Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
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Autore: Jay_Myler    26/03/2014    0 recensioni
In questo gioco mi ha sempre colpito molto Castiel, e forse è proprio per il suo disegno nella pubblicità che, incuriosita, sono andata a vedere di che cosa si trattasse Dolce Flirt. Ma quando nei primi due episodi ho incontrato Ken, non ho potuto fare a meno di trattarlo bene e – come avrete visto se avete mai giocato – quando il personaggio, la Dolcetta per intenderci, rispondeva male a Ken o pensava cose cattive su di lui, la riprendevo ad alta voce come una pazza che parla al suo computer. Poi si sa, stiamo parlando di un gioco di dating game, una visual novel, era scontato che quell'anonimo ragazzetto occhialuto sarebbe diventato uno strafigo e così trattandolo bene e tenendo il suo peluches sul comodino l'ho aspettato con ansia e il mio trattarlo bene ha ripagato i miei sforzi.
Spero vi piaccia e buona lettura.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Kentin, Nathaniel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
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Castiel vide il ragazzo andarsene di fretta e furia, girando l’angolo senza nemmeno rivolgere lo sguardo alla ragazza che ora di fianco a lui stava prendendo il casco dalla moto; continuando a fissare l’invisibile scia che aveva lasciato Kentin andandosene via, si accorse di qualcosa di bianco a terra, qualcosa di stoffa; non era il tipo che raccoglie cose da terra, non è il tipo che si interessa a qualcosa, ma in quel momento sapeva che qualunque cosa avesse perso il ragazzo gli sarebbe interessato più di qualsiasi altra. La velocità con cui se ne era andato, lasciando con lui Ivy, aveva un qualcosa di sospetto, forse aveva qualcosa che non andava nel cervello o aveva qualcosa da nascondere, fatto sta che forse quel pezzo di stoffa poteva chiarirgli le idee. Prese le distanze dalla sua moto senza dire nulla, avvicinandosi all’uscio della casa, dove per terra giaceva quel lembo di tela senza vita; un gattino si affacciava su quel tessuto che sembrava garza, era un soriano… il gatto. Riconobbe al volo quel pezzo di tessuto, ma se lo mise in tasca, dimenticandosi per un momento da dove venisse, per rispondere alla ragazza che dietro di lui gli dava una voce per avvertirlo che era pronta per andare. Uscivano spesso insieme, da più di un anno, era il suo migliore amico e si vedevano praticamente tutti i giorni, ma quella volta la ragazza era stata così insistente ed anche se non gli aveva mai chiesto nulla questa volta aveva tenuto il punto sul voler andare al centro commerciale; gli chiese un passaggio e di farle compagnia mentre lei faceva compere. Non avrebbe potuto chiedergli cosa più noiosa di quella, sapeva quando detestasse andare in giro per negozi, ma lei era stata così petulante, si era messa nelle orecchie per giorni, sembrava proprio che senza di lui non avrebbe fatto questo acquisto importante di cui però non aveva mai menzionato direttamente. Non capiva cosa ci fosse di diverso dalle altre volte in cui andava a fare shopping da sola o con la madre, quelle sante volte in cui non lo coinvolgeva; sapeva che i genitori erano fuori per due settimane e non sapeva dirle di no quando insisteva così tanto, era una persona così buona e così calma, un po’ troppo per lui, forse, ma aveva qualcosa che stranamente lo attirava. Con il vento nei capelli e lei avvinghiata a lui da dietro, si fermò ad un semaforo rosso, continuando a pensare a come avesse fatto ad infilarsi in questa situazione. Andare a far compere con una ragazza, che tra l’altro era solo una sua amica, la sua migliore amica magari, ma comunque nulla di più; il loro rapporto poteva sembrare ambiguo, un qualcosa tra l’amicizia e qualcosa di più, ma le risposte negative e categoriche della ragazza non lasciavano alcuno spazio all’idea che potessero stare insieme un giorno. Ma cosa gli importava alla fin fine, lui era Castiel, non aveva bisogno di niente e di nessuno, era sempre stato da solo, era abituato a non avere nessuno su cui contare, quindi perché perdersi d’animo e dispiacersi per una sola ragazza quando poteva averne molte altre; tanto per cominciare, anche se a lui non interessava minimamente c’era Ambra, che per qualche strano motivo moriva dietro di lui da quando erano piccoli: aggiusta una bambola ad una bambina e questa si starà dietro come un cagnolino. Questo era la lezione che aveva imparato dalla sua “relazione” con Ambra; non che non fosse bella, alta, bionda, due occhi travolgenti e le curve al punto giusto, ma c’era una cosa che rovinava quella ragazza: il carattere. Ed a parte quello era anche la sorella del rammollito Nathaniel, avere a che fare per forza con lui a scuola già era una tortura, imparentarsi in qualche strano modo con lui era l’ultima cosa che voleva.
Accostò la moto, svoltò a destra ed entrò nel parcheggio del centro commerciale; stava per iniziare il suo pomeriggio infernale in mezzo a borse e buste; quasi quasi la lasciava lì e se ne andava. Appena scesa dalla moto, la ragazza si tolse il casco integrale, facendo scivolare fuori i suoi capelli biondo cenere, che sotto il sole primaverile brillavano come impreziositi d’oro; i suoi occhi celesti, proprio come quel cielo limpido che li osservava da sopra, si incontrarono con i suoi, grigi come un cielo d’autunno, e vide che in quelli della ragazza c’era una scintilla particolare che gli faceva vibrare l’anima. Ecco perché doveva dispiacersi all’idea che tra di loro non ci sarebbe mai stato nulla, ecco perché Ambra aveva perso a prescindere, per quella marcia in più che invece Ivy aveva; era davvero da tantissimo tempo che non era così radiosa e sapeva benissimo da cosa era data tutta questa radiosità, ma preferì non pensarci più di tanto e scendendo anche lui dalla moto, prese il casco dalle mani di lei, li ripose nella moto, e con la morte in corpo varcò la soglia degli inferi, comunemente chiamato centro commerciale. Un mix di luci al neon delle insegne e di luce naturale che veniva da fuori abbagliò per un momento gli occhi sensibili del ragazzo; Castiel si girò verso Ivy e vide che anche i suoi occhi chiari subirono la pesante lucentezza di quei neon così abbaglianti, le mise una mano sulla spalla e la seguì mentre camminavano per negozi; prima di tutto andarono alla caffetteria in cima alle scale mobili principali, presero qualcosa da bere e si andarono a sedere. Castiel continuava a fissare Ivy che gli stava parlando con un dolcissimo sorriso disegnato sulle labbra, ma mentre contemplava il suo viso, le sue parole non lo colpirono minimamente mentre continuava a perdersi nei suoi pensieri. Era quasi un annetto che si chiedeva come mai non poteva farsi passare questa strana fissa per una sua compagna di classe; avrebbe potuto rifarsi con Kim magari, Violet, di certo no, Melody nemmeno a parlarne. Ambra, ci avrebbe fatto un pensierino, ed era sicuramente in cima alla lista rispetto a tutte le altre ragazze presenti nel liceo; era così facile dimenticarsi di una semplice ragazza, che tra l’altro non era nemmeno un granché! Aveva dei lunghi e sinuosi cappelli biondo cenere; che colore ambiguo, non era né biondo né castano, erano così morbidi e setosi, leggermente arricciati in piccoli boccoli finali che incorniciavano le sue scapole; occhi celesti come quella giornata primaverile, per niente acquosi o opachi, ma vividi e pieni di luce; le labbra sottili, la parte di sotto leggermente più grande rispetto a quella di sopra… a chi poteva mai piacere una ragazza così? Di certo non a lui. E quella canotta, ostentava le sue forme come non mai, il seno c’era e si vedeva anche se lui continuava a chiamarla tavola da surf; tavola un corno, se mai qualcuno avesse surfato su una tavola con quella forma sarebbe caduto in mare ancora prima di salirci. Ma nessuno doveva salire su quella tavola da surf, non potevano, non dovevano… che razza di discorsi si stavano figurando nella sua testa, da quando in qua gli piaceva il surf. Sapeva che il suo cervello era più imbrogliato di una matassa di lana, ma non pensava fino a quel punto; alzò lo sguardo e si accorse di star scendendo la scala mobile che prima aveva affrontato al contrario per raggiungere il bar, ma non riusciva proprio a ricordare quando si erano alzati dal tavolo e tutto il resto.
Restò comunque concentrato nei suoi pensieri, annuendo di tanto in tanto a quello che diceva la ragazza affianco a lui, che ogni tanto ridacchiava e lui di riflesso accennava ad un sorriso che assomigliava di più ad una smorfia. Non poteva negarlo a sé stesso, quella ragazza gli piaceva, e non poco, ma ormai doveva capire che non apparteneva più a lui; non le era mai appartenuta a dire la verità, ma da quando quello sfigato occhialuto e con in testa una scodella se n’era andato, lui aveva visto per la prima volta Ivy in maniera diversa, si era avvicinati ed aveva visto una luce in fondo al tunnel. Non pensava che quella luce fosse solo la morte definitiva di tutte le sue speranze con lei, quando vide tornare quell’insignificante ometto, più alto che mai, occhi verde smeraldo ben in vista e fisico scolpito; rimaneva il fatto che lui era sempre più bello – in tutta la scuola l’unico decente era lui, e se ne rendeva conto da solo- ma per Ivy, che si era innamorata di un Ken rachitico ed infantile questo bell’imbusto palestrato che si fa chiamare Kentin era più che un’occasione valida per riprovarci. Maledettissimo Kentin! Era arrivato nel momento più sbagliato ed inopportuno, era quasi riuscito a fare dimenticare alla ragazza quello stupido, e poi eccolo, riappare e fa la sua entrata scenica. Mancava solo un cavallo bianco – che non avrebbe mai potuto competere con la sua moto rossa fiammante, ovvio, ma che faceva comunque la sua certa figura.
Castiel fu costretto ad uscire dai pensieri nella sua testa quando per la seconda volta Ivy gli tirò un leggero pugno sulla spalla.
«Non mi stavi ascoltando già da prima e vabbè, ho lasciato correre perché so che ti annoi, ma adesso ti ho fatto una domanda diretta, potresti rispondermi!» sbuffò lei contrariata.
«Dimmi»
«Cos’è che ti esce dalla tasca anteriore del jeans?»
Castiel si toccò istintivamente le tasche posteriori, entrambe erano occupate da qualcosa, in quella destra c’era il suo portafogli ed una busta bianca, nella sinistra c’era la fasciatura che aveva raccolto davanti casa sua. Notando che era solo la busta ad uscir fuori ed a mostrare uno degli angoli, la tolse dalla tasca con un movimento rapido e gliela porse.
«Puoi anche buttarla è una cartaccia»
Ivy prese quella busta tra le sue mani; non aveva nulla di particolare, tranne che non era chiusa con la colla ma la linguetta era stata messa all’indentro per chiudere provvisoriamente quella lettera.
«Cosa c’è scritto?»
«Non saprei.»
«Non è tua Cass?»
«Ovviamente no» le disse quasi scocciato da quella domanda inutile.
«Dove l’hai presa.»
«Trovata.»
«Smettila di centellinare le parole dimmi una frase completa e di senso compiuto.»
Facendo spallucce il ragazzo non le rispose.
Senza chiedergli il permesso, Ivy aprì la lettera ed iniziò a leggerla, sedendosi sulla fontana centrale del mall.
Castiel si andò a sedere accanto a lei, mani conserte, aspettando un responso, sapendo però già cosa sarebbe successo.
«Io non avrei dovuto leggerla» disse la ragazza con le guance tutte rosse «e tu non avresti dovuto prenderla! E’ di Nathaniel, ne riconosco la scrittura, cosa ci fa in mano tua?»
«L’ha persa ed io l’ho raccolta.»
«Non potevi ridargliela, semplicemente?»
Castiel sbuffò.
«Cass questa va consegnata al proprietario o comunque al destinatario» disse ancora rossa in volto.
«Per quanto ne sappia io, potresti essere anche tu la destinataria.» disse in un soffio venefico il ragazzo.
«No dire sciocchezze, è palese che sia per Melody; ti sembra che io abbia dei lunghi capelli castani, sottili e lisci come la seta più preziosa ed occhi nocciola da far invidia ad una dea?» gli rispose convinta ma imbarazzata nell’usare testuali parole di Nathaniel, che ovviamente non voleva fossero spifferate in giro.
Castiel scoppiò in una grassa risata e cercando di tenersi a freno per non scoppiare a piangere dal ridere, tese la mano e si fece restituire la lettera.
«Gliela ridarai quanto meno a Nathaniel?»
Castiel la guardò apprensivo, la strinse a sé e le diede un bacio sulla fronte.
«Smettila di essere così preoccupata per gli altri, pensa anche un po’ alla tua di felicità ogni tanto» dietro quella frase di incoraggiamento, c’era velato un messaggio piuttosto chiaro anche per lei; non era di certo un segreto il fatto che a Castiel non andasse a genio Kentin e viceversa, e più di una volta le aveva consigliato di lasciarlo perdere e prendere seriamente in considerazione l’idea di considerare lui come sua ancora di salvezza, di prendere in considerazione lui come persona da amare a tempo indeterminato.
Cogliendo l’allusione e sperando che Castiel avrebbe restituito quella lettere a mittente o destinatario, lasciò correre quella frase e lo prese sotto braccio portandolo con sé, proprio dietro le scale mobili, dove sulla destra, c’era il negozio per cui era venuta.
«Hai ragione, proprio per questo stiamo per entrare qui.» disse sorridente, ma con le guance ancora leggermente rosse.
«In pasticceria?» chiese Castiel confuso.
«Non lì, ma qui.» gli disse indicando un negozio proprio di fronte a loro, dove i colori predominanti erano il viola ed il nero.
«Cosa sono pompe funebri?»
Ivy lo trascinò con sé senza nemmeno rispondergli; il ragazzo capì dove l’aveva portato solo quando ormai era troppo tardi tornare indietro ed uscire via correndo.
Un negozio di intimo.
«Dove mi hai portato?»
«Alle pompe funebri, non è ovvio?» gli rispose schernendolo.
“Bene, perché io sto per morire!” pensò tra sé il ragazzo.
«Posso almeno andare nel reparto maschile?»
«Vai dove vuoi, tranquillo.» Gli rispose con un sorriso più che preoccupante stampato in volto; aveva qualcosa in mente, e qualunque cosa fosse non era certamente nulla di buono.
La vide sparire tra scaffali di… articoli specifici di quel negozio, mentre lui si avvicinava al reparto maschile, restando sulle sue, facendo finta di essere a suo agio tra tutto quel rosa e quel pizzo.
Una commessa gli si avvicinò chiedendogli se poteva aiutarlo, ma le disse che stava soltanto accompagnando un’amica; una volta indicata Ivy dall’altra parte del negozio, la ragazza gli sorrise e si avviò nei paraggi di Ivy per vedere se poteva servirle una mano. Erano passati solo due minuti, ma quei due minuti d’inferno gli sembrarono non passare mai. Senza pensarci troppo, dopo i primi dieci minuti uscì fuori da quel negozio, non ce la faceva più a stare i mezzo a tutto quel… a tutto quel ben di Dio, senza pensare che Ivy era venuta qui e che avrebbe potuto comprare e poi, ovviamente, indossare, una qualsiasi cosa di quel negozio.
Era troppo perfino per lui.
Ritornò al bar, prendendo una bottiglietta per l’acqua, fece un lungo sorso ed una lunga passeggiata fino a fuori il centro commerciale; si accese una sigaretta, era un suo piccolo vizio, che nessuno conosceva, tranne Ivy, ed ogni tanto ci si dedicava vicino al sottoscala scolastico. Espirato l’ultimo tiro rientrò, convinto di trovare la ragazza già fuori da un pezzo, dedita al cercarlo davanti al negozio; ma per sua sfortuna non fu così. Della ragazza nemmeno l’ombra, così fu costretto a rientrare nel negozio, non senza aver prima titubato un po’ davanti all’entrata; per sua immensa fortuna, questa volta, incontrò la commessa che prima gli aveva chiesto se gli servisse aiuto, una ragazza carina, con i capelli rossi e capendo che stava cercando la sua amica, gli disse che stava in camerino indicandogli dove poteva trovarli. La ringraziò con un gesto della mano e si diresse verso delle tendine celesti in fondo al negozio; c’erano lì in fondo dove le aveva indicato la commessa, tutto sulla destra, nel reparto maschile, e dei camerini più ampi, delle vere e proprie stanze, nel centro nel negozio, dove si provavano i vestiti; ah, ma allora là si vendevano anche dei vestiti, questo non avrebbe mai detto.
«Ehm, Ivy?» domandò temendo di essere ascoltato anche da altre.
«Cass sono qui.» disse la ragazza affacciandosi dal camerino solo con la testa, per poi rientrarci un attimo dopo.
Castiel si avvicinò alla tendina, mettendosi con le spalle appoggiate al muro lì vicino; sentì qualcosa nella tasca sinistra; mise la mano e cacciò la fasciatura con il gattino che aveva perso Kentin quando se n’era andato via da casa di Ivy.
«Questa è tua o sbaglio?» le chiese mettendo solo una mano dentro il camerino.
Sentì la fasciatura scivolargli tra le dita.
«Grazie Castiel pensavo di averla persa ormai!»
«Non vuoi sapere dove l’ho trovata?»
«Che importa, l’importante è che non l’ho persa»
«Kentin.»
«Dove?» gridò la ragazza da dentro il camerino, sobbalzando dallo stupore.
«L’ha persa oggi Kentin mentre si allontanava da casa tua.»
«Ah» disse la ragazza tornando a respirare «deve averla presa per sbaglio l’altra sera, quando se n’è andato da casa…»
Castiel voleva chiederle cosa ci facesse Kentin a casa sua, perché stava con lei di sera, che cosa stavano facendo a casa di lei; ma la sua frase era stata così ambigua che una sua domanda sarebbe sembrata solo gelosia latente.
Senza pensarci mise la testa dentro il camerino e solo quando Ivy notò la sua presenza intrusa, il ragazzo sentì un forte dolore alla testa.
«Esci subito da qui!» gli intimò la ragazza tirandogli dietro una scarpa, e lo aveva anche colpito bene.
La commessa dai capelli rossi, che passava da lì rise sommessamente alla scena.
«Visto lo strazio che sto passando pensavo di meritarmi una piccola ricompensa.» disse il ragazzo serio.
«Smettila di dire o fare certe cose Cass, mi metti in imbarazzo.»
Poi in un attimo quel ragazzo ricollegò tutto nella sua mente: il comportarsi in maniera strana dei due ragazzi, il ricordarsi che i suoi genitori non erano a casa in quella settimana, la fasciatura che aveva Kentin con sé, il fatto che era con lei di sera e la sua voglia di andare al centro commerciale per andare in un negozio di intimo e provarsi proprio quel completo che era qualcosa di scandaloso – o almeno era quello che si ripeteva al solo pensiero che avrebbe potuto vederlo Kentin indossato dalla ragazza, che lo aveva appena colpito con decisione.
Le aveva detto che la metteva in imbarazzo, ma scegliere dell’intimo per mostrarlo a quel poco di buono di Kentin non la metteva in imbarazzo.
«Cosa ti sei messa addosso? È per lui, non è vero?» sbraitò il ragazzo rientrando con la testa nel camerino.
«Non sono affari che ti riguardano Castiel e ti ho già detto di andare fuori!» gli urlò contro la ragazza; Castiel notò il medesimo movimento che aveva fatto prima, era davvero lo stesso, questo voleva dire che gli stava per lanciare contro una scarpa. Agilmente fece un balzo indietro, cercando di sfuggire dalla traiettoria del lancio, ma Ivy aveva una mira più che precisa e considerato il salto all’indietro del ragazzo, lo beccò comunque in piena testa. Castiel si toccò la testa dolorante, avvicinandosi ad uno specchio lì vicino e vide che poco sopra la fronte due grandi bernoccoli stavano uscendo in maniera abbastanza vistosa.
«Ha una buona mira la signorina» disse una voce alle sue spalle. «Due su due» disse la solita commessa alle sue spalle, mentre ridacchiava per la scena che le si era appena presentata.
Mentre si rassegnava all’idea che Ivy aveva già da tempo scelto tra lui e l’altro ragazzo decise che comunque qualcuno doveva pagare per quei bernoccoli che facevano capolino tra i suoi capelli rossi, ed in ogni caso avrebbe dovuto avvertire quello stupido di Kentin di non far soffrire Ivy, quindi si preparò mentalmente a fronteggiarlo il giorno dopo, scegliendo accuratamente le parole che avrebbe usato contro quell’idiota che aveva rubato il cuore della sua ragazza.

 
Jay Myler
© ALL RIGHT RESERVED ©
 
 
N.d.A.
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Grazie mille per avermi seguita fin qui, e sì, anche a te che ora stai leggendo ora, ti ringrazio dal profondo del mio cuore.
Siete stati così attivi, avete commentato, recensito, dato idee ed opinioni, non in tutti i capitoli, ma il vostro sostegno l’ho sempre sentito e tenuto presente per tutta la durata della Fan Fiction.
Oltre alle FF mi dedico a storie originali, spero che anche quelle siano di vostro gradimento e le troverete nelle mie storie.
Tornando alle FF, precisamente queste di Dolce Flirt, questa e la precedente fanno parte di una serie: Dolce Flirt Mania; avevo in mente di continuare la serie, per venire in contro a tutti i gusti di tutti/i le/i ragazze/i abbinando una dolcetta diversa con ogni ragazzo (o almeno ci provo) del dating game. Ditemi se vi fa piacere e vi piace l’idea e se magari avete preferenze sul prossimo protagonista che si affaccerà nella prossima FF su Dolce Flirt.
Commenti, critiche costruttive, vostre opinioni, idee e tutto sono sempre ben accette, ve lo ricordo.
Questo era l’ultimo capitolo –extra- di questa storia, vi ringrazio ancora di cuore!
Sayonara!
  
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