Capitolo
12 - Non riesco a immaginare un mondo senza di te
-
2 parte
Continuo
a piangere e ad
urlare disperata mentre sento qualcuno abbracciarmi da dietro le
spalle. Mi
volto lentamente e vedo la piccola Speranza in lacrime. La bambina mi
abbraccia
forte e si lascia andare a un pianto disperato. La tengo stretta
stretta a me.
Quindi è tutto vero. Orlando è morto.
“
Angel, Angel!”, urla
la piccola stringendosi a me, “ la mamma, la
mamma”, continua la bambina
aggrappandosi al mio collo, “ è..
morta!”.
Spalanco
gli occhi
inorridita. Le lacrime scivolano lungo le mie guancie. Prendo in
braccio la
piccola e mi avvicino alla sala operatoria. Di lì esce un
infermiera e subito
la fermo per chiederle informazioni.
“
Mi scusi, ma … lì
dentro.. chi… c’è?”, le
chiedo titubante.
L’infermiera
mi guarda
mortificata, “ La madre della piccola”.
Chiudo
gli occhi e
sospiro mentre stringo la bambina fra le mie braccia. Così
piccola ed è già
rimasta orfana, tutto questo è ingiusto. Non posso nemmeno
provare un briciolo
di felicità perché non si trattava di Orlando. Il
dolore è sempre grande.
Quella signora è stata molto buona e gentile con me. Dio si
porta via sempre le
persone migliori. E pensare che anche il padre di Speranza è
morto anni fa, lei
non l’ha nemmeno potuto conoscere. Questa piccola
è rimasta orfana. E’ rimasta
sola. Senza nessuno. A soli 6 anni. Perché? Non è
giusto farla soffrire così
tanto. I suoi genitori sono volati via lasciandola da sola. E a
quest’età una
bambina non dovrebbe sopportare tutto questo dolore. E’ un
qualcosa di
disumano. La porto in camera mia per vedere se posso calmarla un
po’, ma come
posso alleviare il suo dolore? E’ impossibile. Deve piangere,
deve sfogare la
sua rabbia e soprattutto deve capire che sua madre non ci
sarà più. E’ troppo
piccola per accettare qualcosa del genere. Troppo piccola per accettare
la
morte. Potrei ritrovarmi anch’io in questo stato. A piangere
disperata per
Orlando. I giorni passano e non ne vuole di che saperne di svegliarsi.
Col
tempo le speranze si stanno dissolvendo. Più lo guardo e
più mi convinco che
prima o poi aprirà quei suoi occhi meravigliosi. Devo avere
speranza, perché..
come dice sempre Viggo Mortensen ne “Il signore degli
Anelli”, “ c’è sempre
speranza”.
“
Speranza, basta
piangere, su, piccola. Non piangere più”, le dico
abbracciandola forte, “ Tua
madre non è andata via, è come se fosse qui, con
noi, con te, solo che adesso
è.. invisibile”, continuo a dirle, “ Tu
non sei sola, la speranza rinascerà
sempre nel tuo cuore perché si nutre del suo
amore”, le asciugo le lacrime dal
viso, “ e anche se tua madre ha lasciato questa terra, lei
veglierà sempre su
di te”.
“
Una volta mia madre mi
ha detto una cosa… riguardo a quando.. se ne sarebbe andata
”, mi rivela tra un
singhiozzo e l’altro.
“
Davvero?”, le dico
sorridendo leggermente, “ e cosa ti ha detto?”
Speranza
sospirò
profondamente prima di raccontarmi cosa le aveva detto sua madre prima
di
andare via.
“
Figlia mia, la morte
non esiste. Le persone muoiono solo quando vengono dimenticate
– mi spiegò mia
madre”, vedo qualche lacrimuccia scendere lungo il suo viso e
la raccolgo, “ Se
mi ricorderai, sarò sempre con te-
e
allora io le risposi che la ricorderò per sempre”.
“
Giusto, finché il suo
ricordo rimarrà vivo nel tuo cuore, lei non se ne
andrà mai”, le dico infine per
poi riabbracciarla ancora.
Non
l’abbandonerò.
Rimarrò sempre con lei. Qualsiasi cosa accada, nessuno
potrà separarci. Questa
piccola è troppo importante per me. E’ riuscita ad
entrare nel mio cuore, così
come Orlando. Non posso più vivere senza di loro. In
quest’ospedale se c’è
stato qualcosa di positivo è proprio il mio incontro con
loro due. Mi hanno
cambiato la vita, chi in un modo e chi in un altro.
Credo che infondo devo ringraziare la mia
malattia al cuore. Se non fosse stato per lei non sarei mai venuta qui
e non
avrei mai incontrato né Orlando e tantomeno Speranza. Questo
vuol dire solo che
non tutti i mali vengono per nuocere. E
devo aver fiducia in Orlando. La prima volta che ci siamo incontrati mi
ha
promesso che si sarebbe preso cura di me. Non era proprio una promessa
ma il
tono che ha usato nel dirlo suonava come una promessa. E io gli ho
donato il
mio cuore, l’ho affidato alle sue cure.
C’è voluto tempo per capire che non
potevo vivere senza di lui, ma alla fine eravamo riusciti a trovarci. E
come in
ogni cosa, c’è sempre l’ostacolo che
impedisce alle persone di vivere felici.
Proprio quando avevo scoperto cos’era la vera gioia, la vera
felicità e
soprattutto il vero amore.
Qualche
giorno dopo la
terribile scomparsa della madre di Speranza, ricevo la notizia che
posso
lasciare l’ospedale. In verità non ne ho nessuna
voglia e non me ne andrò. Non
lascerò Orlando da solo, in quel letto d’ospedale.
Quando si sveglierà voglio
essere lì presente, voglio essere la prima persona che
vedrà. E soprattutto
voglio che sappia che non l’ho mai lasciato per nessuna
ragione al mondo. Mia
madre non è della stessa opinione, come sempre
d’altronde.
“
Ma Angel, devi andare
a scuola”, mi dice contrariata, “ Hai fatto
tantissime assenze e quest’anno hai
anche gli esami da fare”.
“
Mamma, io non voglio
lasciare Orlando”, le dico disperata, “ non voglio
abbandonarlo qui”.
“
Non lo stai
abbandonando, figlia mia. Ma devi capire che devi riprendere la scuola.
Ti
prometto che passerai il resto della giornata qui in
ospedale.”
“
Mi lascerai stare
anche di notte?”, le chiedo supplichevole.
“
E va bene, anche di
notte”, cede per fortuna alla mia richiesta, “ se
te lo permetteranno.”
“
Oh certo che me lo
permetteranno”.
So
perfettamente che il
direttore non mi negherebbe mai una cosa del genere. Dopo la bella
chiacchierata che avevamo avuto non si sarebbe opposto di certo. Aveva
capito
di aver sbagliato comportandosi in quel modo e adesso avrebbe fatto di
tutto
per rimediare. Sarei andata a scuola e non appena sarei uscita da quel
posto
infernale sarei volata in ospedale, dal mio Orlando. Speranza sarebbe
rimasta
lì ancora per poco. Mi aveva detto che presto
l’avrebbero portata in un
orfanotrofio. Il brutto è che io non posso fare niente per
impedirlo. L’unica
cosa che posso fare è rapirla e portarla via, ma non avremmo
risolto
niente. Va tutto
così male, accidenti.
Il
giorno della mia
uscita dall’ospedale Speranza scoppia nuovamente in lacrime.
L’abbraccio forte
e le prometto che andrò a visitarla quel pomeriggio stesso,
dopo esser uscita
dalla scuola. Per fortuna riesco a farle sorridere di nuovo. In
più le chiedo
di badare a Orlando e lei accetta con piacere. Le do un ultimo bacio e
poi esco
dall’ospedale.
A
scuola ho dovuto
affrontare tutti i miei compagni. Mi hanno chiesto di Orlando e quasi
scoppio a
piangere. Non voglio parlare con nessuno di questa storia. Non
capiscono che mi
fa male vederlo in quel letto, con gli occhi chiusi e credere che non
si
sveglierà mai mi provoca un dolore ancora più
immenso. Darei
tutto per riaverlo di nuovo. Non
vedo l’ora di uscire da qui e tornare da
lui. Con mio grande stupore Robert si siede accanto a me. Ho la mano
appoggiata
sul banco e lui la ricopre con la sua.
“
Mi dispiace, Angel”,
mi dice sincero, “ vedrai che si
risveglierà”.
“
Grazie, Rob”.
“
Dimmi la verità. Tu
sei mai stata innamorata di me?”, mi chiede dopo qualche
secondo, “ No, perché,
per un momento ho avuto questa impressione”.
“
Mi sono presa una
cotta per te”, gli rivelo, “ ti sono venuta dietro
per due anni”, proseguo
sorridendo, “ poi però nella mia vita è
apparso Orlando e … ho capito che non
ero mai stata innamorata sul serio di qualcuno. Quella per te era solo
una
cotta adolescenziale, invece per Orlando io provo amore, amore vero. Io
lo amo”.
“
Ed io amo te”,
dichiara improvvisamente, “ ti ho sempre amata, solo che sono
stato talmente
cieco che.. non ho avuto mai il coraggio di confessartelo e di questo
me ne
pento tutt’ora.”
Lo
guardo stupita dalle
parole che mi ha appena detto, “ perché non me
l’hai mai confessato?”, gli
chiedo curiosa.
“
Ma perché.. non capivo
se fossi innamorata di me o no, non ne avevo la certezza e quindi non
mi sono
mai fatto avanti”, prosegue nella sua confessione,
“ forse se te l’avessi detto
prima tutto questo non sarebbe mai accaduto e io a te adesso saremmo
stati
insieme”.
“
No, non dire questo.
Io ho capito cosa vuol dire amare grazie a Orlando. Anche tu sei stato
importante per me, ma capiscimi.. lui è l’amore
vero, quello che arriva una
sola volta nella vita e quell’amore che non dimentichi mai,
forte più dell’acciaio,
inossidabile, succeda quel che succeda senti questo amore dentro di te
e sai
che non potrai mai smettere di amare quella persone con tutto te
stesso”.
“
Lo ami davvero, allora”,
abbassa il capo e intravedo nel suo tono un po’ di tristezza,
“ beh, è un uomo
fortunato”.
“
Si, lo amo”, sorrido
nel dirlo, “ e sono sicura che anche tu incontrerai qualcuna
che ti amerà come
io amo lui”.
“
Non credo”, punta i
suoi occhi tristi dritti nei miei, “ io amerò solo
a te, e mi merito di
soffrire”.
“
Non dire così. Sei
solo un ragazzo. Hai tutta la vita per innamorarti, per amare. Non
fermarti
davanti a un rifiuto. Io ti vorrò bene per sempre, e ti
sarò sempre grato per
avermi fatta sognare per quei due anni. Ricordo che una volta ho pure
pianto
per te”, scoppio a ridere ripensando a quel momento,
“ e quella volta in cui mi
regalasti una rosa non ho smesso di sorridere per tre giorni di fila.
Avevo
paura di avere una paralisi facciale.”
Robert
scoppia a ridere dopodiché
ci sorridiamo avvicenda. Lui per me sarà sempre importante,
sempre. La mia
prima cotta, il mio primo pianto, resterà impresso nei miei
ricordi. E amerà di
nuovo. Amerà una ragazza che lo amerà a sua
volta. Troverà il vero amore così
come io ho trovato il mio. E spero con tutto il cuore che non gli
succeda quello
che è successo a me. Spero abbia un amore sereno e
tranquillo. Anch’io avrei voluto
che fosse così tra me e Orlando. Un amore senza problemi e
ostacoli. Purtroppo
non è andata così. Il nostro destino
c’aveva riservato una triste sorte.
Una
volta uscita da
scuola mi avvio felice verso l’ospedale. Per tutte le cinque
ore non ho fatto
altro che pensare a
questo momento. Non
riesco a stare lontana da lui, mi è impossibile. Quella sera
sarei rimasta in
ospedale. Mia madre non sarebbe stata lì a rompermi e quindi
sarei stata tutta
la notte nella stanza di Orlando a parlargli e a fargli carezze. E Speranza
m’avrebbe fatto compagnia.
Appena
entro nella sua
stanza d’ospedale ho un tuffo al cuore. La sua bellezza non
è mutata di un solo
giorno. E’ stupendo come sempre. Resterei a contemplarlo per
giorni e notti di
fila senza mai stancarmi. Il ricordo di quell’ultima notte
passata insieme mi
fa tribolare lo stomaco. Quando l’ho sentito dentro di me.
Quando ho sentito le
sue mani lungo tutto il mio corpo. Quell’immensa gioia che ho
provato nel
momento in cui ci siamo uniti diventando un tutt’uno. Vorrei tanto rifarlo di
nuovo, forse sarebbe
stato ancora più bello ed emozionante.
“
Angel, secondo te si
sveglierà?”, mi chiede triste la piccola,
“ non voglio che muoia anche lui”.
“
Neanche io, Speranza”,
le dico col cuore in mano, “ Ti ricordi quella volta in cui
abbiamo litigato
davanti a tutti?”, le ricordo sorridendo.
“
Si, devo dire, Angel,
che in quell’occasione l’hai trattato veramente
male”, mi riprende la piccola, “
non sai che faccia triste e da cucciolo che aveva! Volevo venire a
prenderti a
schiaffi”.
“
E infatti dopo sei
venuta a sgridarmi”, rido sempre più forte,
“ e hai fatto bene!”.
“
Perché tu forse non
ricordi ogni volta che dicevi che tu non provavi niente per lui che la
vostra
storia non poteva esistere e bla bla bla bla. Non sai quanto eri
noiosa”.
E
a quell’ultima
affermazione scoppio ulteriormente in una risata rumorosa. La piccola
mi segue
a ruota. Più lei mi ricorda vecchi aneddoti buffi e
più ridiamo. Mi fa male lo
stomaco dal tanto ridere.
“
Poi quando finalmente
ha avuto il coraggio di dichiararsi ero al settimo cielo”,
continua la piccola,
“ mi sono detta : finalmente quel cavolo di uomo ha tirato
fuori le p…”.
Le
metto in tempo una
mano sopra la bocca. Rido e non riesco a smetterla. Devo ammettere che
eravamo
proprio da ricovero io e Orlando. Ci amavamo alla follia e continuavamo
con le
nostre stupide incomprensioni.
“
TI PREGO. NON SMETTERE
DI RIDERE. PERCHE’ E’ PER LA TUA RISATA CHE IO SONO
ANCORA VIVO”.
Il
mio cuore si ferma d’improvviso.
Speranza si ammutolisce di colpo. Ci giriamo entrambe verso Orlando. Ha
gli
occhi chiusi e.. un sorriso perfettamente visibile sulle labbra.
Lentamente
vediamo i suoi occhi aprirsi. Il cuore mi sta scoppiando nel petto. Le
lacrime
mi punzecchiano gli occhi. Respiro affannosamente e porto una mano sul
mio
cuore. Quando finalmente riapre quei suoi occhi meravigliosi lancio un
urlo
colmo di gioia e senza esitare un attimo gli salto addosso e lo
abbraccio
forte. Scoppio a piangere disperata. Infermieri e dottori entrano nella
stanza
impauriti per aver sentito quelle urla.
Appena assistono alla scena sorridono con le lacrime agli
occhi.
“
Stupido, scemo,
cretino, deficiente!!” gli urlo contro, “ mi hai
fatto spaventare a morte! Credevo
che non ti risvegliassi mai più!”
Orlando
tappa la mia
bocca con un tenero bacio ed io non posso fare a meno di sciogliermi.
Sento gli
applausi di tutti intorno a noi. La piccola Speranza è al
settimo cielo.
“
Scusa, non lo faccio
più”, mi dice ironico staccandosi dalla mia bocca,
“ Ti amo anch’io”.
“
Come ? vuoi dire che…
quando te l’ho detto.. tu.. mi stavi ascoltando?”,
ero inorridita.
“
Si, ho ascoltato
tutto, ogni singola parola che mi hai detto. Solo che non potevo
risponderti,
amore mio”.
“
Oh, Orlando, non sai
quanto ho sofferto!”, lo abbraccio ancora, “ Ti
amo, ti amo, ti amo!!”.
Orlando
scoppia a ridere
mentre mi riempie di baci, “ Ehi, non avevi di che
preoccuparti. Non ti avevo
per caso promesso che mi sarei preso cura di te?”, sorride e
mi da un altro
bacio sulla bocca.
“
Si, ricordo, come
potrei dimenticarlo?”, gli sussurro ricambiando il bacio,
“ e adesso promettimi
un’altra cosa : che non mi lascerai mai
più”.
“
Te lo prometto,
piccola”.
E
così Orlando dopo aver
fatto gli accertamenti dovuti, fu rimesso dall’ospedale per
la felicità di
tutti quanti. Venne a cenare anche a casa mia e con mio grande stupore
scoprì
che mia madre era pazza di lui. Lo viziava perennemente. Uscivamo
insieme tutti
i pomeriggi e ho perso il conto di quante volte abbiamo rifatto
l’amore. E ogni
volta era stata più stupenda dell’altra. Non
faceva che riempirmi di regali, di
ogni genere e il nostro amore cresceva ogni giorno sempre di
più.
A
giugno, alla fine
della scuola, mentre esco da quest’ultima, vedo la macchina
di Orlando davanti
al cancello. Sono con le mie amiche e all’improvviso vedo il
mio uomo scendere
dalla macchina e venire verso di me. Mi stupisco da questa sua
improvvisa
sorpresa. Faccio qualche passo per avvicinarmi a lui e allontanarmi un
po’ dalle
altre. Appena mi raggiunge mi da un bacio davanti a tutti. Sono
tremendamente
imbarazzata, ma i suoi baci sono irresistibili.
“
Come mai questa
sorpresa?”, gli chiedo arrossendo.
“
Speranza non andrà..
in nessun orfanotrofio”, mi rivela un po’
impacciato, anche se non ne capisco
il motivo.
“
Wow!! E’ .. è ..
stupendo!”, lo abbraccio dimenticando di avere gli occhi di
tutti addosso, “ e
come mai ?”.
“
Ecco… perché… l’adottiamo
… noi”, dice sempre più imbarazzato,
“ noi due”.
“
ma… ma… non possiamo,
Orlando… noi non siamo…”
Nemmeno
finisco a dire
quello che stavo per dire che vedo il mio amore inginocchiarsi davanti
a me. Mi
porto una mano sul cuore per calmarmi. D’improvviso vedo
scendere Speranza
dalla macchina di Orlando. La piccola mi sorride e corre verso di noi
raggiante.
“
Angel… non so.. come
dirtelo… oh Dio.. non sono stato così impacciato
in tutta .. la mia vita”, lo
vedo arrossire tremendamente, “ ma…. Vuoi
sposarmi?”.
In
quel momento vedo
tutte le persone intorno a noi guardarmi incitandomi a dire di si. La
piccola
Speranza è a pochi passi da noi e mi sta implorando con le
mani congiunte di
rispondere. Sorrido e alla fine do la mia risposta.
“
Ti sposerei anche
adesso, anche qui”, gli dico raggiante.
Orlando
si alza, mi
afferra dalla vita e tappa la mia bocca con un bacio appassionato.
Speranza si
mette a saltellare felice, mentre tutti gli altri applaudiscono. Sento
una
felicità immensa pervadermi completamente. Orlando mi
solleva leggermente da
terra e mi fa svolazzare da una parte all’altra. Scoppio a
ridere mentre lui
urla un TI AMO colmo d’amore. Appena mi rimette
giù dico a Speranza di venirci
ad abbracciare. La piccola scoppia a piangere e corre verso di noi.
Tutti e tre
ci abbracciamo felici, come una famiglia.
“
Vi voglio bene”, ci
dice tra una lacrima e l’altra.
Entrambi
le diamo un
bacio sulle sue guancie e la piccola arrossisce. Io e Orlando la
teniamo
stretta nel nostro abbraccio e contemporaneamente ci guardiamo fissi
negli
occhi. E ci scambiamo un altro “ti amo” solo con lo
sguardo.
Non
rimpiangerò mai di
aver abusato dell’alcool quella famosa sera. Non lo
rimpiangerò mai perché è
grazie a quella serata che io finì in ospedale. Ed
è grazie a quell’ospedale
che io conobbi Orlando. Tutto per il mio cuore di cristallo. Quel cuore
che mi
aveva tormentato per tutta la vita. Ed era grazie al quel cuore malato
che..
avevo vinto tutto.
Salve!
T.T Odio i finali…
ma dovevo concluderla per forza!
Comunque,
colgo l’occasione
per ringraziare tutte coloro che hanno recensito la storia :) grazie di
cuore!!
Ringrazio
anche chi ha
messo questa storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite!
GRAZIE!
E
volevo dirvi anche che…
sto scrivendo un’altra storia su Orlando, ma che per il
momento non
pubblicherò. Voglio prepararmi un po’ di capitoli
prima di pubblicarla :D vi
dico solo che… non tarderò a farvela leggere !
Nel
frattempo continuerò
ad aggiornare le mie altre due storie : “ La figlia della
Foresta” e “This
Crazy Love”.
E…
prossimamente… arriverà….
“Innamorarsi a Hollywood”
ecco, vi ho
anticipato il titolo :3
Goodbye
Scarl.