Fanfic su artisti musicali > Austin Mahone
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Autore: mahoneismylife    20/03/2014    1 recensioni
-smettila, Austin. Adesso sono cosi. Quello succedeva cinque anni fa quando i miei genitori erano vivi, quando mio fratello era il mio migliore amico e non si era trasferito a Londra perché aveva paura di me, quando eravamo amici e non mi picchiavi, quando mi adoravano tutti, quando non mi tagliavo. Austin io SONO una storia triste!-
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 -dovresti smetterla.- 
Austin stava giocando a basket nella palestra della scuola e Carly era li, da più di un ora, a guardarlo. 
-di fare cosa?- 
Rispose lei continuando a fissare i suoi movimenti, il modo in cui tira a canestro,la sua corsa, il modo in cui non sbaglia mai un lancio. E’ rimasto sempre lo stesso, ha sempre avuto questi movimenti fin da bambino. 
-sei sempre stata brava ad osservare e ascoltare gli altri.- 
-si, è il mio talento!- 
Dice sorridendo mentre va a sedersi in tribuna, Austin però non continua più a giocare e si siede vicino a lei. 
-sai che i tuoi talenti sono molti di più!- 
-e sarebbero? Farmi male?-
Ha risposto quasi senza pensare; da quello strano bacio sono passati due giorni e nessuno dei due ne ha più parlato, è andato avanti tutto normalmente: litigando, parlando, passando momenti teneri, litigando di nuovo. 
-no, sarebbero suonare, cantare, disegnare, scrivere. Non dire di no; tutti aspettano che torni a cantare come facevi una volta, come quando andavi in ospedale con la chitarra alla schiena e cantavi con i bambini o quando per strada, con molti altri, si facevano quei piccoli concerti, come quando avevi il massimo dei voti in tutte le materie, come quando sapevi di non essere una storia triste, eri viva!- 
-smettila, Austin. Adesso sono cosi. Quello succedeva cinque anni fa quando i miei genitori erano vivi, quando mio fratello era il mio migliore amico e non si era trasferito a Londra perché aveva paura di me, quando eravamo amici e non mi picchiavi, quando mi adoravano tutti, quando non mi tagliavo. Austin io SONO una storia triste!- 
Il tono di voce aumenta e insieme a quello, la rabbia. Austin invece si rende conto che non basta uno schiocco di dita per farla tornare quel che era, non è facile farle superare tutto questo. Carly, poi, inizia a piangere, ricordare tutte quelle cose, tutto quello che gli aveva rovinato la vita, non è per niente facile. 
-tu vuoi essere una storia triste, Carly. Non ci pensi proprio a rimetterti in senso, a tornare ad essere viva.- 
-vorrei ma non ci riesco.- 
Dice tra una lacrima e un'altra, poi Austin si avvicina e le pulisce il viso con i pollici, poi si alza. 
-aspettami qui.- 
Carly annuisce e lui esce dalla porta della palestra velocissimo. Rimane li ad ascoltare il silenzio, perché a volte il silenzio lascia capire tante cose. 
Quasi cinque minuti dopo il ragazzo torna con una chitarra classica in mano, quasi sorride alla vista di quell’ Austin un po’ sudaticcio, sorridente e senza capellino. 
Austin poi, quando arriva al posto in tribuna vicino a Carly, posiziona la chitarra tra le mani della ragazza che alza un sopracciglio 
-lo so che sai cosa e come suonarla, dai. Adesso ne hai l’opportunità.- 
-io .. io non so se, ecco, non credo di esserne in grado.- 
-per favore, Carly, ne ho bisogno.- 
Si guardano negli occhi e quando Carly sta per scuotere la testa come per dare un no come risposta Austin le prende il viso e gli lascia un piccolo bacio  sulla punta del naso. Che carini! 
-se proprio devo voglio farlo con la mia chitarra.- 
-allora accetti?- 
Il sorriso di Austin passa da un orecchio all’altro, Carly ride. 
-se mantieni questo sorriso, certo!- 
Anche Austin ride con lei, poi scendono dalla tribuna e si dirigono in macchina. 
*** 
-il mio sorriso è sempre lo stesso, vero?- 
Dice Austin appena entra in camera di Carly; ora che ci entra la seconda può osservarla meglio –dato che non vede l’altra piccola stanza— la gigantesca libreria, il grande armadio blu, il letto rotondo in mezzo alla stanza della stessa tinta, la scrivania con poche cose sopra: alcuni quaderni, poche penne messe nel portapenne ma la cosa più bella, la migliore della stanza, è una parete piena di cd originali di grandissimi artisti come Beatles, Led Zeppelin, The Queen, Metallica, Aerosmith e moltissimi altri, nota fra tutti la collezione degli album dei Green Day e sorride, come può non ricordare che è quello è il suo gruppo preferito? Nel centro della parete, infatti, c’è una foto con Austin, Carly e i componenti della band dei Green Day: Billie Joe, Trè Cool e Mike. È stato il miglior concerto del mondo quello. 

*flashback* 

-chi sale qui a suonare con me?- 

Grida Billie Joe al microfono, poi inquadra Carly e la fa salire sul palco; non poteva crederci che tra tutta quella gente proprio Carly stava salendo sul palco ora. 
Austin la incita a salire. Li sopra si sentiva bene, quel giorno capì che il palcoscenico era la sua vita, il suo posto nel mondo. Suonò con il suo idolo, cantò con i suoi idoli e dopo,avendo riconosciuto la figlia della grande rivista “The Rolling Stone”, lei e Austin passarono un intera giornata in loro compagnia. 
Insomma, l’esperienza migliore del mondo. 
*fine flashback* 
Sorride ancora al bellissimo ricordo. Carly lo guarda attentamente.   
-si, sfortunatamente.-   
Gli dice, continuando a sorridere.   
-allora, cosa mi farai sentire?-   
I suoi occhi luccicano e il suo sorriso ha l'aria di essere uno di quelli che se ne vedono pochi in giro, vero.   
Carly inizia a cercare qualcosa tra i cassetti della scrivania e poi lo trova: un piccolo quaderno giallo malconcio con scritto in rosso "this is me", è il quaderno delle canzoni, lo sfoglia e ne trova una, quella che avrebbe voluto sentire da tanto tempo. Si avvicina alla libreria e togliendo un libro si apre la porta di quella orribile stanza, entra e prende la chiarata, senza dare troppa importanza al sangue, Austin si siede sul letto mentre Carly, dopo aver chiuso la "porta" dell'altra stanza, si siede sul tappeto che ricopre un quarto del pavimento della stanza e inizia a maneggiare, dopo tanto tempo, la sua amata chitarra. Suona qualche accordo, giusto per riprendere la mano. Si sente cosi fottutamente bene, tiene in mano ciò che la rendeva, la rende e la renderà felice per tutta la vita. Si sente viva, si sente … libera, si sente bene. 
-è una canzone che ho solo scritto, avevo già in mente la melodia ma avendola scritta in quel periodo di astinenza non l'ho suonata. È dedicata ad una persona che mi ha fatto soffrire molto, che la odio ma .. alla fine, non vorrei mai che andasse via.-   
Gli dice,guardandolo negli occhi, come se stesse parlando di lui. Come se non fosse ovvio.   
Hey, yeah yeah   
I hate you, don’t leave me   
I feel like I can’t breathe   
Just hold me, don’t touch me   
And I want you to love me   
But I need you to trust me   
Stay with me, set me free   
But I can’t back down   
No, I can’t deny   
That I’m staying now   
‘Cause I can’t decide   
Confused and scared   
I am terrified of you   
I admit I’m in and out of my head   
Don’t listen to a single word I’ve said   
Just hear me out before you run away   
‘Cause I can’t take this pain   
I hate you, don’t leave me   
I hate you, don’t leave me   
‘Cause I love when you kiss me   
I’m in pieces, you complete me   
But I can’t back down   
No, I can’t deny   
That I’m staying now   
‘Cause I can’t decide   
Confused and scared   
I am terrified of you   
I admit I’m in and out of my head   
Don’t listen to a single word I’ve said   
Just hear me out before you run away   
‘Cause I can’t take this pain, no   
I’m addicted to the madness   
I’m a daughter of the sadness   
I’ve been here too many times before   
Been abandoned and I’m scared now   
I can’t handle another fall out   
I’m fragile, just washed upon the shore   
They forget me, don’t see me   
When they love me, they leave me   
I admit I’m in and out of my head   
Don’t listen to a single word I’ve said   
Just hear me out before you run away   
‘Cause I can’t take this pain   
No, I can’t take this pain   
I hate you, don’t leave me   
I hate you, please love me
Sospira, si sente come se finalmente quel nodo alla gola che aveva da cinque anni è andato via, scomparso. Sente che ha fatto la cosa giusta. Anche se quelle parole le ha scritte quasi tre anni fa, sono vere ancora oggi. Austin potrebbe piangere da un momento all’altro, sa che quella canzone è per lui, è ovvio. Alza gli occhi al cielo per mandare via le lacrime e poi la guarda, non ne avrà mai abbastanza di stare li a fissarla.
 
 
Salve a tutti gente, scusate per l’enorme ritardo e se ci sono errori, non ho ne riletto ne pensato a ciò che scrivevo. Ho aggiornato perché sembra che manchi da decenni su efp. È un po’ cortino ma giuro che mi farò perdonare. 
  
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