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Autore: Xandalphon    18/03/2014    5 recensioni
ATTENZIONE! Questa è una storia scritta a quattro mani, da Lullaby1992 e Xandalphon.
Al villaggio del vortice avviene un furto, dalla grande biblioteca vengono sottratti importanti rotoli contenenti una potente tecnica di sigillo. Meno di un mese dopo una chunin di Konoha, Rin Nohara viene catturata e un cercoterio sigillato al suo interno, con le inevitabili conclusioni.
Ora il villaggio del vortice accusa, sebbene non direttamente, Konoha del furto, e Hiruzen manda una squadra ad investigare, irritando ulteriormente la Tsunamikage che interpreta il gesto come se gli avessero dato dell'incapace. Tra tensioni crescenti e un irritante squadra di ragazze.. riuscirà la squadra a portare a termine le indagini senza causare un pericoloso incidente diplomatico?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Genma Shiranui, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Raido Namiashi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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1) L'occhio di un assassino

 

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***Kakashi***

Correvo a perdifiato, la strada era così lunga.. mi sembrava di correre da sempre.
Mi sentivo il corpo pesante, i muscoli mi bruciavano dallo sforzo e non desideravo altro che accoccolarmi a terra e addormentarti.
“Ormai sono vicini” dissi in un ansimo.
Li potevo sentire.. i loro respiri che si condensavano nell'aria nebbiosa della zona tra il bosco e la palude, i loro passi sul terreno, le tracce olfattive.. mi sembrava di percepirli quasi sulla mia stessa pelle.
“Nasconditi” dissi alla ragazza con me.
“Kakashi è inutile.. lo sai!” rispose lei senza quasi curarsi di abbassare la voce.
Guardai la ragazza castana vicino a me. Aveva dei bei occhi nocciola, due strisce viola dipinte sulle guance.
“No! Faremo qualcosa, ma nel frattempo dobbiamo andarcene.. corri a Konoha, ti copro io!” m'ostinai.
“Se vado a Konoha.. succederà il peggio! Kakashi uccidimi!” l'ultima parola riecheggiò nelle mie orecchie come un'eco.
“No! L'ho promesso..” dissi debolmente, quasi implorante.
“Devi farlo!” s'intestardì lei.
“No.. non chiedermelo.. Noi.. Io.. troverò una soluzione. Resta lì” le dissi infine, scattando via dall'interstizio tra due rocce dove ci eravamo fermati il tempo necessario per prendere un paio di respiri.
Mi sembrò una fuga. E lo era. Una fuga da quella sua richiesta, una fuga da quello che la mia mente di shinobi allenato mi diceva che era il mio dovere. Proteggere il villaggio, ad ogni costo.
Due ninja avversari mi arrivarono addosso: allontanai il primo con un calcio, mentre portavo alla luce l'occhio con lo Sharingan, poi uccisi il secondo con un kunai.
Mi liberai le mani lanciando l'arma verso un nemico che si stava avvicinando, composi rapidamente i sigilli con le mani, richiamando il chakra.
“Taglio del fulmine”.
Scattai verso il ninja più vicino, contraendo i muscoli al massimo, per darmi lo slancio necessario, sentendo l'adrenalina dovuta alla battaglia corrermi nel sangue.
Volevo annullare tutti i pensieri dalla mia mente...Lasciarmi andare alla semplice foga, alla smania di sangue...Cancellare ogni sensazione della mente per non pensare al resto.
Ormai ero troppo vicino al nemico, non sarebbe riuscito a schivarmi...Ma anche io ero troppo slanciato in quella direzione.

Anche volendo non sarei riuscito a scostarmi per tempo.
E poi davanti a me comparve lei.

Rin.
“No!” fu l'unico pensiero che mi attraversò, prima che la raggiungessi, il mio corpo sospeso ancora nella sua traiettoria.
Un colpo netto, alla cassa toracica, un'improvvisa sensazione di calore sulla mano, lungo il polso.. il sangue caldo che m'inzuppava il guanto protettivo, gli occhi nocciola di lei che si spalancavano.
Sgranai gli occhi, incredulo, allibito.
“Ka..ka..shi” sillabò lei. Le pallide labbra rosee che ora s'inzaccherarono di sangue con un colpo di tosse.
“No!” Cosa aveva fatto? Cosa avevo fatto? Perché? Perché proprio lei?
“Rin!” la chiamai, incapace di muovere un solo muscolo. La mia mano destra affondava nel suo corpo senza pietà, la punta delle dita era fuoriuscita dalla sua schiena.
“Kakashi..” ansimò di nuovo lei, la pelle diventava bianca, facendo risaltare le due strisce viola sulle guance.
Il mondo intorno divenne improvvisamente nero.

Rin, prima agonizzante, assunse un cipiglio diverso, crudele. Una sua mano si chiuse sul mio polso.
“Kakashi..” questa volta il suo tono era duro.. accusatorio. I suoi occhi mi fissavano, pieni di risentimento, di muta rabbia. 'Tu mi hai ucciso' mi dicevano i suoi occhi.
“Non volevo..”, cercai di dire, ma le mie labbra rimasero sigillate, tenute incollate da una forza misteriosa. Mi accorsi di stare soffocando, di non riuscire più a respirare.

“Ahh!!” presi un grosso respiro, alzandomi a sedere di scatto, mentre un cuscino rotolava oltre il bordo del futon.
Sudori freddi mi ricoprivano la pelle, ghiacciandola. Tremavo.
Era solo un sogno. Solo un sogno. Solamente un maledetto sogno... e una dannata verità.
Mi fissai la mano destra. Tremava, così come tutta il mio corpo, sussultava, scosso dai profondi brividi che lo attraversavano.
Mi costrinsi a calmarmi, passandomi una mano sul volto, concentrandomi sul respiro sino a farlo tornare regolare.
Chiusi infine l'occhio sinistro, alzandomi.
Barcollai sino al bagno, ancora scosso, le vivide immagini ancora stampate nella mente, l'inquietante sensazione del calore vischioso del sangue sulla pelle.
Sfilai la maglia zuppa di sudore per buttarla nel cesto del bucato, e buttarmi sotto l'acqua corrente della doccia, cercando di azzerare i pensieri.
Erano quattro giorni che non lo sognavo più..E io che m'ero illuso di aver trovato un po' di pace..
Erano passati esattamente sessantatré giorni dalla morte di Rin. Erano due mesi che mi svegliavo sudato e ansante, mentre gli occhi nocciola della ragazza mi perforavano l'anima, accusandomi d'essere il suo assassino. Ogni mattina così, dopo ogni santa, stramaledettissima notte.
Durante il giorno, cercavo di accantonare le emozioni e mi dicevo: pensa lucidamente. È lei ad essersi buttata davanti a te.. tu non volevi farlo. Lei voleva morire, voleva proteggere il villaggio..
Ma i sensi di colpa non erano d'accordo con la mia mente razionale. Era colpa mia. Avrei dovuto proteggerla meglio. Avrei dovuto fare in modo che non la catturassero. L'avevo promesso. Obito...Era già qualcosa se non sognavo anche il suo, di sguardo crudele...Ma non cambiava il fatto che mi sentissi dannatamente in colpa anche nei suoi confronti.
Scossi la testa, facendo volare gocce d'acqua tutt'intorno.
Farmi prendere dai sensi di colpa non avrebbe portato da nessuna parte. Non avrei risolto nulla...E poi, ormai, cosa potevo fare?
Chiudendo a forza viva la mente, per isolarla dai pensieri, mi mossi meccanicamente.
Uscii dalla doccia, chiusi i rubinetti, mi strofinai nell'asciugamano prima di prendere i vestiti e infilarmici dentro.
Raccolsi il giubbotto verde protettivo, che portava ricamato tra le spalle una foglia verde più chiaro. Il giubbotto di Konoha. Mi fasciai le caviglie, fissai il porta shuriken alla gamba, ed eccomi. Pronto a partire per questa nuova giornata.
L'Hokage mi aveva dato appuntamento per questa mattina, doveva assegnarmi non so quale compito.
Passando davanti allo specchio, mi curai di guardare da tutt'altra parte. Non riuscivo a guardarmi senza vedere gli occhi di un assassino.
Uscii di casa, tirando un sospiro.
Pochi secondi dopo...Eccomi giunto a destinazione.
“Ciao Obito” salutai la grigia e fredda lapide.
Restai un lungo momento a contemplarla. Non riuscivo a trovare parole da dire.
“Mi spiace non poter restare a lungo, ma Sandaime mi aspetta e devo proprio sbrigarmi.. non posso far arrabbiare l'Hokage no? Passerò a trovarti al più presto ora vado a salutare anche... - deglutii - Rin” il nome m'uscì come un sussurro bisbigliato al vento. Fievole, debole.
Dunque mi spostai sino al cimitero, dove sistemai un paio di margherite di prato, colte lungo la strada nella piccola coppa per i fiori vicino alla lapide.
“Ciao Rin..” un violento rimescolio d'emozioni mi colmò il petto. Colpa, dolore.. “Questa mattina il Sandaime mi ha chiamato, credo che voglia assegnarmi una missione. Chissà che non mi ritrovi di nuovo in gruppo con quello sbandato di Genma...So che a te stava simpatico.. In effetti non è poi così male, una volta che hai capito qual'è l'interruttore per farlo stare zitto per più di sessanta secondi..”

Non sapendo che dire tiro fuori parole a vanvera. Ma lo considero un progresso, dato che all'inizio non riuscivo neppure a spiaccicare una parola, mentre venivo semplicemente sopraffatto dalle emozioni.
Ma d'altra parte è presto, ha finito da poco di albeggiare, e salvo gli shinobi, si stanno tutti svegliando solo ora. Il cimitero è vuoto, mentre i primi raggi di sole iniziano a sfiorare dolcemente le lastre di pietra che contrassegnano le tombe, luccicando sui nomi incisi nelle placche di metallo.
“Ora vado.. tornerò appena ho tempo”
Sospirando, m'avviai verso la torre dell'Hokage.

“Kakashi.. sei in ritardo” constata con voce pacata Hiruzen.
“Chiedo perdono Hokage-sama. Temo che la mia sveglia si sia rotta” rispondo piatto.
Stavo imparando a mascherare ogni mia emozione dietro una facciata di apatia. Anche se in effetti non era solo un lato di facciata. Le emozioni sono dolore, sono tristezza, rammarico, amarezza.
Meglio essere una fredda macchina spietata che lasciarsi sopraffare da tutto ciò e soffrire. E poi per cosa? Il mondo non è giusto. Non lo è mai stato e mai lo sarà. Non meritava la fatica di darsi pena per cambiarlo. Io sono un ninja. Un arma in mano a coloro che mi comandano. Io obbedisco agli ordini. E tanto basta.
Lo sguardo scuro dell'uomo che aveva ormai passato da tempo la mezz'età, si fissa nel mio unico occhio visibile, scrutandolo a fondo.
Mi sento come messo sotto una lente d'ingrandimento. Sotto inquisizione. Tuttavia rimango fermo e impassibile.
“Mi ha mandato a chiamare..?” dico quindi per incentivarlo a parlare. La giornata non era iniziata nel migliore dei modi, e non avevo davvero voglia di stare lì ad ascoltare le vuote parole di conforto dell'Hokage.
“Si, volevo assegnarti una missione” riprende a parlare dopo un breve sospiro, come rassegnato.
“Di cosa si tratta?” chiedo.
“L'altro giorno mi è giunto un messaggero dalla Tsunamikage. Sembra che abbiano subito un furto...”
“Il villaggio del vortice?” chiesi.
La Tsunamikage era una donna di nome Akiko. Il titolo di Tsunamikage corrispondeva a quello di Hokage al villaggio della foglia, ed era il capo del villaggio del vortice, che si trovava nella zona nord-est del paese del fuoco.
Lui annuì.
“Non sono riusciti a prendere il colpevole?” domandai incuriosito. Cosa potevano centrare le faccende del vortice con il villaggio della foglia?
“No, e i ladri in questione hanno rubato documenti riservati e un paio di rotoli con tecniche segrete del clan Uzumaki. Tecniche di sigillo” disse Hiruzen girando intorno alla scrivania, sino a raggiungere la sedia, accomodarsi e fissarmi.
“La biblioteca era ben protetta, e nessun sistema d'allarme è stato forzato. Sospettano che si sia infiltrata una spia.. Una spia di Konoha: data la nostra alleanza siamo gli unici a poterci avvicinare tanto a loro.. Ovviamente la Tsunamikage non mi sta accusando direttamente, ma la sua insinuazione era abbastanza palese.
Purtroppo per noi non è una donna molto paziente. Vuole un traditore da appendere ad una forca, e lo vuole alla svelta.”
Rimase in silenzio per un lungo momento, lasciandomi il tempo di assorbire le sue parole.
“Inoltre...Il furto è avvenuto circa tre mesi fa e...E neppure un mese dopo..” disse lasciando la frase in sospeso.
“Rin..” soffiai, sentendomi impallidire.
Il vecchio annuì. “Sapevo avresti visto il collegamento. Trovo piuttosto...fortuito che una potente tecnica di confinamento e sigillo venga sottratta ad uno dei clan maggiormente specializzati in sigilli, e neppure un mese dopo una nostra Chunin venga rapita e diventi un Jinchuriki improvvisato con l'intento di distruggerci dall'interno.”
“Quindi potrebbe essere imputabile alla nebbia?”
Lui strinse le spalle: “Di sicuro non ce lo verrebbero a dire a noi, eravamo in guerra...E chiederglielo adesso non avrebbe alcun senso. Abbiamo siglato un accordo di pace solo due settimane fa.. è tutto ancora molto fragile.”
Giunse le mani sulla scrivania.
“Non possiamo rischiare che la nostra alleanza venga minata da tensioni interne. Il vortice è un nostro alleato da quando è sorto, e tale deve rimanere. Il loro aiuto ci è assai prezioso. Certo, abbiamo Kushina dalla nostra, e ti consiglierei di parlare con lei prima di partire...Se accetti la missione”
“Partire? Per dove?”
“Come dicevo.. questa situazione è troppo fortuita e l'unica cosa che mi è venuta in mente.. è che deve o devono esserci delle spie. Una o più. Ho inviato un messaggio ad Akiko-sama, dicendo che avrei mandato una squadra ad investigare. Non credo che la prenda troppo bene, ma non ci negherà l'accesso.
Voglio che tu e la tua squadra andiate ad indagare. Voglio che scoviate cosa c'è dietro a questa storia e tutti i traditori o eventuali infiltrati. Sarebbe meglio che riuscissi a catturare almeno una spia viva, ma se ti trovi alle strette uccidile e basta.”
Per un secondo esitai. Avrei preferito evitare di riaprire la questione di Rin. Sarebbe come andare a gettare sale su ferite non ancora chiuse.
Ma d'altra parte.. sono un ninja. Un arma. Nulla di più. Obbedire agli ordini. Tanto basta.
“Avrò campo libero?”
“Entro certi limiti.. Una volta là risponderai alla Tsunamikage. Cerca di non indispettirla troppo, non è una donna paziente...”
Annuii.
“Bene, avvisa la tua squadra: ti do' la facoltà di portarti dietro chi desideri...E, se non fosse sufficiente l'avviso, lo ribadisco: ti consiglierei di chiedere maggiori informazioni a Kushina prima di partire...”
Annuii di nuovo.
“In libertà.”
Scattai fuori dalla finestra, diretto verso la città.

 

 

  
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