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Autore: agnalasagna    17/03/2014    7 recensioni
[Jeff The Killer]
Può un pazzo assassino provare un sentimento come l'affetto e voler salvare la vita innocente di una bambina? Può una bimba vedere del buono in quello spirito reso insensibile alla morte? Può nascere qualcosa che assomiglia ad un'amicizia tra i due?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Stupidi genitori!” pensò la bambina sbattendo la porta di casa, per poi percorrere il cortile schivando i cani che si crogiolavano al primo sole primaverile. L’unica cosa che rendeva sopportabile quella calda giornata di marzo era la leggera brezza fresca, che faceva ondeggiare i biondi ricci che circondavano il viso paffuto spruzzato di lentiggini della bambina. Arrivò alla staccionata che delimitava il cortile e la scavalcò con agilità, poi prese a camminare per il sentierino che portava fuori dalla fattoria dei genitori, dove viveva dalla nascita, diretta al bosco. In pochi minuti raggiunse il limitare della boscaglia; imboccò la stretta stradina che portava a uno spiazzo pianeggiante, il luogo che cercava. Durante il tragitto incontrò solo un cacciatore che, deluso, tornava a casa con il fucile in spalla. L’uomo le rivolse un sorriso, poi sparì facendo la strada secondaria. La bambina andò a sedersi  sul metro di terreno rimanente dietro ad una roccia: di fronte a lei c’era un precipizio di circa una ventina di metri, quindi cercò di non guardare giù per evitare di avvertire le vertigini.
Dopo pochi secondi notò una figura alta e snella, con delle macchie rosse sulla felpa bianca, che si sedette a pochi metri di distanza da lei. Aveva il cappuccio calato sui lunghi capelli neri, ma la bambina riuscì comunque a scorgere le incisioni sulle sue guance.
Per un paio di minuti regnò il silenzio, spezzato solo da qualche sospiro da parte del nuovo arrivato. E fu proprio lui a parlare. –Una bambina come te non dovrebbe stare qui, è pericoloso. Non lo sai che ci sono i lupi e gli orsi?- chiese, guardandola con le mani in tasca. La bimba dedusse dalla voce che era un ragazzo sulla quindicina d’anni. Notò anche un alone nero intorno agli occhi: forse non dormiva da tanto. O forse aveva esagerato con il trucco.
-Non dovrei essere in un sacco di posti.- ribatté stizzita la bambina. Il ragazzo sorrise, cercando di nascondere un gemito di dolore poco dopo: le ferite sul viso bruciavano ancora dopo anni.
-Cosa ti sei fatto alle guance?- domandò guardando a metà tra il terrorizzata e l’inorridita le profonde incisioni che solcavano il viso dell’adolescente.
-E’ una lunga storia, e in ogni caso non potrei raccontartela.- borbottò il moro. Sospirò, volgendo lo sguardo alla boscaglia: non c’era anima viva oltre a loro due.
-Posso almeno sapere come ti chiami?-
-Jeff. E tu?-
-Karen.
Un cane da caccia comparve da una roccia che si estendeva sopra le loro teste, annusando i riccioli della bambina e andandosene subito dopo di corsa. Karen rise, sporgendosi oltre il sasso per guardare il cane andare via.
-Perché non vai a casa come quel cane? E’ pericoloso per te stare qui.- borbottò ancora Jeff. Era la prima volta che cercava di salvare una persona, ma quella bambina sembrava voler proprio andare incontro alla morte.
-Perché dovrei andare a casa? Sto così bene qui.-
-Perché ci sono io.-
-E allora? Cosa fai di male?-
-Io.. faccio male alla gente, Karen.-
-Ma a me non hai ancora fatto niente, e non sembra che tu voglia farmi male.-
-Non ti faccio paura?- chiese indicando il suo viso, pallido come un fantasma. E forse lo era, insomma, viveva in una cascina nel bosco, in terra di nessuno, mentre tutti lo credevano morto. O almeno, quasi tutti. C’era gente che mormorava storielle su di lui, sulla gente che veniva squartata proprio da quel ragazzino che solo tre anni prima era un ragazzino come tutti gli altri. C’era gente che sul web aveva divulgato al mondo intero la sua storia, descrivendolo come un “pazzo assassino”. Jeff non uccideva spinto dall’odio che provava verso le vittime, più che altro per sfogo, per sentirsi per un momento “il dio della situazione”, e non sempre la vittima. Cominciò a riflettere, riflettere sul suo passato. E gli tornò alla mente l’ultimo ricordo che aveva di sua madre: il suo sguardo terrorizzato, vedendo il figlio con il viso grondante di sangue e un coltello stretto in mano, le palpebre completamente annerite dal fuoco.
La bambina scosse la testa, guardandolo negli occhi. Occhi azzurro ghiaccio, forse fin troppo chiari per essere classificati occhi normali. Jeff sospirò e guardò altrove, non riuscendo a sostenere quello sguardo pieno di curiosità.
-Jeff, perché pensi che io abbia paura di te?-
-Perché tutti hanno paura di me. Insomma, io sono chiamato “Jeff il Killer” per un motivo preciso.-
-Ma non sembra che ti faccia piacere sapere che fai paura alla gente.-
-Cosa vuoi saperne tu..- borbottò. –comunque no, non mi fa piacere.-
-E allora smettila di fare del male alle persone.-
-Non puoi capire. Non posso smettere, è il mio destino. Potrei uccidere anche te, da un momento all’altro.- ed estrasse il coltello dalla tasca, cominciando a giocarci. Ma Karen non riusciva ad aver paura di quel ragazzo, si sentiva al sicuro con lui, anche se era consapevole che avrebbe potuto ucciderla senza pietà nel giro di pochi secondi, e farla sparire nello strapiombo che si estendeva per venti metri davanti a loro.
-Ma tu non vuoi uccidermi, vero?- chiese cauta, guardandolo. Jeff sospirò, poi scosse la testa, guardando in basso.
-Non riesco nemmeno a pensarlo.- aveva ucciso altri bambini nel corso di quei tre anni, ma Karen era diversa. Riusciva a vedere la vera identità di Jeff, quel ragazzo frustrato che si sfogava ammazzando la gente. Quel ragazzo insoddisfatto della propria vita, che era caduto in un baratro senza fine. Aveva provato mille volte a far cambiare le cose, ma ogni tentativo era vano. Quindi si era lasciato trascinare dal destino, continuando a mietere vittime e a spargere sangue innocente. Proprio come lo era lui pochi anni prima. Proprio come lo era quella bambina bionda.
Altri minuti di silenzio. Ad un tratto la bambina si alzò dal proprio posto e si avvicinò cautamente a Jeff, si sedette accanto a lui e lo abbracciò, stringendo le piccole braccia attorno al busto magrolino del ragazzo. Jeff sobbalzò, sorpreso da quel gesto: da quanto tempo non avvertiva il calore di un abbraccio?
-P-perché l’hai fatto?- domandò, guardandola.
Karen alzò le spalle. –Perché mi andava di farlo.- gli sorrise, guardandolo. –Io devo andare a casa, è già il tramonto. Però non voglio che tu vada via. Mi prometti che domani ci sarai ancora, seduto qui? Che mi aspetterai?-
-T-te lo prometto.- e la bambina alzò un mignolino, porgendolo a Jeff. Il ragazzo strinse il suo mignolo, decisamente più grande di quello di Karen, attorno a quello della bambina.
-E’ una promessa, ricordatelo.- ripeté la bambina, arrampicandosi sul sasso. -Allora a domani Jeff.-
-A domani Karen. E stai attenta tornando a casa.-
E dopo quello la bambina si avviò verso la strada di casa, infilando le manine nelle tasche della felpina rosa. 


-SPAZIO AUTRICE-
E rieccomi con una delle mie one shot minchiose! So che la bambina che intenerisce il pazzo assassino è un argomento visto e rivisto, ma mi piaceva troppo l'idea per non scriverci qualcosa sopra. Beh, spero che vi piaccia e lasciate anche una recensione, se vi va. Alla prossima! ^^ 
-agnalasagna.

 
  
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