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Autore: ORUL82    22/03/2014    1 recensioni
[Seo In Guk]
Tutto potrebbe cambiare in solo un attimo.
Le nove di mattina, per essere esatti.
Ruotò la maniglia della porta, scoprendo dietro questa la propria sorella e Jaehyun. Fanculo.
«Oppa, per caso potresti ospitare qui Jaehyun per tutto il giorno? Ho promesso ai miei amici che avremmo fatto una passeggiata, potrà farti compagnia!». Jaehyun sorrise allegramente, circondando le spalle di Inguk con il proprio braccio, il che portò Inguk a sentire una disordinata massa di farfalle nel proprio stomaco. Una linguaccia da parte di Dasom prima di salutare entrambi, per poi chiudersi la porta alle spalle.

(Sequel del music video di K-Will "Please Don't", dopo il matrimonio di Dasom e Ahn Jaehyun, uno sguardo più profondo alla sofferenza di Inguk.)
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è tradotta da una in lingua inglese. L'ho adorata.
Io e le mie amiche pensavamo di scrivere un sequel di questo MV (che abbiamo tutte amato) (se non sapete di che MV si tratti guardate qui). Non è la mia prima traduzione, ma è la prima volta che ne posto una.

Non sono una beta reader, quindi se trovate errori di battitura, e/o di spelling (soprattutto in alcuni nomi che, maledetti trattini) fatemelo notare!

DISCLAIMER: IO NON SONO L'AUTRICE DELLA STORIA. 
Ho chiesto il permesso alla ragazza per tradurla.
Questo è il suo profilo su asianfanfics, BabySweeTorture .
e la storia. Buona lettura!


Una delle tante definizioni, sinonimi di crudeltà, era amore, e per Inguk è proprio così. Perché ha dovuto innamorarsi di una persona già presa da qualcun altro? Sua sorella, poi. Si stava comportando in modo davvero infantile. Era irritato a causa di sua sorella, succedeva sempre così facilmente, piangendo per amore, piangendo per la perdita di qualcuno, per la mancanza.
Dopo il loro matrimonio, piangeva ancora. Anche se non vi era alcun beneficio, e ciò non avrebbe riportato Jaehyun al proprio fianco, ciò non aiutava; ma cercava comunque di coprire in un certo modo la tristezza e la grande gelosia.

Dopo il matrimonio di Dasom e Jaehyun, i giorni successivi furono freddi e solitari, anche se erano proprio quei giorni roventi di metà estate. Inguk restava a casa, lavorare era l’ultimo pensiero, e non pensava neanche minimamente di andare a trovare la nuova coppietta, i novelli sposi. E parlando del diavolo, qualcuno bussò alla porta proprio in quel momento e Inguk assonnato faticosamente andò verso la porta, in pigiama. Chi era a quell’ora?
Le nove di mattina, per essere esatti.
Ruotò la maniglia della porta, scoprendo dietro questa la propria sorella e Jaehyun. Fanculo.
«Oppa, per caso potresti ospitare qui Jaehyun per tutto il giorno? Ho promesso ai miei amici che avremmo fatto una passeggiata, potrà farti compagnia!».  Jaehyun sorrise allegramente, circondando le spalle di Inguk con il proprio braccio, il che portò Inguk a sentire una disordinata massa di farfalle nel proprio stomaco. Una linguaccia da parte di Dasom prima di salutare entrambi, per poi chiudersi la porta alle spalle.
Inguk spinse via da sé Jaehyun. Tutto stava succedendo troppo velocemente. Tutto ciò era inaspettato. Come poteva sopravvivere un giorno intero, quando i suoi sentimenti ancora lo schiacciavano, e l’oggetto della propria depressione e del proprio affetto erano sotto il suo stesso tetto? Era un sogno, preferibilmente non un incubo.
Inguk cercò di ignorare la presenza dell’altro, camminando verso la cucina, per prendere ad entrambi un bicchiere di acqua. Jaehyun lo seguì, sedendosi al bancone giocherellando con le mani, chiedendosi se dovesse dire qualcosa per rompere quel freddo silenzio. Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Solitamente Inguk lo avrebbe accolto con un gran sorriso, perché ora era così? I suoi pensieri furono interrotti quando Inguk posò il bicchiere d’acqua davanti a lui, sul bancone, bevendo il proprio bicchiere. Sospirando, Inguk poi sorrise lievemente, « vado a farmi una doccia. Fai come se fosse casa tua ». Poco prima che Inguk fuggisse, per modo di dire, Jaehyun afferrò però il suo polso. «Non scappare. Che succede?», la preoccupazione era evidente sia nel suo viso, che nella sua voce. Inguk quasi si congelò sul posto. Era così facile da capire, da leggere?
«Mostri chiaramente che sono un peso per te». Inguk scosse il capo, negando le sue parole , restando in silenzio per paura si scoppiare proprio lì, davanti a lui.

Jaehyun aggrottò le sopracciglia. Era raro che il proprio migliore amico gli tenesse dei segreti. Inguk cercò di strattonare il proprio braccio, così da liberarlo dalla presa dolorosa di Jaehyun, ma fallì poiché l’altro era più forte di quanto lui non fosse. Vicino alle lacrime, Inguk lo pregò. « Lasciami, Jaehyun ». Non farmi ancora più male, voleva dire. Sicuramente lui non avrebbe capito il perché, cosa significasse per davvero. 
Jaehyun strinse testardamente ancora di più la presa, e Inguk si ritrasse. Il dolore che Inguk stava provando, sia fisicamente che emotivamente, era così ben espresso sul suo viso, così facile da leggere come un libro aperto.

Jaehyun si alzò, e lasciò il braccio dell’altro solo per poterlo abbracciare, sorprendendo Inguk, e quel movimento improvviso lo fece semplicemente scoppiare in lacrime. Jaehyun sorpreso da quel pianto liberatorio (***), si spostò verso il divano, insieme con lui.
Dopo aver posato un Inguk in lacrime sul divano, il più grande cercò di consolarlo, sistemandosi accanto a lui. Jaehyun passò con gentilezza la propria mano sulla sua spalla, salendo per spostare i capelli del minore dal viso. «Ehi, ehi, vuoi un bacio? Staresti meglio?». Per Jaehyun era ovviamente uno scherzo, proprio come facevano in passato, al liceo. Ma questa volta Inguk sbottò. Asciugò le proprie lacrime con le maniche del pigiama, lanciando un’occhiataccia all’altro, «smettila di scherzare! Se doveva essere divertente, non lo è!» urlò Inguk, e alla fine della frase digrignò i denti, mormorando la parola “bastardo”.

Jaehyun cercò di afferrare ancora l’altro, ma il più giovane fu più veloce correndo su in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle, a chiave. Jaehyun si lamentò, frustrato, salendo le scale verso la camera dell’altro, bussando con i pugni alla porta. «Inguk, che hai?».
Dall’altra parte , Inguk era poggiato alla porta, lasciando scivolare le proprie lacrime lungo le guance, ascoltando le continue richieste di Jaehyun, che gli chiedeva di aprire la porta. «Perché non ci arrivi?...», Inguk finalmente parlò, sicuro che Jaehyun potesse ascoltarlo. «Perché non ci arrivi? Perché non capisci?» balbettò, percependo allo stesso tempo che Jaehyun aveva smesso di bussare. Forse si era arreso.
«Ti amo. Cazzo. Perché tu, poi? Ho fatto del mio meglio per essere felice del tuo matrimonio con mia sorella. Ma tutto questo, invece, mi ha distrutto. Mi fai impazzire, mi fai così tanto male.. tutto perché ti amo!», urlò Inguk, specialmente le sue ultime parole, accasciandosi lentamente alla porta. Provava un mix di sollievo e di colpa. Finalmente aveva lasciato tutto uscire, senza controllo.

Per il successivo minuto, ci fu solo un pressante silenzio. Inguk sospirò.

«Lo ripeti?». Gli occhi si spalancarono dalla sorpresa, nel momento in cui Inguk comprese che il proprio migliore amico aveva ascoltato ogni singola parola che aveva detto. Il suo cuore cominciò a battere, forte, nel proprio petto. Lo stato mentale in cui si trovava ora non poteva essere assolutamente spiegato, così tante paure lo stavano bombardando, torturando, anche se era sollevato per aver rivelato tutto. Emozioni contradditorie allo stesso tempo.
Il silenzio però cominciò ad essere spiacevole.

«Se sei disgustato puoi and-».
«Apri la porta, Inguk».
 
  
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