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Autore: Xandalphon    17/03/2014    2 recensioni
I pensieri del più grande degli stregoni del bianco consiglio, quando sentì la presa di Sauron svanire dalla terra di mezzo. La piccola pianta della speranza, troppo presto soffocata dal gelido inverno del suo cuore...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Saruman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il testamento di Saruman

 

1 Lithe, Q. E. 1

 

Ho gustato il sapore del potere; già adesso mi sembra che sia sfuggito, svanito in un'incerta nebbiolina...Forse è una prerogativa sua propria, tale per cui va costantemente esercitato. Un lungo lavoro di scalpello per plasmare la statua proprio come la vogliamo noi. Ma, in questo caso, le statue sono mobili, e di carne, e hanno dei pensieri. Per cui, o si creano continue “trappole” con cui ingannarli, questi benedetti pensieri, o la voce che li tiene irretiti tende a farsi monotona, fredda, all'orecchio di chi ascolta. In realtà, anche se temo che questa ipotesi abbia una componente di auto incensazione, sono stato io il primo ad aver paura di essere un viscido serpente, tronfio della sua capacità di giocare, quasi amichevolmente con il piccolo topo spaurito prima di ingoiarselo tutto intero.

Saper leggere cuori e menti è un dono affascinante e, soprattutto, allettante.

Con l'adeguato gioco di maschere, gli altri reagiscono di fronte ad una tua mossa esattamente secondo le previsioni. Tutto è danza, un volteggiare leggiadro secondo passi prestabiliti. Ma se è così evidente, perché ho abbandonato questo gioco, perché ho smesso di dare una sbirciatina nei cuori altrui? In realtà ci sono diverse ragioni, buone, ma anche meno buone. Inizialmente, quando ho scoperto quanto lemmi e parole suonassero convincenti, persuasive, agli altri, mi sono sentito come investito della sacra missione di dare a tutti il “consiglio giusto”. Ma giusto per chi? Questo è il dilemma...ma poi è arrivata una tentazione ben maggiore: come ho già detto, cercare di far ballare tutti al suono della mia musica. E il mio cuore era diventato pieno di veleno, e i miei occhi scaltri e beffardi. Ma ciò era male? Davvero? Non lo sapevi prima di metterlo in atto?

Certamente sì.

Ma il piacere di provarlo era qualcosa di irresistibile. Forse, però, non è per questo che mi sono fermato. Forse la realtà è più misera e meschina.

L'interpretazione degli altrui pensieri mi induceva a mettermi in gioco, ad impegnarmi...A smettere di essere me. Il mio sembiante, questa mia maschera, si era talmente attagliata alla mia pelle che uscire da essa era come per un lombrico uscire dalla vecchia, cara terra, e, per colmo di sfortuna, finire a strisciare su di una liscia, fredda, lastra di pietra. Nudo e impotente, mentre alla pioggia che lo aveva attirato in superficie ruba la scena un sole spietato che non gli lascia altro se non seccare e morire.

Guardare sul serio nei cuori altrui implica necessariamente amarli. E' perché li si ama oltre ogni limite che li si può comprendere. Quando smetti di amarli, in ultima analisi perché lo sguardo avido di attenzioni ricomincia a concentrarsi su di sé, allora è finita. Si pretende di catturare la mosca, e proprio quando si stringe il pugno, lei sfugge dal tuo palmo, su cui fino a quel momento era rimasta posata buona buona.

Da cosa ripartire? Non so. L'unica cosa che posso fare è volgere il mio sguardo ad occidente, in paziente riconoscimento che solo da lì può venire la salvezza. Riuscirò a farlo? Riuscirò a vedere in Gandalf un messaggero di vero rinnovamento anche per me? Troppo tardi. Anche se...forse, forse....

  
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