"Dannata Kitsune"
Erano passati
appena cinque giorni da quando Hanamichi aveva iniziato a giocare nel
Club di Basket del suo liceo: lo Shohoku. Tutti i dannati allenamenti,
secondo lui, sminuivano il suo talento e mettevano in luce quello di
Rukawa. Anche se, sempre secondo lui, quello di Kaede non era affatto
talento.
Non sapeva quanto si sbagliava.
Più passava il tempo a seguire gli allenamenti palleggiando
il pallone con le ginocchia piegate, monitorizzato a vista da Ayako,
sempre all’erta col suo immancabile ventaglio, più
covava odio verso il suo eterno rivale. La bravura di
quest’ultimo gli faceva accrescere un moto di stizza che lo
accecava come non mai. Non aveva mai provato così tanto
rancore per una persona, che in più feriva, sempre secondo
lui, i sentimenti della dolce Haruko.
Dopo un altro giorno passato dietro ai palleggi, con il mal di gambe
per lo stare sempre inginocchiato a qualche centimetro di distanza dal
lucido parquet che, sempre e comunque spettava alle matricole pulire,
ingegnò un fantastico ed impeccabile piano ai danni del bel
numero undici.
Così, dopo aver salutato tutti ed essersi avviato tutto
felice e pimpante, ridacchiando da solo e facendo preoccupare non poco
tutti i presenti, si lanciò nello spogliatoio per lavare via
anche quella giornata di fatiche. Fatiche che, purtroppo, non venivano
mai ripagate. Per lui i fondamentali erano solo una perdita di tempo.
Voleva dare uno schiaffo morale all’altra matricola, quella
con la quale aveva più rivalità di tutti.
L’unico vero rivale che sentiva in questo sport. E
l’unico con il quale non andava d’accordo.
Akagi lo metteva sempre in riga; Kogure gliele dava tutte vinte (per
paura, forse?); Ayako si faceva sempre rispettare e gli altri compagni
di squadra se lo tenevano bene bene alla larga per non avere rogne. Non
c’era nessuno che lo considerava, tranne Kaede, che con i
suoi soliti colpi di “Do’aho” detti con
la sua solita espressione seccata, lo faceva alterare fino
all’inverosimile.
Per lui, aveva in serbo un trattamento speciale.
Entrò nella doccia prima di tutti, canticchiando
stonatamente un motivetto a random, preoccupando i presenti sempre di
più.
«Ma che gli è successo ad Hanamichi?» Si
ritrovò a chiedere Kogure, rivolto verso Akagi nella doccia
adiacente. Quest’ultimo infatti, dopo essersi sporto un
po’ per vedere la faccia estremamente soddisfatta del numero
dieci, alzò le spalle rassegnato e, senza guardare il
compagno di classe in volto, si apprestò a dire:
«Ma che ne so, ignoriamolo!» Grugnì
prima di insaponarsi i capelli.
Quando Hanamichi uscì dalla doccia, attorcigliandosi in vita
il suo asciugamano, buttò una rapida occhiata alle docce
dietro di sé. Erano tutti intenti a far scivolare il
bagnoschiuma dai loro corpi, dandogli le spalle. Anche Kaede non lo
stava minimamente calcolando nella doccia centrale.
E fu quello il momento in cui decise di entrare in azione.
Senza farsi beccare dagli altri, gattonando raggiunse
l’entrata della cabina di Rukawa e dopo aver dato una rapida
occhiata all’oggetto che teneva in mano, fece
l’espressione più Killer che riuscì a
tirare fuori.
Sì, si sentiva estremamente soddisfatto perché il
suo piano, sicuramente, sarebbe andato a gonfie vele. Kaede Rukawa
sarebbe inciampato, letteralmente, nel suo tranello. Quello quando non
giocava a Basket era bello e che addormentato, figuriamoci se non
dormiva in piedi anche dopo aver sudato sette camicie in campo. Quindi,
figuriamoci se si sarebbe accorto della saponetta che aveva poggiato ai
piedi della sua doccia. Era sicuro che il compagno di squadra, uscendo,
l’avrebbe pestata e sarebbe scivolato a terra come una pera
cotta, battendo il deretanto così che lui si sarebbe
finalmente preso la sua agognata rivincita. Ed avrebbe finalmente avuto
un motivo per deriderlo, visto che in allenamento non ne sbagliava una.
Era sempre il contrario. Lui rideva molto spesso del genio.
Tutto soddisfatto, andò al suo armadietto per cambiarsi ed
aspettare il momento che già pregustava con ansia.
Purtroppo, dopo svariati secondi di batticuore, quello non accadde.
Si voltò incavolato nero e quando vide la doccia vuota e
Kaede che avanzava verso di lui non poté non digrignare i
denti.
Non ci era cascato! Com’era possibile?
Guardò prima in direzione delle docce, poi verso il compagno
di squadra che lo stava, come al solito, ignorando mentre si rivestiva.
«Com’è possibile!!»
Sbraitò ad alta voce, beccandosi un’occhiata
furtiva e sconsolata da parte di Rukawa. Ne aveva abbastanza di quel
piantagrane!
Hanamichi si avviò verso la sua saponetta che…era
sparita!
«Ma…» Si apprestò a dire,
guardando a destra ed a manca spaesato. Se Kaede l’avesse
vista, come infatti era successo, l’avrebbe tranquillamente
scavalcata e non spostata.
Non poteva sapere però quanto infido poteva essere Kaede
Rukawa se provocato. Come non si era accorto che la saponetta era stata
spostata al centro dello spogliatoio, ben evitata da tutti, che
ridevano sotto i baffi mentre Sakuragi, con falcate decisamente troppo
sgraziate, stava raggiungendo il suo rivale.
«Tu, maledetta Kitsune addormentata!»
Sbraitò, ma purtroppo il genio, come tutti si erano
immaginati, non si accorse dello scherzetto della volpe e
scivolò come una pera cotta fino ai piedi del ragazzo dai
capelli corvini, che lo guardò dall’alto verso il
basso a braccia conserte appoggiato al suo armadietto oramai chiuso.
«Tzè…sei proprio un
Do’Aho!» Sospirò sconsolato dandogli
l’ennesima mazzata prima di scavalcarlo
–assolutamente di proposito- con un calcetto sullo stinco.
Quando uscì dalla porta dello spogliatoio, Hanamichi si
issò in piedi come se fosse indemoniato, iniziando a
sbraitare offese con gli occhi fuori dalle orbite.
Per farlo calmare ci volle uno dei micidiali cazzottoni del gorilla
che, sconsolato per le ripetute percosse che i due si facevano
ripetutamente, aveva la vena sulla tempia che pulsava a dismisura e
l’espressione trasfigurata dalla rabbia.
Per fortuna che Kogure era un pacifista e con due paroline
riuscì a calmare l’animo infuocato dello
spogliatoio.
Quando Rukawa
uscì finalmente dalla stanza della palestra si diresse con
passo calmo verso l’uscita, iniziando a sbadigliare. La
fatica a lui faceva brutti scherzi e siccome dormiva la maggior parte
del tempo, si fece prendere dalla sonnolenza anche in quel momento, non
vedendo minimamente dove mettesse i piedi. La vista gli si appannava e
camminava per inerzia.
Dopo qualche passo inciampò nel cesto dei palloni che
Hanamichi, per correre ad attuare il suo piano nello spogliatoio, aveva
mancato di rimettere a posto. Rovinò a terra con un tonfo
facendo cadere tutti i palloni ed il cesto stesso.
Quando si alzò, spaesato, si accertò che non
avesse visto nessuno. Non voleva sentirsi deriso né tanto
meno voleva ascoltare le risate assassine del compagno di squadra.
«È sempre il solito cretino!» Fece
spallucce e si diresse verso la sua biciclettina azzurra che lo avrebbe
riportato a casa, lasciando tutto il disastro lì per terra
macchinando la sua vendetta.
Infatti, siccome Sakuragi fu l’ultimo ad uscire dallo
spogliatoio, quando il capitano uscì e trovò
tutto l’ambaradan per terra…
«HANAMICHI!!!»
Alla fine i dispetti non smetteranno mai di susseguirsi!
Fine
Colei che scrive...cavolate!
Do'Aho = Idiota
Kitsune = Volpe
Ma
saaalve, saaalve! Se siete giunti a leggere fin qua vuol dire che avete
letto la piccola one shot...molto bene(a mo di Nobunaga Kiyota xD)!
Siete rimasti allibiti? Benissimo, anche io perché l'idea
della saponetta, come è giusto dire, non è mia ma
viene da "nonciclopedia" xD Stavo leggendo ciò che si dice
in quel sito sui nostri beniamini e quando ho letto questo:
"...Kaede Rukawa, che formalmente sarebbe uno dei più forti, ma che in realtà è il più cazzone e detestato di tutta la serie, e i suoi stessi compagni di squadra nelle docce gli lanciano le saponette davanti ai piedi sperando scivoli e muoia sbattendo la testa contro i cessi."
Ora ._. effettivamente è molto macabra la cosa o.o però mi ha fatto venire in mente questo possibile aneddoto che io ho trasformato in una comica scenetta xD spero vi sia piaciuta e spero mi facciate sapere :3
Un bacione a tutte/i!