. -
- Cosa vorrebbe intendere? Che una volta che mi ha tolto di mezzo, la criminalità organizzata cesserà per sempre? Che vivrete così felici e contenti? Hahaha, per vostra sfortuna non basta questo per fermarmi!!! -
- Lo vedremo! -

Charles prese una piccola cassaforte di ferro battuto, la aprì ed estrasse da essa tre foto di tre volti misteriosi:
due uomini e una donna bruna, quarantenne e avente i capelli lunghi e lisci.

Poi, rivolgendosi a Kim, gli chiese:

- Riconosci questi volti? -

Il criminale non rispose.

- Ah, ti avvali dalla facoltà di non rispondere? - gli chiese retoricamente l'uomo.
- Per me è indifferente! - rispose con freddezza assoluta lui - … Potrei anche dirle che conosco queste persone, ma che senso avrebbe se lei sa a priori che sono colpevole?!! -

Per la sfacciataggine di Kim, il capitano si alzò bruscamente, prese il suo rivale per la maglia e con tanta rabbia in corpo e con occhi minacciosi gli gridò

-  Queste povere persone hanno perso tragicamente la vita per mano tua!!! -
- Oh, come mi dispiace. - disse ironicamente il carcerato - Sa? Vorrei mandare alle loro famiglie le mie più sincere condoglianze… e anche qualche soldino in più. -
- Sei un figlio di p****, un farabutto!!! Ricordati che la nostra rivalità sta ancora in piedi e che io continuerò a sorvegliarti notte e giorno! -
- Hey, capitano, si calmi, altrimenti si sentirà male dalla rabbia. -
- L’UNICA COSA CHE MI POTRÀ CALMARE È VEDERTI FINALMENTE GIUSTIZIATO DALLA CORTE SUPREMA DI PLUTONE. -
- Mi dispiace contraddirla di nuovo ma dubito che ciò possa accadere. -
- No, Kim, non verrà nessuno questa volta a farti evadere dal carcere. -
- E non ne ho bisogno. -
- NON BLEFFARE CON ME!!! -
- Lei non mi conosce affatto, sign. Serafyn; non immagina cosa potrei essere capace di fare. -
- Benissimo! - rispose Charles con aria meravigliata e allo stesso tempo minacciosa - Se le cose stanno così allora dovrò far anticipare la data della tua condanna a morte. -
- Si vede che lei non ha capito niente. -
- Prego? -
- Dopo tutti questi anni che ci siamo combattuti tra ricerche, spionaggi militari e lotte di tutti i tipi, è arrivato il momento di confessarle una piccola cosa.
La tenga in mente da ora in poi e non se la dimentichi più:
vede? Io non sono un umano qualunque… io… possiedo… caratteristiche… “fuori dal comune”. -

In un primo momento il capitano delle forze dell'ordine rimase a bocca aperta, credendo quasi alle parole del suo rivale ma trattandosi per l'appunto di lui, pensò che il suo avversario lo volesse prendere in giro.
Per tale ragione Charles rise a crepa pelle ma Kim, abbassandosi leggermente le sopracciglia, provò un senso di rabbia nei confronti del suo nemico, tanto da indurlo ad odiarlo sempre di più e a progettare nella sua mente dei misteriosi “piani di vendetta”.
I due alla fine si congedarono con un ennesimo sguardo minaccioso.


Venerdì, 28 novembre 3005

Venerdì, 28 novembre 3005, il giorno della condanna a morte di Kim Arthur.
Quella mattina, alle ore 8:00, nella sala delle condanne vennero molte persone, fra i quali i fotografi, i giornalisti e gli spettatori; l'evento del carcerato più famoso della nazione venne ritenuto talmente importante che fu deciso di trasmetterlo in “solar – visione”.
Alcuni popoli extraterrestri di alcune galassie (vicine e lontane) accesero la TV per seguire in diretta tale condanna.

Su Plutone, nel carcere di Askar, arrivò anche da Roma il Papa Giacomo Napoleone XIII, simile allo storico cardinale di Francia Richelieu, con il suo cappuccio rosso, seguito poi dalla toga dello stesso colore del cappuccio, decorata da bracciali gialli, e i capelli e la barba bianca ricoprivano il suo viso; inoltre il Papa era alto 1,82 m. 
Il Papa, scortato da 7 guardie del corpo, entrò nella cella “L698”, dove lì risiedeva Kim Arthur, seduto sul suo letto con la testa china in giù, calmo e con le palpebre chiuse come se si stesse concentrando per una cosa.
Il Papa, dopo avergli fatto la benedizione con l’incenso, gli chiese con voce calma:

- Figliolo, prima che arrivi la tua ora, hai qualche ultimo desiderio che vorresti soddisfare? -

Kim non disse nulla; la sua mente sembrò concentrata su qualcosa, come se si stesse preparando per qualche sfida.
Il Papa allora, appoggiando la sua mano destra sulla spalla sinistra del detenuto, si sedette accanto a lui e gli disse:

- So cosa pensi, ma la fine, ahimè, arriva per tutti l'ora di morire prima o poi. Pregherò per te affinché il Signore ti faccia entrare nel suo regno. -
- Non sarà necessario. - rispose con freddezza e calma glaciale lui.
- Come? -
- Le ho appena detto che ciò non sarà necessario, tutto qui. -
- Se dici così allora significa che non hai nulla da perdere, figliolo, nevvero? -
- Quello che non avrà nulla da perdere non sarò mica io!...  -

Il Papa rimase stupito per la freddezza e la calma glaciale di Kim, vedendolo assolutamente non preoccupato per ciò che gli stava accadendo.
Egli avvertì una strana sensazione intorno a se, una sensazione di elettricità e di forte tensione, intuendo subito che tale sensazione sgradevole provenisse da lui, ma non sapeva ne la causa e ne l’identità.
Toccando poi di nuovo la spalla sinistra del carcerato, il pontefice cadde per qualche secondo in catalessi (o in trance), avendo una visione terribile.
 

Dopo due secondi egli riprese conoscenza, ma non si ricordò molto bene di ciò che vide tranne un alone di fuoco, un cielo rosso sangue e un fumo che si espandeva per tutto l’ambiente circostante, ma lo stesso non riuscì a focalizzarlo bene nella sua mente.
Così, alzandosi da posto, il Papa disse a Kim, con aria però un po’ tesa:

- Che Dio ti assista, figliolo. -

Detto ciò il Papa congedò il condannato.
 

Momento della condanna a morte

Tutto era pronto nella sala della condanna a morte, mancava solo il condannato come ciliegina sulla torta, ma nessuno sapeva che cosa avesse in mente il condannato.
Kim infatti, spalancando improvvisamente gli occhi con l’alzare della sua testa, si mostrò in stato di trace senza le pupille e l'iride; il suo sguardo era profondo e minaccioso.
Una guardia nelle vicinanze cadde a terra, si toccò fortemente la testa con le mani e dopo qualche secondo di dolore si rialzò, sotto però un'altra personalità; il suo sguardo era vuoto.
La guarda andò verso la cella L698, la aprì con le sue chiavi e Kim, dopo averlo ringraziato, lo stese a terra con un fortissimo pugno dietro la
nuca, provocandogli una grave emorragia celebrale.

Poi il detenuto rubò la divisa alla guardia, lasciò i suoi vecchi vestiti da carcerato, si travestì da poliziotto e se ne scappò dalla sua cella, avviandosi verso il corridoio, dove qualche metro più in là riuscì ad alludere la sorveglianza, spacciandosi per un proprio collega.
Intanto delle guardie arrivarono nella cella L698 con l’intento di prelevare il condannato ma, una volta arrivati là, trovarono il loro collega privo di vita e steso a terra, fecero scattare l’allarme e il carcere di Askar fu invaso dal panico incontrollabile sia da parte dei carcerati e sia da quella delle guardie.
Una guardia, correndo verso la sala della condanna, gridò ai presenti, con il cuore che gli batteva in gola:

-  È SCAPPATO, KIM NON C’ È PIÙ!!! -

Per tale notizia ci fu il panico tra la gente;
l'intero penitenziario si trasformò in un inferno.
Le guardie trovarono strada facendo i cadaveri dei loro colleghi ammazzati a terra, con il loro sangue che si riversava per tutto il pavimento.
Ad un tratto nel carcere ci fu un'esplosione violenta che fece evadere dalle loro celle tutti i detenuti, i quali uccisero a loro volta selvaggiamente le guardie con l’intento di scappare.
Anche il capitano delle forze dell’ordine (Charles) fu coinvolto nella selvaggia rissa, ma se la cavò con qualche graffio sulla guancia destra.
Quando egli poi uscì dalla prigione, vide che il cielo si era oscurato ma alcune nuvole si raggrupparono tutte insieme in maniera atipica e insolita, formando gradualmente il viso maligno di Kim Arthur.
Charles udì dal lontano anche la sua risata malvagia, rimanendo a bocca aperta.


Copyright di Bruno Rinaldo (alias LuxKatoUlisse).
   
 
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