- “Perché tutti mi trattano così male? Perché sono fatto così? Perché?”                                                               
- “George, tu sei perfetto, loro non riescono a vederlo. Ma prima o poi le persone se ne accorgeranno, vedranno quanto sei perfetto.”
 
 

Conobbi George all’età di 11 anni, a scuola. Si era appena trasferito nella cittadina in cui vivevo e per qualche strano motivo nessuno sembrava voler avere a che fare con lui, se non per prenderlo in giro o fargli stupidi scherzi. Nessuno eccetto me. Non capivo che problema avessero tutti con lui, insomma era il ragazzino più bello, più dolce e più divertente che avessi mai conosciuto, avrei passato ore con lui. Ed era quello che facevo, passavo ore ed ore insieme a lui, nonostante i nostri compagni di scuola avessero iniziato a isolare anche me per questo, ma non mi importava, George per me contava di più che essere accettata dagli altri.

La nostra amicizia era semplicemente bellissima, ma durò per qualche mese, finché George non si dovette trasferire e non ebbi più notizie di lui.
Stetti malissimo per almeno tre mesi, poi cercai di dimenticarlo piano piano, convinta dai miei genitori e dalla psicologa della scuola che era l’unica soluzione visto che ormai era andato via. Passarono i mesi, cambiai scuola e la mia vita andò avanti, anche se qualche sera mi capitava di scrivere il suo nome nel mio diario.

Anni dopo ero ormai al liceo, pensavo raramente a George e la mia vita trascorreva tranquilla. Fino ad una sera. Avevo finito di studiare e mi annoiavo, quindi accesi la TV. Feci zapping per un po’, finché mi ricordai che quella sera iniziava la nuova edizione di X Factor e decisi di guardarlo. Si esibirono varie persone, che speravano di superare le audizioni ed entrare nel programma, avevano talento. Guardai con abbastanza interesse, finché non mi alzai a prendere qualcosa da sgranocchiare, ma mentre aprivo la porta sentii un nome che mi pietrificò.

-“Come ti chiami?”                                                                                                                                 
-“George Shelley.”

Mi girai di scatto e corsi davanti allo schermo della TV.

-“Quanti anni hai?”
-“18 anni.”

Non poteva essere. Era troppo diverso. Eppure quegli occhi sembravano proprio i suoi.
Sorrise, e lì capii che era davvero lui. Tremavo, tremavo tantissimo. Non avevo più voglia di mangiare nulla. Rimasi fissa davanti allo schermo per tutta la durata del programma. Era ancora perfetto, anche se era diverso, e la sua voce era bellissima.

Ero felicissima che fosse entrato nel programma, per lui, per la sua passione per la musica, e perché così potevo rivederlo, anche se in uno schermo. Quando vidi che lo avevano unito con un’altra boy band e avevano formato gli ‘Union J’ pensai che era stata un’idea grandiosa, gli altri tre ragazzi erano bravissimi, e divenni una loro fan, anzi una Jcat.

Le settimane passavano, X Factor andava avanti e i ragazzi avevano sempre più fan. Glielo avevo detto. Glielo avevo detto che gli altri si sarebbero accorti di quanto era perfetto.

Dopo X Factor il successo degli Union J continuava a crescere e i ragazzi erano davvero teneri con le loro fan. Fui persino seguita dal loro account Twitter! Colsi l’occasione per cercare di contattare George, scrivendo un messaggio diretto.
“Hey George, sono Isabelle. Andavamo nella stessa scuola quando avevamo 11 anni, ti ricordi di me?”

Stavo per inviare, ma mi bloccai. Perché fargli ricordare il suo passato ora che era così felice? Io ne facevo parte e non volevo rovinargli tutto. Dovevo rimanere solo una fan, una semplice fan.


 

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Spazio dell'autrice.

Salve, questa è la mia prima fan fiction sugli Union J ed è la mia prima fan fiction dopo tantissimo tempo. Non so quanto la farò durare, e non so con quanta frequenza aggiornerò. Spero che per ora vi piaccia! :)