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Autore: Elis12    28/03/2014    4 recensioni
Mi resi conto che c’era un motivo per cui ero riuscita a liberarmi del controllo mentale ed ero tornata a essere me stessa: perché Dimitri, in quel momento, era lì insieme a me a combattere le mie battaglie.
«L’ho fatto solo perché tu eri qui con me.» Lui mi abbracciò e mi strinse forte tra le sue braccia muscolose, io mi lasciai andare nascondendo la faccia nel suo petto. «Non posso farcela da sola», sussurrai.
«Sì che puoi», replicò lui, la guancia appoggiata contro la mia testa mentre mi teneva ferma nel suo abbraccio d’acciaio. «Sei forte… molto, molto forte. E’ per questo che ti amo.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dimitri Belikov, Rose Hathaway
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La mia prima fanfic su VA, è un modo rivisto e più approfondito della scena in cui Dimitri e Rose lo fanno per la prima volta nel terzo libro. Spoiler per coloro che non hanno ancora letto quel pezzo. Alcune frasi, specialmente i primi dialoghi, li ho presi direttamente dal libro. Quelle parti appartengono quindi a Richelle Mead, © Il Bacio dell'Ombra.

 
To love is to destroy


Paura. Avevo paura. Ero terrorizzata dall’idea di impazzire, di diventare come Anna che si era consumata d’amore per il suo Vladimir, e che alla fine era esaurita e si era tolta la vita. Avevo paura di finire come lei, di suicidarmi per mettere fine a tutta questa disperazione e alle allucinazioni. Di morire da sola, nella mia stanza, senza che nessuno lo sapesse, mentre pensavo a come Lissa si sarebbe sentita tradita e addolorata se io me ne fossi andata e l’avessi lasciata sola. Ancora una volta, mettevo Lissa prima di me. I Moroi prima di tutto. Era il nostro motto in quanto guardiani dhampir.
Ero appena tornata in me e non riuscivo a smettere di tremare. Era come se fossi caduta in una trance; la furia cieca che all’improvviso si era fatta strada dentro di me e mi aveva posseduto la mente, la voglia di uccidere qualcuno, il bisogno di doverlo fare, mentre mi trascinavano via. E poi, veloce come era arrivato, sparì tutto e ricominciai a vedere le cose con i miei occhi. La mia mente in subbuglio formulava pensieri che si accatastavano uno sull’altro, mentre registravo il profumo di dopobarba e mettevo a fuoco il viso pallido di Dimitri. Con i capelli lunghi sfuggiti dal codino che gli incorniciavano le guance, mi accorsi del suo sguardo preoccupato fisso nei miei occhi spiritati. Mi teneva inchiodata contro il muro della capanna con il suo corpo, e intanto mi sussurrava parole dolci all’orecchio per tranquillizzarmi.
«Forse sono già pazza, ed è per questo che vedo Mason. O forse sarà la depressione, come quella che colpiva Lissa. Continuerò a sprofondare nell’abisso, e poi sarò come Anna e mi uccid…»
«No», mi interruppe lui con dolcezza. Il suo viso era a pochi centimetri di distanza dal mio, tanto che potevo godermi ogni dettaglio; se solo non fossi stata così sconvolta ne avrei di certo approfittato. «A te non succederà. Sei troppo forte. Lo combatterai, come hai fatto stavolta», continuò lui gentilmente. I suoi occhi scuri cercavano il contatto con i miei, come per assicurarsi che lo stessi ascoltando e avessi recepito il messaggio.
E io lo recepii il suo messaggio, forte e chiaro. E mi resi conto che c’era un motivo per cui ero riuscita a liberarmi del controllo mentale ed ero tornata a essere me stessa: perché Dimitri, in quel momento, era lì insieme a me a combattere le mie battaglie.
«L’ho fatto solo perché tu eri qui con me.» Lui mi abbracciò e mi strinse forte tra le sue braccia muscolose, io mi lasciai andare nascondendo la faccia nel suo petto. «Non posso farcela da sola», sussurrai.
«Sì che puoi», replicò lui, la guancia appoggiata contro la mia testa mentre mi teneva ferma nel suo abbraccio d’acciaio. «Sei forte… molto, molto forte. E’ per questo che ti amo.»
Ecco, l’aveva detto. Si era finalmente dichiarato, mi aveva detto che mi amava. In circostanze normali, avrei fatto i salti di gioia. In quel momento, ero troppo psicologicamente incasinata anche solo per pensarci. Ero troppo terrorizzata dal dover impazzire e perdere coloro che amavo.
Dimitri si scostò da me per guardarmi negli occhi, mi prese il viso tra le mani e aggiunse: «Non ti lascerò sola. Non mi importa del resto, non ti lascerò mai».
E fu in quel momento che mi sentii di nuovo travolgere dalle emozioni, ma non era la rabbia e il desiderio di distruggere il mondo che avevo provato quando avevo cercato di uccidere Jesse. No. Era qualcosa di più dolce, e aggressivo, e potente. Era amore. Una sensazione di calore che m’incendiava dentro, talmente meravigliosa da farmi male al cuore. Gli cinsi il collo con le braccia e le nostre labbra s’incontrarono. Tutte le emozioni appena provate, la paura, il terrore, la rabbia, la voglia di piangere, sparirono in quell’istante come se non ci fossero mai state. Nel momento in cui Dimitri posò le sue labbra sulle mie, tutto il resto del mondo evaporò dai miei pensieri. C’eravamo solo io e lui, e pensavo che solo Dimitri fosse in grado di regalarmi sensazioni del genere e di farle avverare come se fosse tutta una magia. Fu un bacio di amore puro, dolce ed estatico, senza disperazione, senza oscurità. E a poco a poco l’intensità del bacio aumentò, alimentata non solo dall’amore, ma da qualcosa più famelico e potente. Un’energia nuova s’impossessò di noi come una scossa elettrica e ci avvolse tra le sue spire.
Ricordai la notte in cui eravamo stati vittima dell’incantesimo di lussuria, e a come c’eravamo lasciati andare in preda a forze misteriose che non potevamo controllare. Le nostre difese abbattute semplicemente dalla sola sensazione dei nostri corpi vicini, della pelle contro pelle. Ma ora era diverso, provavamo le stesse cose, ma non c’era nessuno a comandarci per far sì che accadesse. Ora stava succedendo perché eravamo noi a volerlo, a spingerci oltre i confini consentiti dai nostri ruoli differenti, e niente avrebbe potuto fermarci.
Mi strinsi a lui ancora di più, con un braccio intorno al suo collo e l’altra mano sulla schiena, gli artigliai la maglietta con le unghie, come se volessi impedirgli di allontanarsi da me e sfuggire alla mia presa. Dimitri mi afferrò per un braccio e mi spinse verso il letto senza smettere di baciarmi, facendomi poi stendere sopra. Si accomodò accanto a me, con un ginocchio piegato sul copriletto a pochi centimetri dal mio corpo, per ostacolare ogni possibile via di fuga e incatenarmi su quel letto insieme a lui. Mi mise le mani sui fianchi e poi ne fece scivolare una dietro la mia coscia per sollevarmi la gamba.
In quel momento ci scostammo un poco e ci guardammo negli occhi. La stessa consapevolezza che avevo io si rifletteva nei suoi occhi scuri. Si fermò tutto in quell’istante.
«Non possiamo…», mormorò lui.
«Lo so», gli risposi io.
Ma poi la sua bocca fu di nuovo sulla mia, e capii che non solo questa volta avevamo raggiunto il punto di non ritorno, ma che avevamo anche deciso all’unisono che non ci importava più niente degli anni di differenza e dei nostri doveri da guardiani. O quello che avrebbero detto gli altri se l’avessero scoperto. In quel momento importava solo il nostro amore, e tutti gli sforzi che per lungo tempo avevamo fatto per sopprimere il tutto, si vanificarono.
I nostri corpi aderirono l’un l’altro, come se fossero fatti apposta per completarsi a vicenda. Dimitri mi slacciò il soprabito e lasciò ricadere sul pavimento insieme alla sua camicia. Feci scorrere le mie dita sul suo petto liscio, i suoi muscoli ben formati trasmettevano elettricità ai miei polpastrelli, causandomi piccoli brividi. Fu quando Dimitri prese ad accarezzarmi la guancia con le sue mani vellutate e a sussurrarmi il mio nome in russo nell’orecchio, che persi anche quel poco di raziocinio che mi era rimasto. Mentre mi slacciava la camicetta e gli altri indumenti subirono la stessa sorte cadendo sul pavimento, la passione animale si trasformò in qualcosa di più coinvolgente, dolce e appassionato. E quando guardai Dimitri negli occhi, mi resi conto che il suo sguardo era puro amore. Vidi senza ombra di dubbio che mi amava più di ogni altra cosa al mondo, che io ero la sua salvezza, come lui era la mia. E lo amavo anch’io, accidenti se lo amavo. Quella che all’inizio sembrava essere la classica cotta adolescenziale per il ragazzo più grande e misterioso, si era rivelata qualcosa di molto più profondo e sensazionale. Così bella da lasciarmi senza fiato ogni volta che lo vedevo, da paralizzarmi sul posto quando sentivo la sua voce nelle vicinanze, da tenermi sveglia la notte mentre fantasticavo su di noi. Lo amavo come mai avevo amato nessun altro e più di quanto pensassi di poter amare qualcun’altro. Lo amavo così tanto da stare male.
Dimitri fece scorrere le sue mani esperte lungo il mio corpo, accarezzando la mia pelle e lasciando scie bollenti dietro di sé. Quando entrò in me, provai un’emozione straordinaria mai avuta prima. I nostri corpi uniti in tutti i modi possibili, mi trasmisero una sensazione di estasi che neanche i morsi di Lissa erano in grado di darmi. E quel senso di completezza non fece altro che aumentare quando Dimitri cominciò a muovere il bacino contro il mio, e a lasciarmi una serie di baci che bruciavano la pelle della mia guancia. Si rivelò un istruttore ancora migliore di quello che pensavo, era un Dio in tutti i sensi. Guidava i miei movimenti maldestri e inesperti con una calma e risolutezza che solo lui possedeva. Il mio spirito d’iniziativa cominciò a ribollire e tornò a farsi sentire quando mi misi a cavalcioni sopra di lui. Dimitri me lo lasciò fare, assecondando le mie spinte con le mani poggiate sui miei fianchi. I nostri sospiri di piacere riempivano la stanza e rendevano l’aria soffocante, respiravamo lo stesso ossigeno, condividevamo tutto ciò che era umanamente possibile ormai. Avevo perso la verginità con l’uomo che amavo e non potevo essere più felice di così, era soddisfatta di non averla data via al primo che passava come i miei compagni di scuola credevano. Averlo fatto con Dimitri significò tutto, ogni singola emozione provata, ogni singolo momento passato insieme mi ritornò in mente, e in quel momento mi sentì la ragazza più fortunata e felice della Terra. Quando raggiungemmo quel meraviglioso punto di non ritorno, mi lasciai ricadere accanto a Dimitri e posai le mie labbra sulle sue. Lui sorrise nel nostro bacio tenero e mi strinse a sé nelle sue braccia forti e muscolose. Rimanemmo per un tempo infinito a farci le coccole a vicenda, senza volerci staccare. Il tempo sembrò essersi fermato a quel giorno.
«Ti amo, Roza», mi sussurrò all’orecchio dolcemente.
«Ti amo anch’io, compagno», replicai.

 
NdA

Cosa posso dire? Adoro Dimka e Rose, anche se la sfiga ce l'ha messa tutta per tenerli lontani. Spero, come sempre, che vi sia piaciuta. Lasciate un commento se vi va.
A presto, 
Elis.
  
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