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Autore: lady_cocca    23/03/2014    3 recensioni
[Post-3x23]
Era iniziato tutto per caso, una volta che si erano trovati entrambi di fronte alla sua tomba – era stato in occasione del secondo anniversario della sua morte. [...] E così, anno dopo anno, quella era diventata una sorta di tradizione, portata avanti senza che nessuno dei due avesse esternato la volontà di istituirla.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Chris Argent, Isaac Lahey, Scott McCall
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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N//A: Innanzitutto *SPOILER* per la 3x23, perciò se non l'avete vista, scappate il più lontano possibile + ringraziamento alla mia beta Minako_86

Detto ciò, la scena finale della suddetta puntata è stato un gigantesco NO, per me. E non lo dico tanto per la morte del pg in sé, quanto per *come* è avvenuta. Tralascerò qui l'elenco delle altre ragioni per cui mi ha fatto storcere un po' il naso, e mi limiterò a parlare di ciò che proprio non mi è ancora andato giù, cioè il fatto che, in punto di morte, Allison abbia dichiarato il suo amore per Scott. Ignorando per un attimo il fatto che gli Scallison non li ho mai potuti reggere - non è per questo, lo giuro -, l'ho trovato totalmente fuoriluogo. Solo poche scene prima, in fondo, gli Allisaac si erano praticamente dichiarati e, imho, tra Scott e Allison non c'era più nulla da tempo. Di sicuro era rimasto un grande affetto - questo senza dubbio alcuno -, ma non ho più visto nulla di romantico tra i due da ben prima dell'inizio della 3B.
Quindi, potrete ben capire perché io mi sia tanto indignata nel vedere Allison non considerare neanche per sbaglio Isaac, che si trovava a meno di due metri di distanza da lei, e nello scoprire che è stata Crystal a voler inserire quella dichiarazione d'amore per Scott.
Indi per cui, nella seconda parte di questa fanfiction, troverete la mia personale rivisitazione della scena finale della 3x23.
Se vi turba l'idea che io abbia l'abbia riscritta, ché ritenete che non potesse essere migliore di quel che è stata, siete liberissimi di chiudere la fanfiction ancor prima di iniziare a leggerla - nella speranza che non vogliate tirarmi dietro qualche ciabatta. xD
Okay, ho blaterato fin troppo. *evapora*

Through your memory I will wade.



Quando la notte prima era andato a dormire, aveva faticato a prendere sonno. Si era rigirato a lungo nel letto, alla ricerca di una posizione comoda. Non che fosse quello il vero problema, d'altro canto. Ciò che lo rendeva irrequieto erano i numeri proiettati sul soffitto dalla sveglia; la loro luce rossa, quasi accecante nel buio in cui era immersa la stanza, attirava continuamente il suo sguardo.
00:37
18/03/2029
Erano passati quindici anni.
Una mano calda e gentile si era chiusa con delicatezza intorno al suo braccio. “Stai bene?”, gli aveva domandato sua moglie, e nella voce impastata dal sonno colse una sfumatura di apprensione. Si era portato il palmo della mano di lei alla bocca e lo aveva sfiorato appena con le labbra.
“Stai tranquilla, adesso mi addormento”, l'aveva rassicurata.
Ma anche quando era finalmente riuscito a chiudere gli occhi, era stato tormentato da un incubo. Teneva schiacciato contro il petto un corpo ormai freddo e rigido.
Quell'immagine era tornata a trovarlo spesso nel corso degli anni. I primi tempi si svegliava di soprassalto, la maglietta sudata fastidiosamente aderente alla pelle e le iridi tinte d'ambra; in seguito, si era abituato all'idea che quei sogni si ripetessero periodicamente, e non gli era più capitato di riemergere da essi in modo tanto brusco.
La figura che stringeva tra le braccia, però, si era modificata incessantemente, diventando di volta in volta più sfocata: i contorni del volto e del corpo si erano fatti sfumati fino a scomparire, uno ad uno, e i colori si erano mescolati tra di loro, lasciando un'unica indistinta macchia nera. Gli unici dettagli sopravvissuti a quel logoramento progressivo erano le unghie smaltate di rosso e le labbra macchiate di sangue della ragazza.
Si concentrò sui muscoli tesi delle braccia e delle spalle e lasciò andare la presa sul volante. Inspirò a lungo, tentando invano di rilassarsi. Infine, emise un lamento basso e insofferente, e si sfilò gli occhiali da sole con un gesto secco.
Non si erano dati appuntamento, ma sapeva che da un momento all'altro sarebbe sopraggiunto Chris.
Non si vedevano da quasi cinque mesi, cioè da quando lui e Scott l'avevano contattato in cerca di aiuto contro un Omega. Ma che si fossero visti il giorno precedente o che non parlassero da sette mesi non aveva davvero importanza, perché quel giorno era il 18 marzo.
Era iniziato tutto per caso, una volta che si erano trovati entrambi di fronte alla sua tomba – era stato in occasione del secondo anniversario della sua morte. Avevano parlato molto di lei - in realtà, era stato più che altro Chris a parlare. Aveva condiviso con lui parecchi ricordi della sua infanzia, sebbene il suo tono di voce sembrasse quello di chi non si sta rivolgendo ad altri che a se stesso; mentre Isaac era rimasto ad ascoltare, intervenendo di tanto in tanto con qualcuno dei propri ricordi. Infine, Chris si era congedato da lui con un abbraccio, quasi artigliandosi alla sua felpa. Isaac credette di sentire il rumore silenzioso di una lacrima scorrere lungo la guancia dell'uomo, ma quando si staccarono, i suoi occhi erano asciutti.
L'anno seguente si era presentato sotto casa sua. E mentre ancora sedeva in macchina, valutando la possibilità di tornare indietro, aveva sentito la portiera dal lato del passeggero aprirsi.
“Ciao”, lo aveva salutato Chris, senza mostrare alcun segno di sorpresa per la sua presenza. Al contrario, aveva avuto la sensazione che lo stesse aspettando, nonostante il pomeriggio prima non avessero fatto alcun accenno al giorno successivo.
E così, anno dopo anno, quella era diventata una sorta di tradizione, portata avanti senza che nessuno dei due avesse esternato la volontà di istituirla.
Tuttavia, c'era stata quella volta in cui Chris lo aveva guardato dritto negli occhi, posandogli una mano sulla spalla. “Se vuoi, possiamo lasciar perdere, d'ora in avanti. Non devi sentirti obbligato”.
Isaac aveva capito immediatamente a cosa si riferisse, nonostante mancassero diversi mesi a marzo. Aveva anche compreso la ragione per cui avesse deciso di proporgli quella soluzione proprio allora: la settimana prima Isaac aveva proposto a Carrie di sposarlo, e lei aveva accettato.
Isaac amava sua moglie, così come amava i loro figli. E anche se per tanto tempo dopo la sua morte non aveva osato sperare o desiderare di innamorarsi nuovamente, almeno non in modo tanto intenso quanto lo era stato di lei, aveva concesso a Carrie di smentire le sue convinzioni e abbattere tutte le sue riserve.
Eppure non aveva mai voluto permettere a se stesso di dimenticare il passato, di lasciar andare il ricordo di coloro che per primi lo avevano accolto in una vera famiglia. Erica. Boyd. (Allison.)
Perciò, ogni anno, dedicava un giorno a ciascuno di loro.
“Ciao”.
Mentre guidava verso il cimitero, spiò Chris di sottecchi, soffermandosi in particolare sul suo volto. Era invecchiato molto nell'arco di quei cinque mesi: le rughe scavavano con crudeltà solchi sempre più profondi intorno agli occhi, la bocca era una linea sottile e dura e i capelli si erano ulteriormente incanutiti, sebbene qualche ciocca castana continuasse a resistere.
Nei primi anni dopo la sua morte Chris si era aggrappato con tutte le sue forze ad Isaac e agli altri, quasi che si sentisse lui stesso parte del branco. Isaac sapeva che non lo faceva per paura della solitudine, quanto per timore di perdere qualsiasi contatto con loro che, in qualche modo, erano l'ultimo legame con lei che gli fosse rimasto. Si era buttato a capofitto nella ricerca della soluzione migliore a ogni nuovo problema soprannaturale che si fosse presentato a Beacon Hills. Era spesso stato un prezioso, quando non fondamentale, aiuto, e tutti loro avevano imparato ad accettarlo al loro fianco, a fidarsi ciecamente di lui, così come Chris aveva accettato di aver sviluppato un senso di protezione verso una specie a cui la sua famiglia aveva dato la caccia per secoli.
E poi, quasi senza che se ne rendessero conto, vi era stato un graduale allontanamento e, infine, un distacco. Ormai era raro che si ritrovassero tutti insieme come una volta, che fosse nel laboratorio di Deaton o a casa di Scott e Kira. E Isaac, in quel momento, si domandò perché non avesse fatto nulla affinché, almeno tra loro due, il rapporto rimanesse saldo come un tempo. In fondo, Chris era stato per lui quella figura di riferimento che il suo stesso padre non aveva mai saputo essere.
“Qualcosa ti turba, Isaac?”
“Perché non vieni a pranzo da noi domenica?”, propose in tono casuale.
Chris lo guardò sorpreso. “Intendi a casa tua?”
“In effetti, pensavo più che altro che si potrebbe chiedere ai miei vicini di prestarci la loro sala da pranzo, ma non vorrei essere troppo invadente”, scherzò, e Chris non poté fare a meno di notare che l'ironia fosse probabilmente l'unico tratto di Isaac che non era cambiato dall'epoca del liceo.
“Certo che intendo a casa mia. Sai, a Carrie sei sempre piaciuto e mi piacerebbe che conoscessi un po' di più i bambini”. Con una manovra fluida parcheggiò.
“Non lo so, Isaac. Ne hai parlato prima con Carrie?”, chiese dubbioso mentre smontava dall'auto.
“Sono sicuro che, se fosse qui, insisterebbe anche lei affinché tu accetti”.
Chris scosse la testa. “Isaac, ascolta... io non sono mai stato molto socievole, e poi di cosa dovrei parlare? Di esseri soprannaturali? Di armi?”
Si strinse nelle spalle. “Be', a Ryan piacciono le armi, specialmente quelle da sparo, e tu sei una specie di esperto in merito”.
“Io...”
“Vieni per mezzogiorno”, tagliò corto e passò con decisione oltre due file di tombe.
“Figliolo?”, lo chiamò Chris, che era rimasto qualche passo indietro.
Isaac si bloccò sul posto, dandogli le spalle
“Allison sarebbe fiera di noi”.
Si voltò e questa volta la vide davvero, una lacrima, cadere oltre le ciglia di Chris e scorrere fino all'angolo della bocca; gli occhi gli si erano fatti lucidi.


***




Gli occhi gli si erano fatti lucidi - lo sentiva dal pizzicore fastidioso dietro le palpebre.
Il suo corpo sembrava essersi paralizzato, e la sua mente non era in grado di elaborare alcun pensiero: non vedeva, sentiva o percepiva altro che il corpo di Allison accasciato a terra, sorretto dalle braccia di Scott.
Il suo sguardo era catturato da quelle immagini, dalla bocca semiaperta di lei, dalla sua mano premuta contro l'addome, dal contrasto tra il candore delle dita e il rosso del sangue che fuoriusciva dalla ferita.
“L'avete trovata? Sta bene? Lydia è al sicuro?”, ansimò lei, senza fiato.
“Sì, sta bene”,  la tranquillizzò Scott, accarezzandole i capelli.
Gli occhi di Allison si spalancarono, come se fosse terrorizzata. “Isaac”, lo chiamò in un urlo strozzato, voltandosi e allungando la mano fasciata dal guanto verso di lui. “Isaac”, ripeté, e questa volta la sua voce era ridotta a un debole sussurro.
In seguito, ripensando a quegli attimi, Isaac avrebbe avuto la stessa percezione che ebbe allora del proprio corpo, come di un automa che si muoveva senza bisogno di controllo da parte sua. E come se avesse assistito alla scena dall'esterno, vide le proprie gambe compiere qualche passo stentato, per poi ricadere in ginocchio al fianco di Allison.
La sua bocca si schiuse per pronunciare il suo nome, ma la voce gli morì in gola. Allison gli passò il pollice sul labbro inferiore, che sanguinava nel punto in cui l'Oni l'aveva colpito con un pugno.
“Non riesco a...”, le parole di Scott lo raggiunsero in un suono ovattato. “Non riesco a prendere il tuo dolore. Isaac, non riesco a prendere il suo dolore!”, esclamò con voce allarmata.
Allison fissò i suoi occhi in quelli di Scott, il suo volto era privo di espressione. “È perché non ne sto provando”.
Gli angoli della sua bocca si volsero all'insù, in un sorriso che Isaac non avrebbe mai dimenticato: esprimeva amara rassegnazione e serenità allo stesso tempo.
“Va tutto bene”, mormorò mentre le lacrime rigavano la sua faccia, e, nonostante questo, Isaac le credette. Il suo tono era sincero. “Va tutto bene. È tutto perfetto, perché-”, deglutì. “Perché ci siete voi. Scott, tu sei stato il mio primo amore”, disse con voce rotta, sorridendogli. Il suo volto era una maschera di dolore, non solo fisico.
Poi spostò la sua attenzione su Isaac.
“Allison...” riuscì finalmente ad articolare lui.
“Sono qui”, facendo pressione con una mano dietro il suo collo, lo attirò a sé fino a quando le loro fronti arrivarono a toccarsi. Tutto ciò che Isaac poté scorgere negli occhi di Allison era rimpianto, e se avesse potuto guardarsi allo specchio era sicuro che avrebbe trovato quello stesso rimpianto nei propri.
In quel momento, entrambi si pentirono di aver rimandato tanto a lungo il momento in cui non avevano più potuto nascondere i sentimenti che provavano l'uno per l'altra. Non che ci fosse stato bisogno di parole: era chiaro ad entrambi – e anche a Lydia -, che tra loro ci fosse molto più di una semplice tensione sessuale.
E mentre si guardavano, capirono che entrambi stavano riandando con la mente agli stessi ricordi. Al gesto con cui Isaac le aveva scostato dalle guance alcune ciocche ribelli; alle dita fredde di Allison che disegnavano le linee del suo petto e delle sue spalle; all'odore di lei – quell'odore che Isaac avrebbe poi ritrovato solo un'altra volta, nella mescolanza della delicatezza del mughetto all'intensità del gelsomino -; allo sguardo fiero che Allison aveva fissato in quello di Isaac mentre lui le sfilava il reggiseno; e poi ai baci leggeri che Isaac le aveva depositato sulle tempie e nell'incavo del collo, cullandola con il suo respiro caldo fino a farla addormentare.
“Va tutto bene perché tu sei qui, Isaac. Ti amo”, disse facendo infine sfiorare le loro bocche.
“Ti amo”, le fece eco lui.
Ad un tratto, lei spalancò nuovamente gli occhi e si aggrappò alla sua giacca. “Devi dirlo a mio padre”, Isaac posò la propria mano sopra quella di Allison e annuì. “Devi dirgli, tu-”
E mentre Scott ripeteva con disperazione il nome di lei, lui riuscì a percepire l'istante esatto in cui  le dita di Allison si abbandonarono senza più forza tra le sue - l'istante esatto in cui morì.
Quello che accadde poco dopo gli parve confuso: Lydia corse a inginocchiarsi ai piedi dell'amica, Kira si accostò silenziosamente a Scott, e lui si ritrovò in qualche modo a sorreggere Chris, instabile sulle proprie gambe.
L'unico particolare che gli rimase impresso fu il sapore metallico del sangue di Allison sulle sue labbra e quello salato delle sue stesse lacrime.
   
 
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