“Pensi che oggi verrà a trovarmi?”
“Possiamo aspettare insieme se vuoi”
Japhet stava appollaiato sulla mensola, lo sguardo che dominava dall’alto la stanza, e controllava ogni cosa.
“Era oggi la festa del papà?” chiese la voce spezzata di Hugo, all’angolo.  
“Non ne sono sicuro”
“Sono finiti i fogli del calendario, Japhet”
“Te ne procureremo un altro”
Hugo accarezza il biglietto tra le mani. “Non sapevo che giorno fosse. Gli ho scritto un biglietto nuovo ogni giorno, aspettandolo”
“Apprezzerà molto”
 
In realtà Hugo dopo l’undicesimo biglietto aveva finito le cose da dire.
E aveva riempito il retro dei fogli del calendario di disegni, di colori, di figure più o meno regolari.
Poi spezzò tutte le matite. E anche i mesi finirono.
“Japhet, tu sai volare”
“Certo”
“E perché rimani qui?”
Non la sentì nemmeno la risposta.
Non avrebbe mai capito perché avere le ali e non voler volare via.
 
Avessi io le ali, papà, verrei a cercarti. E andrei a prendere tutti i tuoi tiri. E le tue palline.
Le ho collezionate tutte papà.
E ci scriveremmo i nostri nomi sopra. Così andranno più lontano.
 
 
 
 
Che giorno è oggi?
Qual è il giorno in cui vieni a prendermi, papà? 







Scrivo: 
Ecco una fanfic che rende tutti felici per la festa del papà! Il ritardo è stato appositamente studiato, non è che non volevo scrivere o cosa. Ecco. 
Ultimamente ho il bisogno incessante di scrivere tutto il possibile su Hugo. 
Piccino.