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Autore: Dont_Cry_Kla    20/03/2014    3 recensioni
Vecchia storia, vecchio titolo. Perchè postarla di nuovo? Non è più pratico correggere semplicemente i capitoli della vecchia storia? No! Semplicemente perchè erano orribili e pieni di errori, gli errori di una ragazzina che non sono più. Spero dunque che qualcuno sia disponibile a leggere (di nuovo) questo parto di una mente malata (o semplicemente troppo sognatrice). Giusto un paio di precisazioni prima di cominciare:
1. La trama è mooooolto OOC, è probabile quindi che i personaggi possano essere diversi da quelli che vi immaginate e che possano fare o dire cose che nella versione originale non sarebbero possibili.
2. A causa del punto 1 potrebbero esserci linguaggi scurrili e/o temi delicati.
Il passato ci trova sempre, anche sull'Isola che non c'è e Peter questo non lo ha ancora capito.
Non è possibile fuggire dalla vecchia vita, nemmeno sull'Isola che non c'è, e questo Wendy dovrà capirlo da sola.
La verità è che l'Isola può essere un posto molto poco ospitale per un bambino che non accetta di essere cresciuto e per una ragazza che vuole cambiare le cose senza cambiare se stessa.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Campanellino, Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Darling
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa volta ho una scusa plausibile: SESSIONE INVERNALE. 

Capitolo terzo
"Pensavate davvero di esservi liberati di me?" 

I miei piedi seguivano le impronte che il Capitano lasciava sul terreno umido del porto. Era nervoso perché avevo disubbidito ad un suo ordine e, come mi aveva ripetuto centinaia di volte, lui odiava che qualcuno non rispettasse i suoi ordini. Ma che ci potevo fare se quel ragazzo mi aveva tolto il cappuccio? Non era colpa mia, giusto? Mi voltai giusto un attimo per vedere se ci fosse ancora, e lo vidi che parlava con una ragazza dalla pelle abbronzata. Che stano tipo, in mezzora era riuscito a stupirmi più volte di quanto pensassi, prima sembrava un incapace e poi mi disarmava in poche mosse, prima era impertinente e sbruffone e poi entrava nel panico quando finalmente lo si vedeva in faccia. Poi quel nome,Peter Pan, era la seconda volta che lo sentivo nominare, e la cosa cominciava a stuzzicare la mia fantasia.

- Capitano, chi è Peter Pan?- Chiesi all’improvviso. Lui si voltò e mi guardò per un istante, per poi riprendere la camminata, se è possibile accelerando ancora di più.

-Nessuno. Solo un bambino che gioca a fare l’adulto- Dal tono della sua voce era chiaro che volesse chiudere il discorso. Peccato che io non fossi della stessa idea.

- In che senso scusa? credo di non capire-

- Nel senso che è solo uno stupido moccioso che gioca a fare il grande. E adesso basta. Discorso chiuso.

-Ti rende nervoso eh? Significa che il moccioso la faceva bene la parte del grande.-

-Sapeva giocare bene, è vero, ma ora non è più un problema- sorrideva.  Anche se era di spalle potevo benissimo immaginare i suoi zigomi che si alzavano e formavano quel ghigno maledettamente sexi. Probabilmente per assicurarmi che vedessi la soddisfazione che aveva dipinta in volto, aveva rallentato in modo che lo raggiungessi.

-Per fartela breve: Peter Pan è uno che ha creato non pochi problemi alla ciurma ma, come ti ho già detto, era solo un moccioso, quindi non mi ci è voluto molto per liberarmene.

Il ghigno si trasformò in vero e proprio sorriso, cosa molto rara da vedere sul suo viso, quel  Peter doveva essere stato davvero una spina nel fianco, o un insetto fastidioso, come avrebbe detto il Capitano.

- Quindi, problema risolto giusto? Cioè non dovrebbe creare molti problemi da morto- la mia voleva essere una battuta, qualcosa su cui avrei voluto ridere, ma non sono mai stata brava in queste cose ed il Capitano non aveva di certo uno spiccato senso dell’umorismo.

-Non ho detto che è morto- Ecco. Se quella era una battuta non l’avevo capita.

- E allora che voleva dire “Non mi ci è voluto molto per liberarmene”?-

- Semplicemente che da un po’ ha smesso di rompere, corrono molte voci sulla sua “scomparsa”- terminò la frase mimando quelle odiose virgolette con l’indice e il medio della mano desta, mi sembra ovvio.

- Sarebbero?-

- C’è chi dice che si nasconde, chi che si sia arreso, chi addirittura che sia cresciuto – e scoppiò in una fragorosa risata.

- lo trovi così buffo? Insomma non è che fa ridere- Che avevo detto sul suo senso dell’umorismo?

- Ti hanno raccontato la storia dei bimbi sperduti no?- Ricordai quella breve storia che mi aveva raccontato Will qualche giorno prima, mentre eravamo nelle cucine della nave
-I bambini che nessuno vuole che finiscono sull’Isola per magia?-
-Esatto. Vedi, lui era uno di loro, e per loro è praticamente impossibile crescere, deve succedere qualcosa che ti corrompa l’anima, che distrugga la tua innocenza e credimi non è una cosa facile- interruppe il flusso delle sue parole, guardando il cielo, pensando chissà a quale ricordo -Anche se dopo quella notte…- sussurrò sovrappensiero, forse senza nemmeno rendersi conto di averlo detto ad alta voce, capii che forse era meglio per me sorvolare sull’argomento. Almeno questa volta.

Facemmo il resto del tragitto in totale silenzio, lui aveva delle commissioni da fare in alcune botteghe sul molo ed io lo aspettai fuori, in silenzio pensando a quello che mi aveva detto. Non che non avessi altro da chiedere, solo che il Capitano diventava piuttosto burbero se era nervoso e sicuramente non volevo trovarmi in punizione per l’ennesima volta, la mia situazione era già abbastanza complicata senza che mi mettessi di impegno per farlo arrabbiare.

Quando arrivammo alla nave una strana tensione si sentiva nell’aria, tutto era troppo tranquillo, troppo silenzioso, per una nave con un equipaggio di 20 uomini. Ci addentrammo alla stiva dove trovammo l’intera ciurma radunata attorno ad un tavolo, dove era poggiato qualcosa che attirava tutta la sua attenzione, riuscivo a scorgere William che discuteva con Cuoco, di qualcosa che non riuscivo a capire, ma che doveva animarlo molto. Hook si fece strada tra la folla e nello spazio che si era creato attorno a lui riuscii a scorgere una testa penzolante con gli occhi inespressivi, era un cadavere. Sentii le ginocchia cedere e soffocai un urlo a stento, poi tutto divenne buio.
Non so quanto fosse passato dal momento in cui svenni a quello in cui ripresi i sensi nella mia cabina, trovando William che attendeva.
-Stai bene?- disse non appena si accorse del mio risveglio, avvicinandosi fino a sedersi a pochi centimetri da me.
-Ho fatto la figura della donnetta, dì la verità- Nonostante la mia fosse stata una reazione più che normale, visto che non ero per niente abituata alla cosa, quella era l’unica cosa alla quale riuscissi a pensare. In tutta risposta lui rise. Cosa che mi fece piuttosto arrabbiare.
-Hai avuto la reazione che tutti si aspettavano avesse una ragazza-
nascosi la testa nel cuscino, imbarazzata, e tentai di tirarmi la coperta fino al naso, ma lui non me lo permise. -Non c’è niente di male in questa cosa, insomma credo che siano stati i primi cadaveri che vedevi ed è perfett…-
-Cadaveri ? Ce n’era più di uno?- Tutta quella storia mi sembrava assurda.
-Erano due- si era fatto serio, non c’era più traccia di quel sorriso sbarazzino di pochi minuti prima.
-Chi erano?-
-Saperlo non ti cambierebbe niente-
-Chi erano, Will?-
-Schizzo e Sgozzo- a quel punto capii perché era restio a dirmi i nomi, temetti di non riuscire più a respirare dopo quella notizia. Schizzo e Sgozzo erano stati uccisi? Io ero con loro fino a quella mattina, probabilmente era successo mentre stavo combattendo, o mentre ero con il Capitano. Avrei potuto fare la loro fine. Willam mi porse un bicchiere d’acqua, vedendomi sconvolta. Bevvi pochi sorsi, e pian piano ripresi a respirare.

-Chi…chi è stato? Lo sapete?- biascicai.
-Con i cadaveri c’era un biglietto. Alquanto macabra come cosa, “Pensavate davvero di esservi liberati di me?” era firmato “P” -  era tutto così folle.
-“P” come…?-

-Non ti viene in mente nessuno?- uno strano luccichio apparve per un attimo nei suoi occhi, una scintilla di accesa…follia, che quasi mi spaventò.
-No, niente-
-Peter Pan, ti ricorda qualcosa?- quella conversazione cominciava ad essere surreale. Per come la vedevo io Peter Pan era un ragazzino, morto, o quasi, e William andava in giro a dire che ammazzava pirati alla luce del sole?
-Non dire idiozie-
-Perché sarebbero idiozie? Le cose stanno cambiando, si prepara una bella battaglia-si era alzato e vicino all’oblò osservava il mare agitarsi. Aveva di nuovo quel luccichio sinistro negli occhi. Sembrava decisamente esaltato dall’imminente minaccia.
-Peter Pan è un bimbo sperduto e i bimbi sperduti non crescono-
-Chi ti ha detto questa cosa?-  se ne stava con i piedi incrociati, appoggiato alla vecchia specchiera arrugginita che in teoria doveva essere la mia toletta. -Io sono un Bimbo sperduto eppure non mi sembra di essere un bambino- aveva detto la pura e semplice verità eppure sembrava così stupida, il Capitano aveva detto che per crescere si doveva fare qualcosa che ti toglieva l’innocenza, e non riuscivo ad immaginare cosa potesse essere successo ad uno come William, che aveva l’animo buono come il pane, o almeno così credevo prima di vedere quella scena.

-Cosa dovrebbe volere Peter Pan?- chiesi, cercando di non far trasparire quell’inquietudine che sentivo addosso.
-Te- secco. Senza emozioni. Voleva me, Peter Pan, potenziale serial killer psicopatico, che aveva appena ucciso a sangue freddo due pirati esperti e capaci, voleva me.
-Tu-tutto questo non ha senso-
-Bevi dell’acqua, e calmati. Non credo voglia farti del male-
-CHE DIAVOLO VUOL DIRE “NON CREDO VOGLIA FARTI DEL MALE!”!- la brocca cadde a terra rompendosi in mille pezzi e spargendo tutta l’acqua che conteneva sul pavimento. Le assi di legno di quella vecchia nave subito si facevano più scure, assorbendo come spugne quel liquido.

-Non c’è molto da spiegare, non ne so molto, ma appena saprò qualcosa sarai la prima a cui lo verrò a dire-
-Non il capitano?-

-A tempo debito, piccola ora devo andare. Ci sono un casino di cose da fare. Ah, Cuoco ha detto che il fatto che tu sia svenuta non ti salverà dal tuo turno in cucina per la cena!- Ero di nuovo sola, con un gran mal di testa e se è possibile ancora più inquieta di prima, c’era qualcosa di profondamente perverso in quello che stavo ascoltando, qualcosa che urlava di complotti e segreti, e temevo che il mio amico fosse molto più coinvolto di quanto pensassi.

 

PETER POV

 

-Dai Gì un altro sorso!- urlavo alla mia compagna che stava per stramazzare a terra tanto aveva bevuto

-No dai…Pete…non vedi che non mi reggo in piedi?- mi rispose mentre con poco successo cercava di alzarsi dalla sedia.

-Ragazzina, prendi esempio dai veri uomini, come me che dopo tutte queste bottiglie sono ancora lucido! Cameriera un altro giro!-

-Peter non ti sembra di esagerare? Ho perso il conto di quanti “giri” hai fatto fino ad ora- dopo aver vagato un po’ eravamo finiti seduti al tavolo di un’altra locanda a scolare birra come se non ci fosse un domani. In realtà io bevevo come se non ci fosse un domani, per dimenticare la magra figura di qualche ora prima, Giglio Tigrato era stata molto più morigerata, le usanze della sua gente non prevedevano che si ubriacasse in compagnia di uomo, aveva detto, ma sapevo che voleva tenermi d’occhio, perché delle usanze non le era mai importato niente.
in quel momento sembrava davvero preoccupata per me, non capiva che reggevo l’alcool molto meglio di quanto sembrasse, ma dopo qualche altra stupida moina da femmina, pur di non farla allarmare e per evitare che facesse una scenata, cosa che non avrebbe esitato a fare, l’accontentai.

- Ho cambiato idea portatemi il conto! Ti va bene adesso?-

- Non deve andar bene a me, è la tua salute che va a farsi fottere-

-Ma com’è possibile che sei pesante anche da ubriaca?!

-IO NON SONO PESANTE-

-SI, E IO NON SONO PETER PAN!- forse avevo bevuto davvero un po’ troppo. Fortuna che a quell’ora c’eravamo solo noi ed altri due tizi apparentemente innocui.

-Me sei scemo o cosa?- sussurò al mio orecchio, per non peggiorare la situazione.

-Ma dai che non mi ha sentito nessuno…- Avrei dovuto stare attento ad ogni mio movimento, mi sarei dovuto rendere conto che anche due persone potevano essere pericolose se conoscevano persone pericolose, ma in quel momento non ero esattamente padrone di me stesso  - Anzi sai una cosa? Mi sono rotto di nascondermi. Se mi vogliono che vengano a prendermi!- e mi alzai in piedi sotto gli occhi dell’oste e della cameriera, quei due tizi erano usciti di corsa tre secondi prima.

-PETER!- aveva bevuto meno di me, era certo, ma nemmeno lei era così presente -SIEDITI SUBITO!-

-E tu che mi dai?- si. Avevo bevuto troppo

-Ma che diamine dici-

-Me lo dai un bacio?- si avevo decisamente bevuto troppo

-si, si te lo do, te lo do. Ma dopo che avremo pagato e saremo usciti di qui- Era fin troppo facile convincermi quando ero ubriaco. Ci stavo spudoratamente provando con la mia migliore amica, e questo doveva essere sufficiente a fermarmi, buttare la testa nell’acqua del molo e stare lì sotto fino a che non mi fosse passato e avessi dimenticato quella enorme cazzata.
Il locale si trovava in uno stretto vicolo nei dintorni del porto, non ci andava mai nessuno, per questo ci si trovava bene se avevi bisogno di un posto dove parlare, o se, come me, non potevi farti vedere troppo in pubblico. Era un posto angusto e frequentato da gente poco raccomandabile, ma proprio per questo lì dentro tutti si facevano i fatti loro.

Eravamo appena fuori di lì, avanzavamo barcollando appoggiandoci uno all’altro verso la una zona più frequentata, dove sarei potuto affogare dalla vergogna, quando, preso da una strana frenesia, mi gettai addosso a Giglio Tigrato e la schiacciai contro il muro

-Credevi non sarei venuto a riscuotere?- non rispose. Mi guardò negli occhi, un'altra avrebbe abbassato lo sguardo, ma lei no, lei non si faceva abbattere da niente e nessuno, non si faceva soggiogare dalle situazioni, così avvicinai il viso al suo. Tutta quella situazione mi esaltava, vedere i suoi occhi persi nei miei e le sue guancia arrossate mi mandava in visibilio, sarà stata la situazione, sarà stato l’alcool, questo ancora non lo so, e credo che non lo saprò mai, fatto sta che in quel momento il mio unico desiderio era far arrivare le mie labbra sulle sue.

Eravamo arrivati ad un lento sfiorarsi di labbra, di quelli che precedono il bacio vero, e le mie mani vagavano in cerca dei suoi riccioli scuri, quando sentii dei passi dietro di noi, di scatto mi allontanai imbarazzato, l’incantesimo era rotto e l’atmosfera rovinata. I due tizi che fino a qualche istante prima erano con noi dentro stavano svoltando l’angolo parlando concitatamente. D’istinto coprii la mia amica con il mio corpo, speravo che passassero semplicemente di lì,  ma qualcosa mi diceva che era meglio stare allerta e col tempo avevo imparato ad ascoltare sempre le mie sensazioni. Mai come in quel momento avrei preferito che per una volta il mio istinto si sbagliasse, visto che insieme a loro erano arrivati anche altre due persone ben conosciute: Schizzo e Sgozzo

- è lui- disse freddo uno dei due tizi e gli altri si avvicinarono fino a circondarci, non avevo paura per la sorte della mia amica, in caso di combattimento se la sarebbe cavata benissimo, era più la superiorità numerica che mi spaventava, ah e anche il fatto che fossi ubriaco non aiutava.
Schizzo si avvicinò ancora di più, riuscivo a contare le carie nella sua bocca, e mi tastò il viso con occhio clinico, come un folle dottore esamina il paziente.

- Così il piccolo Peter Pan non è più tanto piccolo… cos’hai fatto per ridurti così?- schizzi di saliva mi colpirono e repressi un conato di vomito: il suo alito era terribile.  Le sue parole non mi toccarono, furono quelle di Sgozzo che mi spinsero a reagire – AMMAZZALO, non perdere tempo in stupidaggini! La ragazza no.-un ghigno perverso di diffuse sulle facce dei suoi compagni -Lei potrebbe servire ad altro, e mi raccomando acqua in bocca con Hook-  Solo dopo molto tempo mi resi conto che quelle parole servivano solo a provocarmi e che probabilmente ci avrebbero uccisi entrambi senza troppe cerimonie.

Prima di trovarmi un coltellaccio nello stomaco mi mossi velocemente sempre mantenedomi davanti a Giglio Tigrato, non le avrei permesso di combattere, le presi la mano e corremmo via, mi vergognavo a scappare così ma in quel momento avevo troppe cose da perdere e soprattutto troppo poche possibilità di sopravvivere. Percorsi tutto quel vicolo con i pirati alle calcagne, avevo appena schivato una pietra e speravo che lo facesse anche lei, era quasi arrivato alla via principale, mi girai per controllare se ci inseguissero ancora e proprio in quel momento andai a sbattere contro qualcuno:

-mi scusi io…oh cazzo- un altro pirata era davanti a me e mi impediva di andare avanti. Intanto anche gli altri ci avevano raggiunti, eravamo circondati, vidi la mia amica stringere la presa sul suo coltello così la spinsi di lato e presi anche io il pugnale, ma loro erano comunque in sei.
In un minuto mi ritrovai ad essere mantenuto per le braccia mentre sgozzo si divertiva ad tagliarmi il braccio con la lama, il dolore che sentii in quel momento fu terribile, credevo che sarei morto dissanguato. Solo che in quel momento quegli idioti avevano infranto la regola uno e la due: “mai dare le spalle all’avversario e mai sottovalutarlo”, ed in quel momento l’avversario non ero io. Giglio Tigrato si avventò sul collo di Sgozzo e lo tagliò di netto, lui si accasciò a terra, non credevo che fosse capace di tanto, uccidere un uomo a sangue freddo.  
Vista quella scena gli altri pirati scapparono a gambe levate, da bravi codardi, insomma non era bello vedere che una ragazza aveva appena sgozzato uno degli elementi più temuti dell’isola. Lasciarono da solo Schizzo con le spalle al muro, senza alcuna via di scampo, anche perché era rimasto bloccato dal mio pugnale che gli faceva pressione sulla pancia, un attimo e anche lui fu a terra, non so se fu il colpo o il sangue perso ad ucciderlo, ma non aspettammo.

-Non avrei mai immaginato che prima o poi saremmo stati complici in un omicidio- Eravamo sporchi di sangue, io ero ferito e c’erano due cadaveri ai nostri piedi, ero letteralmente terrorizzato da tutta quella storia. Avevo visto un lato di Giglio Tigrato che fino a quel momento mi era stato nascosto, la cosa più inquietante era la calma che si imponeva di ostentare, dietro quegli occhi da cerbiatta non c’era il solito fuoco, era fredda, glaciale, quasi spaventosa e, anche a costo di sembrare un pazzo, eccitante. -Beh, se non avessimo agito così probabilmente ora saremmo al loro posto, si chiama istinto di sopravvivenza- rispose mentre si ripuliva le mani con un pezzo di stoffa stracciato dalla sua camicia, che ora vantava una manica più corta dell’altra.
Sanguinavo ancora, ma fortunatamente le ferite non erano così profonde come credevo, anche se bruciavano come il fuoco, avrei dovuto medicarle. Chiedere a Campanellino di guarirle era fuori discussione, mi avrebbe ucciso lei se fosse venuta a sapere di quel casino
-Comunque non fare più gesti così azzardati, questa volta ti è andata bene ma poteva anche non essere così-  c’erano solo due parole per descrivere la nostra situazione: fortuna sfacciata. Sicuramente non sarebbe stato il caso di tentare di nuovo la sorte.

- Peter non è stata la prima ne sarà l’ultima persona che uccido, sai come funzionano le cose alla tribù. Da quando papà è morto nulla è più come prima- Suo padre era stato ucciso da una brutta infezione qualche mese prima, da allora si erano susseguiti decine di uomini alla guida della tribù, che si uccidevano a vicenda per il potere, come donna Giglio Tigrato aveva dovuto imparare in fretta a difendersi.

- Lo so. hai ragione. È difficile trovare un buon capo.

- Dovresti curarti, prima che facciano infezione.

-Tu ti preoccupi troppo. Sto bene.

-Scusa se ci tengo a te.- ci fu una pausa di silenzio durante la quale esaminammo i due corpi per terra. Schizzo era morto con una buffa espressione, aveva le labbra arricciate in una “o” di sorpresa e dalla bocca scendeva un rivolo di sangue, mentre Sgozzo era bianco come il latte. menti -Ma che ne facciamo di questi?- disse indicandoli. Ci pensai per alcuni istanti, osservai prima lei, poi i corpi, poi la nave di Hook in lontananza, infine mi venne un idea, completamente assurda e pericolosa:

-Io un idea ce l’avrei ma dobbiamo fare attenzione a non farci vedere-

- Cioè?-

- Credo che il caro vecchio uncino riceverà presto mie notizie.- Giglio Tigrato sospirò rassegnata, oramai abituata alle mie idee folli. Solo che ora non si trattava di stupidi dispetti tra bambini.

Dovevamo fare la massima attenzione se non volevamo farci scoprire,così io trascinai i cadaveri nel vicolo Giglio Tigrato smosse il terreno in modo da nascondere le traccie.

Non parlammo mai di quello che sarebbe successo se non ci avessero attaccato, forse perché non alla fine non era successo proprio nulla e devo ammetterlo un po’ mi dispiaceva, quello era l’unico momento della giornata che si poteva considerare passabile. Ah se Campanellino fosse stata lì!


La seconda parte non mi piace, non mi convince per niente, la trovo tremendamente piatta, ma dopo averla riscritta milioni di volte non ce l'ho fatta più.
Per quanto riguarda il capitolo, non credo che ci siano molte cose da capire, rispetto alla vecchia versione è stata aggiunte la parte di Will e Wendy in cabina, nella quale William da qualche cenno di cedimento, o almeno così sembra a Wendy. Io vi avevo avvertito che William era un personaggio controverso!
Qualche parola su Giglio Tigrato, su di lei cambio idea mille volte al minuto, lei è una donna forte, indipendente, abituata a cavarsela da sola, anche a costo di sporcarsi, non prendetela come un'influenza negativa su Peter, lei è molto saggia ma anche molto pratica.  

 

 

 

 

 

  
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