Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Alex Wolf    24/03/2014    7 recensioni
Alex "Lex" Wolf è una diciannovenne piuttosto difficile. Fuma, va male a scuola e non ha un bel rapporto col padre; persino dopo molte sedute da uno strizza cervelli Lex è ingestibile. Si sente frustrata, costretta a vivere nell'ombra di una madre che non è nemmeno più viva. Un giorno, dopo una furiosa lite e un'incidente stradale, Lex si ritroverà catapultata in Elemento - un mondo in cui regnano i quattro elementi terreni: fuoco, aria, acqua & terra. Scoprirà di essere una guardiana e di dover correre... se vuole vivere. Kitia, la capitale delle quatto terre, infatti è governata da un uomo assetato di potere, Victor Lake, ce siede sui quattro troni dalla deposizione dei re.
Lex vivrà l'avventura più strana della sua vita con i tre compagni di viaggio: Jared, Mattew e Roxanne.
C'è la faranno, oppure moriranno nell'intento di salvare le quattro terre?
La fenice riuscirà a rinascere dalla proprie ceneri e tornare ad ardere col suo antico splendore?
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Il risveglio della fenice.
 



Prologo
 
 


Devi ragionare in modo piuttosto freddo per essere forte. Altrimenti rischi di non riuscire a diventarlo e se non sei forte in questo mondo di merda non vai avanti.
 
— joesbad

 
 
Image and video hosting by TinyPic

 
 


Le luci dell’arena brillavano nel buio, come stelle di fuoco. Le grandi impalcature poste a cerchio attorno al ring erano gremite di gente urlante, sudata ed emozionata. L’ultima prova del torneo sarebbe iniziata da li a poco; tutto sarebbe finito quando la luna sarebbe stata alta nel cielo.
Nelle celle sotto l’arena, dove la luce viva delle stelle non arrivava e tutto era celato dalle ombre, gli ultimi due superstiti del torneo attendevano che tutto finisse. I loro occhi analizzavano ogni cosa, ormai abituati al buio fitto. Nei corridoi dei sotterranei la puzza di terra bagnata era insopportabile e le piccole pozze ristagnanti era piene d’insetti. I ronzii erano come fucilate nel silenzio, che rimbombavano nelle orecchie dell’uomo e della donna sdraiati nelle celle. Piccole e veloci gocce d’acqua cadevano loro fra i capelli e sui vestiti costringendoli a rimanere svegli; le catene con cui erano legati i loro polsi e caviglie li tenevano fermi al suolo. La giovane donna lanciò un grido frustrato che echeggiò fra le sbarre e i cunicoli terrosi per molto tempo, prima di dissolversi nelle tenebre. Odiava essere incatenata. Detestava non poter almeno sgranchirsi le gambe prima dell’ultimo conflitto, come aveva fatto in quelli precedenti. A dire la verità non sopportava tutta quella faccenda, il fatto di aver perso due dei suoi compagni nelle prove precedenti e di non sapere se sarebbe sopravvissuta a quest’ultima. Ma lei era forte, non voleva lasciare a qualcuno il piacere di ucciderla perché quella notte lei sarebbe uscita vincitrice da quell’arena e avrebbe riabbracciato la sua famiglia, nel suo mondo. Non sarebbe stata più una preda. Lei sarebbe stata la fenice. Sarebbe stata la prima sopravvissuta, dopo molte generazione perdute in quei giochi, che ne sarebbe uscita vincitrice. Avrebbe poi riavuto il suo trono, levandolo con la forza ai governatori di Kitia se c’è ne fosse stato bisogno. Avrebbe portato con se anche la sua famiglia, se tutto fosse andato come previsto. Il fuoco sarebbe tornato ad ardere nelle terre attorno alla capitale e assieme a lei sarebbero risorti gli altri tre elementi. Fuoco, Aria, Acqua e Terra sarebbero tornati a regnare sulle terre che portavano i loro nomi.
Da troppo tempo ormai gli elementi venivano schiacciati dal potere del governo che, usando come scusa l’antica guerra combattuta dagli antenati, si divertiva a torturare e cacciare davanti a tutto il paese quattro membri delle famiglie fondatrici, gridando al vento la pericolosità dei loro doni.
Se solo ripensava a come tutto era iniziato le veniva da piangere. Lei era a casa, con sua figlia tra le braccia, aveva appena ventitré anni. Non conosceva neppure il mondo degli elementi. A un tratto, nel bel mezzo della notte, si era svegliata con la sensazione di vuoto nella pancia e quando aveva aperto gli occhi si era ritrovata in un grande salone. Le era parso così tutto surreale: l’esistenza di quel nuovo mondo, l’addestramento con le armi, la storia delle quattro terre e della ribellione dei quattro re, guardiani degli elementi, contro il governo corrotto del popolo. Le  promesse che le avevano fatto dicendole che avrebbe presto rivisto sua figlia. Tutte bugie. Si era ritrovata nell’arena con tre compagni e ora gliene restava solo uno. Chissà se sarebbero sopravvissuti?
Mossa dalla rabbia la donna gridò ancora, ma questa volta talmente forte che le deboli zolle di terra che componevano il soffitto le crollarono addosso. Dal palmo della mano le scaturì una fiamma tanto alta e rovente che le catene si squagliarono e lei fu libera di muoversi. Con forza spinse la schiena contro le sbarre e abbandonò il capo all’indietro. Quel giochetto le era costato non poca forza e dolore, ma ne era valsa la pena: ora poteva muoversi.
« Sei sempre troppo avventata, Kira. » La voce del suo compagno di sventure animò il rinnovato silenzio.
Kira chiuse gli occhi e respirò piano, a fondo, concentrandosi sui ricordi che le erano rimasti per non dover pensare al dolore. Rivide la sua bambina, la sua piccola. Ricordò gli occhi grigi e il sorriso contento di suo marito. Una altra fiamma, non controllata questa volta, le volteggiò fra le dita e poi volò verso le zolle di terra dove morì. Aidan aveva ragione, lei era avventata e questo le procurava spesso guai ma stavano per morire e almeno per quel poco tempo rimastole voleva stare bene. Voltò il capo verso la cella adiacente e i suoi occhi catturarono la sagoma distesa a terra. La pelle scura del suo compagno di sventure si confondeva con l’ombra, ma gli occhi neri parevano brillare di luce propria. Kira si chiese a cosa Aidan pensasse mentre allungava le mani e fondeva anche le sue catene. L’uomo s’issò a sedere e soffiò una nuvoletta di condensa dalle labbra; probabilmente doveva fare molto freddo li ma, essendo la discendente dei guardiani del fuoco, Kira non poteva saperlo. La sua temperatura era sempre molto alta e si abbassava solo quando stava male, molto.
« Ci farai uccidere lassù se non ti controlli. »
« Brucerò l’intera foresta se servirà a uccidere tutti quelli che ci danno la caccia. Così il governo capirà con chi ha a che fare. » Sibilò la giovane, passandosi una mano fra i lunghi capelli color pece.
Socchiuse le palpebre, mentre tendeva le orecchie in direzione dei cunicoli esterni. Un rumore strano aveva iniziato a invadere l’aria  e l’aveva messa sull’attenti. Era un rumore calcato e veloce, tintinnante. I carcerieri del governo stavano arrivando. Passandosi le mani sudate sui pantaloni Kira si alzò e lo stesso fece Aidan. Le guardie non si sarebbero accorte di nulla perché pochi minuti prima delle prove le manette scattavano da sole e venivano risucchiate in un tubo buio, scomparendo nel nulla. La giovane donna lanciò un’occhiata veloce all’amico, che come lei aveva irrigidito le spalle e si era messo allerta; Kira sperava solo che quella non sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto. Si era affezionata ad Aidan, voleva che regnasse accanto a lui dopo la sua vittoria; almeno, lei sperava di vincere.
« Qualunque cosa accada in quella dannata foresta, Kira, faremo quello che dobbiamo per portare onore alla nostra casata, giusto? » Le rivolse uno sguardo brillante.
Kira non sapeva se quelle parole fossero uscite dalla bocca dell’amico perché tentava di farsi coraggio o perché ci credeva realmente. A lei non importava. Gli sorrise annuendo e allungò una mano verso la cella dell’amico, stringendo le sue dita fra le proprie. Poi sospirò e si voltò nella direzione che avevano imboccato le guardie; si stavano avvicinando velocemente. Quando giunsero davanti a loro poggiarono a terra delle borracce e due spade. Questa volta non c’era nessun’arma proveniente dal loro mondo, com’era successo nelle prove precedenti; questo significava minori probabilità di successo.
« Godetevi il gioco », ghignò una guardia.
Kira lo studiò con gli occhi e si gettò contro le sbarre; l’uomo indietreggiò spaventato. La giovane fenice digrignò i denti e poi si dipinse un ghigno sulla faccia.
« Tu sarai il primo che ucciderò stasera » sussurrò con voce fredda e sibilante; quella che le veniva fuori quando voleva spaventare qualcuno.
L’uomo sbiancò, impaurito dalla freddezza di quelle parole e dall’espressione gelida dipinta sul volto della giovane. L’osservò accucciarsi per raccogliere la propria spada e la borraccia poi, per essere più sicuro di non correre pericoli, adagiò la propria mano sull’elsa della spada.
« Oh forse sarò io a uccidere per te, fenice. » La voce della guardia tremolò un poco mentre pronunciava quella parola.
La guardiana rivolse il palmo della mano destra verso l’alto e dalla pelle comparve una fiammata. La luce le illuminò il volto creando strane ombreggiature in grado di rendere i suoi tratti solo più rigidi. Gli occhi di ghiaccio che lei possedeva brillarono nel buio come le lame di due coltelli affilati, le labbra sottili s’incurvarono verso l’alto e le sopracciglia s’inarcarono.
« Ricordati, una fenice risorge sempre dalle proprie ceneri. » E si legò la cintola della spada sulla vita, poco prima che dall’alto arrivasse il suono di un corno.
Kira prese fiato e osservò le guardie scomparire nel buio, mentre gli occhi di Aidan le si puntavano addosso. Oppure era stata a guardata da lui per tutto il tempo? Bah, non poteva saperlo. Lei inarcò nuovamente le sopracciglia, togliendosi il sorriso dalle labbra.
« Che c’è? » La sua voce era squillante e gioiosa, quasi l’aver spaventato quella guardia l’avesse resa felice. In effetti era così. « Che ho fatto? » Rise divertita, armeggiando con la borraccia.
« “Una fenice risorge sempre dalle proprie ceneri” ? » Aidan scoppiò a ridere, ma non era una risata del tutto tranquilla. Era testa, c’era qualcosa che lo turbava.
Kira si passò una mano fra i capelli e si avvicinò alle sbarre, stringendole fra le dita. Un brivido le percorse la schiena quando una goccia d’acqua le solcò la schiena. Scosse il capo e si morse il labbro inferiore, tentando di non perdere il pensiero che le vorticava in mente; non doveva lasciare che una semplice gocciolina la distraesse.
« Qualcosa ti turba, Aidan. Cos’è? » Domandò con dolcezza.
« No. Non mi turba nulla, Kira. » Replicò repentinamente l’uomo, avvicinandosi alle sbarre. Gli occhi scuri brillano ancora una volta di luce propria, mentre le braccia massicce s’incrociavano e gonfiavano. Non era strano vederlo in quella posizione, pensò Kira, ci si metteva sempre quando qualcosa non andava oppure stava pensando. « Ho solo paura. »
« Tu? Paura? » La giovane guardiana del fuoco non poteva credere alle sue orecchie. Aidan, il più forte e coraggioso della sua squadra, aveva paura?  Allora è vero che anche i grandi tremano, ogni tanto.  « Sai, a casa ho una famiglia che molto probabilmente mi starà cercando, come la tua. » Kira affilò lo sguardo e sorrise lievemente. Sul viso di Aidan si era aperto un largo sorriso, e gli occhi erano divenuti lucidi. L’uomo si passò una mano sulla pelata e la fece sostare per qualche secondo sugli occhi, in modo da dimenticarsi del mondo e perdersi nei ricordi. Kira sapeva che era così, anche lei lo faceva spesso.
« Raccontami di loro » chiese mormorando.
Aidan le ricolse uno sguardo carico di gratitudine e dolcezza, poi cominciò:  « Mia moglie si chiama Elizabeth, ha i capelli corti, molto corti, e, tu non ci crederai, sono azzurri. I suoi occhi sono grandi e profondi di un intenso nero opaco. E il suo sorriso, mamma mia il suo sorriso, è la fine del mondo. » Ridacchiò lievemente. « Poi c’è mia figlia, Roxenne. Oddio, lei è il terremoto di casa. », questa volta la sua risata echeggiò fra le pareti di terra con forza. « Ha solo due anni ma è già riuscita a rompere di tutto. E’ adorabile, probabilmente ti piacerebbe se la conoscessi, sai? » Rivolse un occhiata a Kira, che ascoltava tutto silenziosamente. « Ha i capelli ricci e gli stessi occhi della madre… è la mia bambina. Non posso pensare che forse non le rivedrò mai più. » E nuovamente la mano andò a coprirgli gli occhi.
Kira chiuse le palpebre e ispirò a fondo, profondamente. Capiva benissimo cosa provava Aidan e questa cosa la stava distruggendo. Gli occhi d’ambra di sua figlia le apparirono come un flash distorto; erano mesi che stava in quella dannata terra e ormai i ricordi cominciavano a scemare. Non sopportava l’idea di perderli, di dimenticarsi di tutto. Lei voleva ricordare il profumo che usava Lucas, suo marito. Non voleva dimenticare la risata divertita della propria figlia.
« E tu? Com’è la tua famiglia? » Risvegliata da quella domanda inaspettata Kira aprì gli occhi e puntò lo sguardo davanti a se. Il vuoto avvolgeva ogni cosa, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.
« Ecco… Lucas, mio marito, è un’atleta. Gli piace il basket. » Sorrise a Aidan, che a sua volta ricambiò. « Ed è un vero testardo, sul serio. A casa è lui il tutto fare e la maggior parte delle volte, quando diventa orgoglioso e decide di non chiamare gli idraulici o gli elettricisti combina dei disastri. » La giovane si passò una mano fra i capelli. Ultimamente le capitava spesso di farlo, era un modo per smaltire la rabbia e controllare le lacrime. Quelle sporche traditrici, lei non le aveva mai sopportate. Le aveva sempre trovate segno di debolezza e questa cosa non sarebbe mai cambiata. « Lui… » le scappò una piccola risata stozzata « mi manca così tanto. Lui e la sua altezza sproporzionata! » Purtroppo si stava dimostrando debole, perché piccole gocce salate le solcavano le guance. Le asciugò in fretta e poi continuò: « Mentre Lexi è così piccola, indifesa… era appena nata quando mi sono ritrovata catapultata qui. Di lei ricordo solo la risata e gli occhi. Ha due occhi stupendi, sai? Non sono castani ma nemmeno color miele… sono ambrati. Io li adoro, perché sono uguali a quelli di Lucas. »
Sopra le celle un corno suonò tre volte, segno che la gara stava per ricominciare. Asciugandosi definitivamente le lacrime e staccandosi dalle sbarre Kira riacquistò la propria dignità e rizzò la schiena. I suoi occhi andarono a cercare la sagoma massiccia di Aidan che, con stretta sicura, stava estraendo la propria spada dal fodero. Kira non se la sentiva ancora di estrarre l’arma, preferiva usare i propri poteri; c’erano più possibilità di vittoria.
« Lunga vita, squalo.  » Recitò, sperando realmente in quello che diceva.
« Lunga vita, fenice. » Le sorrise Aidan, mentre sopra di loro una grossa botola si spalancava.
Kira guardò in alto, dove nel cielo stellato sorgeva la luna. Era pallida e brillante, come un gioiello o un occhio felino. Lei li avrebbe protetti, tentò di convincersi la donna, l’aveva sempre fatto. Col favore delle tenebre, e le forti grida della gente sugli spalti, gli ultimi due guardiani s’issarono fuori dalle celle a forza di braccia e calci. Un vento leggero gli accarezzò la pelle facendo infreddolire il guardiano dell’acqua e tremare quella del fuoco. I due si guardarono qualche istante. Tante speranze erano riposte nello sguardo chiaro di Kira, pensò Aidan, così tante da essere impossibili da realizzare tutte. Lui sapeva che nessuno dei due sarebbe sopravvissuto a questa notte, perché erano stanchi e affamati entrambi; e le guardie del governo troppo ben armate in confronto a loro. La loro vita era appesa a un filo, ormai rotto.
« Per le nostre famiglie, le nostre figlie. » La incoraggiò lo squalo, facendo esplodere un’onda d’acqua dalle mani, che si riversò alle loro spalle. La fenice sorrise, facendo ardere una fiamma fin sopra le chiome dei grossi alberi, in modo che tutta l’arena avesse potuto vederla. La gente sugli spalti esultò, quasi quella fosse la prima volta che vedevano una cosa del genere avvenire in una foresta da loro curata.
Se dovevano morire, si disse Kira, almeno se ne sarebbero andati con stile.




Hello everyone!

Sbuco da un angolino, dietro il muro. Non vi dirò che questa è la mia prima stroia originale e che ho paura di fare un buco nell'acqua ecc...ecc..., non voglio usarla come scusa; perciò sarò diretta: l'idea vi piace? Che ne pensate di questo breve prologo? 
Per cominciare a farvi capire qualcosa delle casate dei guardiani vi farò un breve schema.
Ogni casata deve avere un proprio stemma, in questo caso si tratta di animali che riportano le caratteristiche di ogni "clan":


La Fenice per il fuoco.

Lo Squalo per l'acqua.

Il Gufo per l'aria.

Il Leone per la terra.

Ognuno di essi ha un potere diverso, e diverse abilità (ma questo lo capiremo/copriremo più avanti). Non mi dilungo troppo, ancora, perché è tardi ed è ora che io vada. 
Spero che vi sia piaciuto questo prologo e che seguirete la storia ^-^

Baci,

Isil.

 
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Alex Wolf