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Autore: C h i a r a    19/03/2014    2 recensioni
Una notte che Lady Margaret Woodville non dimenticherà.
Genere: Dark, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lady Margaret Woodville dormiva nel suo sfarzoso baldacchino. Il suo non era un sonno tranquillo, il marito era appena partito per il Galles, per combattere contro i Lancaster nella guerra che divideva l’Inghilterra da ormai troppi anni. Si girava e rigirava nel largo letto matrimoniale, la pelle imperlata di sudore, sussurrando il nome del marito e sobbalzando ad ogni fulmine, mentre fuori si scatenava una terribile tempesta.
A svegliarla non furono i tuoni, e nemmeno gli incubi. Venne sveglia da un sussurro
«Margaret. Margaret.»
Era certa di essersi sentita chiamare, la voce proveniva da qualche centimetro dall’orecchio, sentì il fiato caldo accarezzarle il volto. Convinta fosse suo marito, si girò verso la voce. Ma non c’era nessuno. Si alzò, accese il candelabro che teneva sul comodino ed uscì dalla stanza. Qualcuno era stato lì, ne era certa. Lungo gli stretti ed alti corridoi del castello le fiamme del candelabro si riflettevano cento, mille volte sugli specchi che decoravano le pareti, ed illuminavano in modo sinistro i ritratti di coloro che avevano vissuto lì prima di lei. Lady Margaret camminava, ansimando e voltandosi, sentendo solo il suo cuore martellare a ritmo sempre più veloce. Non c’era nessuno, eppure avrebbe potuto giurare sulla tomba di sua madre di essere seguita.
Giunse all’entrata, si guardò intorno e all’improvviso un terribile frastuono squarciò il silenzio della notte. Dapprima Lady Margaret non capì cosa fosse quel rumore, ma avvicinandosi alla fonte, la sala da ballo, distinse musica da festa e molte voci allegre. Spalancò la porta e rimase abbagliata dalle forti luci che invadevano la sala agghindata a festa. Un folta orchestra suonava brani allegri dall’altra parte della stanza. La stanza era piena di uomini e donne, vestiti con i migliori abiti da festa mai visti. Tutti, indistintamente dal sesso, portavano sul volto una maschera bianca, con un largo sorriso rosso dipinto.  Nell’aria c’era un’elettrizzante atmosfera di festa, tanto che per qualche secondo Lady Margaret dimenticò di essere nel cuore della notte.
«Scusate? Cosa ci fate qui? È notte fonda dovreste andarvene.» disse verso alcune delle persone, urlando per sovrastare la musica.
Ma nessuno la degnò di uno sguardo, tutti continuarono a volteggiare, a ritmo di canzoni a lei sconosciute. Cercò di raggiungere l’altro lato della stanza, facendosi spazio tra la folla, per dire all’orchestra di cessare la musica, quando un uomo l’afferrò e iniziò a volteggiare con lei. La donna non riuscì a fermarlo, quindi si lasciò guidare in quel ballo vorticoso, ma elegante. Improvvisamente l’uomo si fermò, e con lui tutte le altre coppie e la musica. Lady Margaret sollevò la maschera bianca con l’inquietante sorriso scarlatto, ma sotto la maschera ne trovò un’altra uguale, e poi un’altra e un’altra ancora. Dopo una serie innumerevole di maschere finalmente trovò un volto, se così lo si può chiamare. La pelle era nera, spessa e ruvida come il cuoio, le guance scavate, i denti tutti in vista gialli e marci, senza capelli. Lady Margaret scappò, spingendo tutte le persone che affollavano la sala, mentre anche loro si toglievano le maschere, rivelando lo stesso orrendo volto del cavaliere con il quale aveva danzato.
Lady Margaret riuscì a giungere incolume alla porta laterale, che portava alla sala di lettura. Si girò, ansimando a occhi chiusi. Quando li aprì non trovò la sala in cui suo marito si ritirava per ore, si trovò invece circondata da veli di velluto color sangue. Cercò di camminare dritta,ma in mezzo a tutti quei veli perse il senso dell’orientamento. I veli l’afferravano, l’avvolgevano, la graffiavano. Sembrava quasi fossero dotati di artigli. Lady Margaret cadde, e per qualche istante pensò di morire soffocata, mentre il color sangue le oscurava la vista. In un qualche modo riuscì a trascinarsi fino al muro, lo seguì e trovò una porta. L’aprì e si precipitò nell’altra stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Si chiuse a riccio, abbracciandosi, mentre le lacrime presero il sopravvento. Si ritrovò a piangere a singhiozzo come un infante. Quando però terminò le lacrime, si accorse che nella stanza risuonava davvero un pianto infantile, ma non proveniva da lei. Si girò e vide una stanza completamente buia, se non per un alto candelabro che illuminava una sedia a dondolo. Su questa sedia sedeva un uomo dalla pelle scura. Indossava uno strano completo con un giaccone e pantaloni larghi, sgualciti e impolverati, abiti ben diversi da quelli che era abituata a vedere addosso agli uomini. I capelli erano lunghi e raccolti in varie grosse trecce, indossava uno strano cappello, alto a forma cilindrica, sulla base c’erano piccoli ossicini e piumette. Avvicinandosi a lui Lady Margaret rimase scioccata da quanto la sua pelle fosse scura, nera come la notte. Però dagli zigomi in su, il volto era colorato di bianco. Lady Margaret lo osservò incredula, non aveva mai visto una persona del genere, sembrava provenire da un altro pianeta, da un'altra epoca, da un altro mondo. L’uomo cullava un bambino, canticchiando una ninna nanna. La donna si sporse e vide il bambino, aveva un viso paffutello e angelico, occhi color nocciola e la bocca aperta in un largo sorriso che mostrava un piccolo dentino nella gengiva superiore, ora che aveva smesso di piangere. Gli prese gentilmente la manina, e vide sul polso una piccola voglia, con una forma che le ricordò l’Inghliterra. Sbarrò gli occhi sconvolta e fece qualche passo indietro con la mano sul cuore, sul punto di schizzarle fuori dal petto. Avrebbe potuto riconoscere quella voglia dovunque, anche dopo mille anni. Il bambino che aveva partorito 5 anni prima ne aveva una uguale, proprio sulla mano. Quando Lady Margaret la vide per la prima volta dapprima si disperò per il difetto fisico del suo primogenito, ma quando riconobbe la forma dell’Inghilterra lo interpretò come un segno divino. Dio voleva che suo figlio diventasse un lord potente nel suo paese, se non addirittura Re. In un solo mese Lady Margaret programmo l’intera vita del piccolo, al quale aveva dato il nome Richard, ma il bimbo al primo mese di vita si ammalò e morì nel giro di pochi giorni, lasciando la giovane donna e il marito senza eredi. La coppia non riuscì ad avere altri figli. Questo portò il marito di Lady Margaret a tradirla varie volte, ma lei non poteva dire niente, in fin dei conti era sua la colpa, anzi doveva ritenersi fortunata a non essere stata ripudiata o spedita in convento. Quel bimbo, quello a cui stringeva la manina, mentre veniva cullato da quest’uomo strano dalla pelle scura, era il suo bambino. Ne era certa.
«Richard? È il mio bimbo questo?» chiese all’uomo.
«Lo era.» rispose con voce baritonale, in un accento particolare, non inglese «Ma ora è mio. La sua anima pura mi appartiene.»
L’uomo si alzò e lentamente si diresse verso la porta.
Margaret cercò di fermarlo. «NO! Dove andate? Quello è mio figlio! Portatelo da me! È mio figlio!» ma l’uomo continuò a camminare, senza degnarla di uno sguardo.
Uscì dalla porta che dava sul grande giardino. Fuori la tempesta non accennava a cessare. Al buio non si vedeva nulla, se non nei pochi istanti illuminati dai fulmini, ma Lady Margaret sentiva  i sassi scricchiolare sotto le scarpe dell’uomo che se ne stava andando con il suo bambino.
«Dove crede di andare? Tornate qui! È mio figlio! Non può portarmelo via!» gli urlò contro, prima di uscire a rincorrere l’uomo.
I sassi le graffiavano i piedi nudi, mentre la pioggia si trasformava in neve. Corse a perdifiato, ma nonostante l’uomo non accelerasse, il rumore dei passi si fece sempre più distante e la sua strana sagoma si rimpicciolì sempre più velocemente.
«No! Ridatemi mio figlio!»
Margaret accelerò, seguì l’uomo all’interno del bosco che si estendeva al di fuori della sua proprietà. E da quel bosco nessuno la vide mai uscire.
  
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