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Autore: gioss    23/03/2014    1 recensioni
Sei di mattina,vorrei vedere la luce che attraversa quella panchina,per rivivere i momenti di quella mattina,io e te seduti a parlare d'amore,chissà se ci credevamo ancora.
Eravamo li,seduti tra cedri e pioppi,quando una foglia sfiorò i tuoi occhi,privi di emozione,l'amore li ha affogati in un mare di depressione.
Genere: Drammatico, Poesia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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E poi c'eri tu,seduto su quella panchina.
Immobile.
Immobile guardavi un punto fisso,come se il dolore sorpassasse i tuoi sentimenti.
Io ti guardavo dalla finestra,cosa potevo mai dirti?Era passato troppo tempo ormai.
I tuoi occhi erano tristi,il tuo viso era coperto da uno strato leggero di barba,e mi ricordo che quando ti accarezzavo il volto,eri liscio come l'olio,liscio come il vento quando ti accarezza le guance.
Tentavo di aprire la finestra per dirti qualche docile parola,per distrarti,ma erano passati mesi,mesi da quando io,inconsapevole di tutto,ti feci del male.
Ti feci arrabbiare fino al punto di..farti perdere la pazienza.
Amavo le nostre litigate,amavo il modo in cui mi guardavi quando eri arrabbiato,adesso..non so più se mi guarderesti in quel modo.
Io ti ho tolto la capacità di farlo,ti ho tolto la possibilità di guardarmi quel quegli occhi che sembravano navigare in un mare di emozioni,e invece ora,l'unica che riesco a notare,è la tristezza.
Nessuno si prende cura di te,e tu,mi perdoneresti.
Il tuo bastone ti guida verso i luoghi più pericolosi,ed ecco appunto,ti ha portato da me.
Quando in macchina,sette mesi fa,ti dissi che con te non avrei mai voluto a che fare,ero solo presa un po' dalla rabbia.
Quando ti dissi che con te non potevo più vivere delle belle emozioni,beh..non lo pensavo veramente.
Le luci di quei fari ci accecarono,e tu amore mio,persi il controllo.
Mi ricordo le mie grida,mentre tu eri in silenzio,spaventato.
Mi ricordo il suo delle sirene dell'ambulanza e tu..non eri con me.
Due macchine separate,tu muto,io urlavo,implorandoti di rimanere con me,ma tu muto.
Io uscii da quel fottuto ospedale dopo due giorni,ma tu dov'eri?Non sapevo nulla di te.
Ero uscita sana,pensavo di trovarti accanto a te.
Ma non vidi nulla.
Jhon,il mio infermiere,ora il mio grande amico,mi portò da te e mi fece vedere le tue condizioni,tu eri ridotto al massimo.
Sembravi una persona illesa,ma non lo eri affatto.
I tuoi occhi erano coperti da un velo trasparente e quando vidi quel bastone con le luci rosse e bianche..io scappai.
Mi rifugiai in casa mia,senza telefono,senza frigorifero,senza un letto.
Ero senza niente,mia madre mi cacciò di casa per via dell'incidente poichè non l'avevo avvisata di essere uscita..
Quindi mi affittai una stanza,non mobiliata,e io non ci pensai nemmeno una volta a decorarla.
Ogni giorno mi affacciavo alla finestra per ricordare quei momenti passati insieme,proprio su quella panchina.
E quel giorno,alle sei di mattina,ti vidi li.
Non sapevo che fare,volevo scendere e abbracciarti,volevo chiederti scusa per quello che ti avevo procurato ma tu eri li,tranquillo.
A solo vent'anni eri diventato cieco,e un uomo.

  
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