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Autore: Jude16    28/03/2014    1 recensioni
Ho ripreso delle scene della 5x13, cambiandole e giocandoci un po'. Spero vi piaccia.
"Santana ti prego, basta. Non ce la faccio più a litigare con te. E' deprimente ed estenuante" la voce di Rachel riecheggiava in quel bagno che avevano imparato a conoscere come le proprie tasche, guardava l'ispanica con occhi ricolmi di speranza, ricolmi di una muta richiesta.
Santana, dal canto suo, squadrava la più bassa come se fosse un'aliena appena uscita dalla sua astronve mentre i suoi tacchi rimbombavano all'interno di quelle quattro mura in una nena irritante, tanto che lo sbuffo della piccola diva non tardò ad arrivare.
"Dieci spettacoli" disse poi incrociando le braccia al petto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Rachel/Santana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Santana ti prego, basta. Non ce la faccio più a litigare con te. E' deprimente ed estenuante" la voce di Rachel riecheggiava in quel bagno che avevano imparato a conoscere come le proprie tasche, guardava l'ispanica con occhi ricolmi di speranza, ricolmi di una muta richiesta.
Santana, dal canto suo, squadrava la più bassa come se fosse un'aliena appena uscita dalla sua astronve mentre i suoi tacchi rimbombavano all'interno di quelle quattro mura in una nena irritante, tanto che lo sbuffo della piccola diva non tardò ad arrivare.
"Dieci spettacoli" disse poi incrociando le braccia al petto, all'improvviso, per tentare di placare quella furia spagnola che continuava a trafficare con i suoi trucchi e le sue salviette: ci riuscì, si fermò dinnanzi a lei sovrastandola con quei pochi centimetri che la separavano dalla più bassa e di cui si vantava tanto. Rachel prese coraggio vedendo la reazione che avevano scaturito quelle due semplici parole: "Dieci spettacoli" ripetè osservandola "potrai distribuirteli come vorrai, tutti di seguito oppure uno a settimana dopo i primi tre mesi dalla prima" concluse con un barlume di speranza in più, credendo di averla quasi convinta dato il silenzio che riceveva in risposta.
"No" rispose semplicemente l'altra "li voglio tutti" tornò a trafficare con le sue cose, applicandosi un po' di ombretto extra.
"Ma... " tentò invano Rachel, boccheggiando per la sorpresa, prima di essere interrotta nuovamente.
"Li voglio tutti, voglio tutte le serate e voglio te fuori dai giochi, poi tornerò ad essere l'amica carina e gentile che hai intravisto" la guardò malevolmente, tanto che l'altra si sentì schiacciare sotto quegli occhi così scuri e penetranti.
"Io... io non ti capisco" bisbigliò prima che l'altra uscisse definitivamente dal bagno scocciata: Santana si girò per un secondo nella sua direzione e Rachel potè giurare di aver visto un velo di tristezza ricoprire quelle iridi nere, solo per un secondo, che fu sufficiente.
"Già" sussurrò di rimando lasciandola definitivamente sola in quella stanza che ora sembrava terribilmente fredda e spenta. 

Rachel non riusciva proprio a togliersi dalla testa l'immagine dell'espressione afflitta di Santana, l'aveva mascherata bene come sempre però c'era, l'aveva vista e mentre camminava per i corridoi affollati della scuola rifletteva sulle parole che si erano scambiate poco più di due ore fa. La sua testa stava per scoppiare perché proprio non riusciva a venire a capo di quella situazione volendo però davvero provare a recuperare i rapporti con lei perché, doveva ammetterlo, era stata davvero cattiva ed esagerata quando le aveva tirato quello schiaffo: ancora adesso, se ci ripensava, si dava della stupida perché i bambi capricciosi si comportano in quel modo, quelli che vogliono tutto per sè senza pensare agli altri. Sì, era proprio nella fase dell'egocentrismo come quella che vivono i bambini intorno ai due, tre anni; il problema era che lei non l'aveva mai superata. 
Il lato positivo però, era che c'era sempre una persona a riportarla sulla giusta corrente di pensiero di una quasi ventenne: oltre a Finn, una fitta al cuore e al fianco la fecero bloccare per un secondo, c'era sempre stata lei con i suoi modi maleducati, con le sue frecciatine, le sue cattiverie. Santana.
Nel mentre ragionava su questi pensieri che le turbinavano nella mente, la vide dietro un gruppetto di ragazzi che si dirigeva proprio verso di lei, intenta a parlottare con qualcuno al telefono; il cuore le accellerò improvvisamente facendola fermare sul posto per la seconda volta, rimase a guardarle i capelli che ondulavano ad ogni movimento, le labbra che articolavano parole sconosciute rivolte alla persona dall'altro capo del telefono, i fianchi snelli, le gambe chilometriche, gli occhi: quegli occhi che ancora celavano quel poco di tristezza che aveva avuto il dispiacere di riscontrare prima.

Non appena l'ispanica la vide a pochi metri da lei alzò gli occhi al cielo innervosita e spaventata, perché anche lei si era accorta che Rachel aveva visto quel sentimento che cercava sempre di tenere nascosto, per poi infilarsi nella prima porta disponibile, notando con la coda dell'occhio l'espressione ferita e la mano a mezz'aria di Rachel che sperava in un secondo round.
Chiuse la telefonata per poi realizzare effettivamente dove si trovava: era l'aula canto, dove tutto era cominciato e dove tutto sarebbe finito.
Proprio in mezzo alla stanza, seduta su di un divano in pelle nera ricoperto quasi interamente da fiori bianchi, c'era Brittany che le sorrideva felice giocherellando con uno di questi bellissimi e profumatissimi gigli.
"Che cosa sono tutti questi fiori?" domandò la mora guardandosi intorno circospetta.
"Sono per te, una rivisitazione lesbo almeno credo" spiegò arricciando la fronte leggermente confusa.
Santana sorrise dolcemente a quell'espressione, non era cambiata affatto la sua Brittany: poteva anche essere l'erede di Einstain, ma per lei rimaneva sempre e comunque la bella, buona, dolce bionda che ballava come un angelo.
"Siediti" le disse battendo una mano sulla pelle nera accanto a sè, non la fece aspettare "ho preso questi" fece roteare dei biglietti tra le mani "sono per l'isola di Lesbo, potremmo andarci se ti va" glieli porse.
"Sono di sola andata" mormorò confusa Santana, osservando quei due pezzi di carta.
"Sì, ho pensato che una volta vista l'isola non saremmo più volute tornare indietro" sorrise genuinamente.
"Britt, fuggire con te sull'isola di lesbo per quanto mi alletti, non si può fare" la guardò seriamente, rigirandole una ciocca di capelli "se non vuoi più tornare all'MIT non farlo, se non è il tuo sogno molla tutto e vai dove ti senti di andare, balla!" esclamò felice.
"Sì perché il tuo sogno è quello di diventare una stella di Brodway non è vero?" domandò scettica facendo balbettare per un secondo l'ispanica.
"E' comunque una stella, non importa in che cielo brilla, basta che lo fa" rispose a tono, ritrovando in tempo il suo carattere deciso.
"Andiamo Santana, da quando vuoi fare una cosa di cui non ti è mai importato niente? Quello è il sogno di Rachel, non il tuo, ci sono altri mille modi in cui puoi brillare e sicuramente non è il teatro il tuo mondo, non ti rappresenta" parlò lentamente, soppesando le parole, senza mai staccare gli occhi dai suoi.
Santana si ritrovò a combattere contro un turbinio di emozioni contrastanti: da una parte sapeva perfettamente che Brittany aveva ragione in pieno, dall'altra però non voleva assolutamente perdere quell'occasione per farsi notare da qualuno e soprattutto non voleva darla vinta alla nana. Alla fine però, si arrese all'evidente verità di quelle parole appisolandosi sulla spalla della bionda e sorridendo serena e più leggera.
"Sai, sono mesi che mi sto arrovellando il cervello in problemi inutili, poi arrivi tu e sciogli tutti i dubbi in due minuti"
"Diciamo che sono la massima esperta in materia Santana Lopez" prese ad accarezzarle l'avambraccio "allora che fai, vieni con me?" chiese dopo un po', facendo irriggidire completamente l'ispanica.
"Non lo so Britt, mi sono fatta in quattro per dimenticarti" si alzò dalla sua spalla, allontanadosi leggermente dal suo profumo e dal suo sguardo che si intristiva ogni secondo di più.
"Beh... pensaci ok?" 
Annuì per poi uscire, aveva bisogno d'aria e doveva andare a parlare con Rachel. Prese il cellulare digitando velocemente un messaggio al produttore di Funny Girl per informarlo che si dimetteva dal ruolo di sostituta e scusandosi per il poco preavviso, dato che la prima era tra meno di un mese.

Doveva aspettarselo che l'avrebbe evitata, sentì il suo cuore sprofondare non appena la vide sparire dietro la porta dell'aula canto e, sospirando, si diresse verso l'auditorium tentando di trattenere delle lacrime che volevano sfuggire al suo controllo.
No, si impose di essere forte come sempre, doveva tenere la testa alta e andare avanti, così come aveva sempre fatto: si avvicinò al pianoforte e vi lasciò cadere il copione completamente piastricciato e consumato date le volte in cui l'aveva letto e riletto.
Chiuse gli occhi ed immaginò di essere sulla scena, con il pubblico completamente assorto dinnanzi alla sua performance, inizò a recitare alcune battute mentre immaginava se stessa col costume di scena dialogare con il co-protagonista.
Un rumore di tacchi la fece distrarre e voltare nella direzione da cui proveniva quel suono: spalancò un poco gli occhi non appena si rese conto che Santana stava cammiando verso di lei con il suo telefono in mano ed un'espressione un strana sul volto.
"Ti impegni molto, come sempre" esordì la più alta avvicinandosi al copione e prendendo a sfogliare alcune pagine.
"Già" si allontanò leggermente da lei, forse per paura di un attacco a sorpresa "anche prima lo facevo ma sai, da quando hai deciso di volermi buttare giù dal palcoscenico non posso più permettermi distrazioni e perdite di tempo" giocherellò con gli anelli, leggermente in ansia, tornando a posare i suoi occhi in quelli di Santana.
"Beh, questa cosa non mi piace più" si avvicinò alla più bassa, notando la crescente confusione nei suoi occhi "voglio dire, tu sogni questo ruolo da quando eri nel tuo utero gay ed io non lo voglio veramente questo compito" si avvicinò ancora a lei "lo sai anche tu che sono troppo pigra per fare otto spettacoli alla settimana" sorrise leggermente.
"Vuoi dire che hai intenzione di lasciarmi la parte?" domandò Rachel eccitata, ma anche un po' dispiaciuta.
"Ehi, non ti montare la testa, lo sto facendo solo per me stessa e non per te. Sai alle volte faccio delle cose cattive che però sul momento mi sembrano giuste, rendendomi conto invece che faccio solo del male alle persone a cui... tengo" sussurrò l'ispanica, provocando un grosso sorriso di gratitudine alla più bassa.
"Sei stata molto coraggiosa Santana, davvero" 
"Ho mandato già il messaggio al regista" le disse facendole leggere la nuvoletta verde nel telefonino.
Di slancio Rachel abbracciò Santana: non l'avevano mai fatto, fatta eccezione per quel caso di probabile gravidanza in cui l'ebrea era emotivamente distrutta e le braccia dell'ispanica l'avevano fatta sentire protetta e a casa.
Ritrovò nuovamente quelle sensazioni tra quelle braccia calde che, dopo parecchi secondi di indecisione, si cinsero attorno al suo corpo, facendole da scudo e rassicurandola.
"Quindi, adesso che, che si fa?" domandò l'ebrea rimanendo accucciata nell'abbraccio con la testa rivolta verso il viso di Santana.
"In che senso?" chiese stupita l'altra.
"Siamo di nuovo amiche?" domandò speranzosa.
"Beh, non ho niente di cui lamentarmi ultimamente" sorrise.
"Credo che tra noi andrà tutto bene" finì per lei Rachel, contenta come non mai "anche se, vorrei davvero capire come mai oggi quando ti ho detto che non ti capivo ti sei rattristata subito, quasi come se fossi delusa" si allontanò un po' dall'ispanica vedendola irriggidirsi.
"Ecco, vedi" si morse il labbro nervosa "prima della nostra litigata eravamo riuscite a creare una sorta di rapporto di amicizia e mi piaceva, credevo di aver finalmente trovato una persona che mi capisse e che mi aiutasse. Sappiamo entrambe che era Quinn quella persona prima, ma da come puoi vedere, non è come era a scuola il rapporto che abbiamo ora e tu... " si bloccò spostando lo sguardo ai piedi.
"Ehi" si avvicinò a lei, alzandole il mento con due dita "ricominciamo d'accapo, siamo due ragazze mature e ricostruiremo questo rapporto dalle fondamenta, più forte e resistente di prima ok?" domandò sinceramente convinta delle sue parole, regalando alla sua ritrovata amica un sorriso grato.
"Credi che ce la faremo?" domandò improvvisamente scettica e preoccupata.
Per tutta risposta Rachel si alzò leggermente sulle punte prendemendo le labbra su quelle di Santana, un bacio casto e semplice che valeva più di mille parole inutili: si trovarono entrambe a loro agio in quella forma di affetto così intima e sincera, realizzando che loro erano sempre state due persone totalmente opposte sì, ma anche molto simili.
Una volta staccate si guardarono con una nuova luce negli occhi, pronte a costruire di nuovo quel muro che avevano rotto con la stupidità.

Il Glee Club è ufficialmente finito, la tristezza presente nei cuori delle Nuove Direzioni è indescrivibile: Santana infine era partita con Brittany facendo ritorno dopo due settimane nella Grande Mela mentre tutti gli altri ci erano tornati subito dopo la fine della settimana speciale dedicata ai ricordi, anche perché Rachel avrebbe avuto la prima dello spettacolo a breve.
La bella ispanica era seduta in un Cafè in centro, gustandosi un po' di pace dopo il baccano del suo rientro e ritrovandosi una casa affollata anche da Blaine, Sam e Artie non era il massimo per placare i suoi nervi: ormai erano due ore che se ne stava lì ad osservare e criticare la gente per i suoi abiti o per il suo modo di camminare, cominciava ad annoiarsi così decise di pagare ed incamminarsi nuovamente in quell'inferno di appartamento. Domani ci sarebbe stata la prima di Funny Girl ed era proprio curiosa di vedere Rachel in azione: da quel giorno in auditorium avevano mantenuto la loro promessa, avevano continuato a costruire di nuovo quel muro, mattone dopo mattone, solidificandolo sempre di più e ritrovando il loro rapporto migliore di prima.
Il suo telefono prese a suonare come un pazzo, facendole vibrare tutto il cappotto.
"Pronto" rispose infastidita.
"Santanaa! Ti prego vieni qui, abbiamo bisogno di te davvero muoviti ti prego" non riusciva a capire un emerito tubo.
"Kurt, Kurt... calma, respira e dimmi che diamine sta succedendo" si agitò un po', accellerando il passo verso casa.
"Ascolta, devi tornare subito a casa, abbiamo bisogno di un po' di Lopez qui!" esclamò agitatissimo, Santana fu costretta ad allontanare l'auricolare dall'orecchio tanto era il baccano in sottofondo.
"Ma che diamine state facendo, la terza guerra mondiale?" domandò infuriata.
"Macchè, quasi... ascolta 'no no no no no, la mia vita è finita, FINITA! Domani farò una figuraccia epocale, non verrà nessuno, non mi ricorderò una parola, no no no, io non ci vado'" la voce di Rachel fece percorrere un tremito in Santana, che adesso si era messa a fare lo slalom tra la gente che popolava il marciapiede, sembrava che proprio quel giorno nessuno avesse niente da fare se non intralciare il suo percorso "sentito? Ti prego vieni più in fretta che puoi, in quattro non riusciamo a calmarla!" la voce di Kurt tornò a farsi più agitata.
"Sto arrivando" esclamò poi chiudendo la chiamata ed infilandosi nella via che portava al loro appartamento.
Salì le scale di corsa sentendo, mano a mano che si avvicinava, il casino che era presente all'interno dell'appartamento e non appena aprì la porta di casa si rese effettivamente conto della situazione disperata che regnava in quella stanza.
Una Rachel impazzita non faceva altro che gesticolare furiosamente camminando su e giù, percorrendo tutti i centimetri quadri dell'appartamento, rischiando di farci un solco non indifferente. Kurt con le mani nei capelli non sapeva letteralmente più che cosa inventarsi per calmarla mentre Blaine e Sam tentavano di fermare la sua avanzata cercando di placcarla, cosa che a prima vista sembrava comica.
Non appena Kurt si accorse della presenza dell'ispanica la trascinò dentro con forza, ringraziando tutti i santi per essere arrivata.
"Ti supplico di fare qualcosa, tra un po' le scarico una padellata in testa!" esclamò esasperato.
"Ma Artie dov'è?" chiese osservandosi intorno, non notando nessun pezzo di ferro della sua sedia a rotelle.
"E' andato a prendere dei calmanti, anche dei sedativi in caso estremo" sbuffò sempre più al limite della pazienza "fai qualcosa"
"Berry! Berry!" tentò inutilmente di richiamare la sua attenzione cominciando ad innervosirsi per tutto quel baccano che stava facendo "Rachel" urlò alla fine e come per magia tutti i suoni cessarono, mentre tre teste si giravano nella sua direzione, ispirò profondamente e si avvicinò all'interessata che sembrava uscita da un manicomio per lunga degenza.
Aveva i capelli sparati in tutte le direzioni ed un'enorme tuta più grande di lei a ricoprirle il corpo, era buffa ai limiti dell'incredibile.
"Lasciateci sole un attimo" dichiarò poi prendendola per le spalle mentre i tre la rigraziarono con gli occhi per il suo intervento.
Una volta libere di parlare in privato, Rachel riprese ad agitarsi sul posto, imprigionata dalle braccia dell'ispanica che ora la cingevano in un abbraccio saldo e rassicurante.
"Calmati pazzoide" sussurrò dolcemente al suo orecchio, sentendola rilassarsi immediatamente.
"Santana ho paura, non mi ricordo più niente, non ho più voce, oddio farò un disastro di proporzioni bibliche domani, voglio sotterrarmi, voglio sparire. No io non ci vado!" tornò ad agitarsi nuovamente, rilasciando il fiume di parole in tipico stile Rachel Barbra Berry. 
"Ehi, ehi, ehi, non dire così e smettila di parlare a raffica come tuo solito, non ti aiuterà di certo" prese a guardarla negli occhi, chiaramente spaventati e preoccupati, sorridendole per rassicurarla e tentando di calmare la sua pazzia "io ci sarò, sarò lì con te sempre. Se ti sentirai in panico guardami tra il pubblico, se avrai bisogno di una mano io ti aiuterò perché le battute le so anche io a memoria. Ma sono sicura che tutto questo non ti servirà perché tu sei Rachel Berry, sei nata per questo e so che non sbaglierai assolutamente nulla anzi, so che sarai perfetta, anche meglio di Barbra Streisand" sussurrò dolcemente Santana avvicinandosi sempre più al volto dell'ebrea "e se ti azzarderai ancora a fare una scenata del genere giuro che ti incenerisco con una fiamma ossidrica che recupererò da un barbone per strada, dato che stamattina mi è capitato di incrociarne uno che la usava per accendersi un fuocherello" disse provocandole un moto di ilarità improvviso e sincero, sembrava che la sua sclerata fosse del tutto finita.
"Grazie Santana, davvero"
"Ci sarò sempre lo sai, non sempre sarò così gentile perché come tu ben sai non è nella mia indole, però potrai contare su di me"
"Anche tu su di me, ti voglio bene" sussurrò Rachel avvicinandosi.
"Io non te lo dirò, lo sai" si ritrasse leggermente Santana, sfoderando il suo lato burbero.
"Ma io lo so lo stesso" sorrise.
Allora, come quella volta in auditorum, Santana premette le sue labbra su quelle di Rachel regalandole quelle parole che proprio si rifiutavano di uscire dalla sua bocca, la sua lingua fece irruzione nella diva andando a sfiorare e giocare con l'altra, teneramente e senza fretta.
"Diventerà un'abitudine questa?" domandò infine Rachel soddisfatta.
"Uhm, no, non ti ci abituare" rispose scontrosa.
"Mi piace però" sussurrò prima di riappropriarsi delle sue labbra.
Solamente Finn riusciva a farla sentire così, ma ora aveva trovato una persona speciale che poteva rimpiazzare quella perdita così dolorosa e insuperabile, scacciandole dalla mente quei ricordi così tristi da toglierle il fiato, facendole dimenticare per un po' la sofferenza e la solitudine che provava.
Chi l'avrebbe mai detto, Santana e Rachel amiche, decisamente insolito però funzionava.




Ciao a tutti! Eccomi qui con l'ennesima Pezberry. Che dire, come avrete capito a me piace da morire riprendere fatti realmente accaduti per poi cambiarli un po', giocandoci a mio piacimento. Spero che questa piccola storia possa avervi strappato un piccolo sorriso e se vi va di lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere che cosa ne pensate sarei molto felice, ci vediamo alla prossima.
Un bacio.
  
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