Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    16/03/2014    3 recensioni
Durante la Guerra Ninja, Kabutomaru fa il suo ritorno sul campo di battaglia e si trova ad affrontare una kunoichi in particolare, con la quale ha condiviso innumerevoli momenti, anche se dalla parte opposta delle linee: Shizune, che lui considera una nullità ma che sarà capace di mettere a nudo la sua reale identità rivelandogli ciò che lui ha da sempre ignorato.
"«Io ho fatto il massimo per onorare ed assecondare Orochimaru... mentre tu non hai nulla della tua maestra. Nulla!»
Grida quell’ultima parola quasi voglia ferirla, trapassarla da parte a parte con una lama d’orgoglio.
Il cuore di Shizune perde un battito, forse due nel sentirsi gettare in faccia quella consapevolezza, ma nonostante questo non reagisce, non ancora.
«Ma allora perché ad essere stato tradito ed abbandonato… sono io?»"

//Spero semplicemente che si apprezzi che non vengano trattati sempre i soliti personaggi, ma che dare un piccolo spazio anche ai sentimenti e agli stati d'animo di chi è sempre in ombra possa favorire uno spunto di riflessione anche nella vita ;)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kabuto Yakushi, Shizune, Tsunade
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
- Questa storia fa parte della serie 'A Life of a Queen'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note Autrice:
Spero semplicemente che si apprezzi che non vengano trattati sempre i soliti personaggi, ma che dare un piccolo spazio anche ai sentimenti e agli stati d'animo di chi è sempre in ombra possa favorire uno spunto di riflessione anche nella vita ;)
Buona lettura!

         

La fissa, iridi gialle e pupille ridotte ad una fessura non distolgono lo sguardo né l’attenzione dalla sua avversaria, o meglio, dalla sua vittima.
Concentrato, interessato.
I serpenti bianchi alle proprie spalle si avventano sulla figura femminile dinnanzi a lui, ma questa non ne sembra intimorita, tutt’altro: scopre il braccio destro, con l’altra mano tira sottili filamenti trasparenti lanciando aghi avvelenati a quelle serpi fameliche.
E le centra, tutte quante, costringendole a ritirarsi con un grido lamentoso.
Shizune ansima, ma non per questo s’arrende: sa di aver davanti un rivale degno di nota, probabilmente superiore a lei, ma non per queste quelle iridi scure brillano di una minore determinazione.
«Spiegami.» Dopo minuti di silenzio interminabili, in cui solo le loro lame hanno parlato, finalmente dischiude le labbra.
«Spiegami perché lotti.» E’ serio, in quella richiesta. Maledettamente serio.
La kunoichi di Konoha sbatte le palpebre un paio di volte, perplessa, convinta che quello che sia solo un modo per distrarla, approfittando di una sensibilità forse troppo evidente.
«Perché dovrebbe interessarti?» Domanda di rimando, cercando di regolarizzare il respiro, senza abbassare la guardia.
Kabuto rimane in silenzio per un lungo attimo, immobile nella sua posizione, senza l’apparente intenzione di attaccare, di continuare quello scontro.
Sospira appena, ritira i serpenti alle proprie spalle, concedendo a Shizune qualche attimo di respiro: stretta nella sua tenuta da jonin non si lascia distrarre, nonostante i rumori e le grida della battaglia alle proprie spalle siano una tortura continua per le sue orecchie.
«Tu sei debole.» Le dice senza mezzi termini, apatico, freddo. Eppure nel suo tono non c’è alcuna volontà di ferirla, non intenzionalmente almeno.
La mora alza appena un sopracciglio ma non lo interrompe, pur mantenendo due kunai alzati.
«Sei abile nelle arti mediche, ma non sei un portento, non sei una promessa della medicina. Non hai abilità innate. Non sei forte, né troppo agile, né troppo astuta.» Continua, imperterrito, il volto pallido e squamato che non lascia trasparire alcuna emozione.
Ma la ragazza non si irrita, non si innervosisce: sul suo volto compare solo un’espressione perplessa, che cerca di capire piuttosto che di aggredire.
Chiunque si sarebbe infuriato per quella serie di denigrazioni, chiunque.
Chiunque tranne lei.
Troppo buona per abusare della violenza, troppo benevola e dedita al bene altrui per aggredire ulteriormente un animo che è già stato stuprato fin troppe volte, proprio da chi avrebbe dovuto prendersene cura.
«Non hai niente di eccezionale, niente. Eppure la più grande ninja medico di tutti i tempi, l’Hokage del paese più potente nonché ninja leggendaria sarebbe disposta a lottare per te, a sacrificarsi, magari anche a morire, pur di salvarti.» Assottiglia appena lo sguardo, quasi volesse penetrare nell’animo di Shizune, leggere i segreti che sospetta lei celi perché il ragionamento logico appena fatto abbia un senso.
Perché non ce l’ha, all’apparenza: quale potente ninja si preoccuperebbe mai di una jonin poco dotata?
Quale ninja con grandi abilità e forze avrebbe tanto a cuore una insignificante kunoichi?
«Io le voglio bene.» E’ la semplice risposta della kunoichi: cauta, spontanea, sincera.
Maledettamente sincera.
«Così come lei ne vuole a me.» Aggiunge con altrettanta tranquillità.
Non si arrabbia nemmeno questa volta, rimane composta nella sua posizione, sicura delle proprie parole: non c’è alcuna logica a legare quei sentimenti, nessuna tecnica o abilità innata in grado di generare qualcosa di più saldo e profondo dell’affetto e la stima che lega due persone.
«E’ un’assurdità!» Esplode d’improvviso Kabuto, perdendo per un attimo la sua solita calma e freddezza.
Shizune ne rimane colpita, non aspettandosi una reazione tanto istintiva da una persona razionale come lui: non abbassa la guardia, nemmeno ora, nonostante il rivale abbia allargato appena le braccia con fare sconsolato.
«Io ho servito fedelmente il mio maestro. Ho imparato tutte le sue tecniche, le ho perfezionate, sono arrivato persino a superarlo e ad inventare nuove abilità ed una modalità eremitica!»
Continua a parlare senza fermarsi, come un fiume in piena le scarica addosso ogni cosa, gettandole in faccia una realtà che per lui è pressochè incomprensibile, assurda.
«Ho custodito e migliorato il suo laboratorio, mi sono servito di ogni sua conoscenza per creare un essere perfetto che lo rispecchiasse e al contempo lo elevasse al di sopra degli altri mentre tu…»
La fulmina d’improvviso con lo sguardo, uno sguardo di disprezzo, di odio, di un rancore infondato che lei tuttavia sembra reggere senza difficoltà, nonostante l’inettitudine che lui continua ad attribuirle.
«…tu non hai nulla della tua maestra. Nulla
Grida quell’ultima parola quasi voglia ferirla, trapassarla da parte a parte con una lama d’orgoglio.
Il cuore di Shizune perde un battito, forse due nel sentirsi gettare in faccia quella consapevolezza, ma nonostante questo non reagisce, non ancora.
«Ma allora perché ad essere stato tradito ed abbandonato… sono io?» La voce s’abbassa, la sguardo abbandona la cattiveria per poi perdersi nel vuoto davanti a sé.
Non comprende, Kabutomaru, per quanto la sua mente geniale si sforzi il suo animo è perduto nei meandri dell’assurdo.
Non ha più la forza di alzare lo sguardo, in quel momento ogni sua difesa ha ceduto, lasciando spazio alla vulnerabilità più totale e palese.
Potrebbe approfittarne, Shizune, potrebbe attaccarlo e sconfiggerlo, sarebbe il momento migliore e più propizio… ma non si muove.
Abbassa i kunai, lentamente, con prudenza ed una velata diffidenza che tuttavia poco a poco si lascia sopraffare dalla compassione.
«Perché la signorina Tsunade non ha mai avuto bisogno di tutto questo.» Dice calma. Lo sguardo è ancora serio, come se si aspettasse un’aggressione improvvisa dal suo avversario, ma vedendolo inerme si tranquillizza appena.
«Le tue parole sono giuste. Io non ho abilità innate, non ho una forza smisurata né so utilizzare tecniche rilevanti come la Rinascita…» E fa male ammettere tutto questo. Fa tremendamente male essere consapevole di aver passato la vita accanto alla kunoichi più fenomenale che sia esistita, rimanendo in disparte come spalla e mai come protagonista.
«Ma la mia maestra non avrebbe avuto alcun vantaggio nell’avere a fianco una kunoichi che rispecchiasse le sue abilità.» Termina portandosi lentamente una mano al petto, anche il suo volto si abbassa appena, in un sorriso quasi amareggiato eppure ancora capace di trasmettere un briciolo di serenità.
«Forza fisica, grandi abilità in battaglia e carisma indiscusso sono caratteristiche che già lei possiede… Dunque ciò di cui ha avuto e ha bisogno anche adesso è qualcosa di totalmente differente.»
Kabuto alza lo sguardo su di lei, osserva con quanta amara consapevolezza parli, quanto la ferisca riconoscere la propria inferiorità e al contempo la felicità che è in grado di trovare in se stessa, aprendosi su punti di vista che lui non aveva minimamente calcolato.
«Ha bisogno di qualcuno che sappia pazientemente spiegarle quando sbaglia. Di qualcuno che sappia riordinarle la scrivania dalla sua perenne confusione. Di qualcuno che le sappia stare vicino nei momenti di tristezza senza invadere il suo spazio. Di qualcuno che l’allontani da quel pessimo vizio del gioco e dalle bottiglie di sakè, anche se sa benissimo che è qualcosa di sbagliato…»
Fa un lungo respiro, l’amarezza scompare dal suo volto limpido, aprendosi in un tiepido quanto sincero sorriso.
«…o, più semplicemente, ha bisogno di qualcuno che ogni tanto le ricordi che anche lei è umana, che anche lei può sbagliare così come fare del bene. E amarla proprio per questo, per ciò che lei è davvero, al di là dei vizi e delle cariche.»
Alza lo sguardo, incontrando per un attimo quello del rivale: ora perso, ora attonito, ora lontano anni luce dalla logica alla quale si era sempre aggrappato, con tutto se stesso.
La razionalità viene smontata brutalmente, eppure ogni tassello torna al suo posto.
Non è nulla di speciale, Shizune, non oggettivamente almeno… ma è riuscita dove tanti, troppi uomini avevano fallito.
Compreso il leggendario e tanto acclamato Sennin dei rospi.
«Perciò mi dispiace, Kabuto. Mi dispiace davvero.» Sospira, senza dargli tempo di replicare.
«Ma se non sai di cosa ha davvero bisogno il maestro che dici di aver lodato ed amato… con chi hai avuto davvero a che fare per tutto questo tempo?» Gli domanda con la fronte appena aggrottata, consapevole che quelle parole siano dure, maledettamente dure.
Kabuto non risponde, rimane con le labbra dischiuse e lo sguardo disorientato: quella nullità è riuscito a metterlo con le spalle al muro, quella kunoichi che lui reputa una inetta incapace ha impiegato solo pochi attimi per disarmarlo.
Assurdo.
Cade in ginocchio, lo sguardo non sa dove posarsi e le mani vengono portate convulsamente alla nuca: per cosa ha tanto studiato e lottato?
Per cosa si è impegnato, sacrificando tempo ed energie?
Ma soprattutto, per chi?
Il cuore perde un battito, poi due, tre, quattro, gli si stringe in una morsa e sembra quasi ucciderlo, fin quando non riacquista la calma.
Smette di ansimare, l’espressione prima disorientata si fa ora seria, più calma, decisa. Rialza lentamente il capo, la fulmina con quelle iridi giallastre mentre un sorriso sadico si palesa sulle labbra.
«Con un criminale.» E d’improvviso scatta nella sua direzione, due kunai alla mano ed i serpenti bianchi che tornano all’attacco, le fauci aperte e tutte le intenzioni di aggredirla… anzi, di ucciderla.
Perché è riuscita a penetrargli dentro, a comprendere e a smontare ogni sua patetica sicurezza, mettendolo a nudo per quello che è: un assassino senza identità.
Ma l’orgoglio è tanto una forza quanto un’ancora di salvezza, e quello di Kabuto non gli avrebbe mai consentito di arrendersi in tal modo, non prima di aver posto fine alla vita di quella maledetta kunoichi.
Shizune fa in tempo soltanto ad assumere una posizione difensiva, ma l’attacco del nemico non và a segno: dalle spalle della kunoichi piomba l’Hokage di Konoha, sferrando un calcio ponderoso al torace di Kabuto e bloccando la sua avanzata.
Si trova scaraventato all’indietro, dolorante si regge il petto con una mano mentre una smorfia di dolore compare sul suo volto: ancora una volta ha sottovalutato il lavoro di squadra, ancora una volta ha dimenticato l’importanza di avere dei compagni.
«L’intelligenza e l’abilità di un ninja si misurano anche in base alla sua capacità di saper scegliere le persone di cui fidarsi, non solo dalle tecniche che conosce o dalle abilità che padroneggia.»
E’ duro, il tono di Tsunade. La prosperosa donna rimane dritta davanti alla propria assistente, iridi ambrate che non sembrano dare alcuna possibilità di fuga al nemico: ha ascoltato tutto, molto probabilmente, pronta ad intervenire in caso di bisogno anche a distanza.
«Tu hai fatto un unico errore, Kabuto, lo stesso che ha fatto anche Orochimaru: hai sempre e solo contato su te stesso, senza mai accettare che l’avere dei compagni porti dei benefici.»
Indietreggia appena voltandosi verso Shizune, alla quale si avvicina, fermandosi esattamente affianco a lei.
Le appoggia una mano sulla spalla, scambiando con ella un semplice sguardo: niente sdolcinatezze, niente frasi poetiche o profonde. Solo uno sguardo che basta a lasciar trasparire tutta la fiducia e l’affetto che le lega in modo indissolubile.
«La fiducia, l’affetto ed i legami sono forse l’arma più potente che un ninja possa possedere. E per quanto tu possa studiare, allenarti ed accrescere il tuo sapere non riuscirai mai a diventare davvero forte e completo senza prenderli in considerazione.»
Volge un ultimo sguardo all’indietro, incontra quel volto pallidissimo e squamato velato di rabbia quanto di sconvolgimento: mai, nella sua vita, si era sentito tanto umiliato come in quel momento, messo a nudo in tutto e per tutto…
Un orfano: prima della sua famiglia, poi di colui che aveva ritenuto un maestro.
«Perciò non perderemo altro tempo con te, Kabuto. Ti sei già condannato da solo alla sconfitta.»
Un destino di solitudine, di perenne insoddisfazione, di incapacità di comprendere tutto ciò che spinge quelle due kunoichi così come l’intera Alleanza Ninja a continuare a combattere anche nella disperazione.
Allontana la mano dalla spalla di Shizune e scambia con lei un cenno di assenso, prima di balzare altrove, tornando sul campo di battaglia.
L’assistente non la segue subito, volge un ultimo sguardo compassionevole verso quella creatura informe che ha ormai perso ogni cosa: la fiducia nel prossimo, la dignità di persona e la sicurezza delle proprie credenze.
«Spero almeno che tu abbia compreso quanto potersi fidare di qualcuno sia un privilegio… e che tu faccia tesoro di questo.» E dette queste parole con una dolcezza fin troppo benevola per il mostro che ha dinnanzi, anche Shizune si allontana, tornando ad assumere il comando del corpo medico.
E Kabuto rimane lì, solo, le ginocchia a terra ed una nauseante sensazione di vuoto dentro di sé.
Ora è lui, il nulla.


-.-.-.-.-.-.-
Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly