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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    25/03/2014    1 recensioni
[Yuuram]
"Il Primo Sovrano di Shin Makoku restò a osservare a lungo la riunione di anime attorno al letto, assistette al ritorno di Gwendal Von Voltaire seguito dalle cameriere di palazzo, vide il Daikenjia raggiungere il gruppo – anche se non lo aveva degnato di uno sguardo, era certo che quest'ultimo avesse percepito la sua presenza – e restò lassù, vegliando sulle sorti del più caro tra i suoi successori."
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Kyo Kara Maoh
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
Yuuram, Un Po' Tutti
Tipologia:
OneShot
Genere:
Fluff, Angst, Sentimentale
Avvertimenti: Yaoi, Shonen-Ai
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

A FAMILY'S SMILE

Non che a Yuuri Shibuya, 27esimo Maou dei Mazoku di Shin Makoku, fosse mai mancato il supporto di una famiglia.

Per quanto eccentriche, era molto legato ad entrambe: sia a sua madre che a suo padre, per non parlare di Shori, suo fratello maggiore; ma anche a quella non di sangue che aveva sempre trovato ad aspettarlo al castello non era stata da meno.

Protezione, affetto, consigli e amore erano le cose più preziose che il Destino gli aveva riservato.

Amava sua figlia, Greta, e suo marito ma anche tutti coloro che avevano condiviso con lui momenti di guerra e momenti di pace, da Günter a Gwendal, da Lasagna a Cheri-sama, perfino i Kohi che svolazzavano liberamente sui torrioni del castello, e anche Murata, il quale non aveva fatto altro che metterli e levarli dai pasticci negli ultimi anni: e proprio in quel momento, sull'orlo del baratro, avrebbe tanto desiderato rivederli, anche solo un'ultima volta.

A 20 anni, Yuuri Shibuya sapeva che non gli restava più molto da vivere.

Lo sapeva per il freddo che provava, per la debolezza dovuta al sangue che, copioso, macchiava il prato attorno a sé già ingombro di cadaveri; lo sapeva e non poteva evitare di piangere, un po' per il dolore fisico ma soprattutto per il rammarico e la paura: non era pronto – e, in fondo, chi mai lo era – e morire lì, da solo, era la cosa più raccapricciante possibile.

Shinou...” rantolò con in pugno l'elsa sporca di sangue di Morgif che si lamentava debolmente, come se sentisse la sua sofferenza attraverso le dita strette convulsamente: “Se è proprio questo il mio destino, almeno non da solo...” mormorò al cielo che minacciava pioggia.

Neppure Ao si vedeva in giro: che fosse riuscito a fuggire e a mettersi in salvo?

Lo sperava e ci sperava, Yuuri, mentre si preparava alla fine con una lacrima a lambirgli la guancia sporca.

§§§

CORRETE!”

Wolfram, il quale guidava la spedizione alla ricerca di Yuuri, copriva la ritirata dei soldati dagli attacchi nemici di Dai-Shimaron, erano alle loro spalle e li inseguivano: “NON VI FERMATE!” gridava nella notte buia, “CONTINUATE A CORRERE!” li incalzava mentre aiutava uno dei suoi sottoposti a rimettersi in piedi, “Eccellenza, mi lasci qui...” sussurrò lui con le lacrime agli occhi, era ferito ad una gamba e non riusciva a camminare.

Assolutamente no!” gridò il biondo Mazoku: “Se il tuo Maoh ti vedesse ora, farebbe quello che sto facendo io, ti porterebbe via con le proprie braccia! E ora andiamo!” disse con urgenza.

Le truppe erano scoraggiate: la mancanza del loro sovrano era fonte di preoccupazione per tutti e in più ci si era messa quell'imboscata...

La notte venne illuminata per un attimo da una scarica di fulmini poi la pioggia cominciò a cadere, fitta e feroce; Wolfram era livido, zuppo ma stringeva i denti e trascinava il proprio commilitone dietro ai compagni, allontanando a suon di palle di fuoco gli incauti umani che osavano avvicinarli troppo: il maryoku di fuoco del giovane consorte regale abbatteva i nemici come mosche, dando il tempo ai soldati di Shin Makoku di mettersi in salvo al di là del confine, dove il potere magico era più forte e dove potevano senza dubbio dirsi al sicuro.

Dovevano riorganizzarsi in fretta perché il loro amato sovrano li aspettava.

Correte! Ormai ci siamo!”.

Wolfram e il ferito erano in coda al gruppo in fuga, il giovane incalzava e spronava i suoi uomini, incurante del fatto che egli stesso fosse spompato all'inverosimile ma la stanchezza e l'angoscia lasciarono il posto ad un sorriso sollevato quando distinse la sagoma di Conrad oltre il crinale su per il quale si erano inerpicati: “Wolfram! Vieni! Aggrappati!” gridò il fratello nella tempesta, tendendogli la mano con urgenza.

Finalmente in salvo, i soldati poterono tirare il fiato: non erano più da soli, erano giunti i loro compagni e sarebbe andato tutto bene; il gruppo lanciò alte grida di giubilo mentre si abbracciavano fraternamente tra loro e si mischiavano, dandosi vicendevolmente l'aiuto necessario.

Von Bielefield poggiò cautamente a terra il commilitone - che venne subito condotto via tra i lamenti da altri compagni - e si lasciò cadere a terra senza forze: prima la notizia dell'agguato nei confronti di Yuuri e della sua piccola scorta di ritorno dalle terre dei Grisela, poi l'imboscata di Dai-Shimaron...

Tutto era stato un disastro fin dal primo momento.

Le altre truppe attorno a loro, intanto, s'affannavano per soccorrere i feriti - Wolfram poteva vedere chiaramente Gisela girare senza posa per dispensare senza tregua le cure necessarie - ; poi, la sergente lo avvicinò con un sorriso amichevole: “Eccellenza, dove sente dolore?” chiese lei, amichevole come sempre

Da nessuna parte!” decretò con enfasi il giovane: “Non ho bisogno di nulla.” tagliò corto, allontanandone la mano con un colpo brusco, “Dobbiamo andare a soccorrere Yuuri, ci sta aspettando!” gridò.

I feriti già rattoppati e che potevano, al contempo, ancora muoversi annuirono e mormoravano sottovoce mentre cercavano di darsi il supporto necessario per rimettersi in piedi: “Sua Altezza ha bisogno di noi!” disse qualcuno.

Ma Gisela scosse la testa: “Eccellenza, ha una ferita al braccio piuttosto grave, devo medicargliela.” cercò di imporsi lei, conscia allo stesso tempo che lo stato d'animo generale – che ella stessa condivideva ma che cercava di tenere a bada – era dettata dall'ansia per il loro sovrano e, per Wolfram, per la sorte del marito.

Devo andare da lui...” rantolò il biondo con le lacrime agli occhi.

Prima devo curarla... Non posso farla andare in giro così...”

Che succede?”

Una voce risuonò all'improvviso nel campo provvisorio e gli uomini, seduti sotto frasche improvvisate, videro distintamente le sagome inconfondibili di Weller e Von Voltaire attraversare il breve spazio che li separava dal punto in cui stava avvenendo la discussione: “Che succede?” chiese ancora il fratello maggiore.

Eccellenza, io...” cercò di giustificarsi la giovane.

Dobbiamo salvare Yuuri!” gridò invece Wolfram, scattando in piedi e mordendosi un labbro per non lasciar trasparire il dolore fisico che provava..

I due fratelli si guardarono negli occhi e guardarono il minore di loro, poi Gwendal spostò lo sguardo lontano, anche nel buio Wolfram poteva distinguerne l'espressione corrucciata e preoccupata allo stesso tempo: “Ci muoveremo all'alba, non prima.” disse soltanto, “I nemici ormai sono in fuga.” aggiunse Conrad, rinfoderando infine la lama, “Si tratta soltanto di aspettare una mezz'ora.”.

Ma all'improvviso un alto nitrito ruppe il silenzio e la notte mentre la figura snella e agile di Ao irrompeva nel campo improvvisato; i soldati, sbalorditi, videro il maestoso destriero del Maoh accasciarsi a terra senza forze, temettero il peggio: “AO!” gridò Wolfram, raggiungendolo.

L'animale era ferito, ansimava esausto e Gisela non perse tempo: le cure durarono parecchio e la lasciarono prostrata, ma poi Ao, infine, ebbe le energie di alzarsi, seppur malfermo, sulle quattro zampe.

Nello sguardo che gli dava, Wolfram lesse una muta richiesta di aiuto.

Il biondo capì e gli balzò in sella – o quel che ne rimaneva – e ne afferrò le briglie strappate: “Ci condurrà lui da Yuuri! E' tornato per aiutarci!” urlò febbrilmente.

Motivate più che mai, le truppe lanciarono alte grida di entusiasmo: “Per il Maoh!” la pianura risuonava del loro coraggio e della loro volontà mentre il maestoso animale alzava il muso al cielo; aveva smesso di piovere e, nell'umidità di quella notte infinita, sembrava fare capolino un lembo di cielo da dietro le nubi ormai scariche.

ANDIAMO!” ruggì Gwendal, Conrad era al suo fianco già in sella.

§§§

Papà Yuuri!”

Greta correva incontro al Maoh con le braccia aperte e un sorriso enorme sul viso che scaldava il cuore; il sovrano la prese tra le braccia e la fece volteggiare nell'aria profumata d'estate: la sua risata era contagiosa.

Il loro castello... La loro famiglia...

Papà Yuuri.” sussurrò Greta, abbracciandolo forte: “Ti voglio bene... torna a casa. Torna qui da noi con papà Wolfram...”

Yuuri non capiva: “Dove dovrei andare?” le chiese con un filo di voce, “Sono qui, siamo qui.” disse voltandosi, sicuro di vedere Wolf al suo fianco come al solito.

Ma non c'era nessuno, tutto si era all'improvviso fatto buio e anche Greta era scomparsa dalla sua stretta; si alzò il vento, fischiava forte, più forte del solito e portava l'inconfondibile olezzo di morte e dei cadaveri che si era lasciato alle spalle.

Resisti, papà... Wolf sta venendo a salvarti... Non andartene... Non lasciarmi sola...”

§§§

Con Ao e Wolfram in testa, le truppe di Shin Makoku cavalcarono a ranghi serrati nell'alba livida e nel mattino nuvoloso e umido: faceva freddo, molti feriti si lamentavano – pur resistendo stoicamente e aggrappandosi alle briglie con tutte le loro forze – nel mentre della corsa ma nessuno voleva cedere.

Shin Makoku aveva certamente bisogno del suo Maoh ma questi ne aveva della sua gente in quel momento e loro non lo avrebbero lasciato cadere; fu nel silenzio più estremo e pesante che giunsero infine alla pianura ingombra di cadaveri.

Il puzzo tutto attorno era insopportabile, l'aria era greve di pioggia e lo spettacolo raccapricciante: in guerra, soldati e ufficiali ne avevano viste di tutti i colori, Conrad aveva perso tanti amici in battaglia ma non era certamente preparato ad una scena simile, tanto più che la paura che il suo prezioso figlioccio fosse tra i morti non lo aiutava certo a mantenere la calma.

DIVIDETEVI!” ordinò Gwendal, smontando da cavallo e imitato dai fratelli: “Cercate il Maoh!” gridò ancora, dando precise e rapide istruzioni su come muoversi, “Non preoccupatevi dei nemici, occupatevi soltanto di coloro che portano le insegne di Shin Makoku e ritroviamo il nostro sovrano.”.

Un grido di approvazione eruppe dalle truppe che si sparsero efficientemente in ogni dove ma fu Wolfram che, mosso come da una forza misteriosa, si allontanò dal gruppo di compagni e infine lo vide; Yuuri disteso a terra con un cadavere ai piedi e Morgif in pugno che si lamentava piano.

YUURI!”

La sua voce esplose come una bomba e, con la divisa sporca di sangue e la spada in pugno a propria volta, Wolfram corse al fianco del marito, cadendo in ginocchio con un tonfo sordo – e metallico nel momento in cui la propria lama era caduta sulla Maken – e lo raccolse tra le proprie braccia con espressione addolorata e un dolore al cuore che non avrebbe mai pensato di poter provare.

Yuuri...” sussurrò, accarezzandogli la guancia sporca di sangue: “Stupido, svegliati...” bisbigliò, stringendolo con forza, “Non puoi andartene...”.

SPOSTATEVI!”

Gisela comparve al loro fianco con espressione livida nella mattinata ventosa: “Mi occupo io di lui, state indietro!” esclamò la giovane guaritrice, affannandosi attorno al corpo del suo sovrano; il maryoku scorse copioso dalle sue mani per parecchie ore, il suo viso trasfigurato per la concentrazione e la preoccupazione era magnetico per i presenti, che lo fissavano con trepidazione e attesa, Wolfram compreso, le cui mani ancora non avevano mollato quella di Yuuri stesso, lasciata libera dalla spada demoniaca.

Fu solo quando ormai il Sole avrebbe dovuto essere alto in cielo che Gisela interruppe il flusso e, chiudendo gli occhi, si lasciò cadere all'indietro, tra le braccia spalancate di Gwendal: “Sta bene... Sta bene...” rantolò lei, senza forze e con la fronte imperlata di sudore freddo.

Alte urla di gioia proruppero dai soldati, che si abbracciarono ridendo e piangendo ad un tempo: “IL MAOH E' SALVO!”.

Gisela sorrideva appena, aveva il fiato corto ma era sollevata dalla piega che era riuscita a far prendere agli eventi: il Maoh era stato sul punto di abbandonarli più volte ma lei non si era data per vinta e aveva tanto combattuto che era riuscita infine a strapparlo alla morte che minacciava di portarselo via.

Conrad si inginocchiò accanto a lei e le accarezzò la guancia pallida: “Tuo padre sarà fiero di te.” disse con tono serio e il viso sereno.

Torniamo indietro!” ordinò il maggiore dei figli di Cecilie, si sarebbe occupato lui della giovane erede dei Von Christ: “Torniamo al castello!”

Il secondogenito annuì e poggiò una mano gentile sulla spalla del fratello minore: “Wolfram, andiamo... Lascialo a me...” cercò di suonare incoraggiante ma lo stesso Von Bielefield sembrava apatico; lo era sguardo fisso nel vuoto e le lacrime che scorrevano senza fermarsi picchettavano la mano serrata del biondo attorno a quella sottile del Maoh.

Weller sospirò: dovevano riportare in fretta i loro morti e i loro feriti a casa, quello non era senza dubbio un posto adatto a loro.

Wolfram... Dobbiamo portare il Maoh al sicuro...” cercò di scuoterlo.

Yuuri...” mormorò invece lui: “Yuuri... stava per andarsene...” realizzò con un singulto spezzato.

Per un attimo, il cuore di Conrad minacciò di creparsi per il dolore che permeava la voce del fratello più giovane, ma non poteva permettersi esitazioni: “Wolfram, ci sarà tempo per pensare... Ma non ora. Lui ha bisogno di noi, dobbiamo portarlo via da qui, dobbiamo portarlo a casa dove sarà al sicuro.”.

Eccellenza, venga con me...”

Conrad alzò la testa e vide il medesimo soldato che Wolf aveva portato in braccio poche ore prima tendere la mano verso il proprio salvatore: “Sir Weller si occuperà di Sua Maestà, lei venga con me, forza...”

Lo spadaccino lo osservò con gratitudine e, mentre il fratello veniva portato via ancora sotto shock, si mise in piedi: tra le braccia, stretto come un prezioso fagotto e coperto dalla parte superiore della sua stessa divisa, c'era il Maoh privo di sensi.

Torniamo a casa, Yuuri...” disse con tono affettuoso.

La aiuto a salire in sella!” si offrì un altro ufficiale, comparso al suo fianco all'improvviso; Conrad annuì e, dopo neppure mezz'ora, si erano infine rimessi in viaggio.

Con una rapida occhiata, Weller aveva subito identificato sia Wolfram – che si reggeva a malapena in sella ad Ao – che Gwendal: Gisela era stata invece distesa su di una delle lettighe per feriti e sembrava ormai addormentata mentre, attorno a lei, si era formato un plotone che voleva proteggerne il riposo forzato, la gratitudine dei soldati nei suoi confronti era immensa.

Aveva salvato il Maoh.

§§§

Le truppe stanno tornando!”

Quando la notizia – data dalle sentinelle – che il gruppo di ritorno dalla missione si stava avvicinando al castello, l'intero palazzo venne messo in stato di allerta.

E, da parte loro, anche i soldati non facevano mistero del loro arrivo: erano troppo felici di rivedere quei torrioni familiari e di essere tornati vittoriosi; chi ancora era in grado di usare il maryoku si prodigava a lanciare segnali agli abitanti della fortezza e, in breve, le notizie giunsero anche al momentaneo reggente che sedeva nel proprio studio con espressione corrucciata.

Zio Günter!” Greta aveva spalancato la porta del suddetto e si era precipitata all'interno nella speranza di trovare chi stava cercando.

Von Christ, per fortuna, non si era mosso dalla stanza per tutta la giornata, preoccupato e in ansia mentre si occupava di compilare alcuni documenti troppo urgenti per essere ignorati come altrimenti sarebbe stato più logico in una situazione di crisi come quella che stavano vivendo.

Cosa succede, Greta?” chiese lui, sorridendo appena alla ragazzina che si trovava di fronte a lui.

Stanno tornando!” gridò lei con le lacrime agli occhi: “E papà Yuuri è con loro!”.

La piuma cadde letteralmente di mano all'uomo, che incominciò a tremare convulsamente mentre le medesime lacrime della nipotina acquisita aggredivano anche i suoi occhi con la forza di un'ondata di sollievo e liberazione; Günter scattò in piedi e abbracciò Greta di slancio.

Andiamo! Andiamo!” gridò poi lei, tirandolo con urgenza.

L'uomo annuì e, seguendola, attraverso i corridoi gremiti di persone festose, raggiunse infine il cortile nel momento in cui le truppe avevano fatto il loro ingresso attraverso la grande porta di accesso.

Dacascos li aveva preceduti, intanto, e aveva già provveduto non solo a dare ordini ma anche ad indirizzare i feriti gravi verso l'infermeria e ad aiutare al contempo Gisela ad alzarsi dalla lettiga.

Padre.” salutò lei con tono sereno non appena i loro sguardi si furono incrociati: “Yuuri-heika è salvo.” disse appoggiandosi al compagno e amico di una vita per non cadere rovinosamente a terra.

Si è sforzata troppo.” spiegò un soldato di passaggio con una sfumatura di orgoglio nella voce: “Ha consumato molto maryoku per salvare la vita di Sua Maestà.” aggiunse lui, allontanandosi subito dopo, non prima però di averle dato una pacca amichevole sulle spalle.

Günter guardò la figlia con orgoglio poi la accolse tra le braccia: “Sono fiero di te.” le sussurrò all'orecchio mentre Dacascos, resosi conto del momento intenso tra i due, si scostava con gentilezza.

Hanno portato il Maoh nelle sue stanze, Wolfram-kakka è con lui e anche Greta-hime.” un soldato portò solerte la notizia al sergente calvo, che annuì, congedandolo con un cenno della mano: avrebbe comunicato lui la notizia ai due Von Christ una volta concluso il loro abbraccio.

Tutto però poteva aspettare.

Le buone notizie sono come il Sole: vanno assaporate e abbracciate con forza subito, prima che se ne vadano dietro una nuvola.

§§§

Nell'alloggio reale, intanto, la situazione non era delle migliori.

Dopo aver depositato il corpo privo di sensi del figlioccio sul letto, Conrad si era tirato indietro – restando però nei paraggi in caso di necessità – mentre Gwendal era andato a chiamare le domestiche di corte: sarebbero state loro ad occuparsi delle necessità del Maoh, in mancanza delle preziose cure di Gisela; il consorte reale e la principessa, invece, sedevano al capezzale di Shibuya.

Nessuno aveva ancora informato il Daikenja ma una colomba messaggera era già stata mandata a riportare la notizia.

Jozak, appostato dietro la porta, provvedeva alla protezione del sovrano.

Tutti coloro a cui Yuuri Shibuya aveva intensamente pensato prima di sprofondare nelle nebbie di un'incoscienza di sangue erano lì, attorno a lui: la sua famiglia era lì per lui.

Il silenzio era profondo e cupo: Greta sedeva in braccio al padre biondo e singhiozzava aggrappata alla sua divisa sporca e strappata, questi la stringeva con forza per cercare di rassicurarla e di venire rassicurato dal calore corporeo della bambina che amava come se fosse stata veramente sangue del suo sangue, la piccolina che lui e Yuuri avevano preso come loro erede.

All'improvviso, un rantolo soffocato proveniente dal letto fece saltare in piedi tutti gli occupanti della stanza e Von Bielefield dovette avventarsi sul marito per bloccarne i movimenti guizzanti di chi, divorato da una febbre senza tregua, delira e si agita, incapace di trattenersi in una spirale di allucinazioni indotte dalla propria mente sofferente.

"Yuuri... non agitarti..." Wolfram non sapeva come fare altrimenti a calmare il Maoh: “Sei al sicuro... Non devi preoccuparti.”, con quelle parole, egli sperava di fare breccia nel delirio e ricondurlo per mano nella realtà.

Shibuya rantolò e si rotolò su di un fianco prima di afferrarne la manica strappata: "Wolf...ram..." lo chiamò con un filo di voce.

Il biondo gli teneva con forza la mano.

Shinou... Shinou...” il Maoh singhiozzava e piangeva: “Non mi fai morire da solo... Volevo vedervi...” mormorò con voce fievole.

Tu non morirai, Yuuri...” Conrad intervenne a caricare su di sé parte dello tsunami emotivo che rischiava di investire Wolfram senza pietà; lo spadaccino sorrideva cautamente mentre, con la mano fresca, dava sollievo alla fronte rovente del figlioccio che amava come se fosse un quarto fratello, più di un figlio.

Tu resterai con noi, bocchan.” Jozak aveva affiancato il suo ex comandante – aveva sentito tutto anche da fuori e si era precipitato all'interno per correre a rassicurare il suo sovrano – e aveva aggiunto la propria mano a quella di Weller: “Ci prenderemo cura noi di te.”

Papà Yuuri... Greta è qui...” pigolò la principessina, allungandosi ad abbracciare il padre adottivo.

Heika, siamo qui anche noi...”

Gunter e Gisela erano comparsi, uno affianco all'altra, sulla soglia della porta e il corollario di amici si scostò un poco per fare loro spazio: “Heika, il Daikenja sta arrivando, presto saremo tutti qui. Lei non morirà, la salverò di nuovo se necessario.” mormorò la giovane sergente, stringendo il polso del sovrano

Julia, amica mia, dammi la forza...

La muta preghiera di Gisela sgorgò sincera dal cuore, avrebbe fatto appello ad ogni sua stilla di energia, sacrificandosi come l'amica aveva fatto in guerra.

Non visto, seduto su una delle travi più alte del soffitto, Shinou sorrise, vagamente commosso in volto: Yuuri non sarebbe morto, non era questo il suo destino, almeno per il momento, ma osservare l'amore di cui era circondato faceva ben sperare Shinou-heika per il futuro del suo regno.

Il Primo Sovrano di Shin Makoku restò a osservare a lungo la riunione di anime attorno al letto, assistette al ritorno di Gwendal Von Voltaire seguito dalle cameriere di palazzo, vide il Daikenjia raggiungere il gruppo – anche se non lo aveva degnato di uno sguardo, era certo che quest'ultimo avesse percepito la sua presenza – e restò lassù, vegliando sulle sorti del più caro tra i suoi successori.

   
 
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