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Autore: Neverland98    28/03/2014    2 recensioni
[Dal capitolo 9]
La porta si aprì lasciando entrare una luce accecante che la costrinse a chiudere gli occhi, “Finalmente”, pensò, “Sono libera!”.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sono stata brava, eh?”

“Diciamo.”

“Sono stata in gamba, non è vero?”

“Più o meno.”

“Sono stata a dir poco fantastica, ecco la verità!”

“Se lo dici tu.”

Elsa rise e si coprì le labbra con la mano, le unghie dipinte di rosso erano talmente lucide da riflettere la luce del giorno. Il sole era alto in cielo e i suoi raggi giocavano sui volti di Elsa e Bruce, adagiati sulle sdraio in giardino, a dividerli un tavolino circolare con sopra un paio di aranciate ghiacciate.

Bruce sorrise, il volto all'ombra dell'ombrellone sovrastante. Guardò Elsa che rideva sensuale e non potè fare a meno di notare quanto fosse cambiata. Era solo una settimana che frequentava Leighton, eppure i suoi modi di fare erano diventati quelli di una contessa; non imprecava più, teneva la schiena dritta e sceglieva con cura ogni abito.

“Quando lo devi vedere la prossima volta?”

“Oggi a pranzo, tra un paio d'ore.” rispose, noncurante.

“Allora non è meglio che ti prepari?”

“C'è tempo, Bruce, c'è tempo” detto questo, Elsa reclinò la testa all'indietro e chiuse gli occhi godendosi il sole.

“E che mi dici di lui? Ti sembra particolarmente attratto?”

“Dì la parola, Bruce; coraggio! Innamorato. Sì, mi sembra innamorato!”

“Non intendevo quello. Ricorda che Leighton è già stato sposato tre volte, è molto bravo a fingersi 'innamorato', come dici tu.”

“Sarà” Elsa sorrise sorniona.

Bruce sospirò: “Coraggio, vai a prepararti.”

Elsa emise un brontolio contrariato.

“Coraggio!” la incitò.

Elsa si mise a sedere pigramente e gli rivolse uno sguardo carico di finto odio, poi entrò in casa. Bruce sorseggiò un po' di aranciata dal suo bicchiere e pensò che era felice di avere Elsa con sé un altro po'.

 

“Che te ne pare?”

Elsa si affacciò alla porta del salone. Bruce era seduto sul divano di fronte la TV e seguiva distrattamente un telegiornale locale. Quando la vide, un sorriso sincero gli illuminò le labbra. Indossava un paio di pantaloncini a vita alta bombati e azzurri come i suoi occhi. Le mettevano in risalto le gambe lunghe e sinuose, ed erano coordinati ad un top dallo scollo a cuore, privo di maniche, a righe bianche e azzurre. Infine, una larga e lunga camicia turchese era sbottonata e lasciata cadere con finta noncuranza. I piedi di Elsa erano infilati in delicati sandali chiari e i capelli lasciati liberi e lunghi sulle spalle. Gli occhiali da sole dalla montatura grande e una borsetta di vernice in toni sgargianti, completavano l'outfit.

“Perfetta.” disse in un soffio.

“Grazie. Ora, come ci arrivo a casa sua?”

“Ti do un passaggio, no?”

“Bruce, era solo un modo carino per ordinartelo.”Elsa gli strizzò l'occhio.

Bruce fece il finto esasperato e la scortò fino alla macchina. Raggiunsero rapidamente il centro della città e Elsa potè citofonare a casa di Leighton. Era una calda e bella giornata di giugno, pensò Bruce facendo scendere Elsa e ripartendo, troppo bella per sprecarla lontano da lei.

 

“Ciao, tesoro.”

Edward stampò un bacio delicato sulle labbra di Elsa, che aveva ormai imparato a mascherare il disgusto e a respingere l'impulso di asciugarsi le labbra con il dorso della mano.

“Ciao, Ed. Come stai?”

“Benissimo, cara, benissimo.”

Attraversarono una grande villa che Elsa aveva imparato a conoscere bene e che, con i suoi soffitti a volta e i suoi saloni immensi e quasi vuoti, la metteva a disagio tutte le volte.

Edward la fece accomodare sul divano di pelle scarlatta nel salotto; Elsa accavallò le gambe con fare sensuale.

“Posso offrirti qualcosa da bere?” fece Edward accomodante.

“Sì, grazie. Champagne, tesoro.”

Edward versò il liquore in un prezioso bicchiere di cristallo e lo porse ad Elsa, che sorseggiò lentamente.

“Sai, ci ho pensato bene...” iniziò Leighton “Ma... da quanto tempo è che ci conosciamo?”

Ci siamo, pensò Elsa, adesso mi chiede di sposarlo!

Non potè impedire al cuore di battere all'impazzata.

“Un paio di settimane, penso.” rispose Elsa, vaga; doveva apparire noncurante.

“Be', ecco... Io sono stato già sposato in passato, te l'ho detto, ma nessuna mi ha mai fatto provare quello che mi fai provare adesso tu.”

Elsa non si lasciò impressionare, un buon oratore è molto più pericoloso di un buon spadaccino; chissà con quante donne aveva funzionato la tecnica vecchia, ma sempre efficace, del 'sei l'unica, non posso vivere senza di te' e cretinate varie.

Si limitò a sorridere, fingendosi colpita da quelle belle parole.

“Io, mi stavo chiedendo...” Edward era visibilmente a disagio, in mano stringeva un bicchiere di liquore e camminava in tondo senza trovare il coraggio di guardare Elsa negli occhi.

Su coraggio, pensò lei, chiedimi di sposarti! Così potrò farti pentire di aver ucciso Amanda, brutto figlio di puttana.

“Cosa, Ed?” lo incoraggiò.

Su, avanti. Chiedimi di sposarti!

“Io...”

“Sì?”

“Io volevo...”

“Cosa, tesoro, cosa?” Elsa si morse il labbro, cercando di mantenere la calma.

“Be', prima devo saperlo: tu cosa provi per me?”

Elsa smise di respirare. Che cavolo aveva detto? Le aveva chiesto di sposarlo? No, altrimenti se ne sarebbe accorta; non aspettava altro.

“Come, scusa?” non aveva capito veramente.

“Ho detto: cosa provi per me?”

“Perchè?”

“Rispondi, per favore. E' importante.” Edward aveva assunto un'aria molto seria, Elsa non l'aveva mai visto così. Si alzò lentamente dal divano e gli si avvicinò languida, circondandogli il collo con le braccia e sussurrandogli: “Tu quale vorresti che fosse la risposta?”

Lui la allontanò delicatamente e Elsa gelò.

“Sul serio, Elsie. Dimmelo.”

Elsa ripassò mentalmente il piano e maledisse Bruce quando si accorse che non le aveva detto niente riguardo il trovarsi in una situazione del genere. Avevano sottovalutato Leighton, l'avevano ritenuto frivolo e incapace di amare, dedito ai vizi e al divertimento. E adesso veniva la parte più difficile e Elsa doveva vedersela da sola; da quello che avrebbe detto sarebbe dipesa la buona riuscita della missione. Se avesse detto la risposta che Edward si aspettava, l'avrebbe sposato; altrimenti no. Il punto era: cosa si aspettava Edward? Che facesse la preziosa, gli dicesse che era tutto divertimento? O che rispondesse in modo vago, affascinandolo? O magari voleva davvero che fosse sincera... Ma quanto poteva essere sincere una donna che aveva il compito di farsi sposare solo per poi aiutare la CIA a sbatterlo in galera?

Pensa, Elsa, pensa. Si disse.

Gli occhi grigi di Edward erano fissi nei suoi e pretendevano una risposta. Elsa decise di tentare il tutto per tutto.

“Okay, lo confesso: ti amo, Edward! Ti amo come mai prima, ti amo e vorrei passare il resto della mia vita con te...” ora mi sposi? Non disse.

Edward sorrise e il suo volto parve illuminarsi, la strinse per i fianchi e l'avvicinò a se, baciandola con passione.

“Che bello sentirtelo dire!”disse, poi si rituffò sulle labbra di lei.

Elsa rimase notevolmente delusa; solo questo aveva da dirle? Che era felice? Ma andasse al diavolo!

“Perchè volevi saperlo, Ed?” domandò in un sussurro, allontanandosi appena.

“Be', perchè avevo preso una decisione importante e volevo essere sicuro di non sbagliare.”

“Che decisione?”

“Ecco, Elsa... Oddio! Che stupido ad essere così in imbarazzo, non è vero? Dopo tre mogli... Che sciocco!” rise piano. Elsa non ci vedeva più dall'ansia, se non si sbrigava a dichiararsi sarebbe stata capace di prenderlo a schiaffi. Si limitò a rimanere in silenzio e abbozzare un sorriso.

“Elsa, io... Vuoi... Ecco, sì: vuoi venire a vivere con me?”

Prima che Elsa avesse il tempo di rendersene conto aveva già urlato: “Sì, certo che ti voglio sposare!”

Fu quando si accorse dello sguardo stupito con cui Edward la stava fissando, che si rese conto di aver preso un granchio: “Che c'è? Non mi hai chiesto di sposarti?”

“No, solo di venire a vivere con me.”

Per quanto si fosse sforzata, Elsa non riuscì a nascondere la delusione: “Oh, scusa. Che stupida!” Rise, nervosa.

“No, Elsie, tu non sei stupida.” Edward si lasciò cadere in poltrona, sospirando: “E' che nella vita ho preso tante di quelle decisioni sbagliate, sia nel campo sentimentale che in quello esterno, da farmi aver paura, adesso, di rischiare. E se mi stessi sbagliando ancora? E se anche tu, come le mie precedenti mogli, stessi con me solo per i miei soldi?”

Elsa si morse il labbro e si sentì un verme per quello che gli stava facendo. Già, perchè onestamente Edward poteva sembrare egocentrico, mitomane, arrogante... Ma non un serial killer di professione! D'improvviso le balenò il pensiero che quelli della CIA potessero aver capito male, si stessero sbagliando. Decise che ne avrebbe parlato dopo con Bruce e avrebbe preteso che le illustrasse le prove che facevano sospettare la colpevolezza di Edward.

“Insomma” riprese lui “Non voglio sposarmi di nuovo, non voglio affrontare un nuovo divorzio! Perdonami, io voglio stare con te anche tutta la vita, ma senza essere sposati.”

Elsa deglutì e gli si sedette accanto, accarezzandogli la schiena con tenerezza.

“Certo, Edward, me ne rendo conto. Ti capisco.” e pensò che in situazioni diverse l'avrebbe trovato molto simile a sé stessa.

   
 
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